Dei monti
Niðafjöll si fa
riferimento nella strofa finale
della
Profezia
della Veggente.
Si descrivono i tempi futuri,
relativi forse al Giudizio
Universale, e l'ultima
enigmatica immagine è affidata
al serpente
Níðhöggr che si leva in volo
recando i morti sulle sue ali:
Þar kømr enn dimmi
dreki fljúgandi,
naðr fránn neðan
frá Niðafjöllum;
berr sér í fjöðrum
flýgr völl yfir
Níðhöggr nái... |
E viene di tenebra,
il drago che vola,
il serpe scintillante
dai monti Niðafjöll.
Porta tra le sue ali,
sulla pianura vola,
Níðhöggr, i morti... |
Edda poetica >
Profezia della Veggente
[66] |
I
Niðafjöll
compaiono inoltre in un passo
di Snorri, dove queste mitiche
montagne diventano una dimora
escatologica degli uomini buoni
e giusti dopo il
ragnarök:
Sá
er ok góðr salr er stendr á Niðafjöllum, görr af
rauðu gulli, sá heitir Sindri. Í þessum sölum skulu
byggja góðir menn ok siðlátir. |
Sarà un buon luogo quello che si
trova nei Níðafjöll, fatto con oro rosso e che si chiama Sindri. In
quella dimora vivranno gli uomini
buoni e i giusti. |
Snorri
Sturluson:
Edda in prosa
>
L'inganno di Gylfi [52] |
Il passo di
Snorri è una riscrittura in prosa di Profezia della
Veggente [37], dove tuttavia non si parla dei monti
Níðafjöll ma delle pianure di
Níðavellir. Inoltre, Snorri fraintende il nome della
dimora con quello del nano, Sindri, la cui stirpe - secondo la
Profezia - dimorava appunto nelle
Níðavellir. Può darsi che
Snorri disponesse di una versione del poema diversa da quella
a noi tramandata; in mancanza di una fonte alternativa, la sua
annotazione va comunque intesa come un lapsus.
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