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CELTI
Irlandesi

MITI CELTICI
LEBOR GABÁLA ÉRENN
IL LIBRO DELLE INVASIONI D'IRLANDA
 
2
L'ORIGINE DEI GAELI
LEBOR GABÁLA ÉRENN. 2 - Testo
Note
Bibliografia
LEBOR GABÁLA ÉRENN
IL LIBRO DELLE INVASIONI D'IRLANDA
2
L'origine dei Gaeli
PRIMA REDAZIONE (R1)  
  V, 1 α  | E, 1 α  | P, 1 α  |  D, 3 α  (acef.)  
R1 II:1 Baath, in dara mac Ibath, meic Gomer meic Iaféth, is úad Gáedil ⁊ fir na Scithía. Mac dó, in fer amra airegda diar bo ainm Faenius Farsaid. Issé-side in dara tóesech sechtmogat do chóid do dénam in Tuir Nebróid, día ro scáiltea na bérlai. Báth, uno dei due figli di Ibáth figlio di Gomer figlio di Iafeth, da lui discendono i Gaeli e il popolo di Scizia. Egli aveva un figlio, l'uomo nobile ed eminente che aveva nome Féinius Farsaid. Fu uno dei settantadue capitani che parteciparono alla costruzione della Torre di Nemrod, al tempo in cui si dispersero i linguaggi.
R1 II:2 Nebroth imorro feisin, mac Chaus meic Chaim meic Noe. Is e in Faenius remrate tuc Berla Féne on Tur: ⁊ is aice bui in scol mor oc foglaim na n-il-berla. Nemrod stesso era figlio di Cuṡ figlio di Cam figlio di Noè. Questo è quel suddetto Féinius che portò la lingua dei Feni dalla Torre; fu colui che tenne la grande scuola, l'esperto in tutte le lingue.
R1 II:3 Dú mac imorro batar oc Foenius: .i. Noenual, in dala mac, foracaib i flathius na Scithía dia éis; Nél, in mac aile, icon Tur rucad-side na n-uile mbérla, conid aire táncas [ar a chend] ó Ḟoraind d'foglaim na n-il-bérla úad. Tánic imorro Faenius assind Assia dochum na Scithía, assa l-luid do dénam in Tuir; conerbailt i flathius na Scithía, i cind cethrachat bliadan, ⁊ co tarat tóesigecht dia mac, do Noenual. Ora Féinius aveva due figli: Nenual, uno dei due, che aveva ereditato il principato in Scizia dopo di lui; Nél, l'altro figlio, nato presso la Torre. Ora [Féinius] padroneggiava tutte le lingue; perciò venne convocato da Faraone, affinché potesse imparare da lui la moltitudine dei linguaggi. Ma Féinius, uscito dall'Asia, dove era andato per la costruzione della Torre, era tornato in Scizia; ed egli morì mentre regnava in Scizia, alla fine del quarantesimo anno [dopo la costruzione della Torre], e passò il comando a suo figlio Nenual.
R1 II:4 Hi cind dá bliadan cethrachat trá íar ndénam in Tuir, rogab Nín mac Béil ríge in domuin. Alla fine di quarantadue anni dopo la costruzione della Torre, Nino figlio di Belo assunse la sovranità su tutta la terra.
R1 II:5 Ar ní ro thriall nech aile smachtugud na túath no na n-il-chenél do thabairt fó óen máin, ⁊ fo chís ⁊ fo cháin, acht seisium a óenar. Tóesig imorro batar and reme, .i. in fer ba húasle ⁊ ba mó ráth issin túaith, issé ba cend comairle do chách: no choisced cech n-écoir, no gressed cech cóir. Ni thriallad insaigid no smacht cenél aile. Nessun altro osava esercitare la propria autorità su i popoli della Terra, teneva sotto di lui la moltitudine delle nazioni, o imponeva tasse e tributi, tranne lui. Un tempo c'erano stati condottieri; egli, che era il più nobile e il più favorito dalla gente, divenne il supremo signore di ogni uomo: colui che doveva prevenire tutte le ingiustizie e far trionfare la giustizia. Nessun tentativo fu fatto di invadere o dominare altre nazioni.  
R1 II:6 Is hí sein trá amser hi ro genair Gáedel Glass - ótat Gáedil - ó Scotta ingen Ḟoraind. Is úadi ainmnigtir «Scuitt» de Gáedelaib, ut dictum est: Ora quello fu il tempo in cui nacque Gáedel Glas – da lui vengono i Gaeli – figlio di Scota figlia di Faraone. Da lei [i Gaeli] sono chiamati Scoti, ut dictum est:
 

Poema X

 
R1 II:7 Is é Gáedel Glass ro chum in nGáedilg as na dá bérla sechtmogat: it é inso a n-anmand-side, Betin, Scitin, etc. Unde poeta cecinit: Fu Gáedel Glas che modellò il gaelico al di fuori delle settantadue lingue. Questi sono i loro nomi: bitinico, scitico, etc. Unde poeta cecinit:
 

