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YFR TALIESIN
LVI
Canu y byd bychan
Canto per il piccolo mondo
ỺYFR TALIESIN
Ỻyfr Taliesin. Libro di Taliesin
x. Daronỽy
xxiii. Traỽsganu Cynan Garỽyn
xxvi. «...Y gofeisỽys byd»
xxvii. Ỻurig Alexander
xl. Marỽnad Ercỽlff
xliii. Marỽnad Dylan Eil Ton
xlvi. Marỽnad Cunedda
lv. Canu y byd maỽr
lvi. Canu y byd bychan
Avviso
Saggio introduttivo
Lezione dal ms. del Ỻyfr Taliesin
Testo medio-gallese normalizzato
Traduzione italiana
Traduzioni inglesi
Note
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Bibliografia
YFR TALIESIN
LVI
Canu y byd bychan
Canto del piccolo mondo
LA COMPOSIZIONE

La composizione Canu y byd bychan, è un breve poema di 22 versi contenuto nel Ỻyfr Taliesin (nlw Peniarth, ms. 2, prima metà del xiv sec.), al folius 38 (pagina 80). Il titolo è riportato in inchiostro rosso sul lato destro dell'incipit: <Kanu ybyt bychā>.

Il Canu y byd bychan («Canto del piccolo mondo») è una composizione erudita, di carattere gnomico-sapienziale, incentrata sulla questione cosmologica di chi o cosa tenga sospeso il mondo nel vuoto dello spazio. L'argomento viene introdotto attraverso una serie di domande retoriche in cui il poeta s'interroga sull'apparente fragilità del kósmos. Alle domande non segue però un'immediata risposta, bensì una serie di tre esclamazioni introdotte dalla formula Byd mor yỽ...: «il mondo, quant'è effimero!» [12], «...meraviglioso!» [15], «...straordinario!» [17], a ribadire la sorpresa del poeta di fronte al mistero della permanenza e della solidità della Terra. Una risposta complessiva ai vari dilemmi postulati nella composizione, viene data solo negli ultimi quattro versi: sono i quattro evangelisti, Matteo, Giovanni, Luca e Marco a sostenere il mondo con la grazia dello Spirito.

Il redattore del manoscritto del Ỻyfr Taliesin ha posto il Canu y byd bychan subito dopo il Canu y byd maỽr («Canto del grande mondo»), associando tra loro i due poemi anche grazie l'artificiosa complementarietà dei titoli che gli ha attribuito. Entrambi svolgono infatti argomenti cosmologici, sebbene con diversi intenti: nel poema precedente (il Canu y byd maỽr) la struttura del kósmos viene messa in relazione con la fisiologia umana; nel presente (il Canu y byd bychan), la solidità del mondo fa parte di un progetto universale di salvezza.

A differenza del Canu y byd maỽr, che negli ultimi versi cita Taliesin come suo compositore, il Canu y byd bychan non reca alcuna indicazione in tal senso. Ciò nonostante, l'edizione del Myvyrian Archaiology of Wales, conclude postponendo alla composizione la dicitura, assente nel manoscritto, «Taliesin a'i cant» (Myfyr ~ Pughe 1801-1807). Tale indicazione deve essere stata presa sul serio da alcuni dei primi interpreti, ad esempio da David William Nash, che ne riporta la traduzione «Taliesin sung this», ponendola subito dopo il verso [18]. Egli ritiene infatti che gli ultimi quattro versi, dove vengono citati gli evangelisti, non appartengano alla tradizione talgesiniana originale, ma siano stati aggiunti da una diversa mano per ragioni apologetiche (Nash 1868). Tale ipotesi è però da scartare, in quanto, come vedremo ora, la presenza degli evangelisti nell'ambito di questa composizione fa parte di una tradizione poetico-sapienziale assai ben attestata nella letteratura tardo-latina e medievale.

John Gwenogvryn Evans, nella sua traduzione del Ỻyfr Taliesin, ignora questo canto, insieme ad altri di natura teologica, assegnandolo al secondo o terzo quarto del xiii secolo (Evans 1915).

