FONTI

CELTI
Irlandesi

MITI CELTICI
CHRONICON SCOTORUM
CRONACA DEGLI SCOTI
Titolo Chronicon Scotorum
Curatore Dugald Mac Firbis (1580-1660)
Genere Cronaca storica
Lingua Irlandese classico
Epoca
Composizione:
Redazione:
  Seconda metà del XII secolo
 1650
CHRONICON SCOTORUM
CRONACA DEGLI SCOTI

Il Chronicon Scotorum (e con «Scoti» si intendono ovviamente gli Irlandesi, discendenti della regina Scota), presumibilmente risalente alla seconda metà del XII secolo, copre tutta la storia d'Irlanda dalla nascita di San Patrizio, nel 353, fino al 1135, con un supplemento sugli avvenimenti dal 1141 al 1150. Allo studioso di miti interessa però, soprattutto, l'introduzione, nella quale si traccia brevemente la cronaca invasioni di Ériu.

Questo testo rimane un po' problematico, in quanto è stato tramandato unicamente in due tardi manoscritti. Il primo fu compilato attorno al 1650 dallo studioso Dugald Mac Firbis (1580-1660), autore, tra l'altro, di una grande opera in nove libri sulle genealogie dei Clanna Míled. Il secondo manoscritto risalirebbe al secolo successivo. Secondo alcuni studiosi, il Chronicon Scotorum andrebbe identificata con il Libro di Clonmacnois, una cronaca del monastero omonimo, di cui parlano i testi medievali, purtroppo perduta

BIBLIOGRAFIA
CHRONICON SCOTORUM
CRONACA DEGLI SCOTI
Incipit Cronicum Scotorum .i.
Tinnsgantur Croinic na Scot andso.
INCIPIT CRONICUM SCOTORUM.
LA CRONACA DEGLI SCOTI INIZIA QUI.
Incipit Tuig, a lécchtóir, fa aḋbar áiriḋe, et go follus do secna eimealtais, gurab eḋ as áil linn taġa et tráctad athcumair do denum ar airisin na Scot amain san coipse, ag fagváil listacda na leapur airisin amuiġ, coniḋ aire sin iarrammaid oirbsi gan ar n-increachaḋ trid uair d'fedamamar gurab aḋbal an t-easnaṁ he. Capisci bene, o lettore, che per tale ragione, e semplicemente per evitare di annoiarti, in questo scritto intendiamo fare solo un breve compendio della storia degli Scoti, evitando le lungaggini dei libri di storia; per la qual cosa ti supplichiamo di non rimproverarci: anche noi conosciamo le nostre mancanze.  

La prima età del mondo: le genti di Cesair

Prima Mundi aetas continet annos iuxta Ebreos M.dclui. iuxta uero .lxx. interpretes .ii. millia, ccxlii, quae tota periit in diluuio sicut infantiam mergere solet obliuio; x. generationes. Ag so mar ader an Gaoideal nuimir na haosa so rann La prima età del mondo dura 1656 anni, secondo gli Ebrei, ma secondo i Settanta, 2242; come tutti morirono nel diluvio, nella stessa maniera in cui l'oblio ingoia i tempi remoti. Dieci generazioni. In questo modo il gaelico esprime le cifre di quest'epoca:  

 

It se bliadna .l.
Se ced, cruth do riṁim,
Míle mor an airmim
Ó Aḋam go dilinn.
Sei anni, cinquanta
e seicento, io ho calcolato,
un grande migliaio, ho contato
da
Ádam al diluvio
 
 

Kl u. f. l. x. im.lxcix. anno mundi.

Kal. v. f. l. 10. Anno Mundi 1599.