Poema XI

 
R1 II:8 Srú mac Esrú trá meic Gáedil, issé tóesech do Gáedelaib luid a hÉgipt ó ro báded Foraind cona slúag i m-Muir Rúaid, in degaid mac nIsrahel. Sechtmoga ⁊ secht cét bliadain ó dílind co sin. Ora Srú figlio di Esru figlio di Gáedel, fu il capitano dei Gaeli che uscirono dall'Egitto dopo che Faraone annegò con i suoi eserciti nel Mar Rosso, inseguendo i figli di Israele. Settecento e settanta anni erano trascorsi dal Diluvio fino ad allora.  
R1 II:9 Ceathracha ⁊ ceithre cet bliadan o n-amsir sin inár baidid Forann ⁊ o thainic Sru mac Esru a hEigept cosand n-amsir táncatar Meic Miliḋ in Erinn .i. Eber ⁊ Eremon: dia n-ebart. Quattrocento e quaranta anni trascorsero dal tempo in cui Faraone venne travolto dalle acque, e dopo che Srú figlio di Esrú uscì dall'Egitto, fino al tempo in cui i figli di Míl giunsero in Ériu, vale a dire, Éber ed Éremón: così [il poeta] ha detto:  
 

Poema XII

 
R1 II:10 Lucht cethri long luid Srú a hÉgipt ⁊ cethri lánamna fichet cacha lunga, ⁊ triar amus cacha lunga. Srú ⁊ a mac .i. Éber Scott, batar iat tóesig na l-longse. Is in tan sin atbath Noenual mac Baath meic Noenuail meic Foeniusa Farsaid .i. flaith na Scithía, ⁊ marb Srú dana fóchétóir íar rochtain na Scithía. Con quattro possenti flotte uscì il forte Srú dall'Egitto. C'erano su ogni nave ventiquattro coppie sposate e tre mercenari. Srú e suo figlio Eber Scott erano i capitani della spedizione. Ed è allora che Nenual figlio di Báth figlio di Nenual figlio di Féinius Farsaid, principe di Scizia, morì: e anche Srú morì immediatamente dopo aver raggiunto la Scizia.
R1 II:11 Gabais Éber Scott ar écin ríge na Scithía ós chlaind Noenuail, co torchair la Noemius mac Noenuail. Bói cosnam etir Noimius ⁊ Boamain mac Ébir Scuitt. Gabais Boomain ríge co torchair la Noenus. Gabais Noinus flaitus co torchair la hOgaman mac mBoman i ndigail a athar. Gabais Ogaman rigi conerbailt. Gabais Rifill mac Noemi ríge co torchair la Taitt mac Ogomain. Do rochair Taitt íarom do láim Refloir mac Rifill. Bói cosnam flathiusa íarom etir Rafloir mac Noemi ⁊ Agnon mac Taitt co torchair Refloir la hAgnon. Éber Scott assunse la regalità della Scizia, strappandola alla progenie di Nenual, finché egli stesso cadde per mano di Noemius figlio di Nenual. Ci fu una disputa tra Noemius e Boaman figlio di Éber Scot. Boaman assunse la regalità finché cadde per mano di Noemius. Noemius regnò finché cadde per mano di Ogaman figlio di Boaman in vendetta per [l'assassinio di] suo padre. Ogaman regnò finché morì. Refill figlio di Noemius assunse la regalità finché venne ucciso per mano di Tat figlio di Ogaman. Poi Tat fu ucciso per mano di Reflor figlio di Refill. Poi ci fu una contesa per la regalità tra Reflor figlio [recte: nipote] di Noemius e Agnoman figlio di Tat, finché Reflor cadde per mano di Agnoman.  
R1 II:12 Conid aire sin ro innarbat síl Gáedil for muir, .i. Agnomain ⁊ Lúmḟind a mac, co mbatar secht mbliadna for muir timchiull in domain atúaid. Is lia tuirim an ro chésatar d'ulc. E fu per questa ragione che i discendenti di Gáedel, cioè Agnoman e suo figlio Lamfinn, presero il mare, e fu così che essi rimasero sette anni in mare, costeggiando il mondo sul lato settentrionale. Gli stenti che ebbero a soffrire sono più di quanti possano essere ricordati.  
R1 II:13 Is aire thucad Lámḟind for mac Agnomain, ar ní ba mó soillsi chaindell andate a láma ocond imram. La ragione per cui il nome di Lamfinn fu dato al figlio di Agnoman era che, per quanto fossero lucenti le candele, non lo erano quanto quella che promanava dalle sue mani.