UN INNO ALLA STABILITÀ DELLA TERRA

La questione del «sostegno del mondo» è un mitema assai diffuso nei miti di tutto il mondo, e sul quale nel corso della storia si sono accumulate immagini fantasiose e bizzarre. Senza andare troppo lontano, è stato notato come il Canu y byd bychan si inserisca in un genere letterario assai diffuso nel Medioevo, e del quale sono stati rilevati un buon numero di paralleli. Sebbene il presente testo sia composto di un certo numero di domande a cui si dà risposta soltanto alla fine, le affinità più strette sono state rinvenute in alcuni dei cosiddetti Ioca monachorum, scritti in Gallia a partire dai secoli VI-VII, consistenti in una serie serrata di domande e risposte su argomenti sapienziali e religiosi. Il testo più antico è l'Altercatio Adriani et Epictiti, dove leggiamo:

Quid sustinet caelum? — Terra
Quid sustinet terra? — Aqua
Qui sustinet aqua? — Petra
Quid sustinet petra? — Quattuor animalia habentes alas, hoc sunt Marcus, Matheus, Lucas et Iohannes.
Qui sustinet quattuor animalia? — Abyssus.
Qui sustinet abyssum? — Arbor qui ante initium mundi ad radice positus est et omnia continet; ipse est Dominus Deus noster.

 
Altercatio Adriani Augusti et Epicteti philosophi [12-19]

Si conoscono di questo testo numerose versioni, anche in lingue diverse dal latino; sono attestati paralleli in provenzale, in serbo (Slovo o nebesi i o zemli), in bulgaro, e in medio-inglese (The wyse chylde of thre yere old). È pure conosciuta una versione gallese del xvi secolo. Se nell'Altercatio latina è l'albero primordiale, esplicita metafora della presenza divina, a fungere da sostegno finale e definitivo all'universo, il Canu y byd bychan, forse con maggior raffinatezza, conclude la serie al livello dei quattro evangelisti, che reggono il mondo con la grazia dello spirito. Questa soluzione manca nell'Altercatio latina, ma è presente, ad esempio, nella traduzione provenzale, dove l'albero cosmico è sostenuto «am lo comandamen de nostre senhor Ihesu Christz et am la gracia del sant esperitz» (Köhler 1879-1880, Suchier 1955, Haycock 2007).

Un interessante punto di distacco tra il Canu y byd bychan e l'Altercatio è che nel testo non sono gli evangelisti a sostenere il mondo ma in realtà i quattro tetramorfi alati, ovvero gli esseri angelici in forma di uomo, leone, toro e aquila che, sebbene dopo molte indecisioni iniziali, hanno finito per simboleggiarli. Le immagini dei tetramorfi risalgono ai kǝrûḇîm, gli angeli che precedono la visione del carro divino in Yǝḥẹzqêl, esseri con quattro ali e i piedi simili a zoccoli d'un bue, lucenti quali bronzo fuso; davanti in aspetto umano, a destra di leone, di bue a sinistra e infine d'aquila (Yǝḥẹzqêl [1: 4-24]). I tetramorfi ricompaiono nell'Apokálypsis di Giovanni, dove sono chiamati zṓıdia, in latino animalia, sono pieni d'occhi, davanti e di dietro, e circondano il trono divino. Questa volta però il loro aspetto è singolo: «il primo di essi è simile a un leone, il secondo è simile a un vitello, il terzo ha il volto che sembra d'un uomo e il quarto è simile a un'aquila che vola» (Apokálypsis [4, 6-9]). L'associazione tra i tetramorfi e gli evangelisti risale ai primi Padri della Chiesa: Irenaeus, vescovo di Lione, è forse il primo autore a parlare di un «vangelo quadriforme» costituito dai quattro testi canonici, a loro volta con i quattro zṓıdia/animalia giovannei (Adversus haereses). E sebbene la precisa correlazione tra i quattro tetramorfi e gli evangelisti sarà soggetto a molte indecisioni e ripensamenti, alla fine l'uomo, il leone, il vitello e l'aquila finiranno per simboleggiare rispettivamente Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