 
  In hoc anno uenit félia alicuius de Grecis ad Hiberniam cui nomen erat Heru no Berba no Cesair et .l. filiae et iii uiri cum ea. Laḋra gubernator eorum fuit qui primus in Hibernia tumulatus est. Hoc non narrant antiquari Scotorum. Quest'anno la figlia di uno dei Greci venne in Hibernia il suo nome era Ériu o Banba o Cesair, e cinquanta fanciulle e tre uomini erano con lei. Ladra era il loro pilota, che fu il primo uomo ad essere seppellito in Hibernia. Questo, le antiche fonti degli Scoti non lo riportano.  

 

Secunda aetas mundi incipit quae continet annos .ccxcii. iuxta uero Ebreos ut poeta ait

Inizia la seconda età del mondo, che contempla 292 anni, che è quanto affermano gli Ebrei, come dice il poeta:

 
 

O dilinn go h-Abram
Hi genair iar sedaib
Da bliadain bailc toacht
Noact ar dib cedoib;

Dal Diluvio ad Abrám
che nacque felicemente,
due anni pieni e prosperi,
novanta e duecento.

 
  Iuxta uero interpretes .dccccxl..

Ma secondo i Settanta, 940 anni.

 
La seconda età del mondo: la torre di Nemrod

Kl. Anno mundi im dccclix.

Kal. Anno Mundi 1859.

 
Dec mbliadna iar sin co disgaoileḋ an tuir. ix. mbliadna iar sin go Fenius. Hoc anno Feneos compossuit berla na n-Gaoidel a lxx.ii. linguis ⁊ post dedit Gaoideal filio Agnomin, .i. .x. anno post distructionem turris Nemroth. Dieci anni dopo la distruzione della Torre. Nove anni dopo ciò, Féinius creò la lingua gaelica a partire dalle settantadue lingue e l'affidò a Gáedel figlio di Agnoman, nel decimo anno dopo la distruzione della Torre di Nemrod.  
La terza età del mondo: l'arrivo di Parthólon

Tertia aetas incipit quae continet annos dccccxlii. et incipit a natiuitate Abram ut dixit poeta:

Inizia la terza età del mondo, che contempla 942 anni, e comincia con la nascita di Abrám, come dice il poeta:

 
  O[n] gen sin gan ġábaḋ
go Dauid in flaith fedil
cethracha do bliaḋnaib,
naoi ced gan indemin.
Dalla nascita senza periglio
di David il fedele signore,
quaranta e due anni,
e novecento, certamente.
 
 

Anno .lx. aetatis Abrahami Parrtalon in Hiberniam uenit.

Nel quarantesimo anno d'età di Abrám, Parthólon arrivò in Hibernia.  
  As e an Parrtalon so cedrogab Erinn iar ndilinn a Cetsomain .xiiii. for Mairt octtur a lin .i. cethrar fer et cetrur ban. Ro forbrissit iarum go rapattur .l. ar cetre mile fer ⁊ mile ban. Questo Parthólon fu il primo ad occupare Ériu dopo il diluvio. Sbarcò di martedì, il 14 maggio. I suoi compagni erano otto, quattro uomini e quattro donne. Poi si moltiplicarono e divennero quattromila cinquanta uomini e mille donne.  
  Cethre maige a n-Erinn ro reidiḋtea le Parrtalon .i. Mag Tuired [no n-Edara] la Connachtaiḃ et Mag Sere la Connachtaiḃ ⁊ Mag nIta la Laigniḃ ⁊ Mág Latrainn la Dal Araiḋe ⁊ Lecmaġ la H. Mc Uais eter Bir et Camus.

Quattro pianure furono dissodate in Ériu da Parthólon: Mág Tuired (o nEdara) nel Connacht, Mág Sere nel Connacht, Mág Ítha nel Laigin, Mág Latrainn in Dál nAraide, e Lecmág in Uí Mac Uais tra Bir e Camus.

 
  Sect mbliadna iar ngabail Erenn do Parrtalon co ndearbailt an ced fer da muintir .i. Fea a ainm; as ann ro haḋnacht a Muiġ Fea coniḋ uaiḋ ro hainmnicceḋ. Sette laghi si formarono nell'epoca di Parthólon: Loch Mesca e Loch Decet, Loch Laiglinne, Loch Rudraige, Loch Echtra e l'inondazione marina di Brena [e Loch Con].  
 