R1 II:14 Trí longa díb, ⁊ cengal eturru, na digsed cách dib óraile. Trí toisig batar accu íar n-éc Agnon forsin muinciund mórmara Caisp .i. Lámḟind ⁊ Alldoit ⁊ Caicher drui. Le tre navi erano legate tra loro, in modo che nessuna potesse allontanarsi dalla flottiglia. Ebbero tre capitani, dopo la morte di Agnoman, sulla superficie del grande Mar Caspio: Lamfinn e Allot e Caicher il druido.  
R1 II:15 Is é in Cacher drui dorat in leges dóib dia mboí in murdúchand oca medrad, .i. bói in cotlud oca forrach frisin ceól. Is é in leges fuair Cacher dóib, .i. céir do legad na clúasaib. Is é Cacher ro ráid friu, dia ruc in gáeth mór iat issin n-ocian, co ro chésaiset mór re gortai ⁊ re híttaid and: co torachtatar i cind sechtmaine in rind mór atá a Slíab Rifi fo thúaid: conid isin rind sin fuaratar topor co mblás ḟína, co ro longset and, co mbatar trí laa ⁊ teora aidche na cotlud andsin. Conerbairt Cacher drui, «Érgid», ar sé, «ní anfam co r-risam hÉrind», «Cia hairm atá ind hÉriu?» ar Lámḟind mac Agnóin. «Is fate», ar Cacher, «andás in Scithía, ⁊ ní sind féin ric», ar Cacher, «acht ár cland ricfat, i cind trí chét mbliadan óndiu». Fu Caicher il druido che trovò un rimedio, quando la sirena prese a cantar loro la sua melodia: a quella musica il sonno cominciava a sovrastarli. E questo è il rimedio che Caicher escogitò, di tamponare le orecchie con la cera. E fu [ancora] Caicher che parlò a loro, quando il grande vento li spinse fin nell'oceano dove essi soffrirono molto la fame e la sete, finché dopo una settimana raggiunsero a nord il grande promontorio dei Monti Rifei, e in quel promontorio trovarono una sorgente che aveva il sapore del vino, e lì essi fecero festa e dormirono per tre giorni e tre notti. Ma Caicher il druido parlò. «Alzatevi», disse egli, «non dobbiamo fermarci finché non avremo raggiunto Ériu!» «Che posto è questa Ériu?» chiese Lamfinn figlio di Agnoman. «È ancora più lontana della Scizia» spiegò Caicher. «E non saremo noi a raggiungerla» aggiunse, «ma i nostri figli, tra trecento anni.»  
R1 II:16 Gabsat íarsin na Gaethlaige Meotecda, acus is andsin rucad mac do Lámind, .i. Éber Glúnfind .i. comartha gela robatar for a glúinib. Is hé ba tóesech dar éis a athar. Ua dóside, Febri Glúnḟind [sic], ua dóside, Nuado. In seguito essi si stabilirono nelle Paludi Meotiche e là un figlio nacque a Lamfinn, Éber Glúnfinn: aveva delle macchie bianche sulle ginocchia. Questi fu capitano dopo suo padre. Nipote di questi fu Febri Glúnfinn [recte: Glass], suo pronipote fu Nuadu.
R1 II:15 Brath mac Deatha meic Ercada meic Elloith meic Nuadat meic Noenuail meic Febri Glais meic Agni Ḟind meic Ébir Glúnḟind meic Lámḟind meic Agnomain meic Thait meic Ogamain meic Boomain meic Ébir Scuitt meic Srú meic Esrú meic Gáidil Glais meic Niúil meic Finiusa Farsaig. Brath figlio di Death figlio di Ercha figlio di Allot figlio di Nuadu figlio di Nenual figlio di Febri Glas figlio di Agni Finn figlio di Éber Glúnfinn figlio di Lamfinn figlio di Agnoman figlio di Tat figlio di Agnoman figlio di Boaman figlio di Éber Scott figlio di Srú figlio di Esrú figlio di Gáedel Glas figlio di Nél figlio di Féinius Farsaid.
R1 II:16 Is hé in Brath túnic as na Gaethlaigib iar fut Mara Torrian do Chréit, ⁊ do ṡicil. Róisit co hEspáin íarsain. Gabsat hEspáin ar ecin. Fu Brath che lasciò le Paludi [ed entrò] nel Mediterraneo, raggiungendo Creta e la Sicilia. Essi raggiunsero infine la Spagna e la presero con la forza.