Il dettaglio dei tetramorfi è particolarmente significativo, nel nostro contesto, per il fatto che le più antiche rappresentazioni cosmologiche – rintracciabili ad esempio in Mesopotamia, Egitto, e Grecia – sembrano porre un gruppo di immagini zoomorfe compatibili con i zṓıdia/animalia (soprattutto il toro e il leone, ma anche l'aquila e il serpente), a guardia delle porte da cui il sole sorge o tramonta. Immagini simili appaiono fortemente associate quelle degli angeli guardiani delle porte del cingulus mundi, presenti tanto nella cosmologia islamica tanto in quella giudaico-cristiana (cfr. Apokálypsis [7, 1]). Alla base delle immagini dei tetramorfi vi è dunque il mitema dei quattro geni guardiani posti ai quattro angoli del mondo (che non coincidono con i punti cardinali, ma con le porte solstiziali attravesro le quali il sole sorge e tramonta). Traslati, nelle figure degli evangelisti, come «pilastri» della Chiesa, nondimeno essi hanno conservato la loro antica funzione di custodi della stabilità della Terra.

YFR TALIESIN
LVI
Canu y byd bychan
Canto del piccolo mondo
Kanu ybyt bycā, lezione dal ms. del Ỻyfr Taliesin
Canu y byd bychan, testo medio-gallese normalizzato
Canto per il piccolo mondo, versione italiana
The Song of the Little World, traduzione inglese di William Forbes Skene
The Little Song of the World, traduzione inglese di David William Nash
  Lezione dal ms. del Ỻyfr Taliesin  
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                                         Kanu
in ꟊeneis kanaf. byt vn  ybyt bychā
ꝺyꝺ mỽyꟌaf. lliaỽſ abỽyllaf ac abꝛꝺe
raf. kyfarcꟌaf y veirꝺ byt pꝛyt nam ꝺyweit
py ꟊynꟌeil ybyt. na syrtꟌ yneiſſywyt. Neur
byt bei syrtꟌei. py aryt ꟊỽyꝺei. Pỽy aeꟊoꟊy
nꟌalei. Byt moꝛ yỽ aꝺuant. pan syrtꟌ yn
ꝺiuant etwa ynꟊeuꟊant. Byt moꝛ yỽ ryfeꝺ.
na syrtꟌ yn vn weꝺ. Byt moꝛ yỽ oꝺit. moꝛ
vaỽꝛ yt letꟌrit. JoꟌannes. MatꟌeuſ. Lucas. a
Marcuſ. ỽy aꟊynꟌeil y byt trỽy rat yr yſpꝛyt.
Kanu y byt bychan
Pagina dal Ỻyfr Taliesin
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Peniarth, ms. 2. folius 38 (p. 80)
    Canu y byd bychan Canto del piccolo mondo
 

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  Cein geneis canaf
bed un ddydd mỽyhaf.
Ỻiaỽs a bỽyỻaf
ac a bryderaf.
Cyfarchaf y feirdd byd.
pryd nam dyỽëid
py gynheil y byd.
Na syrch yn eisyỽyd?
Neur byd pei syrchei
py ar yt gỽyddei?
Pỽy ae gogynhalei?
Byd mor yỽ adfant
pan syrch yn difant.
Etỽa yn geugant,
byd mor yỽ rhyfedd
na syrch yn unỽedd.
byd mor yỽ odid
mor faỽr yt ỻethrid.
Johannes, Matheus,
Lucas a Marcus.
Ỽy a gynheil y byd
trỽy rhad yr Yspryd.
Abilmente ho cantato e canterò
fino al giorno più grande.
Molto rifletto
e mi tormento.
Mi rivolgerò ai bardi della terra
finché non mi direte
che cosa sostiene il mondo.
Perché non cade nel nulla?
O, se il mondo cadesse,
su cosa cadrebbe?
Chi lo sosterrebbe?
Com'è effimero il mondo,
pencolante sull'abisso!
Ma ancora, in verità,
com'è straordinario il mondo
che nondimeno non crolla!
Com'è meraviglioso il mondo,
[che] così tanto riluce!
Giovanni, Matteo,
Luca e Marco:
loro sostengono il mondo
con la grazia dello Spirito.
         