Tri bliadna iar cedna cath ro bris Parrtalon for Fomorchaiḃ .i. demna iar ffír a ndealbaiḃ daoineḋ a slemnaiḃ Maige Itha .i. fir co n-áonlamaiḃ et go áoncosaiḃ.

Tre anni più tardi fu combattuta la battaglia di Mág Ítha, dove Parthólon sconfisse i Fomóire. Costoro erano in verità dèmoni con aspetto umano, e ognuno aveva una sola mano e una sola gamba.
  An bliadain do tanastur adbath Slanga an cetraṁaḋ airech Erenn goro aḋnacht la Parrtalon a Sleb Slanga coniḋ uaiḋ ainmniġter an sliaḃ. Nell'anno successivo morì Slánga, uno degli airig di Ériu. Fu sepolto da Parthólon in Slíab Slánga; fu da lui che questa montagna prese il nome.  
  An bliadain iar n-ég Slanga tomaidm Locha Laiġlinne et mors eius unde prius nominatur. As eiside an cetramaḋ aire Erenn. Og claiḋe a ferta ro meabaiḋ an loch et tomaidm Locha Ectra etir Sliaḃ Modurn ⁊ Sliaḃ Fúaid. Fiche bliadna iarum tomaidm Locha Rudraiġe la hUlltaiḃ. Un anno dopo la morte di Slánga, avvennero la formazione del Loch Laiglinne, di cui già abbiamo parlato, e la sua morte [di Laiglinne]. Egli era uno degli airig di Ériu: fu scavando la sua fossa che il lago eruppe dalla terra. Lo stesso anno eruppe anche il Loch Echtra, tra Slíab Modarn e Slíab Fúait. Poi eruppe il Loch Rudraige, nell'Ulaid.  
  Isin bliadain cedna Murtola mBréna tar tir conid é an sectmad loch; ar ní tairnic Parrtalón a n-Erinn ar a cenn acht tri locha et .x. n-aibne .i. Loc Luimniġ ⁊ Loch Fordremuin og Sliaḃ Mis la Mumain ⁊ Finnloc Irrais H. Ffiacrach. Ite imorro na .x. n-aibne.i. Buas eidir Dál nAraiḋe et Dal Ríada ⁊ Ruirtech aḃ Liffe et Berba Laigen et Laoi le Mumain ⁊ Samaoir eter H. Ffiacrach, Modurn eder Cinel Conaill ⁊ Cinel nEogain ⁊ Finn etBanna a n-Ulltaiḃ, Muaiḋ ⁊ Sliccech la Connachtoib. Nello stesso anno il mare inondò la zona di Brena, così si formò il settimo lago. Prima dell'arrivo di Parthólon in Ériu non vi erano stati che tre laghi (Loch Luimnig, Loch Fordremuin a Sliab Mis nel Múmu, Finn Loch a Irrus Ui Fiachrach) e dieci fiumi (il Buas tra Dál nÁraide e Dál Riada, il Ruirtech o Lifé, il Berba nel Laigin, il Laoi nel Mumu, il Samaoir tra Uí Fiachrach e Cinel Conaill, il Modarn tra Cinel Conaill e Cinel Eogain, il Finn e il Banna nell'Ulaid, il Muaid e lo Sligech nel Connacht).  
  Cethra bliaḋna iar ttomaidm Brena bas Parrtalóin. A sen Maiġ Ealta ro haḋnocht. As aire imorro asperar senMaġ desiom ar nír genur fioḋ ann riam. Da bliadain ar .ccccc. no .cccc. ut Eochaiḋ cecinit ro baoi muinter Parrtalóin a n-Erinn. Cedna duinibaḋ tánig an-Erinn iar ndilinn .i. taṁ muintire Parrtalóin; dosforbairt dia Luain i Kl. Mai ⁊ forcennsat gusan Domnach dodánustur. As don duinibáḋ sin muintire Parrtalóin adberur tamlecda fer n-Erenn. Quattro anni dopo l'inondazione di Brena, Parthólon morì. Venne seppellito a Senmág nÉlta. La ragione di questo nome è che nessun albero era mai cresciuto in quel luogo. 502 anni (o 402), come cantò Eochaid, le genti di Parthólon rimasero in Ériu. La prima epidemia che vi fu in Ériu dopo il diluvio fu la pestilenza che colpì le genti di Parthólon. Cominciò di lunedì, il primo giorno di maggio, e durò fino alla domenica successiva. È da essa che prese il nome di Tamlacht Fer nÉrenn «Cimitero degli uomini di Ériu».  
I figli di Nemed .xxx. bliadan iar b-Parrtalón d'Erinn ag fás go ttanig Niṁeḋ mac Aḋnomain .uu. a n-Inber Sgene. Gabais Erinn iar sin amail indister a nGapaloiḃ Éirenn Ériu rimase deserta per trent'anni dopo la morte di Parthólon, finché Nemed figlio di Agnoman giunse a Inber Scene, come è riportato nelle cronache delle invasioni di Ériu.  
I Fir Bólg Kl. Anno mundi iim ccc.lu. Kal. Anno Mundi 2355.  
  Hoc tempore rogapsat Fir Bolg Erinn sed non hoc probandum est. In questo tempo i Fir Bólg occuparono Ériu. Ma ciò non può essere provato.  
Le Túatha Dé Dánann Aois doṁain, trí ṁile sescot a sé. Kal. Anno Mundi 2390.

