NOTE
1 <Kynan kat
diffret> | Cynan cad diffred
— Il verso originale sembra significhi
letteralmente, «Cynan, battaglia di difesa»; ma
già il Myvyrian
Archaiology of Wales emenda diffred, «difesa,
protezione», in gyffred, forma lenita di
cyffred (cfr. []), che può significare tanto «rotta, tiro,
lancio», tanto «comprensione» (o anche «uniti insieme»)
(Myfyr ~ Pughe 1801-1807).
Il risultato è la traduzione di William Forbes Skene: «Cynan, the exciter of battle» (Skene
1868). Preferiamo attenerci al testo originale,
d'accordo con la traduzione di John Gwenogvryn Evans: «Kynan,
the bulwark of battle» (Evans² 1915).
3-4 <kanyt geu gofyget Gỽꝛthelgỽn trefbꝛet>
| cynyd gau gogyfed
gỽrthelgỽn trebred — Nell'interpretazione di Evans, questi
due versi fanno già parte dell'elencazione dei doni.
Lo studioso li emenda in <cant ge[m i·m] o·δyged / [y]·wrth or·gun
trevred>, «a hundred gems have been brought / from
the overlord of the province» (Evans² 1915).
Curiosa l'interpretazione di Skene: «for not false
the glory / of the stout hunting dogs of the domain» (Skene
1868).
7 <Gant ỻen ėhoec>
| cant ỻen ehoec — Nel manoscritto originale, la parola <ỻen> è caratterizzata da
un punctum delens sottoscritto alla lettera g:
esso indicava le lettere vergate per errore e che,
quindi, andavano espunte in lettura. La parola non può
dunque essere ỻeng, «legione» (nel suo
significato originale, proprio nel senso di «legione
romana»), ma sarà piuttosto ỻen «tenda, velo,
tappezzeria, arazzo, mantello, cappa» (o magari anche
ỻên, «letteratura, dottrina, scrittura, erudizione,
studio»). Skene, che generalmente si basa sul Myvyrian
Archaiology of Wales, restituisce al testo la
lettura ỻeng, e traduce il verso
«a hundred legions in green»; se abbia
fatto ciò perché non aveva il manoscritto originale sotto
gli occhi, è assai probaibile; o forse emenda il testo semplicemente perché gli sembra che delle «legioni in
verde» siano più suggestive di «verdi mantelli» o «verdi
tende». Possiamo solo notare che, nel dubbio, Skene
sceglie spesso l'interpretazione guerresca (Skene
1868). Notiamo in ogni caso il numero
spropositato di combattenti indicati dalla resa di
Skene: sotto Diocleziano il numero complessivo delle
legioni dell'intero impero romano non era superiore a
cinquantasei. Seguiamo qui l'interpretazione di Evans: «a
hundred green tents».
8 <o vn o vaen gyffret>
| o un oflaen gyffred — Il Myvyrian
Archaiology of Wales normalizza la lezione <o vaen> in oflaen, forma
lenita di goflaen, «punto», ma anche «fronte»
(Myfyr ~ Pughe 1801-1807).
Skene, che interpreta il verso precedente come «a
hundred legions in green», non può che proseguire la
sua interpretazione con
«of one front running together» («un centinaio di
legioni in verde / che corrono insieme in unico fronte») (Skene
1868); gyffred è «uniti insieme»; ciò che manca nel testo è però la parola
«correre». Se intendiamo, con Evans, <vaen> come
gaen, forma lenita di caen «stoffa,
copertura», il distico [-]
può essere risolto in «un centinaio di verdi tende /
unite in un'unica copertura». La traduzione di Evans è
un po' ridondante: «a hundred green tents,
with every / covering complete in one piece»
(Evans² 1915).
9 <cant armeỻ ym arffet>
|
cant armeỻ im arffed — L'interpretazione di questo verso dipende dalla parola armeỻ: nel suo significato
fondamentale significa «riccio, porcospino»; da qui la
traduzione di Skene: «a
hundred urchins in my bosom» (che tradotto in
italiano «un centinaio di ricci nel mio petto» potrebbe
far pensare, equivocando, a un bel torace villoso) (Skene
1868). In gallese esiste però la parola
arfeỻ, derivata da un *armella, «bracciale»
(cfr. latino armilla), e la parola qui riportata
potrebbe essere tale arcaismo. È questa l'interpretazione di Evans,
che emenda <ym arffet> ym arffed «in
petto» in <arved> arfedd, «approntati,
lavorati» [studded], continuando la frase al
verso successivo
(Evans² 1915).