R1 II:17

Agnón trá mac Taitt, isse tóesech tánic de Gáelaib assin Scithía. Dá mac lais .i. Lámḟind ⁊ Elloth. Óen mac ic Lámḟind .i. Éber Glúnind. Mac don Elloth .i. Éber Dub, i comamsir is na Gaethlaigib. Dá hua occo i comlaith .i. Toecht mac Tetrig meic Éber Duib acus Noenel mac Febri meic Agni meic Éber Glunind: ⁊ Soecht mac Mantain meic Cachir. Agnoman figlio di Tat, lui era il capo dei Gaeli che erano usciti dalla Scizia. Questi aveva avuto due figli, Lámfinn e Allot. Lámfinn aveva avuto un figlio, Éber Glúnfinn. Allot aveva avuto un figlio, Éber Dub, al tempo del loro soggiorno nelle Paludi [Meotiche]. I loro nipoti regnarono congiuntamente: Toithecht figlio di Tetrech figlio di Éber Dub, e Nenual figlio di Febri figlio di Agni figlio di Éber Glúnfinn; e c'era anche Soithecht figlio di Mantan figlio di Caicher.  
R1 II:18 Ucca ⁊ Occa, dá mac Aldoith meic Noenil meic Nemid meic Alloid meic Ogamain meic Thoechtha meic Teitrig meic Éber Duib meic Elloit. Ucce e Occe, [furono] i due figli di Allot figlio di Nenual figlio di Nemed figlio di Allot figlio di Ogamain figlio di Toithecht figlio di Tetrech figlio di Eber Dub figlio di Allot.  
R1 II:19 Lucht cethri long trá táncatar Gáedil co hEspáin. Cethri lánamna déc cech lunga, ⁊ secht n-amois cen mnaa. Brath, lucht lunga. Ucce ⁊ Occe, lucht dá long: dá bráthair iat .i. dá mac Elloid meic Noema meic Nemid meic Alloit meic Ogamain. Mantan mac Cachir drúad meic Erchada meic Oitechta, lucht lunga. Trí catha imorro ro brissiset íar ndul in Espáin, .i. cath for Tosceno, cath for Longbardu, cath for Barchu. Co tánic tám forru, conapdatar ceithre ar fichit díb, im Occe ⁊ im Ucce. Noco térna ass na dá luing acht dá cúiger, im Én mac Occe ⁊ Ún mac Ucce. Con quattro possenti flotte di navi vennero i Gaeli in Spagna: su ogni nave quattordici coppie sposate e sette mercenari scapoli. Brath, una flotta di navi. Ucce e Occe, due flotte di navi: questi erano due fratelli, i figli di Allot figlio di Nenual figlio di Nemed figlio di Allot figlio di Ogamain. Mantan, figlio del druido Caicher figlio di Ercha figlio di Oitecht [recte: Coemthecht], una flotta di navi. Tre battaglie combatterono prima di arrivare in Spagna: una battaglia contro gli Etruschi, una battaglia contro i Longobardi e una battaglia contro i Cartaginesi (?) [Barchu]. Ma scoppiò un'epidemia e in quattro più venti morirono, inclusi Occe e Ucce. Eccetto due navi, nessuno sopravvisse, salvo due volte cinque  uomini, tra cui Én figlio di Occe e Ún figlio di Ucce.  
R1 II:20 Bái mac maith ic Brath .i. Bregon, candernad in Tór ⁊ in chathir .i. Brigantia ainm na cathrach. A Tur Bregoin imorro atchess hÉriu; fescur láthi gemreta atoscondairc Ith mac Bregoin, unde Gilla Coemain cecinit Brath aveva un buon figlio di nome Breogan, il quale fondò la città che prese il nome di Braganza e costruì la torre. Fu dalla Torre di Breogan che fu avvistata Ériu; la sera di un giorno di inverno Ith figlio di Breogan la scorse, unde Gilla Coemain cecinit:  
 

Poema XIII

 
       
SECONDA REDAZIONE (R2)  
     
R2 II:1 Gáidel Glass ar sen-athair, mac-side Niúil meic Féniusa Farrsaiḋ meic Eogein meic Glúnḟind meic Lámḟind meic Etheoir meic Thóe meic Boidb meic Sem meic Mair meic Aurthacht meic Abuith meic Ara meic Iarra meic Srú meic Esrú meic Baaith meic Rifaith Scut, ó táit Scuit. Ocus issé Rifath Scut tucastar Scotic ón Tur, ar ba sé in sesed prím-thaisech ro bái i ccumtach in Tuir Nemróith. Gáedel Glas, nostro antenato, fu figlio di Nél figlio di Féinius Farsaid figlio di Éogan figlio di Glúnfinn figlio di Lámfinn figlio di Etheor figlio di Thoe figlio di Bodb figlio di Sem figlio di Mar figlio di Ahrthacht figlio di Aboth figlio di Ara figlio di Iara figlio di Srú figlio di Esrú figlio di Báth figlio di Rifath Scot, con portò la lingua degli Scoti dalla Torre, in quanto fu uno dei sei principali capotribù che attendevano alla costruzione della Torre di Nemrod.  