YFR TALIESIN
LVI
The Song of the Little World
English Translations
 
The Song of the Little World
Translation of William Forbes Skene
The Little Song of the World
Translation of David William Nash

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  The beautiful I sing of, I will sing.
The world one day more.
Much I reason,
and I meditate.
I will address the bards of the world,
since it is not told me
what supports the world,
that it falls not into vacancy.
Or if the world should fall,
on what would it fall?
Who would uphold it?
The world, how it comes again,
when it falls in decay,
again in the enclosing circle.
The world, how wonderful it is,
that it falls not at once.
The world, how peculiar it is,
so great was it trampled on.

Johannes, Mattheus,
Lucas, and Marcus,
they sustain the world
through the grace of the Spirit.
The song I have sung, I sing
of the world one day more.
Much I reason,
and anxiously consider.
I address those who are Bards,
seeing that it is not told me
what sustains the world,
that it does not fall upon the stars:
or, if it were to fall,
upon what would it fall,
who would sustain it?
The world, great its desctruction,
when it shall fall into decay;
yet it is certain (to do so).
The world, great is the wonder
that it does not fall on one side.
The world, great its perfection,
very great its motionless condition.
      Taliesin sung this.
[John and Matthew,
Luke and Mark,
it is they who uphold the world
through the grace of the Holy Spirit.]
      Traduzioni: [Download]▼

NOTE

1     <꟏ein ꟊeneis kanaf> | Cein geneis canaf.

  • L'aggettivo cein vuol dire «bello, eccellente, raffinato», mentre geneis e canaf sono due voci del verbo del verbo canu, «cantare», prima persona singolare: rispettivamente indicativo perfetto e presente, quest'ultimo con valore di futuro. Da qui la diretta traduzione di William Forbes Skene, che considera sostantivato l'aggettivo e giustappone due periodi principali: «The beautiful I sing of, I will sing» (Skene 1868). David William Nash introduce invece una relativa: «The song I have sung, I sing» (Nash 1868). Secondo Marged Haycock, l'aggettivo cein è usato avverbialmente: «I have sung skilfully, [and] i shall sing» (Haycock 2007). Lezione che seguiamo volentieri.

    <byt vnꝺyꝺ mỽyꟌaf> | bed un ddydd mỽyhaf.

  • Sia Skene e Nash traducono questa verso come «(of) the world one day more», facendone l'oggetto del «cantare» del verso precedente. (Skene 1868 | Nash 1868). Tale traduzione presenta tuttavia due problemi: inanzitutto il verbo canu non può avere come oggetto diretto l'argomento del «cantare» ma richiederebbe una proposizione, nella forma canu am o canu y  (Haycock 2007); inoltre mỽyhaf è superlativo di maỽr, «grande», non avverbio. La Haycock tenta di risolvere emendando byd, «mondo», in bed, «fino»: «until the greatest single Day»  (Haycock 2007). Il riferimento è ad Apokálypsis [8: 2], dove il «grande giorno» è il giorno del Giudizio.

    <ac abꝛꝺeraf> | ac a bryderaf

  • Il verbo bryderaf esprime l'atto del meditare in termini gravi e preoccupati, può venire tradotto con «essere in ansia per, esitare, temere, pentirsi».

    <na syrtꟌ yneiſſywyt> | Na syrch yn eisyỽyd

  • Il termine <eissyỽyt>, eisyỽyd, è corradicale con il latino exiguitas, ed ha per significati principali «mancanza, assenza, bisogno, necessità, indigenza». La traduzione con «vuoto», efficace ma moderna, è stata già sostenuta da Skene: «that it falls not into vacancy» (Skene 1868), e oggi ripresa in modo assai raffinato dalla Haycock: «so that it does not fall into oblivion?» (Haycock 2007). Riportiamo per curiosità la sorprendente traduzione di Nash:  «that it does not fall upon the stars» (Nash 1868).

