FONTI

SLAVI
Russi

MITI SLAVI
NESTOR LETOPISEC
SE POVĚSTI VREMJANĬNICHŬ LĚTŬ

LA CRONACA DEGLI ANNI PASSATI

EPICA ANTICO-RUSSA
TESTI ECCLESIASTICI ANTICO-RUSSI
▼ CRONACHE ANTICO-RUSSE
► Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ
CRONACHE CECHE
Schema
SE POVĚSTI VREMJANĬNICHŬ LĚTŬ - Saggio
Bibliografia
 
Titolo Се повѣсти времѧньныхъ лѣтъ
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ
Questa è la cronaca degli anni passati
Autore Nikon († 1088)
Nestor (±1056-±1114)
Sil'vestr (1055-1123)
Genere Cronaca
Lingua Antico russo
Epoca
Prima redazione:



Seconda redazione:
Terza redazione:
1ª fase
2ª fase
3ª fase
4ª fase
5ª fase
6ª fase

(Nikon)

(Nestor)
(Sil'vestr)
 
  < 1039
1073-1075
1093-1095
1113 >
1116
1118
Manoscritti Lavrent'evskaja letopis' (✍ 1377)
Ipat'evskaja letopis'
(✍ 1425)
Nestor Letopisec
SE POVĚSTI VREMJANĬNICHŬ LĚTŬ
LA CRONACA DEGLI ANNI PASSATI

La Cronaca degli anni passati

Il Se pověsti vremjanĭnychŭ lětŭ [russo moderno Povest' vremjannych let] è una compilazione annalistica della storia della Rus' kievana. Opera di importanza capitale non solo per la nostra conoscenza della storia remota russa, ma anche splendido incipit per la letteratura slava in generale, la «cronaca nestoriana» tratta la storia russa dalle origini al 1116 (nella sua seconda redazione). Prende l'avvio dal Diluvio e dalla divisione del genere umano; con la moltiplicazione delle lingue, sotto la torre di Babele, si originano le genti slave, finalmente collocate nella scenografia biblica del genere umano. La cronaca tratta quindi dell'arrivo dei Variaghi, che sottomettono le tribù slave e impongono le leggi, della fondazione di Kiev e delle imprese dei più antichi gran principi: un materiale essenzialmente storico, in cui sono incastonate molte tradizioni mitologiche, come si evince dal confronto con racconti analoghi di altri paesi slavi. Il Se pověsti contiene inoltre, altre al testo dei trattati conclusi dai principi pagani con Bisanzio, il celebre passo, chiamato «Canone di Volodimirŭ», nel quale sono riportati i nomi di sei divinità antico-russe i cui idoli erano stati innalzati sulla collina di Kiev.

La narrazione culmina quindi con l'adozione del cristianesimo (nell'anno 980) da parte del gran principe Volodimirŭ, attraverso cui la Rus' entra a far parte di un progetto universale di salvezza. Il tema dell'introduzione della religione cristiana in Russia, è dominante, anzi, è il motore interno di tutta la narrazione. Attingendo tanto alle saghe scandinave quanto alla storiografia bizantina, il racconto prosegue narrando quindi le gesta dei successivi gran principi, le loro lotte intestine e quelle contro i nomadi della steppa; narra storie di santi, di eroi, di fondazioni, disegnando un affresco corale di grande limpidezza e suggestione, che Alda Giambelluca Kossova ha definito, giustamente, «narrazione agiografica del popolo russo». (Kossova 2005)

Non per nulla, il completo titolo-incipit dell'opera è: Se pověsti vremjanĭnychŭ lětŭ, otkudu, estĭ pošla ruskaja zemlja, kto vŭ Kievě nača parvěe knjažiti, i oktendu ruskaja zemlja stala estĭ «Questa la cronaca degli anni passati, di dove è derivata la terra russa, chi a Kiev cominciò dapprima a regnare e di dove la terra russa è sorta».

Formazione del testo

La grande chiesa el Monastero delle Grotte di Kiev (1905)
Dipinto di Vasilij Vasil'evič Vereščagin (1842-1904)

«Cronaca nestoriana» è il titolo con cui l'opera fu conosciuta a partire dal primo Ottocento, dal nome del principale dei suoi compilatori, il monaco Nestor (±1056-±1114), detto Letopisec, l'«Annalista», del Monastero delle Grotte di Kiev [Kievo-Pečerskaja Lavra]. In realtà il Se pověsti vremjanĭnychŭ lětŭ è un'opera composita, un corpus di successive compilazioni che vennero aggiunte e integrate nel corso di molti anni. Le analisi filologiche hanno mostrato una progressiva crescita del testo a partire da un nucleo originale fino alle redazioni finali.