R2 II:2 Is follus de sin nach raibe Fénius hi cumtach in Tuir, mar atberat na senchaide cen comṡíniuḋ choṁaimseraid. Is aire so ón, ar issé Fóenu Farsaid in seised fer déc do ṡíl Riafaid tuc Scotic ón Tur. È dunque evidente che Féinius non era alla costruzione della Torre, come invece affermano quegli storici che non hanno ben controllato i sincronismi. E la ragione per cui affermiamo ciò è che Féinius apparteneva alla sedicesima generazione nella discendenza da Rifath, che fu colui che portò il linguaggio degli Scoti dalla Torre.  
R2 II:3 Dá bliadain sescat ó scáiliud in Tuir co flaith Nin meic Peil. Ceithre bliadna déc ar trib fichtib ar ocht cétaib ó thús flatha Nin co deirib flatha Tutanes, ríg in domain. Fria lind-side ro toglad Tróe din thogail dédenaig. Secht mbliadna íarsin thogail sin, co tuc Aenias mac Anaciss Lauinia ingen Latin meic Puin: conid trí bliadna cethrachat ar nói cétaib ó scáiliud in Tuir co tuc Aeniass ingen Latin, ⁊ Latin doróne a cuir friss. Sessantadue anni, dalla confusione babelica al regno di Nino figlio di Belo. Ottocento settanta e quattro anni dall'inizio del regno di Nino alla fine del regno di Tutanes, re del mondo. All'incirca in questo periodo Troia fu espugnata per l'ultima volta. Trascorsero sette anni da quella conquista a quando Enea figlio di Anchise ebbe Lavinia figlia di Latino figlio di Fauno, cosicché ci sono novecento quaranta e tre anni dalla confusione babelica fino al matrimonio di Enea con la figlia di Latino e al trattato che Latino strinse con questi.  
R2 II:4 Is follus as sin conach cert-tiaġait lucht ind Auraiccepta, combad hé Laitin in seissed prím-thóisech ind Tuir, ⁊ a fot anúass etorru cethracha bliadan, o scáiliud in Tuir co tánic Foenius Farsaiḋ atúaiḋ asin Scithia cona scoil, do iarraiḋ na mbérla: ar do-rumenatar fosgebtais and, ar bíth as ass ro scáilit. Dá bliadain íar tiachtain do Fénius atúaid corice Nin. Da ciò è chiaro che gli autori dell'Auraicept non raggiunsero una conclusione corretta, affermando che Latino fosse uno dei sei capi alla Torre, ritenendo che trascorressero quarant'anni dalla confusione babelica fino a quanto Féinius Farsaid giunse dal nord, dalla Scizia con la sua Scuola, per studiare tutte le lingue. [Tali autori] ritenevano che essi avessero dovuto ricercare [le lingue] in quel luogo, poiché era da lì che queste si dispersero. Sarebbero trascorsi solo due anni dall'arrivo di Féinius dal nord fino a Nino.  
R2 II:5 Is é Nél mac Feniusa Farsaid asrubrumar forcongart Forand Cincris rí Éigipti ar imad a fesa ⁊ a eólais ⁊ a fogluma: ⁊ dobert Forand ferann do, ⁊ dobreath a ingen .i. Scota a hainm. E fu il suddetto Nél figlio di Féinius Farsaid colui che venne chiamato dal Faraone Cincris, re d'Egitto, a causa della vastità del suo ingegno, della sua conoscenza e sapienza: e Faraone gli donò una proprietà e gli concesse sua figlia, il cui nome era Scota.  
R2 II:6 Ocus asberat araile comaḋ aire adbertha Scota fria, ar ba Scot ainm a fir, ⁊ Scuit ainm na túaithe dia rabe in fer; unce dicitur Scotus ⁊ Scota. Alcuni dicono che ella fu chiamata Scota perché Scot era il nome di suo marito, e Scoti il nome delle tribù che erano venute con lui, unde dicitur Scotus et Scota.  
R2 II:7 Coniḋ do sin asberar so síss: Questo viene detto su tali argomenti:  
 