10 < phympỽnt cathet>
| a phympỽnt cathed — Il termine <phympỽnt> viene di solto inteso
come pymỽnt o pumỽnt, «cinquanta». Il problema
è piuttosto nella seconda parola: cath in gallese
vuol dire «gatto», parola che al plurale dà cathau,
cathod. Skene, che al verso precedente aveva
letto un centinaio di porcospini, non ha qui difficoltà a
vedervi dei gatti, anche se per pudore non indica
il loro numero preciso: «and a battalion of cats» (Skene
1868). John Gwenogvryn Evans, che al verso
precedente aveva invece visto un centinaio di bracciali, ignora la
congiunzione a «e», che coordina il v.
[] e il v.
[], e traduce il tutto, con
il solito eccesso di spiegazioni: «a hundred armlets,
studded with / five spikes in their rim-bands»,
scindendo <phympỽnt> in phym[p] pỽnt,
«cinque punte», e intendendo <cathet> con cantel,
«bordo»
(Evans² 1915). Certamente
l'interpretazione di Evans sembra rendere giustizia alla casistica dei
doni che un sovrano come Cynan
può aver elargito al poeta che lo ha elogiato, e delle
armille sembrano un dono più sensato che non cento ricci e cinquanta gatti. Ma poi dobbiamo
chiederci che senso abbiano le cinque punte, e se un
centinaio di
bracciali non siano una quantità ridondante. Non
dimentichiamo, inoltre, che l'interpretazione di Evans
richiede sei modifiche testuali, alcune piuttosto
invadenti. Preferiamo, nonostante l'imbarazzo, conservare
il significato letterale del testo: un centinaio di
porcospini e cinquanta gatti.
12 <dyrngeỻ gỽeỻ honeb>
|
dyrngeỻ gỽeỻ no neb — La parola
<dyrngeỻ>
viene solitamente interpretata come dỽrn,
«pugno», più geỻ, forma lenita di ceỻ,
«cella, cubicolo, spazio»: quindi forse «elsa», con
possibile riferimento al verso precedente. Dubbioso,
Skene traduce alla lettera: «fist-cell»
(Skene
1868). Il verso viene emendato dal Myvyrian
Archaiology of Wales in <dyrngeỻ gỽeỻ no neb>
(Myfyr ~ Pughe 1801-1807),
dove la parola gỽeỻ («migliore») dà senso al no neb («di ogni
altro»). Da qui la traduzione di Skene: «a fist-cell
better than any». Curiosamente, Skene separa con un
punto i vv. [] e
[], nonostante al rigo precedente si parli di «una spada con il fodero di
pietra» [a sword with sheath of stone] e ora di «un'elsa migliore di ogni altra»
[a fist-cell better than any] (Skene
1868). La traduzione di Evans dei due versi, che
emenda in <cleδyv – gwain galched – / dỽrn [mo]el,
gweỻ honed>, come
sempre, è piuttosto ridondante: «a sword, its scabbard had been
enamelled, / the handle was deemed better plain»
(Evans² 1915). Una
possibilità potrebbe essere di intendere <honeb>
come choned, forma lenita di coned,
«gloria, onore, orgoglio, superbia», dove la correzione
di -eb in -ed trova riscontro nella rima
dominante della composizione. In tal caso la traduzione
del verso potrebbe suonare «un'elsa migliore
dell'orgoglio». Emendando in questo modo, tuttavia, si
perde la particella no, che introduce il secondo
termine di paragone nei comparativi, rendendo
difficoltosa la
traduzione.
14 <kas anwelet>
|
cas anỽeled — Skene traduce «hateful
not to see» (Skene
1868). Evans corregge in <pob cas
an·elwad>, traducendo «every enemy was confounded»
(Evans² 1915). La parola
cas può avere molti significati: fondamentalmente è
«amarezza, ostilità, inimicizia», da cui, per
estensione, «nemico»; o, come aggettivo, «odiato,
sgradevole».