Nel suo minuziosissimo studio sul testo, Aleskej Aleksandrovič Šachmatov, forse il massimo esponente della scuola filologica prerivoluzionaria, ha delineato lo sviluppo del testo in sei fasi, fornendo un quadro convincente del contenuto di ciascuna. Pur senza esaurire i troppi quesiti sollevati da questo indiscusso monumento della letteratura antico-russa, l'analisi di Šachmatov è ancora considerata indispensabile da ogni filologo che si accinga a studiare il Se pověsti.

L'originario nucleo della cronaca è costituito, stando alla terminologia di Šachmatov, dal «più antico corpus kievano» [drevnejšij kievskij svod], collocato entro l'anno 1039. In concomitanza con l'insediamento del metropolita Feopempt [Theopemptus] a Kiev, vennero fissati per la prima volta sulla pergamena le più antiche memorie delle genti slave. Seguendo una tradizione prettamente bizantina, con la quale si celebravano avvenimenti di particolare rilevanza – come l'istituzione di una cattedra vescovile o metropolitana – principiando una trattazione annalistica da inaugurare con il racconto dell'evento stesso, i collaboratori di Feopempt, raccolsero i primi materiali e misero per iscritto quanto era stato tramandato da padre in figlio sulla protostoria russa e, soprattutto, sulle fasi della penetrazione cristiana nei paesi slavi. Questo primo corpus si arrestava all'anno 1037, e terminava con un lungo elogio al gran principe Jaroslav Vladimirovič I Mudryj, (♔ 1019-1054), il «saggio», grande appassionato di storia e cultura. (Kossova 2005)

Nel 1051, i monaci san Feodosij e il beato Antonij fondano, sul monte Berestov, non lontano da Kiev, il famoso Monastero delle Grotte. È presumibile che il «più antico corpus kievano» venisse portato nel nuovo cenobio. Negli anni tra il 1073 e il 1075, è infatti Nikon Velikij († 1088), il «grande», una delle massime personalità del monachesimo russo dell'XI secolo, a continuare l'opera, forse su ispirazione del metropolita Ilarion di Kiev, successore di Feopempt, il quale, in un sermone, aveva trattato della necessità di tenere viva la documentazione sulla storia del cristianesimo russo. Stretto collaboratore di Antonij e di Feodosij alla guida del Monastero, Nikon introdusse nell'opera la notazione annalistica, esponendo gli avvenimenti secondo un ordine cronologico, addirittura segnalando accuratamente mese e giorno nel caso di avvenimenti a cui lui stesso aveva assistito. Di fiero temperamento, Nikon acuì la polemica antigreca – comune allo stesso Ilarion – e grazie anche a lui, il Monastero delle Grotte andò consolidando una politica di autonomia ecclesiastica e d'indipendenza dal potere laico. Il contributo di Nikon al nascente Se pověsti è da considerarsi la seconda fase nella formazione del testo.

Nestor l'annalista (1919)
Dipinto di Viktor M. Vasnecov (1848-1926)
MUSEO: [Vasnecov]►

La terza fase si situa tra il 1093 e il 1095, quando, per incarico del gran principe Svjatopolk II Izjaslavič (♔ 1093-1113), nuovo materiale affluì al Monastero delle Grotte e fu incorporato nella cronaca. Non conosciamo il nome del copista che si mise all'opera, ma il suo lavoro è caratterizzato da aspre critiche ai principi coevi, giudicati avidi ed egoisti, in contrasto con i lunghi elogi riservati ai sovrani del passato, difensori della terra russa e custodi del benessere del popolo. Questa terza continuazione, chiusa nell'anno 1093, coincide con la funesta devastazione della Rus' da parte dell'esercito polovesiano.

La disponibilità di nuovo materiale richiese in seguito un nuovo intervento riordinatore e, nel 1113, si accinse all'opera il monaco Nestor (1056-1114). Autore di agiografie, tra cui una Čtenie o žitii i o pogublenii Borisa i Gleba «Racconto della vita e del martirio di Borisŭ e Glebŭ» e la Žitie Feodosija Pečerskogo «Vita di Feodosij del Monastero delle Grotte», Nestor rielaborò l'intera esposizione annalistica, la completò e la corresse in vari punti (anche alla luce delle concezioni difese dal suo monastero) e vi premise un'introduzione generale. A questa sua opera Nestor diede finalmente il titolo con cui è ancor oggi conosciuta, Se pověsti vremjanĭnychŭ lětŭ, e vi aggiunse la notazione «di Nestor, monaco del cenobio feodosiano delle Grotte». Questa quarta fase evolutiva, venne definita da Šachmatov «prima redazione». Essa ci è pervenuta tuttavia attraverso due redazioni successive, succedutesi a breve distanza l'una dall'altra.