Isan aimsirsi rogabsat Tuatha De Danann for Feraib Bolg .i. Dealbaoth Bress, an Dagda, Nuaḋa, ogass Ogṁa ⁊ reliqui.

In questo tempo le Túatha Dé Dánann, tra cui vi erano Delbáeth, Bress, il Dagda Mór, Núada e Ogma e tutti gli altri, sconfissero i Fir Bólg.

 
Etnogenesi dei Gaeli e arrivo dei Clanna Míled

Kl. Anno mundi iim ccccc xliiii.

Kal. Anno Mundi 2544.

 
Néll mac Fenios in Ægiptum uenit peritus multarum linguarum. Nél figlio di Féinius, istruito in molte lingue, andò in Egitto.  
 

Kl. Tocomla dano Milid meic Bile a hEasbáin don Scíthia ⁊ as an Scithia a n-Eigipt iar nguin Refloir meic Nemain amail gaptur a n-Gabalaib [Érenn] et na tuig gurob go gar iar Nell a n-Aegipt acht ilbliaḋna 'na diaig cena rainig Miliḋ as in Scithia iar nguin Refloir oc cosnaṁ flaithis na Scithia. Céd mbarc a morcablach amail aithriusess an cairt as ar tairrngeḋ an chóipse. Cóig lanamna .x. gacha bairce ⁊ amus gan mnáoi inte. Ansat tri mica a n-Innsi Taprobana, tri mis aile dano for fairge Mara Ruaiḋe go rancuttur go Forann go rig Aegipte.

Kal. Míl figlio di Bile si mosse allora dalla Spagna alla Scizia e di qui in Egitto, dopo l'uccisione di Reflor figlio di Neman (come si trova nelle cronache delle invasioni di Ériu). Si capisce che non fu subito dopo la morte di Nél in Egitto, ma molti anni più tardi, che Míl partì dalla Scizia, dopo l'uccisione di Reflor, al quale aveva conteso la sovranità di quel paese. La sua flotta consisteva di cento navi, come affermano le pergamene da cui abbiamo tratto queste note. Quindici famiglie erano in ciascuna nave oltre a soldati scapoli. Rimasero tre mesi nell'isola di Taprobana. Tre mesi ancora nel Mar Rosso, finché non arrivarono da Faraone re d'Egitto.