15 <kateỻig yſtret>
|
cateỻig ystred —
Cadell è il nome di un
antenato di Cynan. La
parola ystred, vuol dire
letteralmente «linea», «serie», «successione», o anche,
per estensione, «discendenza». Si noti che il Myvyrian
Archaiology of Wales normalizza però in ystrad,
«pianura, valle»
(Myfyr ~ Pughe 1801-1807),
da cui la traduzione di Skene: «from the vales
of Cadell» (Skene
1868).
17 <kat ar ỽy kyrchet>
| cad ar ỽy cyrched — L'afon Ỽye è un fiume del Galles orientale, il
quinto più lungo corso d'acqua del Regno Unito. Ha la
sua sorgente nel Poỽys e segna attualmente, per buona
parte del suo corso, il confine naturale tra Galles e
Inghilterra.
19 <Gỽenhỽys aladet>
|
gỽenhỽys a ladded — Gỽenhỽys
sono gli abitanti del Gỽynedd, in origine tribù
dei Guenedoti.
24 <gỽoꝛỽyd agỽoꝛgret>
| gorỽydd a gỽorgred — Skene traduce «horses
and confident ones», sebbene gorỽydd e gỽorgred
(«destriero» e «superstite») siano singolari (Skene
1868). Evans corregge in <gwârwyd a orgred>,
traducendo i vv. [-]
con «while crossing the Menei, the rash were brought
to their senses»
(Evans² 1915). Poiché come
aggettivo, gorỽydd vuol dire «rapido», il testo
potrebbe essere tradotto tanto con due sostantivi: «il
destriero e il sopravvissuto», quanto con due aggettivi:
«rapido e superstite».
26 <aercol ar gerdet>
|
aercol ar gerdded — Skene scinde <aercol>
in aer, «battaglia, scontro», e anche «massacro»,
e col, «incitare», traducendo quindi «slaughter
stings in motion» (Skene
1868). Evans lo interpreta come nome
proprio e traduce «when Aircol was on his travels» (Evans²
1915). Entrambi intendono <ar gerdet> come
ar cerddaf, «in movimento, in viaggio».
29 <Mab bꝛochuael bꝛolet>
| mab Brochỽael broled — Il «figlio
di Brochỽael» è,
ovviamente, Cynan.
30 <eidywet
eidunet> |
ei ddyỽed eidduned — Evans emenda in <Dyved, i eiδuned> e traduce
i vv. [-] «let the son of
Brochvael boast / of Dyved, (the object) of his desire»,
interpretando la frase come desiderio di
Cynan di conquistare il
regno del Dyfed.
31 <kernyỽ kyfḍarchet>
| Cernyỽ cyfarched — Il Cernyỽ o
Cornyỽ è la Cornovaglia. Il verbo cyfarch
significa «salutare, invocare, chiamare, convocare»:
espressione a cui si potrebbe dare un senso bellico: «la
Cornovaglia si presenti a battaglia». I traduttori
tendono tuttavia a dare alla frase il significato più
immediato: «let Cornwall greet» (Skene
1868); «let him Cornwall greet»
(Evans² 1915).
32 <ny maỽl ieu tynged>
|
ny maỽl ieu tynged — Skene legge <ieu> come iau, «il più
giovane», comparativo (superlativo relativo?) di
ieuach «giovane»; dunque «the younger will not
praise fate» (Skene
1868), lezione che abbiamo accettato nel nostro
tentativo di traduzione. Evans ritiene si tratti
del sostantivo iau, «giogo», e legge «who /
will not praise the yoke of fate»
(Evans² 1915).
34 <ynyd am iolet>
|
ynyd am ioled — Skene interpreta ynyd come yn
(«in») +
dydd («giorno») = yn nydd, con mutazione nasale
nel sostantivo, ipotizzando una crasi
nell'assimilazione, e traduce «in the day that is
praised by me» (Skene
1868). La particella am significa
«intorno, verso, oltre, a causa di» e non sembra
correttamente tradotta. Evans emenda il verso in <yn
yd an·ialed>, intendendo yn come «dove» e
correggendo <am iolet> in anialedd,
«deserto, desolato». I vv.
[-] vengono così
tradotti «he
undergoes hardship / where (the land) has been laid
waste».