Poema V

 
R2 II:8 Ro aitreb trá Néll mac Foeniusa Farrsaid thes in nÉigipt. E così, Nél figlio di Feinius Farsaid andò ad abitare a sud, in Egitto.
R2 II:9 Issé ferand rogab, ar imlib Mara Rúaiḋi, ⁊ im Capacirunt; bái andsin co rossélasad Meic Israhel ó Forand ⁊ ó slúaġ Égipti. Ocus is ed dolotar Meic Israel, for ind élod sain, cosin ferand a mbái Nél ⁊ a mac .i. Gáidel Glass. Ro gabsat trá Meic Israhel longport ic Capacirith, for brú Mara Rúaidi. Is andsin do riacht Nél mac Féiniusa da n-acallaim; ⁊ is andsin dorala. Arón bráthair Apráim do Nél: ⁊ ro indis Arón dó scéla Mac nIsrahel, ⁊ ferta ⁊ mirbuile Maisi, ⁊ amail tucait na décc plaga foillsi fíadnuise for lucht na hÉgipti tré na ndáerad-som. Ocus do snáidmsid caradral annsin, ⁊ dober Nél fín ⁊ cruithnecht do túathaib Dé do lón. Ochus dochuaiḋ Arón íarsin co hairm a mbái Maisse, ⁊ ro indis dó ind fáilte fuair ic Nél, ⁊ in maith ro gell re Macaib Israhel. Ocus ba buidech Maissi do Nél de sin. Questa è la tenuta che gli fu concessa, sulle sponde del Mar Rosso, a Phi-Hahiroth. Ed egli era là quando i Figli d'Israele fuggirono da Faraone e dalle schiere d'Egitto. Ora accadde che i figli d'Israele, in quella fuga, giunsero alla proprietà dove erano Nél e suo figlio Gáedel Glas. I figli d'Israele si accamparono a Phi-Hahiroth, sulle sponde del Mar Rosso. Allora Nél figlio di Feinius venne a parlare con loro: e là Aronne fratello di Abramo [sic] incontrò Nél. E Aronne gli narrò dei figli di Israele e dei miracoli e meraviglie compiute da Mosè, e come le dieci piaghe (fulgida testimonianza!) furono attirate sopra il popolo d'Egitto che li aveva ridotti in schiavitù. Ed essi stabilirono là la loro amicizia, e Nél fornì provviste di vino e di grano al popolo di Dio. Così Aronne tornò poi al luogo dove si trovava Mosè e gli raccontò del benvenuto che aveva ricevuto dalle mani di Nél e di tutto ciò che egli aveva promesso ai figli d'Israele. Mosè fu grato a Nél per tutto questo.
R2 II:10 Imtussa Niuil imorro, issi ind aidche sin ro benastair nathair neme rissin mac mbic rucad do Níul, .i. Gáideal Glas, ⁊ ro bo comfocus bass dó. Co rop uaithe fuair-sin ainmniuduġ .i. Gáidel Glass. Ocus rucad in mac ar amus Maissi, ⁊ dogni Maissi urnaichi ndicra fri Dia, ⁊ dorat in fleisc n-urdairc frissin inud in ro ben in nathair fris, cor bo slan in mac. Ocus ro ráid Maissi íar sin: Cet lem-sa, ar se, do chet Día, na ro ircotigi nathair don mac so, na duine día sil co brath; ⁊ ua ro aitreba nathair tir bunaig a clainde. Ocus bed, ol sé, ríga ⁊ ruiriġ, naim ⁊ fireóin, do sil in meic so; ⁊ biḋ an indsi tuaitscert in domain bias aitreb a chiniġ. Conid eḋ sin fodera cen nathraaiġ an Erinn, ⁊ cen urcoit do donema do nathair fria duine do sil Gaidil Glais. Tornando a Nél, quella stessa notte un serpente punse il figlioletto che gli era nato, Gáedel Glas, e la morte fu vicino a lui. Per questi fatti egli ricevette il suo nome, Gáedel Glas. Il ragazzo fu condotto da Mosè e Mosè innalzò un'ardente preghiera dinanzi a Dio e poggiò la nobile verga nel punto dove il serpente lo aveva punto, così che il ragazzo fu guarito. E poi Mosè disse: «Ordino, col permesso di Dio, che mai nessun serpente arrecherà danno a lui e al suo seme per sempre, e che nessun serpente abiterà mai la terra dei suoi posteri. Da questo ragazzo» disse, «discenderanno re e signori, uomini santi e giusti; e sarà nell'isola più settentrionale del mondo che si stabilirà la sua discendenza». Questa è dunque la ragione per cui non ci sono serpenti in Ériu, e nessun serpe mai arrecherà danno a coloro che appartengono al seme di Gáedel Glas.  
R2 II:11 Is andsin ro ráiḋ Nél: Doria Forann cucaind, ol se, ⁊ no dáerfa sinn, ar in failti doratsom daibsi, ⁊ i cinaiḋ cen bar nasstod. Tair-siu lindi, ol Maissi, con t'uilib muindteraib isin sligid ambairech, ocus maḋ ail duit, fogeba comroind forba issin tir ro tairngir Dia do Macaib Israhel. No mad ferr lat, doberam-ne liberna Foraind ar do commus, ⁊ eirgiġ indtib for muir, ⁊ fuirgid co fesar cindass scerum-ne ⁊ Forand, ⁊ déna do chomairle assa haithle.

