EXCURSUS
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ETIMOLOGIA
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Niðavellir, letteralmente
«pianure, campi della luna
nuova».
La parola nið
in norreno sta per
«luna nuova»,
come nel verso «luna
piena e luna nuova |
crearono gli dèi propizi |
per segnare agli uomini il tempo»
[ný ok nið
| skópo nýt regin | öldom at ártali]
(Discorso
di Vafþrúðnir
[25]). Si noti che Nýi
e Níði
sono anche
i nomi di due nani, allitterati
nella formula
«Nýi
ok
Níði»,
che nel complesso significa
«luna piena e luna nuova»
(Profezia della Veggente [11]
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L'inganno di
Gylfi [14: xvii]).
Vellir è plurale di
völlr
«pianura, campo».
L'espressione Niðavellir
può
essere dunque interpretato come
«pianure oscure», forse perché
sotterranee. O forse perché,
essendo rivolte a nord, si
trovano in direzione opposta
alla luce del sole. |
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LETTURA
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Delle distese di
Niðavellir si
fa riferimento in un'unica
fonte, la
Profezia
della Veggente.
Qui, nell'ambito di una serie di
strofe dedicate a una vivida e
lugubre descrizione delle
regioni infere, compare questa
semistrofa:
Snorri effettua una
riscrittura in prosa di questo
passo, ma localizza questo
mitico luogo nel futuro
escatologico dopo il
ragnarök:
Sá
er ok góðr salr er stendr á Niðafjöllum, görr af
rauðu gulli, sá heitir Sindri. Í þessum sölum skulu
byggja góðir menn ok siðlátir. |
Sarà un buon luogo quello che si
trova nei Níðafjöll, fatto con oro rosso e che si chiama Sindri. In
quella dimora vivranno gli uomini
buoni e i giusti. |
Snorri
Sturluson:
Edda in prosa
>
L'inganno di Gylfi [52] |
Snorri mostra tuttavia di confondere le
Níðavellir con
i Níðafjöll, che
costituiscono la regione infernale da cui emerge il
serpente Níðhöggr
alla fine del poema (Profezia della
Veggente [66]). Inoltre fraintende il nome della
dimora con quello del nano, Sindri, la cui stirpe - secondo la
Profezia - dimorava appunto nelle
Níðavellir.
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