e
in questi ultimi anni il popolo armeno è improvvisamente
balzato all'interesse del grande pubblico, lo si deve
all'improvvisa riscoperta, da parte dei media, dell'orribile massacro perpetrato ai danni di questo popolo dapprima
dal morente impero ottomano, nel 1890, e quindi dal
governo dei Giovani Turchi, tra il 1915 e il 1916. Si
trattò a tutti gli effetti del primo tentativo di
genocidio del XX secolo ed ebbe come principale
conseguenza – oltre alla morte di oltre un milione di Armeni
– un imponente movimento
di diaspora che portò al sorgere di importanti
comunità armene in Europa e in America. Ora,
non è nostro scopo approfondire un episodio tanto
tragico nella storia del secolo scorso, né intervenire in alcun
modo nelle attuali diatribe nei confronti del governo
turco, tuttora accusato di negazionismo nei confronti
di quello che è passato alla storia come Olocausto degli Armeni [Hayoc‘
C‘eġaspanowt‘yown]. Piuttosto, davvero,
è
un peccato che un popolo così straordinariamente antico,
come quello armeno, così complesso nelle sue vicissitudini storiche, così
ricco di storia e di cultura, così fieramente orgoglioso
delle sue radici cristiane, venga associato unicamente a un sanguinoso massacro.
È con grande piacere e fierezza, dunque, che presentiamo
ai nostri lettori una versione italiana della
Storia
della Grande Armenia, opera storica scritta nel V
secolo da Movsēs Xorenac‘i (Mosè di Corene), nel quale sono contenute le
più antiche tradizioni leggendarie del popolo armeno. Si tratta di materiale
interessantissimo e assolutamente sconosciuto. Ciò rende il nostro tentativo
particolarmente ambizioso.
La presente traduzione della Storia della Grande Armenia
è stata ottenuto confrontando tra loro due traduzioni
eseguite da nostri collaboratori. La prima è stata
effettuata
da Svetlana Leljakova sulla versione russa di
Gagik Xoreni Sargsyan (1990), presente nel bellissimo
sito Biblioteka «Věchi»
[LINK].
La seconda è stata svolta da Dario Giansanti sulla
versione francese di Victor Langlois (1869), pubblicata
nel sito L'antiquité grecque et latine [LINK].
A entrambi, i nostri ringraziamenti. Il risultato è stato confrontato in un
secondo tempo con la traduzione italiana effettuata a suo tempo dai padri Mechitaristi
dell'isola di San Lazzaro in Venezia (1841). Il testo armeno è
stato invece scaricato dal sito Freebooks [LINK]
e trattato con un programma di codifica al fine di
ottenere un testo in caratteri mesropiani. La
traslitterazione in alfabeto latino è stato invece un
paziente lavoro della nostra Redazione, che ha adoperato
– con minime varianti – l'ormai collaudato sistema Hübschmann-Meillet
(1913). Il testo traslitterato deve ancora essere
raffinato, soprattutto per quanto riguarda la posizione
di alcuni segni di interpuntizione, che l'ortografia
armena non inserisce, di regola, in fondo ai
periodi.
I nomi propri di luoghi e personaggi, nel testo italiano,
sono stati sempre forniti secondo l'ortografia armena.
Si ringrazia qui il signor Vahé Vartanian, presidente
dell'Associazione di Amicizia Italo-Armena, per
l'attenzione, la cortesia e il gentile aiuto prodigato,
e anche per aver dato tempestiva notizia dei nostri
sforzi sul sito ufficiale Zatik [LINK].
LA REDAZIONE BIFRÖST
ATTENZIONE – Questo
lavoro non è stato compiuto da specialisti. Per quanto sia
politica di Bifröst presentare al proprio
pubblico traduzioni eseguite sui testi originali, in
quest'occasione vi si è dovuto rinunciare, vista la
penuria di appassionati in grado di maneggiare l'armeno
classico. Ed è
davvero un peccato che un'opera così importante non la
si sia potuta confrontare direttamente sul testo armeno.
Chiunque abbia
dimestichezza con la lingua originale e voglia darci una
mano confrontando, correggendo e raffinando la nostra
traduzione, oppure aggiungendo note o fornendo consigli, è
sicuramente benvenuto. A tutti, grazie!
շնորհակալություն
Šnorhakalowt‘yown! |