35 <Mygkynnelỽ ogynan>
|
myngynnelỽ o Gynan — Il termine <mygkynnelỽ>
può essere scisso in myg, «glorioso, benedetto,
sacro», e cynnelỽ, «soccorso, protezione, favore,
encomio», oppure «modello, esempio, patrono». Evans
emenda myg in mygr, dal significato affine di «magnifico, splendido, glorioso», e traduce «glorious
the example of Kynan» (Evans²
1915). Accettando la lezione del
Myvyrian
Archaiology of Wales (Myfyr ~ Pughe 1801-1807),
Skene interpreta my(n)-
come una forma arcaica, non lenita, di fy, «mio»
(cfr. antico gallese mi < brittonico *men),
e traduce «my patron of Cynan» [sic]
(Skene
1868).
36 <kadeu
ergynnan> |
cadeu
ergynnan — Cadeu è il plurale di cad,
«battaglia», e su questo punto tutti i traduttori sono
d'accordo; ergynnan, nel suo significato
fondamentale, è l'aggettivo «famoso, rinomato», o
«chiaro, lucente»; oppure, come sostantivo, «capo,
condottiero». Skene traduce «battles arose»,
forse da un verbo cwnnu, «sorgere» (Skene
1868). Proposte di correzione tendono a dividere
la seconda parola in er gynnan, ma tale
traduzione richiede una correzione testuale. Il Myvyrian
Archaiology of Wales emenda in <kadeu er gymman>,
«battaglie per il nemico» (da cynan,
«assemblea, compagnia, schiera nemica») (Myfyr ~ Pughe 1801-1807).
Evens corregge in <cadeu er gynran>,
letteralmente «battaglie per il condottiero», sebbene
poi traduca, collegandosi al verso precedente, «[Kynan]
who participates actively in battles» (Evans²
1915).
37-38 <eleu fflam lydan kyfỽyrein maỽꝛtan>
| aeleu fflam lydan
cyfỽyrein maỽrdan — Più che emendare questa coppia
di versi, Evans li stravolge in <a·i lew lavn ỻydan /
cyv·wyrein vawrdan>, traducendo «and his brave,
broad sword / gives rise to a conflagration» (Evans²
1915).
42 <crinyt rac kynan>
| crinyd rhag Cynan — Crinyd è
imperativo seconda persona plurale del verbo crinaf,
«farsi fragile, cedevole», o, con lieve correzione, del
verbo crynaf, «tremare». Evans cambia il suffisso
del verbo: <crinynt rhag Cynan>, «tremarono
davanti a Cynan» (Evans²
1915).
43 <ỻỽryc yn ymỽan>
| ỻỽryg yn ymỽan — Il sostantivo ỻurig o ỻỽryg, dal latino
lorica, è un pettorale, una corazza;
yn ymwan è forse una
costruzione con nome verbale: «nel dare
battaglia», «nel giostrare». Skene traduce «the
breastplate being transfixed»,
correggendo evidentemente ymwan in ŷm (g)wan, «è
perforato» (Skene
1868). Evans è, al solito, spericolato
nell'alterare il testo: <ỻyỽid yr ymỽan>,
«he controls the fighting» (Evans²
1915).
44 <eissoꝛ ỻyỽ
heechan> | eissor ỻyỽ hoechan — Un verso piuttosto lambiccato: eisor
è «simile a, della natura di». Invece ỻyỽ nel
suo significato principale significa «timone, ruota,
coda»; può anche indicare l'impugnatura
di una lancia o di un'aratro; figurativamente può
significare «capo, sovrano, guida».
Il problema principale è però nella parola
heechan, che è stata variamente interpretata dai
traduttori. Skene connette quest'ultima parola al verbo
(h)ochaf, «piangere, lamentarsi», e traduce «like
a ruler, they cried out», evidentemente sulla linea
dell'interpretazione del verso precedente, dove fa
trafiggere il pettorale di Cynan (Skene
1868). Evans corregge il verso in un sorprendente
<eisor ỻyỽethan>, dove il termine ỻyỽethan
è la resa gallese del biblico
Līwǝyāṯān, significando
per estensione «drago, bestia, balena, anguilla».
Ma una volta emendato il testo in questo modo, Evans
traduce, continuando nel verso successivo, con un
improbabile «as a piece of gut / harmonizes the
orchestra», intendendo evidentemente la corda di
budello di uno strumento musicale (Evans²
1915). Proponiamo una nostra interpretazione: <eissoꝛ
ỻyỽ he echen>, «come un timone, lui, per la stirpe».