Allora Nél disse questo: «Faraone verrà a noi» disse, «e ci ridurrà in schiavitù, per il benvenuto che vi abbiamo dato e la colpa di non avervi ostacolato».  Disse Mosè: «Vieni con noi con la tua gente, quando domani ci metteremo per via. Riceverai una parte della nostra eredità, nella terra che Dio ha promesso ai figli d'Israele. O, se vuoi, metteremo a tua disposizione le barche di Faraone: imbarcatevi, mettetele in mare e attendete; saprete che cosa vuol dire separarci da Faraone, e poi sarete soddisfatti.»

R2 II:12 Docomlai in lín bái is na longaib, ⁊ ro fuirig co féiceḋ gnímrada in lái iar na márach: .i. dluigi Mara Rúaid in diaig in popuil, ⁊ badug Foraind cona slúagaib inti .i. sé fichit mili coisiġi ⁊ cóica mile marcach, is e lín luid i n-dail báis, do muindtir Foraind, i Muir Rúaid. Le navi si misero in mare e la compagnia rimase ad assistere alle operazioni dei giorni successivi, e cioè le divisioni del Mar Rosso all'inseguimento del popolo [di Israele] e l'annegamento di Faraone con le sue schiere. Sei ventine di migliaia di fanti e cinquanta migliaia di cavalieri: questo è il conto di coloro che andarono alla morte, delle genti di Faraone, nel Mar Rosso.  
R2 II:13 Otchonaire imorro Nel Forand cona sluagaib do báduġ, ro issind ferund cétna, ar ni bai uamun air and: ⁊ ro forbair a cland ⁊ a sil in nÉigipt iarsin, corsat miliḋ mór-chalma a cland. Marb Nel íarsin iar cein mair, isin nEigipt. Gabais Goedel Glass ⁊ a mathair in ferand, ⁊ ro genair mac do Gaidel iar sin, .i. Esru mac Gáidil: ⁊ ro genair mac dó-saiden is tír cetna, .i. Sru mac Esru meic Gáidil Glais. Ora, avendo visto Faraone annegare con le sue schiere, Nél rimase nella sua proprietà, perché non aveva più nulla da temere. In seguito la sua stirpe e il suo seme si moltiplicarono in Egitto e da lui discese una stirpe di guerrieri di grande valore. In seguito, molto tempo dopo, Nél morì, in Egitto. Gáedel Glas e sua madre ebbero la proprietà. In seguito a Gáedel nacque un figlio: Esrú figlio di Gáedel. E a questi nacque un figlio nella stessa terra: Srú figlio di Esrú figlio di Gáedel Glas.
R2 II:14 Dala sluaiġ Eigipte imorro iarsin, gabais Forand Tuir in flaithus tar eis Foraind Cingcris. Ocus ba Forand tuilled anma cech ríġ rogab Eigipt, otá Forand Cingcris co Faró Nectenibus. Ocus ba heside [in cóiceḋ ri trichat no] in cóiched ri déc iar Forand Cingcris ro baideḋ i Muir Ruaiḋ. Ocus ba ar cúis onóraigthe adbertha riú-son sin-sen. Ma in quanto alle schiere d'Egitto, in seguito il Faraone Tur prese la sovranità dopo il Faraone Cincris. Era infatti «Faraone» un nome aggiuntivo di ogni re che tenne l'Egitto, dal Faraone Cincris al Faraone Nectanebo, il quale fu [il trentacinquesimo o] cinquantesimo sovrano dopo il Faraone Cincris, colui che era annegato nel Mar Rosso. Ed era appunto stato in onore di questi, che il titolo [di Faraone] venne assegnato ai suoi successori.
R2 II:15 Imtusa Foraind Tuir íarsin ⁊ sluaiġ Eigipti, ó ro batar co tren, ro cuiṁnigset an anbfolaid mbunaid do clandaib Niúil ⁊ d'fine Gáiḋil, .i. a caratrad re macaib Israhel, ⁊ longa Foraind do breith do Niul leiss, in tan do eladar Meic Israhel. Ro moraḋ cocad ⁊ anbfolta for clandaib Niúil íarsin, co ro hindarbud a hEgipt iat. In seguito, quando il Faraone Tuir e le schiere d'Egitto ebbero rafforzato il loro potere, richiamarono alla mente il conflitto ereditario contro la stirpe di Nél e la famiglia di Gáedel, a causa dell'amicizia che questi avevano mostrato ai Figli d'Israele, e anche perché Nél si era appropriato delle imbarcazioni di Faraone, quando i Figli d'Israele erano fuggiti. Guerra e ostilità si levarono contro i discendenti di Nél, finché questi vennero cacciati dall'Egitto.
R2 II:16 Srú ⁊ a mac, .i. Eber Scot, iss íat ba taisich do Gaidelaib ic an indarba. Sechtmoga ⁊ secht cét bliadan ó dilind conice sin: cethracha ⁊ ceithre cét bliadan on aimsir sin inar báideḋ Forand ⁊ ó hanic Sru mac Esru a hEgipt cosin aimser i tancatar Meic Miled i Erenn. Día nebrad, Srú e suo figlio Eber Scot, loro furono i capitani dei Gaeli durante la loro cacciata. Settecento e settant'anni erano trascorsi dai tempi del Diluvio fino ad allora: quattro e quarant'anni dal tempo in cui Faraone annegò, e da quando Srú figlio di Esrú uscì dall'Egitto, al tempo in cui i figli di Míl vennero in Ériu. Così viene detto:
 

