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FONTI - La ricerca dei testi
FONTI - La ricerca dei testi

Antica Lirica Irlandese
Primo di Maggio
 

 
INTRODUZIONE
TESTO
NOTE
BIBLIOGRAFIA

RIFERIMENTI

MITOLOGIA CELTICA - Fonti

CELTI > Irlandesi

Genere

Poema lirico

Epoca

Secc. VII-IX

Il componimento

Il componimento è stato rinvenuto in un manoscritto del XV secolo, il Ms Laud 610. La lingua permette di datarlo al IX secolo, anche se considerazioni sulla metrica hanno suggerito di retrodatarlo al VII. Questi versi sono inseriti nel racconto Le imprese giovanili di Finn, dove si narrano le gesta del giovane Finn mac Cumaill, il mitico capo dei Fíanna, ed è appunto a Finn che vengono attribuiti. Nel testo è scritto: «Finn imparò le tre arti che confermano un filí nelle sue prerogative e cioè: l'Illuminazione del Canto, la Grande Scienza che Chiarisce e l'Incantamento Oltre il Tempo. A questo punto Finn per provare la sua abilità poetica compose un canto», e segue quindi il nostro poemetto.

Si tratta di uno dei componimenti più perfetti tra quanti celebrano l'arrivo dell'estate. La bella stagione viene cantata in un crescendo di immagini della natura che si sveglia, molte delle quali sono peculiari a questo poema e non si ritrovano altrove nella lirica irlandese (Giusti 1991). Si noti l'esuberanza dell'allitterazione, che va spesso al di là dei confini tra le strofe, dando origine all'abbellimento noto come fidrad freccomail «armonia di lettere». Sono presenti inoltre la rima interna (spesso perduta a causa della corruzione del testo) ed il dúnad. (Giusti 1991)

Il poema ci è pervenuto in forma assai corrotta, ragion per cui presenta gravi difficoltà di edizione. Questo ha portato a una serie di diversi trattamenti, tra cui il metodo utilizzato da Kuno Meyer, nella prima edizione del testo, che introdusse correzioni per ricostruire una forma metrica regolare di quartine (del tipo lethrannaigecht mór con rima b-d e rime interne a-b, c-d) (Meyer 1882); Murphy eliminò invece le sillabe ritenute eccedenti per giungere a strofe di quinari (Murphy 1956); Carney lo considerò un poemetto pre-metrico, allitterativo (Carney 1971). La regolarità quasi perfetta delle rime, tuttavia, lascerebbe supporre che esso fosse originariamente composto in un metro sillabico, di quinari o senari (Giusti 1991). Da qui le diverse scelte dei vari editori tanto che è quasi arduo trovare due rese uguali del testo originale; tra i traduttori italiani, Melita Cataldi si è attenuta ai criteri di Carney (Cataldi 1982), mentre Giuseppe Giusti ha preferito mantenere la struttura rimata del poema senza normalizzare il numero delle sillabe (cioè senza eliminarne di eccedenti o aggiungerne di mancanti), ottenendo così un componimento dal metro irregolare, vicino al testo diplomatico (Giusti 1991). Nel compilare la nostra pagina, abbiamo seguito il testo edito da Giusti, evidenziando però tra parentesi quadre gli emendamenti suggeriti da Murphy (dove i due testi divergevano abbiamo naturalmente scelto la versione di Giusti).

 

 

Primo di Maggio
 

 
1 Cétemain, caín cucht,
réë rosaír rann;
canait luin laíd láin
día laí gaí ngann.

Primo di Maggio, che bella visione,
bella parte di stagione;
cantano i merli un'aria perfetta
quando il sole irraggia appena.

[1a]
2 Gairid cuí chrúaid den;
«is fo-chen sam saír:
suidid síne serb
i mbi cerb caill chraíb».

Cuculo canta gagliardo e robusto:
«Benvenuta o bella Estate:
diminuisce la forza del vento
che spezzava i boschi frondosi».

 
3

Cerbaid sam súaill sruth;
saigid graig lúath linn;
lethaid folt fraích;
for-beir [canach] fann finn.

Rende l'estate sottile il ruscello,
i cavalli cercano l'acqua;
sparsa è la chioma sull'alta brughiera,
crescono teneri e chiari polloni.



[3c]
[3d]
4

Fúapair sceith scell scíach;
im-reith réid rían rith;
[ré na] cuirither sál súan;
tuigithir bláth in mbith.

S'aprono i bòccioli dei biancospini,
il mare scorre tranquillo;
quando l'oceano vien messo a dormire,
i fiori ricoprono il mondo.
 
5

Berait beich (bec a nert)
bert bonn bochtai bláith;
beirid [búar] slabrai slíab:
feraid [seng] saidbir sáith.

Portano l'api (che piccola forza!)
con le zampine fagotti di fiori;
via via le bestie sui prati montani;
la formica accumula ricchezze.
 
6

Seinnid [crot] caille céol;
con-greinn séol síd slán;
síatair denn do [cach] dinn,
dé do loch linn lán.

Modula l'arpa del bosco un motivo,
melodia che fornisce pace perfetta;
vola la sabbia da ogni colina,
e la nebbia dal lago ricco d'acqua.
 