 
  Ro foġlaimsit saoirsi andusin. Ansat ocht mbliadna la Forann a n-Aegipt arro silat a n-ildana ⁊ a n-ilgnioma. Luiḋ Scota ingen Forainn go Miliḋ mac Bile. Iar sin do chóiḋ Miliḋ cona ṡluaiġ for muir moir ⁊ Scota ingen Forainn leis tar Inis Taprobanae et ansat mís inte. Imrad iar sin timcioll na Scíthia do inber Mara Caisp. Ansat tost teora nomada for Muir Caisp fria dord na murduchánn condatesaircc Caicer draoí. Raissit iarum seach rinn Sleḃe Rife atuaiḋ gur gabsat a n-Dacia. Ansad mís ann. Asbert Caicer draoi friú: «Ni anfam go risum h-Erinn». Essi impararono le arti di quel paese e rimasero otto anni presso Faraone, dove diffusero le loro conoscenza. Scota, figlia di Faraone, sposò Míl figlio di Bile. Poi Míl si rimise in mare con la sua gente (e Scota figlia di Faraone andò con luì) e rimasero un mese nell'isola di Taprobana. In seguito navigarono intorno alla Scizia fino alla foce del Mar Caspio. Rimasero bloccati sul Mar Caspio a causa del canto delle sirene; finché Caicher il druido non li salvò. Di lì si mossero doppiando i Monti Rifei e sbarcarono in Dacia, dove rimasero un mese. Ma Caicher il druido disse loro: «Non dobbiamo fermarci finché non avremo raggiunto Ériu».  
  Raissiot sec Gothiam sec Germáin do Bregainn go ngabsat Easbáin. Ba folaṁ í ar a ccionn. Ansat annsin xxx. bliadna ⁊ ro fégsit cethre catha ar caoca fri Fresenu et Longbardu ⁊ Bachru ⁊ ro mepaid uile re Miliḋ mac Bile. Um cert n-Espáine ro fertha na catha sin ⁊ as de sin ro hainmnicceḋ deisim Miliḋ Espainne ⁊ as inte ro gensat da mac Miliḋ .i. Eremon et h-Érennan it hé an da ṡosur, an dá ṡinsior .i. Donn ⁊ Eḃir, ar is tair ro genur Donn isin Scithia ⁊ Eḃir a n-Aegipt.

Oltrepassarono la terra dei Goti, la Germania, la Britannia (?), finché non giunsero in Spagna, che fino al loro arrivo era stata disabitata. Essi rimasero là trent'anni e combatterono cinquantaquattro battaglie contro i Frisoni e i Longobardi e i Bachru, e tutti furono sconfitti da Míl figlio di Bíle. Per la salvezza della Spagna tali battaglie furono combattute, e per questa ragione egli fu chiamato Míl Espáine. In Spagna erano nati gli ultimi due figli di Míl, Éremón ed Érennan. I due figli maggiori erano Donn ed Éber: il primo era nato in Scizia e il secondo in Egitto.

