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Popol Wuj |
Miguel Carmona, illustrazione |
1 - CREAZIONE DEGLI ANIMALI
n
seguito, i k’ab’awil progettarono gli animali delle montagne, i guardiani dei boschi, gli
spiriti dei monti: ovvero i cervi, gli uccelli, i puma, i giaguari, i serpenti,
i serpenti a sonagli, i serpenti punta-di-lancia, guardiani dei cespugli.
Dissero gli
Alom, i K’ajolom:
— Perché questo inutile mugolio? Dovrà esserci solo silenzio sotto le fronde
degli alberi e dei cespugli? È bene che ci sia qualcuno che li sorvegli.
Questo disposero quando meditarono e parlarono. Subito vennero avanti
i cervi e gli uccelli, ai quali venne assegnata un'abitazione.
— Cervi, voi dormirete nelle pianure vicino ai fiumi e nelle gole dei monti.
Qui vivrete nella macchia, nei prati. Vi moltiplicherete nei boschi e
camminerete su quattro zampe. Uccelli, voi popolerete gli alberi e i cespugli,
lì farete i vostri nidi, lì vi moltiplicherete e sbatterete le vostre ali.
Così fu ordinato ai cervi e agli uccelli, che presero posto nelle dimore
assegnate loro dai k’ab’awil.
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2 - «PRONUNCIATE I
VOSTRI NOMI!»
na volta terminata la creazione di ogni specie,
lo Tz’aqol, il B’itol, gli
Alom e i K’ajolom,
intimarono a tutti gli animali:
— Parlate, gridate, gorgheggiate, pronunciate i nostri nomi nel modo che vi è
più consono. Lodateci, siamo vostra madre e vostro padre. Invocate
Juraqan, Ch’i’pi Kaqulja
e Raxa Kaqulja; invocate Uk’u’x Kaj,
il «cuore del cielo», Uk’u’x Ulew, il «cuore
della terra»; invocate lo Tz’aqol, il B’itol, gli
Alom e i K’ajolom.
Parlate, invocateci, adorateci!
Ma gli animali non sapevano parlare come degli esseri umani; strillavano,
chiocciavano e gracchiavano ciascuno in maniera diversa, senza riuscire a
proferire parole di senso compiuto.
Quando lo Tz’aqol, il B’itol, constatò che per gli
animali era impossibile parlare, convenne: — Non sono riusciti
nemmeno a pronunciare il nostro nome, quello dei loro creatori e progenitori.
Così si rivolse agli animali: — Poiché non siete in grado di emettere
parola, né di invocarci o di adorarci, abiterete i burroni e i boschi. Creeremo
altri esseri che sapranno adorarci e obbedirci e la vostra carne sarà fatta a
pezzi. Accettate il vostro destino, questa sarà la vostra sorte.
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Creación de los animales y de los tres hombres |
Diego Rivera (1886-1957), dipinto |
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3 - PRIMA ANTROPOGONIA: GLI UOMINI DI FANGO
uttavia, gli
Alom e i K’ajolom
vollero fare un altro tentativo, per vedere se gli animali della terra erano in
grado di adorarli. Ma non riuscirono a intendere il loro linguaggio, nulla
poterono ricavare da quelle creature. Perciò i k’ab’awil disposero che
gli animali divenissero cibo per l'essere che fosse riuscito a invocarli e
adorarli.
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La creación del hombre |
Diego Rivera (1886-1957), dipinto |
Per questa ragione lo Tz’aqol, il B’itol, gli
Alom e i K’ajolom
vollero provare a creare l'uomo.
— Riproviamo! L'aurora si avvicina; faremo colui che ci alimenterà e
sosterrà! Come potremo essere invocati e ricordati sulla faccia della terra?
Abbiamo già provato con le nostre prime creature, ma esse non sono in grado di
venerarci. Proviamo ora a fabbricare degli esseri obbedienti, rispettosi, che ci
sostengano e che ci nutrano! — Queste furono le parole degli dèi.
Così avvenne la creazione, la formazione. Con la terra, con il fango fecero
la carne dell'uomo. Ma subito si resero conto che il corpo si smembrava, era
molle, non aveva vigore e forza di muoversi, cadeva, non girava la testa, che
gli pendeva da un lato, non riusciva a guardare indietro. Parlava, ma era privo
d'intelletto. Si inzuppò d'acqua molto velocemente e non poté più reggersi in
piedi.
Disse allora lo Tz’aqol, il B’itol: — Proviamo di nuovo, perché
quest'essere non può camminare né moltiplicarsi.