7 Labraid tragna trén [bard];
canaid ess n-ard n-úag
fáilti do [thoinn] té;
táinic lúachra lúad.

Canta la quaglia, un ottimo bardo;
modula l'alta e pura cascata
un benvenuto da tiepide polle;
i giunchi han preso a frusciare.


[7b-7c]

[7d]
8 Lengait fainnle [fanna] fúas;
[imm-a-soí] crúas cíuil [cróich]
for-beir mes máeth méth;
[intí síd loth loíth].

Sfreccian le deboli allodole in alto,
la forza della musica circonda il colle;
cresce la tenera e turgida frutta,
questa è la pace della piana paludosa.

 
9 [Léicig láth fáth féig];
[fert]ar-caín cuí chrúaid;
cuirither [iasc] brecc, bedc;
is balc [gedc] láith lúaith.

Lancia l'uccello un'acuta sentenza,
giunge il bel cuculo forte;
salta la trota, ed il pesce screziato,
è forte il (?) del rapido uccello.




[9d]
10 Losaid fer foirbríg;
óg a mbúaid mbreg mbras;
caín cach caille clár;
caín cach mag már mas

Crescono l'erbe robuste, e tutte
son belle le grandi colline;
ogni foresta in pianura stupenda,
e stupenda la bella brughiera.

 
11

Melldach réë rúan;
[†] gaíth garb gam;
gel [cach] ros [†];
toirthech síd; subach sam.

Bella stagione di piante rossastre;
l'aspro vento invernale [...];
chiara è ogni boscaglia [...],
fruttuosa è la pace, lieta l'estate.



[11c-11d]
12 Suidigthir íall én
[†] i mbí ben;
búirithir gort glas
i mbí bras glas gel.

Ecco si posa uno stormo d'uccelli
[...] dove c'è il lago;
tutta risuona la verde pianura
dove c'è un chiaro ruscelletto.


[12b]
13 Greit mer, immrim ech;
im-a-sernar sreth slúaig;
rosáer rath geilestar
[conid] ór eilestar úaid.

Folle guerriero, cavalli che corrono,
li circonda un esercito sparso;
l'albero è nobile nel dare doni:
e l'iris s'indora di lui.

[13]
14 Ecal fer fann fedil;
fochain [aird uisse] ucht;
uiss im-a-chain
«Cétemain, caín cucht».

Timido uccello dal fischio costante
cinguetta gioioso lassù;
cantano a tutti le allodole chiare:
«Primo Maggio, che bella visione!»

 
       

NOTE

1a - Cétemain, propriamente il 1° maggio, Beltaine, giorno dell'assemblea d'estate [cét sam]. [RITORNA]

3c - L'irlandese folt «chioma» in poesia è spesso usato per indicare le alte erbe delle brughiere oppure il grano alto d'estate (Giusti 1991). [RITORNA]

3d - Canach, che Giusti traduce con «pollone» (Giusti 1991), è un fiore del genere Eriophorum, dall'infiorescenza sericea, in forma di piccolo pennacchio, di colore bianco-argenteo, che cresce in zone paludose e torbose (Cataldi 1982). [RITORNA]

7b-7c - Il significato di questi versi è abbastanza chiaro ma appare inusale l'enjambement che porta il complemento oggetto fáilti «benvenuto» all'inizio del terzo verso, laddove dovrebbe esserci una cesura tra i due distici. È arduo stabilire se si tratti di licenza poetica o di una corruttela del testo. (Giusti 1991) [RITORNA]

7d - Questo verso [táinic lúachra lúad] è evidentemente di difficile interpretazione. Giovanni Giusti traduce «i giunchi han preso a frusciare». Ma seguendo la lezione di Carney [tánic lúach fria lúad], Melita Cataldi traduce «ricompensa è venuta alle loro lodi», giustificando l'immagine annotando: «come i bardi e filíd ricevono una ricompensa per i loro encomi, così c'è una ricompensa per la cascata e per l'uccello». Questo dà un'idea di quanto siano problematici certi testi antichi! [RITORNA]

9d - Giovanni Giusti traduce qui la parola láith «guerriero» con «uccello», in base al contesto (Giusti 1991). Gedc è parola ignota.  [RITORNA]

11c-11d - Qui il testo è mutilo di alcune parole. [RITORNA]

12b - Due o tre sillabe sono andate perdute. [RITORNA]

13 - Questa quartina è di difficile interpretazione. Giovanni Giusti suppone che venga fatto un paragone tra un capo militare circondato dai suoi guerrieri e un albero solitario circondato di fiori. Il paragone, se fosse giustificata la traduzione di Giusti, sarebbe notevole, in quanto farebbe riferimento ad uno dei cardini dell'economia irlandese antica, che si basava, in mancanza di un potere centrale e di denaro, sulla reciproca obbligazione: così un capo militare manteneva con donazioni il suo esercito, che in cambio gli doveva obbedienza; in tal modo nessuna parte esercitava un dominio assoluto sulle altre. [RITORNA]
 

Bibliografia

  • CATALDI Melita: Antica lirica irlandese. Torino, Einaudi 1981.

  • GIUSTI Giovanni: Antiche liriche irlandesi. Roma, Salerno 1991.

[BIBLIOGRAFIA CELTICA COMPLETA]

Sezione Antologia - Šāhrazād.
Area Celtica - Óengus Óc.

Traduzione di Giovanni Giusti (1991)

Creazione pagina: 07.01.2005
Ultima modifica:
17.01.2006

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