Iconografia del
«dio con la ruota»
«Dio con la ruota» è
il nome che gli archeologi dànno a una divinità presente in
diverse figurazioni gallo-romane: un
personaggio barbuto, nudo, che si appoggia o regge
in pugno una ruota con un numero variabile di
raggi. Esso sembra anche presente in un pannello del calderone
di Gundestrup. ①
Tra le più note immagini del
«dio con la ruota»,
ricordiamo la statuetta di Châtelet
(dép. Haute-Marne, Francia), sotto riportata, dove un uomo
barbuto, nudo, regge con la mano sinistra una ruota a sei raggi, deposta al
suolo accanto a sé, e impugna nella destra, sollevata, quello che sembra il
simbolo classico del fulmine ②. C'è
poi la statua proveniente da Séguret
(dép. Vaucluse, Francia), l'antico territorio degli Avantici,
dove il dio si appoggia con la destra a una ruota a dieci raggi. C'è anche la matrice di una statua che tiene una ruota
in ambedue le mani, proveniente da Caer Llyon, l'antica Isca Silurum
(Galles, Regno Unito). ③
Spesso compare il simbolo della ruota, ma senza la
figura divina. ④ Un altare rinvenuto presso Laudan (dép. Gard, Francia) presenta su
ambedue i lati un'aquila e una ruota a cinque
raggi. Un altro proveniente da Rousset-les-Vignes (dép. Drôme,
Francia) mostra una ruota a sei raggi tra due fulmini. A Montmirat (dép. Gard) è
venuto alla luce un frammento di altare con una
ruota a nove raggi, sotto cui era effigiato un fulgur
conditum (si segnalava così un luogo reso sacro dalla
caduta di un fulmine). Su un altare a
Vauvert, presso Nîmes (dép. Gard), troviamo su una
facciata una ruota con otto raggi e su ambedue i lati un fulmine stilizzato. Piccole ruote,
chiamate dagli archeologi rouelles, erano portate come
amuleto tanto in Gallia quanto in Britannia ⑤.
La mancanza di immagini fornite
di esplicite iscrizioni non facilita il tentativo di
attribuire un nome al
«dio con la ruota».
C'è però la statua di Landouzy-la-Ville
(dép. Aisne, Francia), che è dedicata a I.O.M., tradizionale sigla per
Iuppiter Optimus Maximus. Anche
l'altare di Rousset-les-Vignes, sopra citato, riporta una dedica
a
Iuppiter.
⑥
Sembra dunque accettato che il
«dio con la ruota»
fosse stato interpretato in epoca romana con
Iuppiter.
Si tratta probabilmente della stessa divinità celtica che
Caius Iulius Caesar definiva «re degli dèi», per
quanto le attribuisse un posto di importanza secondaria nel
pántheon gallico, essendo il massimo culto tributato
a Mercurius:
Deorum
maxime Mercurium colunt [...].
post hunc Apollinem et
Martem et Iouem et
Minerua. de his eandem
fer quam reliquae
gentes habent
hopinionem: Apollinem
morbos depellere,
Mineruam operum atque
artificiorum initia
tradere, Iouem imperium
caelestium tenere,
Martem bella
regere. |
Il dio
che i Galli onorano di
più è Mercurius
[...]. Dopo di
lui adorano Apollo,
Mars,
Iuppiter e
Minerva. Essi
si fanno di questi
dèi pressappoco
la stessa idea degli
altri popoli: Apollo
guarisce dalle malattie, Minerva insegna
i princìpi
dei lavori manuali, Iuppiter
è il signore
degli altri dèi, Mars
presiede alla
guerra. |
Caesar:
De bello
Gallico [VI: 17] |
L'identificazione
con Iuppiter
ci permette forse di risalire al nome gallico del
«dio con la ruota». Un'iscrizione
rinvenuta a Skradin (Šibensko-Kninska Županija, Croazia) è
infatti dedicata a «IOVI TA/RANVCO»
(CIL [iii:
2804]); un'altra
iscrizione, rinvenuta in Aquitania, a Bourganeuf (dép Creuse,
Francia), e purtroppo mutila, appare invece dedicata a «I O M / TARANVEN[†...»
(AE [1961: 159])
(forse una forma aggettivale *Taranuensis). Questi
epiteti rimandano alla sfera del dio
Taranis, il «tonante», dio
conosciuto attraverso un numero assai limitato di
iscrizioni, provenienti dall'intera area celtica (Gallia,
Britannia, Germania, Dalmatia) ⑦. Il nomen
Taranis
è anche confermato in verso di Lucanus,
il quale allude ai sanguinosi sacrifici che i Galli
dedicavano al dio:
...et
Taranis Schythicae non
mitior ara Dianae. |
...e
l'ara di
Taranis non più mite di quella
di Diana scitica. |
Marcus Annaeus Lucanus:
Pharsalia [I: ] |
Sembra dunque di poter associare
tra loro le mute immagini del
«dio con la ruota»
con il nomen divinum
Taranis,
attraverso la comune interpraetatio latina
con
Iuppiter.
|