Nel 1116, in seguito a un contrasto sorto col Monastero delle Grotte, il gran principe Vladimir II Monomach (♔ 1113-1125) fece trasferire i manoscritti del Se pověsti al monastero di San Michele di Vydobič, presso Kiev, e affidò all'igumeno Sil'vestr (1055-1123) il compito di revisionare l'opera, con particolare attenzione all'esposizione degli avvenimenti dei due ultimi decenni. Questi avevano infatti visto Vladimir opporsi al cugino Svjatopolk, nel tentativo di evitare la frantumazione e dissoluzione dello stato russo, e il gran principe temeva che la cronaca distorcesse gli accadimenti a suo danno. Con sua sorpresa, tuttavia, la registrazione di Nestor era stata sincera e imparziale. Sil'vestr si limitò così a esemplare il testo, con interventi davvero circoscritti, che si limitarono all'espunzione di qualche nome, tra cui quello di Nestor (il quale compare tuttavia nella Chlebnikovskaja letopis', un codice del XVI secolo esemplato su una copia che tramandava il testo nestoriano nella versione antecedente alla sottrazione al Monastero delle Grotte). Il suo intervento costituisce la «seconda redazione», che è la più antica che possediamo.

Nel 1118, il Se pověsti ritornò nel luogo d'origine, il Monastero delle Grotte, dove, per iniziativa del principe Mstislav, figlio di Vladimir Monomach, fu operata una nuova revisione del lavoro, a opera del padre spirituale del principe, di cui non conosciamo il nome. È la «terza redazione», che tuttavia non differisce dalla seconda che per poche insignificanti aggiunte. Tra l'altro fu ripristinata l'originaria attribuzione della cronaca, pur senza fare il nome di Nestor: «un monaco del cenobio feodosiano delle Grotte».

La storia interna del Se pověsti vremjanĭnychŭ lětŭ non riassume però tutte le peripezie del componimento che, oltre a racchiudere in sé una serie di più corpora, venne in seguito inserito a sua volte in altre compilazioni cronografiche. I più antichi codici noti in cui figura il Se pověsti sono il «Laurenziano» [Lavrent'evskij] e l'«Ipaziano» [Ipat'evskij]. In ambedue, il Se pověsti rappresenta solo il principio della narrazione, esteso poi, nei due manoscritti, alla storia locale, rispettivamente, del nord e del sud della Rus'. Il testo Laurenziano, contenente la «seconda redazione» di Sil'vestr, fornisce il più sicuro modello per le edizioni critiche del Se pověsti, mentre a quello Ipaziano si ricorre per le varianti della «terza redazione».

Per produrre l'edizione critica del Se pověsti, pubblicata a San Pietroburgo nel 1916. Šachmatov si giovò di questi due codici e degli esiti della collazione di altri sedici manoscritti. Sulla scorta del confronto critico egli adoperò il Codice Laurenziano come testo diplomatico. (Kossova 2005)

Codice Laurenziano

Pagina del Codice Laurenziano

Il Codice Laurenziano [Lavrent'evskaja letopis'] fu redatto per ordine del principe Dmitrij Konstantinovič, e con la benedizione del vescovo Dionisij di Suzdal', nel 1377. Due copisti si alternarono al lavoro, con un limitato intervento di un terzo. Conosciamo il nome del secondo copista che, in una nota, chiama sé stesso Lavrentij, e indica che il lavoro iniziò il 14 gennaio e terminò il 20 marzo 6885 (anno 1377). Il codice si compone di 173 fogli, di cui dodici andati perduti. Le lacune interessano gli eventi degli anni 898-921, 1263-1283 e 1292-1293, anche se possiamo ricomporle grazie al contributo di altri codici.

Il Laurenziano include la versione più antica a noi pervenuta del Se pověsti, nella sua seconda redazione, che termina nell'anno 1110 con un post scriptum di Sil'vestr). A questo si aggiungono due altre continuazioni: la Letopis' preimuščestvenno južnorusskimi izbestijami «Cronaca dei fatti principali della Russia meridionale», che comprende il periodo 1110-1161, e il Letopis' preimuščestvenno ob izbestijach Vladimiro-Suzdal'skoj Rusi, gli «Annali dei fatti predominanti della Vladimir-Suzdal' Rus'», che riguarda la nordica Suzdal'skaja Rus' e copre gli anni tra il 1164 e il 1304.

