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Wukub’ Kaqix |
Balam Tzibtah, illustrazione |
1 -
WUKUB’ KAQIX, L'ORGOGLIOSO
ll’epoca in cui la Terra
era neonata e c'era solo una traccia della prima alba sulla faccia del kaj-ulew,
il «cielo-terra», non c'era ancora Q’ij, il sole. Ma esisteva qualcuno,
Wukub’ Kaqix, «sette ara macao», che esaltava sé
stesso. Il kaj-ulew era già lì, ma la faccia del q’ij-ik’, il «sole-luna», era
coperta dalle nubi.
— Io sono grande. Il mio posto è più in alto di quello del disegno dell'uomo.
Io sono il loro sole, io sono la loro luce e sono anche i loro mesi. Io sono la
strada e il trespolo per la gente, perché i miei occhi sono di metallo. I miei
denti scintillano di gemme e di turchese. Spiccano come le pietre azzurre contro
la faccia del cielo. E questo mio naso splende bianco da lontano come la luna.
Quando esco dal mio nido, io sono il q’ij-ik’ per quelli che sono stati generati
dalla luce. Deve essere così, perché il mio volto arriva lontano...
Wukub’ Kaqix si pavoneggiava, con le sue piume
variopinte, gli occhi e i denti splendenti. Nonostante l'aspetto sgargiante e
nobile, però, lo sguardo di Wukub’ Kaqix non riusciva ad abbracciare il mondo
intero, come il vero sole avrebbe dovuto essere in grado di fare.
E così Wukub’ Kaqix si gonfiava come i giorni e
i mesi, davanti all'Uk’u’x Kaj, il «cuore
del cielo», sebbene la luce del sole, della luna e delle stelle non si fosse
ancora schiarita, e non fosse ancora spuntata l'alba. Questo accadeva quando il
diluvio si abbatté sugli uomini di legno. |
2 - LA FAMIGLIA
DI
WUKUB’ KAQIX
uesto Wukub’ Kaqix aveva due figli:
Sipakna era il primo; Kab’raqan
era il secondo, «terremoto». Sua moglie aveva nome
Chimalmat.
Sipakna era un essere gigantesco che si nutriva
di pesci e granchi e che aveva potere sulle montagne. In una sola notte,
Sipakna, mentre giocava a palla con i monti, ne
creò addirittura sei: Chi’q’aq’, Junajpu, Pekulya’, Xcanul, Makamob’ e Julisnab’.
Kab’raqan invece era un vero terremoto, di nome
e di fatto: si divertiva a scuotere la terra e rendeva friabili le montagne,
piccole e grandi, comprese quelle che il fratello aveva creato.
— Guardatemi! Sono il sole! — diceva Wukub’ Kaqix.
— Io sono il creatore della terra! — esclamava
Sipakna.
— Io faccio tremare il cielo e la terra! — ruggiva Kab’raqan. |
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Junajpu e Xb’alanq’e, |
Miguel Carmona, illustrazione |
3 - ARRIVANO
JUNAJPU E XB’ALANQ’E
a oltre a questi esseri superbi, in quel tempo remoto
vivevano anche Junajpu e Xb’alanq’e,
i gemelli prodigiosi. A differenza di Wukub’ Kaqix
e dei suoi figli, la natura dei due gemelli era realmente divina e non potevano
tollerare l'arroganza di chi si autoglorificava davanti all'Uk’u’x Kaj,
spacciandosi per ciò che non era.
— Non è bene che sulla faccia della terra non ci sia vita, non ci sia gente.
Tentiamo di colpirlo, allora. Potremmo farlo mentre sta consumando il suo
pranzo. Lo potremmo far ammalare, per poi mettere fine alla sua ricchezza, alla
sua giada, ai suoi gioielli, alle sue gemme, alla sorgente della sua
magnificenza. Tutti potrebbero fare come lui: ma non dovrebbe accadere che lo
splendore divenga semplicemente una questione di metallo.
Perciò, la cerbottana in spalla, i gemelli decisero di punire severamente
l’eccesso di orgoglio dei falsi dèi. |
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Agguato di Junajpu a Wukub’ Kaqix |
Miguel Carmona, illustrazione |
4 - AGGUATO SOTTO IL TAPA’L
due fratelli sapevano che
Wukub’ Kaqix era ghiotto dei frutti dell'albero di
tapa’l, simili a ciliegie bianche. Per mangiare i frutti,
Wukub’ Kaqix
saliva sull'albero ogni giorno. Così, Junajpu e
Xb’alanq’e si appostarono in agguato sotto il
tapa’l. Wukub’ Kaqix non si fece attendere a lungo. Non appena il
malcapitato si pose sull'albero per assaporare i suoi frutti preferiti, venne
colpito alla mascella da un dardo della cerbottana di
Junajpu, che era un abilissimo tiratore.