45 <kyngen kymangan>
| Cyngen cymangan — Cyngen,
è il nome del nonno di Cynan. Evans interpreta la seconda parola come crasi di
cyman, che come aggettivo vuol dire «sublime,
nobile, perfetto», e can, «canto»,
dando una lettura particolare ai vv.
[-]: «like a ruler,
they cried out, /
Cyngen of perfect song /
thou wilt help with thy wide country».
Secondo Skene il senso di questi versi sembra essere
che, una volta che il pettorale di Cynan
sia stato trafitto, il popolo abbia implorato
Cyngen di
proteggere il paese
(Skene
1868). Evans emenda in <gynghein gymangan>
e traduce, connettendo al verso precedente, «as a
piece of gut / harmonizes the orchestra»
(Evans²
1915). In realtà la parola cymangan è una
costruzione di cyf- (< com/cyn, «con»,
cfr. latino cum) e anian, «natura»; quindi
«connaturale, della stessa natura». Il verso connette
idealmente Cynan al nonno
Cyngen.
46 <nerthi ath ỽlad ỻydan>
| nerthi ath ỽlad ỻydan — Skene traduce «thou
wilt help with thy wide country»
(Skene
1868). Evans emenda in <nerthiad gỽlad lydan>
e traduce «he is the stay of England» (!)
(Evans²
1915). Ma il significato principale di nerthi
è «forza, potenza».
48 <paỽb yny gochvan>
| paỽb yn y gochfan — I problemi d'interpretazione di questo rigo vertono
soprattutto sulla parola <gochfan>. La si è
interpretata scindendola in och, «rosso», +
fan, forma lenita di man, «luogo, posto»:
dunque «il posto rosso». È questa la lettura di Skene,
che accetta la la lezione del Myvyrian
Archaiology of Wales, separando la preposizione
yny («fino») in yn y («nel») (Myfyr ~ Pughe 1801-1807),
e traduce «every one in his red place»
(Skene
1868). Una possibile spiegazione sulla natura di
questo enigmatico «posto rosso»
la fornisce Evans, il quale emenda yny in yn
eu («nel loro»), elimina la lenizione in coch
e traduce <paỽb yn eu cochvan> con «all / in
their gory beds
(Evans²
1915). La nostra ipotesi è che <gochfan>
sia da normalizzare in gochan/gochân, «canto,
lode», termine che creerebbe un parallelismo con il
ymddiddan, «discorso», del verso precedente.
49 <kylch byt
goch gỽochuan> |
cylch byd goch gỽochuan — La parola cylch è «circolo,
circonferenza, zona, anello». Skene traduce «be the
circle red...», intendendo byt come forma del
verbo «essere», ma non è chiaro di quale cerchio stia
parlando. Il verso completo proposto da Skene è «be
the circle red, they say ironically», e francamente
ci sfugge la ragione di tale traduzione (Skene
1868). Ci sembra piuttosto che <byt> vada
normalizzato in byd, «mondo, universo, globo»:
cylch byd viene dunque ad essere un assai più
sensato «cerchio del mondo». È questa la lettura di
Evans, che però emenda il verso in <cylch byd
go·chỽiban> e traduce «round the world it goes
whispering», dal verbo gochỽiban, «fischiare»
(Evans²
1915). La parola g(ỽ)ohuan significa in
realtà «sotto il sole», da cui la nostra traduzione: «il
cerchio del mondo, rosso sotto il sole».
50 <keith ynt
dygynan> | ceith ynt dy Gynan — Skene intende <dygynan> come dy
(«tuo») + Cynan, traducendo «they, will
enslave thy Cynan»
(Skene
1868). Evans emenda in <ceith ynt δi Gynan>,
intendendo <δi> ddi come proposizione «a», «di»:
«the captives are Cynan's»
(Evans²
1915). In entrambe le traduzioni, ynt è
considerata terza persona plurale, presente indicativo,
del verbo «essere». Una possibilità alternativa potrebbe
considerarlo una forma lenita di gynt, «tribù,
popolo»; in tal caso, una possibile traduzione del verso
potrebbe essere «prigioniera la gente di
Cynan»: possibilità
incoerente con il resto della composizione,
trionfalistica nei confronti del sovrano.
|