12     <Byt moꝛ yỽ aꝺuant> | Byd mor yỽ adfant

  • Il gallese adfant come sostantivo vuol dire «evanescenza, vacuità»; come aggettivo «incerto, transiente, vano», ma anche «triste». La sintassi di questo verso presenta la formula mor («come, quanto») + copula, che, seguita da un aggettivo, assume il senso di «quant'è...!», «com'è...!». La Haycock traduce quindi «how futile is the world»  (Haycock 2007). Skene, d'accordo con la costruzione, traduce tuttavia l'aggettivo con un verbo: «The world, how it comes again» (Skene 1868). Nash emenda mor («come, quanto») con maỽr («grande»), ma la sua traduzione ha un suo senso: «The world, great its desctruction» (Nash 1868). La medesima sintassi ritornerà ai vv. [14] e [17].

13     <pan syrtꟌ ynꝺiuant> | pan syrch yn difant

  • Il sostantivo gallese difant può significare «perdizione, dissoluzione, annientamento», ma anche «vuoto, abisso». Il primo significato è reso dai traduttori storici «when it (shall) falls in decay» (Skene 1868 | Nash 1868). La Haycock sottolinea l'ambiguità del verso: «that falls into the void/perdition» (Haycock 2007). Il significato preciso del verso dipende dal senso che diamo a pan, «quando, al tempo che, non appena, nel caso che». Il senso dei vv. [12-13] sembra essere dunque: «quant'è effimero il mondo, sempre sul punto di cadere nell'abisso».

14     <Byt moꝛ yỽ ryfeꝺ> | byd mor yỽ rhyfedd.

  • Sebbene questo verso ripeta la medesima sintassi del precedente v. [12], rimane di significato piuttosto ambiguo a causa delle sfumature dell'aggettivo rhyfedd, che se nel suo significato principale può essere inteso come «straordinario, sorprendente, meraviglioso», anche nel senso di «grande, immenso eccessivo», dall'altro può acquisire il senso di «strano, bizzarro, grottesco». Analizzando l'ermeneutica di questo singolo verso, si porterebbe a ipotizzare una soluzione semplice e immediata quale «il mondo, quant'è meraviglioso!». Aggettivo che, nel senso medievale del termine, non escludeva affatto il grottesco e il bizzarro. Ma vi è il sospetto che il significato preciso del verso possa dipendere dal suo contesto e dal modo in cui è legato ai versi vicini e la mancanza di una punteggiatura non aiuta. La soluzione più probabile è che il senso di questo verso si completi con il successivo v. [15], dove si attesta che in fondo il mondo non è destinato a crollare «nello stesso modo» (cioè nel modo sopra descritto). Non il mondo, dunque, ma questo fatto potrebbe essere considerato «meraviglioso» o, per meglio dire, «sorprendente». Il senso di tutto il passo sembra essere: «nonostante il mondo sia effimero, soggetto alla perdizione e sospeso sul vuoto, non è meraviglioso che non crolli?». Così sembrano interpretare i traduttori: «The world, how wonderful it is, that it falls not at once» (Skene 1868); «The world, great is the wonder that it does not fall on one side» (sempre emendando mor con maỽr) (Nash 1868). La Haycock si stacca, sebbene di poco: «how strange is the world that it does not fall in the same way» (Haycock 2007).

18     <moꝛ vaỽꝛ yt letꟌrit> | mor faỽr yt ỻethrid.

  • Verso particolarmente tormentato a causa della cattiva qualità del manoscritto. Il Myvyrian Archaiology of Wales, ad esempio, leggeva l'ultima parola del verso come <ſetꟌrit>, cioè sethrid, «calpestato» (Myfyr ~ Pughe 1801-1807), da cui la traduzione di Skene: «so great was it trampled on» (Skene 1868). E sebbene anche Nash accolga la medesima lezione, traduce in maniera eccessivamente libera: «very great its motionless condition» (sempre emendando mor con maỽr) (Nash 1868). La Haycock legge invece la parola come <letꟌrit>, ỻethrid, indicativo presente, terza persona singolare, del verbo ỻathru, «brillare»: «how greatly does it shine» (Haycock 2007).
Llyfr Taliesin
by W.F. Skene.
±500 kb
Llyfr Taliesin
by D.W. Nash.
±500 kb
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Il Ỻyfr Taliesin, tradotto in italiano da Valeria Muscarà sulle versioni inglesi di William Forbes Skene (1868) e David William Nash (1868). I due files verranno aggiornati man mano che verranno aggiunte altre composizioni del Corpus Talgesinianum.