 
  Dus táinig tam aonlaithe in Easpáin .xii. lanaṁna im a ttri riġu .i. Miliḋ mac Bile, Uige ⁊ Oige. Tocumluid .xluii. lanamna ⁊ cethre amuis la maccoiu Miliḋ et la Scoit ingen Forainn for fairrge docum Erenn. Do chuattur iarum do gabáil Erenn ig Inper Slaini. Timcillsat Erinn fo tri gur gabsat fa deoiġ a n-Inber Sgene. Do chuaid Erennán soser mic Miliḋ isin ferna ṡiúil do desgin ca erut uathu go tír. Adbath ann gur sgaoilset a baill um cairrcciḃ ⁊ do bert a cenn a n-ucht a mathar ag ég ⁊ focerd osnaḋ as. «Detber» ar a mathair «fóid h-Erennain eder da inber sech ni rainicc inper gus táinicc, ro sgar fris inper ó ttánicc.» Isin lo sin tainic ainbtine úathmur ⁊ sgarus an barc a raib Donn mac Miliḋ .l. fear ⁊ .xii. mnaoi ⁊ cetra hamais gur baided ag na dumachaiḃ isin fairrgi thíar da n-apur Tech nDuinn. In Spagna dodici famiglie morirono nel volgere di un giorno a causa di un'epidemia, insieme ai loro tre sovrani: Míl, Uige e Oige. Quarantasette famiglie e quaranta soldati andarono con i figli di Míl, e con Scota figlia di Faraone, sul mare fino ad Ériu. Dapprima presero terra a Inber Sláine, poi girarono tre volte intorno all'isola, finché approdarono ad Inber Scéne. Érennan, il più giovane dei figli di Míl, si arrampicò in cima all'albero della nave per vedere quanto lontano fossero dalla terra, ma cadde in acqua e il suo corpo si sfracellò sulle rocce. Stava morendo, quando il suo capo fu deposto sul petto della madre, e diede un lamento. «Nessuna meraviglia», disse la madre, «Érennan sta andando tra due foci, ma egli non ha raggiunto la foce nella quale voleva andare, è stato separato da quella nella quale voleva recarsi». In quel momento scoppiò una terribile tempesta, e la nave nella quale era Donn con cinquanta uomini, dodici donne e quattro soldati, naufragò e tutti annegarono nel luogo che da allora è chiamato Tech nDuinn.  
 

Día Dárdaoin for Kl. Maoí gabais tasgur mac Miliḋ Erinn in Inber Sgéne, for .xuii. lunae ⁊ adbath ann ben Aimergín Glúingil .i. Sgene Dauilsir ⁊ focres a fert ann unde Inper Sgene ⁊ focres fert Erennain don leth ele.

Martedì, alle calende di maggio, diciassettesimo giorno di luna, la flotta dei figli di Míl sbarcò in Ériu ad Inber Scéne, e la sposa di Amargin Glúngel, Scéne Dauilsir, là morì: in suo onore questa località fu chiamata Inber Scéne. La tomba di Érennan fu posta sull'altro lato della baia.

  Treas laithe iar ngabail a n-Erinn do macoib Miliḋ ra cuirsit cath Sleḃe Mis fri demnaiḃ ⁊ fri Fomorchaiḃ ⁊ ro meabaiḋ ría macoib Miliḋ ⁊ ro gabsat cennus Erenn go haithgerr iarum ⁊ reliqua. Il terzo giorno dopo lo sbarco sull'isola da parte dei figli di Míl, essi combatterono a Sliab Mis contro i dèmoni ed i Fomóire, e assunsero quindi la sovranità di Ériu. E così è stato.  
Bibliografia
  • CATALDI Melita. Antiche storie e fiabe irlandesi. Einaudi, Torino 1985.
  • COMYN David ~ DINEEN Patrick S. [traduzione]. CÉITINN Seathrún (KEATING Geoffrey): The History of Ireland. Londra 1902-1908.
  • HENNESSY W.M. [cura e traduzione]: Chronicon Scotorum. Londra 1886. Wiesbaden 1964.
  • MACALISTER R.A. Stewart [traduzione]. Lebor Gabála Érenn: The Book of the Taking of Ireland, 1. Irish Texts Society, Vol. XXXIV. Londra 1938 [1993].
  • MacCULLOCH John A.: The Religion of Ancient Celts. Edimburgo 1911. → ID. La religione degli antichi Celti. Vicenza 1998.
  • MORGANTI Adolfo [cura]. Nennio: La storia di re Artù e dei Britanni. Il Cerchio, Rimini 2003.
BIBLIOGRAFIA
Intersezione: Sezioni - Alianora
Sezione: Fonti - Nabū-kudurri-uṣur
Area: Celtica - Óengus Óc
Ricerche e testi di Dario Giansanti.
Creazione pagina: 21.03.2005
Ultima modifica: 28.02.2014
 
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