Wukub’ Kaqix cadde a terra e
Junajpu accorse, pronto a recuperare il corpo della propria vittima. Ma
l'arrogante pennuto non era morto e afferrò il braccio di
Junajpu con una forza tale che glielo strappò. Così
Wukub’ Kaqix tornò alla sua dimora, portando con sé l'arto mutilato del
suo nemico.
Tornato a casa, Wukub’ Kaqix trovò la moglie ad
attenderlo.
— Cosa ti è successo, marito mio? — chiese preoccupata
Chimalmat.
— Quei demoni mi hanno colpito con la cerbottana. Ho la mandibola slogata. I
denti mi fanno malissimo... ma sono riuscito a strappare il braccio di uno di
loro. Mettiamolo sopra il fuoco, perché tenteranno di riprenderlo.
Tapa’l è il nome k’iche’ della Byrsonima crassifolia, pianta
anche conosciuta come nanche. |
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5 - SAQI NIM AQ E SAQI NIM SIS, I CAVADENTI
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I vecchi dèi |
Balam Tzibtah, illustrazione |
ntanto, Junajpu e Xb’alanq’e
stavano elaborando un piano per recuperare il braccio mutilato di
Junajpu e per eliminare
Wukub’ Kaqix. Con questo intento, i gemelli si recarono dagli anziani
Saqi Nim Aq e Saqi Nim Sis
(«gran pecari bianco» e «grande coati bianco»), ovvero i loro nonni, Xpiyakok
e Xmuqane, e dissero loro:
— Voi ci
accompagnerete da Wukub’ Kaqix; andrete per primi,
noi verremo dietro di voi. Ci presenterete come i vostri nipoti, rimasti orfani.
Direte: “I loro genitori sono morti, e ci seguono dovunque andiamo. Forse
dovremmo darli via, perché tutto quello che sappiamo fare è curare i denti, sia
dal dolore, sia dai parassiti che vi si annidano”.
I due anziani approvarono il piano dei giovani e li accompagnarono da
Wukub’ Kaqix.
— Da dove venite, vecchi? — li interrogò il padrone di casa.
— Vaghiamo nella speranza di trovare qualcosa da mangiare, distinto signore —
spiegarono gli anziani.
— Chi sono i due giovani che vi accompagnano? Sicuramente non sono vostri
figli... — s'insospettì Wukub’ Kaqix.
— No, infatti, sono i nostri nipoti. Viaggiano con noi e quello che riusciamo a
procurarci lo dividiamo con loro. Ma signore, avete per caso dolore ai denti? —
chiesero Saqi Nim Aq e Saqi Nim
Sis.
Effettivamente Wukub’ Kaqix stava per svenire
dal dolore e parlava con grande sforzo.
— Abbiate pietà di me, sto soffrendo pene insopportabili. Potete fare
qualcosa per questo mio male?
— Signore, sappiamo curare gli occhi, rimettere le ossa al proprio posto e
pulire i denti dai vermi — risposero gli anziani.
— Bene, curatemi i denti, vi supplico! Per il dolore agli occhi e ai denti non
riesco a dormire, né a mangiare. Tutta colpa di quei farabutti che mi hanno colpito
— implorò Wukub’ Kaqix.
— Molto bene, signore. Se è il verme che rode l'osso, non resta che tirare via i
denti.
Così Saqi Nim Aq e Saqi Nim
Sis iniziarono a operare. Tolsero tutti i denti a Wukub’ Kaqix, che erano
insieme agli occhi uno degli ornamenti più preziosi del falso sole, e li
sostituirono con granelli di mais bianco. Quindi praticarono uno strappo intorno
agli occhi della vittima e glieli tirarono via, spogliandola di quanto possedeva di più prezioso.
Privato dei denti e degli occhi, Wukub’ Kaqix non aveva più nessuna ricchezza e
nulla era rimasto dello sfarzoso e nobile signore di prima.
E quando Wukub’ Kaqix morì,
Chimalmat morì anch'essa. |
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Junajpu recupera il suo braccio |
Diego Rivera (1886-1957), dipinto |
6 - VITTORIA DI
JUNAJPU E XB’ALANQ’E
n questo modo, Junajpu e
Xb’alanq’e si sbarazzarono di Wukub’ Kaqix e di
sua moglie, e riuscirono a recuperare il braccio mozzato di
Junajpu. Saqi Nim Aq e Saqi Nim
Sis, che erano degli esseri prodigiosi, riattaccarono l’arto
amputato a Junajpu, facendolo tornare esattamente com'era.
Questa fu la punizione dell'orgoglio di Wukub’ Kaqix, ma i gemelli dovevano
affrontare ancora due nemici: Sipakna e
Kab’raqan, che nulla avevano da
invidiare al loro terribile padre. |
Fonti
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