ETIMOLOGIA In norreno, il sostantivo neutro
bil vuol dire «momento, istante, attimo». Il verbo hjúka significa
invece «accudire». Alla voce Hjúki il dizionario islandese segna
semplicemente: «nome dell'uomo nella luna» (Cleasby
~ Vigfússon 1874). Riguardo al
secchio, sǿgr vuol dire in
norreno
«umidità, pioggia, nevischio» (cfr. anglosassone gārsecg, termine poetico
per «oceano»). In
quanto al bastone, l'avverbio simul, di uso raro in letteratura,
vuol dire «sempre» (cfr. gotico simle; anglosassone symle; antico
sassone simla; antico alto tedesco simblun). |
LETTURATURA Il racconto di
Bil e Hjúki è riferito unicamente da Snorri, dov'è scritto che
Máni
rapì dalla terra due bambini che
erano andati ad attingere acqua a una fonte, in modo da tenerli
come suoi aiutanti nella regolazione delle fasi lunari.
Máni stýrir gǫngu
tungls ok ræðr nýjum ok niðum.
Hann tók tvau bǫrn af jǫrðunni er
svá heita: Bil ok Hjúki, er þau
gengu frá brunni þeim er Byrgir
heitir ok báru á ǫxlum sér sá er
heitir Sǿgr, en stǫngin Símul.
Viðfinnr er nefndr faðir þeira.
Þessi bǫrn fylgja Mána, svá sem
sjá má af jǫrðu. |
Máni
dirige il corso della luna e governa
le sue fasi. Egli prese dalla terra due fanciulli, chiamati
Bil e Hjúki, mentre si allontanavano dalla
fonte chiamata
Byrgir e portavano sulle loro spalle il secchio chiamato
Sægr e il bastone
Simul. Viðfinnr si chiama il
loro padre. Questi fanciulli seguono
Máni, come si può vedere dalla terra. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [11] |
In due distinti passi, Snorri annovera Bil tra le dee
(Gylfaginning [35]). Altrove, Snorri cita
dei versi di Hallar-Steinn, dove Bil è usato come kenning per
«donna»
o, ancora meglio, per
«signora»:
Kona er kǫlluð mǫrk. Svá kvað Hallar-Steinn: |
La donna è chiamata «foresta». Così dice Hallar-Steinn: |
Ek hefi óðar lokri
ǫlstafna Bil skafna,
væn mǫrk skála, verki
vandr stef-knarrar branda. |
|
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Skáldskaparmál [58 {141}] |
Si ritiene che la leggenda di Bil e Hjúki, sia alla base delle
immagini paraidoliche che gli antichi Scandinavi vedevano sul volto della luna
piena. Essi sono probabilmente sopravvissuti, nella letteratura popolare, nel
Jack and Jill della famosa filastrocca inglese, che andarono a
prendere acqua al pozzo in cima alla collina ma poi
caddero e rotolarono giù con tutto il secchio
(Branston 1955). La
filastrocca fu pubblicata per la prima volta intorno
al 1870 nelle Mother Goose's
Melody
di John Newbery (1713-1767). Riportiamo la filastrocca nell'originale inglese e
la sua versione italiana:
Jack and Jill
went up the hill
to fetch a pail of water;
Jack fell down, and broke his
crown,
and Jill came tumbling
after. |
Cecco e Gina
vanno al pozzo
che sta in cima alla collina.
Cade Cecco, cade il secchio,
dietro a lor rotola Gina. |
Then up Jack got,
and home did trot,
as fast as he could caper.
They put him to bed, and plastered his head,
with vinegar and brown
paper. |
Quando a casa
ritornò,
Cecco al letto si
ficcò
e con un impiastro in testa
passò a letto anche la
festa! |
Filastrocca
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