Per il disclaimer, fare riferimento alla pagina Avviso.

Bibliografia
  • BENOZZO 1998. Poeti della marea. Testi bardici gallesi dal vi al x secolo, a cura di Francesco Benozzo. In «In forma di parole», xviii, 2. Bologna, 1998.
  • EVANS 1910. Facsimile & Text of the Book of Taliessin, a cura di John Gwenogvryn Evans. Tremban, Llanbedrog 1910.
  • EVANS 1915. Poems from the Book of Taliessin, cura e traduzione di John Gwenogvryn Evans. Tremban, Llanbedrog 1915.
  • HAYCOCK 2007. Legendary Poems from the Book of Taliesin, a cura di Marged Haycock. CMCS, Aberystwyth 2007.
  • HAYCOCK 2013. Prophecies from the Book of Taliesin, a cura di Marged Haycock. CMCS, Aberystwyth 2013.
  • KÖHLER, Reinhold Köhler, Taliesin's Little World, in «Revue Celtique», 4, Paris 1879-1880.
  • MacCULLOCH 1988. John A. MacCulloch, The Religion of Ancient Celts. Edimburgh 1911. → John A. MacCulloch, La religione degli antichi Celti. Vicenza 1998.
  • MORGANWG 1862. Edward Williams [Iolo Morganwg], Barddas. A Collection of original Documents, illustrative of the Theology, Wisdom and Usages of the Bardo-druidic System of the Isle of Britain (2 volls.), a cura di John Williams ab Ithel (Welsh Manuscripts Society). D.J. Roderick, London 1862-1874.
  • MORRIS-JONES 1918. Sir John Morris-Jones, Taliesin. In «Y Cymmrodor», XXVIII. Society of Cymmrodorion, London 1918.
  • MYFYR ~ PUGHE 1801-1807. Owen Jones [Owain Myfyr], William Owen Pughe, Myvyrian Archaiology of Wales (3 volls.)Gwyneddigion Society / Cymdeithas y Gwyneddigion, London 1801-1807.
  • NASH 1868. David William Nash, Taliesin; or, the Bards and Druids of Britain. John Russel Smith, London 1868.
  • PUGHE 1832. William Owen Pughe, Dictionary of Welsh Language, explained in English (2 volls.). E. Williams, London 1803; Thomas Gee, London 1849.
  • SKENE 1868. William Forbes Skene, Four Ancient Books of Wales (2 volls.). Edmonston & Douglas, Edinburgh 1868.
  • STEPHENS ~ EVANS¹ 1849. Thomas Stephens, Daniel Silvans Evans, The literature of the Kymry; being a critical essay on the history of the language and literature of Wales during the twelfth and two succeeding centuries, containing numerous specimens of ancient Welsh poetry in the original and accompanied with English translations. Longmans, London 1849.
  • SUCHIER 1955. Das mittelateinische Gespräch Adrian und Epictitus nebst verwandten Texten (Joca Monachorum), a cura di Walther Suchier, in «Gesellschaft für romanische Literatur», 24, Tübingen 1955.
BIBLIOGRAFIA
  Ỻyfr Taliesin
LV - CANU Y BYD MAỼR
     
Biblioteca - Guglielmo da Baskerville.
Area Celtica - Óengus Óc.
Traduzioni dall'inglese di Valeria Muscarà.
Confronto sul testo gallese di Valeria Muscarà, in collaborazione con Dario Giansanti.
Si ringrazia Colin Parmar per i preziosi suggerimenti.
======= 18.01.2019 >>>>>>> 5cbd8780b9b44688f09d997adca8edbccad1f622
Creazione pagina: 20.05.2015
Ultima modifica: 18.01.2019
 
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