Sono inclusi nel manoscritto anche due poemi: il Povest' o našestvii Batyja «Storia dell'invasione di Batū Qān» e, all'anno 1263, la Žitija Aleksandra Nevskogo «Vita di Aleksandr Nevskij».Il codice contiene inoltre il testo dei Poučenija Vladimira Monomacha, gli «Insegnamenti di Vladimir Monomach ai figli», e un'epistola dello stesso Vladimir a Oleg Svjatoslavič, assenti negli altri manoscritti.

Il codice è rimasto nella biblioteca del Convento della Natività, a Vladimir, finché, nel 1792, è stato acquistato dal conte Aleksej Ivanovič Musin-Puškin (lo stesso appassionato antiquario a cui si deve la scoperta dello Slovo o pŭlku Igorevě) e presentato più tardi allo zar Aleksandr I Pavlovič Romanov. Questi lo ha donato alla Biblioteca Nazionale Russa [Rossijskaja Nacional'naja Biblioteca] di San Pietroburgo, dove si trova ancora oggi.

Codice Ipaziano

Compilato intorno al 1425, il Codice Ipaziano [Ipat'evskaja letopis'] è composto di 307 fogli e, secondo quanto stabilito da Šachmatov, fu redatto da cinque copisti, probabilmente nella città di Pskov.

Preceduto da un testo elencativo dei principi di Kiev da Askolĭdŭ e Dirŭ fino all'invasione di Batū Qān, il codice incorpora innanzitutto la terza redazione del Se pověsti, ed è poi seguito da altre due cronache, conservate soltanto in questo manoscritto: la Kievskaja Letopic' «Cronaca di Kiev» (✍ XII sec.), che tratta gli eventi dal 1118, con particolare attenzioni al periodo 1146-1152, e la Galicko-Vol'ynskaja Letopic' «Cronaca di Galizia-Volinia» (✍ XIII sec.), che termina nel 1292. I dettagli della campagna di Igorĭ Svjatoslavičŭ contro i Polovesiani, avvenuta nel 1185, sono considerati una narrazione a parte.

Trascritto in un antico russo ricco di forme slavo-orientali, il codice Ipaziano volge dunque, perlopiù, la storia locale del meridione russo, e termina, come detto, con l'anno 1292. Riporta tra l'altro molti dettagli non conservati nel Codice Laurenziano, che possono venire integrati nelle edizioni critiche del Se pověsti. Conservato nel Monastero di Ipat'iev, presso Kostroma, fino al XVIII secolo, fu scoperto solo nel 1807 da A.I. Turbenev e poi venne esaminato da Nikolaj Karamzin. Dal 1810, è anch'esso conservato nella Biblioteca Nazionale Russa [Rossijskaja Nacional'naja Biblioteca] di San Pietroburgo.

Edizioni italiane

Due le edizioni integrali del Se pověsti. L'una, tradotta e curata da Itala Pia Sbriziolo per i tipi Einaudi, comprende tutto il materiale del Codice Laurenziano più una sezione molto interessante tratta dall'Ipaziano (Sbriziolo 1971). La seconda edizione, edita a nome di Nestore l'Annalista per la prestigiosa collana «Storia del Cristianesimo» della San Paolo, è tradotta, introdotta e commentata da Alda Giambelluca Kossova (Kossova 2005). Entrambe le edizioni sono assai ben curate, per quanto manchino purtroppo dei testi originali a fronte.

Bibliografia

  • GIANBELLUCA KOSSOVA Alda, All'alba della cultura russa. La Rus' kievana. (826-1240). Studium, Roma 1966..
  • GIANBELLUCA KOSSOVA Alda [cura]: NESTORE l'Annalista, Cronaca degli anni passati (XI-XII secolo). San Paolo, Cinisello Balsamo 2005.
  • GIUSTI Francesca Fici ~ GEBERT Lucyna ~ SIGNORINI Simonetta, La lingua russa. Storia, struttura, tipologia. La Nuova Italia, Roma 1991.
  • SARONNE Edgardo T. ~ PEPE G.M. Tatiana, Grammatica e testi dell'antico russo. Clueb, Bologna 2006.
  • SBRIZIOLO Itala Pia [cura], Racconto dei tempi passati: Cronaca russa del secolo XII. Einaudi, Torino 1971.
BIBLIOGRAFIA
Intersezione: Sezioni - Alianora
Sezione:
Fonti - Nabū-kudurri-uṣur
Area: Slava - Koščej Vessmertij
Ricerche e testi di Oliviero Canetti e Anna Perugini.
Creazione pagina: 26.10.2004
Ultima modifica: 29.11.2014
 
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