I k’ab’awil disfecero la propria opera e distrussero quanto avevano
creato. |
4 - DIVINAZIONE DI XPIYAKOK E XMUQANE
k’ab’awil
si chiesero dunque come avrebbero potuto realizzare creature migliori e decisero
di rivolgersi a Xpiyakok
e Xmuqane.
Juraqan e tepew Q’ukumatz
invocarono i custodi dei giorni, i divinatori, i veggenti:
— O rati’t q’ij, «nonna del giorno», o rati’t saq, «nonna della
luce», — così li appellarono lo Tz’aqol,
il B’itol.
— Dobbiamo riunirci per trovare il modo di creare l'uomo, l'essere che ci
alimenti, che ci sostenga, in grado di invocarci e adorarci, che si ricordi dei
suoi creatori. La nostra ricompensa sarà in parole. Fate in modo che questo
accada.
«Levatrice, sensale dei matrimoni,
due volte madre, due volte padre,
Xpiyakok, Xmuqane,
fate sia la semina, fate sia l'alba
della nostra invocazione,
del nostro sostenimento,
del nostro riconoscimento
attraverso il lavoro umano, il disegno umano,
la figura umana, la forma umana.
Così sia, realizzati i vostri nomi:
Junajpu Wuch’, Junajpu Utiw,
due volte
Alom, due volte K’ajolom,
Nim Aq, Nim Tzi’s,
signore degli smeraldi, orefice,
scultore, intagliatore,
modellatore di piatti, modellatore di ciotole,
impastatore di resina, mastro tolteco,
nonna del giorno, nonna della luce,
questo è il nome con cui sarete chiamati dalle vostre creature. |
«Tirate la sorte coi vostri chicchi di mais, coi vostri
semi di tz’ite, così sapremo se sarà opportuno
intagliare la bocca e gli occhi dell'uomo nel legno. —
Questo è quanto fu detto ai veggenti Xpiyakok
e Xmuqane.
La nonna del giorno, la nonna della luce trassero subito la sorti con il mais
e lo tz’ite e presero a stabilire i giorni:
«Fate che sia trovato, che sia scoperto,
parlate, affinché noi possiamo udirvi;
che voi possiate dire, che possiate parlare,
diteci se è bene che il legno sia assemblato,
sia intagliato dallo Tz’aqol,
dal B’itol.
Se dev'essere questo che ci alimenterà e sosterrà
quando verrà la semina, l'alba?
Tu mais tu, tz’ite,
tu giorni, tu destino,
siete chiamati, abbiate successo! |
Così dissero Xpiyakok
e Xmuqane ai chicchi di mais, ai semi di tz’ite.
Si rivolsero poi a Juraqan: —
Partecipa anche tu al sacrificio, Uk’u’x Kaj,
non far fallire tepew
Q’ukumatz!
Allora i chicchi di mais, i semi di tz’ite parlarono e dissero la
verità: — I vostri burattini di legno usciranno bene; parleranno e converseranno
sulla faccia della terra.
— Così sia! — risposero gli dèi.
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Xpiyakok
e Xmuqane |
Balam Tzibtah, illustrazione |
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5 - SECONDA
ANTROPOGONIA: GLI UOMINI DI LEGNO
ll'istante vennero intagliati gli uomini di legno. Il corpo dell'uomo fu
intagliato dal legno dello tz’ite, l'albero del corallo, dallo
Tz’aqol,
dal B’itol. E per fare il corpo della
donna, allo
Tz’aqol, al B’itol
fu necessario il midollo delle canne di sib’ac.
Gli uomini di legno sembravano uomini, parlavano come uomini e popolarono la
faccia della terra.
Si moltiplicarono, ebbero figli e figlie; ma non avevano anima né intelletto,
non si ricordavano dello Tz’aqol,
del B’itol; camminavano proni, senza meta.
Dato che non si ricordavano dell'Uk’u’x Kaj,
caddero in disgrazia. Furono solamente un tentativo, un abbozzo di uomo.
Parlavano, ma i loro visi erano asciutti, i piedi e le mani non avevano
consistenza; non avevano sangue, né sostanza, né sudore, né carne. Le loro
guance erano secche, come secchi erano i piedi e le mani, e la loro pelle era
giallognola. Agitavano in modo incontrollato gambe e braccia, i loro corpi erano
deformi.
Per questo non compirono nulla davanti allo Tz’aqol,
al B’itol, a chi aveva dato loro la vita e
si curava di loro. Questi furono i primi uomini che popolarono la faccia della
terra.
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Creación del hombre (1964) |
Raúl Anguiano Valadez (1915-2006), murale (particolare)
Museo Nacional de Antropología, Ciudad de México |
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Fonti
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