Poema XII

 
R2 II:17 Docomlaiset iarsain clanda Niu<i>l ⁊ Scota ingen Foraind .i. cetri longaib, ⁊ ceitri lánamna fichet in cech luing, for Muir Rúaiḋ, do Inis Deprofáne, timchul Sléibe Riphi atúaiḋ, co ráncatar Scithía: ⁊ consnísit im flaiġus Scithía clanda Niúil ⁊ Noenuail, dá mac Feiniusa Farsaid, ónd aimsir sin co haimsir Refelair meic Nema ⁊ Míled meic Bile, .i. Galum a ainm. Mór do cathaib do chongalaib ⁊ do choicthib ⁊ do fingalaib ro imirset etorru frissin ré sin, co ro gon Míled mac Bile Refelair mac Nema. Dá bliadain décc ar nóe cétaib ro búi in cosnum sin. In seguito, i discendenti di Nél e di Scota figlia di Faraone si imbarcarono su quattro navi, con ventiquattro coppie sposate in ciascuna nave, sul Mar Rosso; [navigarono fino] all'isola di Taprobane, attorno ai monti Rifei a nord, finché raggiunsero la Scizia. E i discendenti di Nél e di Nenual, i due figli di Féinius Farsaid, combatterono per la sovranità della Scizia, da quel tempo fino all'epoca di Refloir figlio di Noemius e di Míl figlio di Bíle, il cui nome era Galam. Vi furono feroci scontri e lotte, battaglie e fratricidi, finché Míl figlio di Bíle inflisse un colpo mortale a Refloir figlio di Noemius. Novecentododici anni era durata la loro contesa.  
R2 II:18 Doluid Miled for lngais íarsain: ceithre longa dóib, ⁊ cóic lánumma déc, ⁊ amus, in cach luing díb. Lotar timchell na hAssia sairdess co hInis Deprofáne. Ansat trí míss intí. Trí míss aile dóib for muir, co ráncatar Éigipt, hi cind ceitre bliadan cóicat ar trí cét ar míle íar cét-gabáil Érenn do Parthalón sin. In seguito Míl andò in esilio: aveva quattro navi, con quindici coppie sposate e un mercenario in ciascuna nave. Navigarono a sud-est intorno all'Asia fino all'isola di Taprobane. Rimasero là tre mesi. Altri tre mesi dovettero ancora navigare, finché giunsero in Egitto: questo accadeva mille e trecentocinquantaquattro anni dopo la prima invasione di Ériu da parte di Partholón. E quando essi arrivarono in Egitto, erano trascorsi novecentoquaranta anni dall'annegamento di Faraone nel Mar Rosso.
R2 II:19 Forond Nechtenibus ba rí ind Éigipt ind inbaid sin. Hiss é sin in cóiced rí déc ar fichit íarsin Forand ro báiged i m-Muir Rúaiḋ: ⁊ ba sí ind aimsir sin doluid Alaxandir Mór mac Pilip isin nAsia, co riacht Éigipt, ⁊ dobreth ind Éigipt día réir, ⁊ ro díchuir in Égipt, ⁊ do chart a ríg Nectenipus a hÉiġipt ind Eitheóip; ⁊ ro chumtacht prímchathair laiss ind Éigipt, .i. Alaxandria a hainm. Anaiss trá Míled mac Bile ocht mbliadna in Éigipt, ⁊ ro foglaindseat a muinnter prímdána indti: .i. Sétga ⁊ Sobairchi ⁊ Suirge fri sáirse, Mantan ⁊ Caicher ⁊ Fulman fri druiḋeacht. Batar buadlaind ⁊ batar brethemnaiġ in triar aile, .i. Goiscen ⁊ Amargen ⁊ Donn: batar cathbúaḋaig in triar aile, .i. Mílid ⁊ Occe ⁊ Ucce. A quel tempo Faraone Nectanebo era re dell'Egitto. Questi era il trentacinquesimo sovrano dopo il Faraone annegato nel Mar Rosso. Fu allora che Alessandro il Grande, figlio di Filippo, giunse in Asia e, arrivato in Egitto, sottomise l'Egitto e lo devastò, e cacciò re Nectanebo dall'Egitto in Etiopia. E una capitale, Alessandria, fu da lui fondata in Egitto. Míl figlio di Bíle si trattenne otto anni in Egitto e la sua gente imparò là le principali arti. Sétga, Sobairce e Suirge divennero artigiani, Mantan, Caicher e Fulman druidi. I tre rimanenti, Goscen, Amairgin e Donn divennero arbitri e giudici. Altri tre, Míl, Occe e Ucce, divennero guerrieri e conquistatori.  
R2 II:20 Ó ro airig Míliḋ fainne ⁊ aimnerte do thiachtain do Forand, celebrais dó: ⁊ ní húamun eitir, acht ro tairngirsid a druíḋe rígi ⁊ ferand do gabáil dó. Doluid trá Míled íarsin, in lín cétna, ⁊ Scota ingen Foraind Nechtenibus laiss do mnaí, comad aire adbertha Scota fria, ar ba Scot ainm a fir, íar mbunadus dana in ceneóil dianid ainm Scuit; ⁊ is íar cenél a fir sloinnter cech ben is tír sin. Quando Míl si accorse della debolezza e della mancanza di energia che affliggevano Faraone, prese congedo da lui. Ma non per paura, ma perché i suoi druidi gli avevano promesso che avrebbe ottenuto la sovranità in altre terre. In seguito Míl partì, e allo stesso modo, Scota figlia di Faraone Nectanebo, andò con lui come sua sposa. Per questa ragione ella fu chiamata Scota: perché suo marito era chiamato Scot. Questo infatti si dice riguardo alle origini del popolo cosiddetto degli «Scoti», e ogni donna in quel paese era chiamata secondo la razza del marito.
R2 II:21 Dolotar íarsin for Muir Rúaiḋ. Róisit co hInis Deprofáne, ⁊ ansat míss innte. Ocus lotar timchell, sech India ⁊ Aissia ⁊ timchell na Scithía Clochaigi ammuich, for in Muir nIndecda fothúaiḋ, co ráncatar ind acian túaiscertach for in Muir Immechtrach, do inbiur Mara Caisp. Ocus gabsat tast trí nómaḋa, for Muir Caisp, fri dord na murdúchand, co rustesairg Caicher druí. Issé leigis fuair dóib, .i. céir do legad na clúassaib, conna clóistis in dord sin. Ráisit íarsain seólad sé samláithi forsin ocian síar, co ráncatar Muir Liuis, do Chorónis; ⁊ for muincind Mara Poinnt; ⁊ ráisid sech rind Sléibe Riphi atúaiḋ. Ocus is andsain asbert Caicher friu, Inill aró, ni anfem de, .i. ni fuil fass duind co roisim in indsi n-úassail, .i. hÉreo.

Giunsero poi sul Mar Rosso. Remarono fino all'isola di Taprobane e vi si fermarono per un mese. Poi passarono oltre, costeggiarono l'India e l'Asia, passarono all'esterno della Scizia Petrea, e quindi si diressero a nord, attraverso l'oceano Indiano, giungendo nell'oceano Settentrionale, sul Mare Esterno, fino all'estuario del mar Caspio. Rimasero bloccati tre settimane sul mar Caspio, a causa del canto delle sirene, finché vennero salvati da Caicher il druido. E questa è la soluzione che Caicher escogitò: di turarsi le orecchie con la cera, in modo da non udire quel canto. Quindi remarono per sei caldi giorni sull'Oceano Occidentale, fino a raggiungere il mar Libico e Cercina. E dopo aver traversato il mar Ponto, remarono verso nord, oltre il promontorio settentrionale dei monti Rifei. E fu lì che Caicher disse loro: «Inill aró, ni anfem de», e cioè: «Non dobbiamo fermarci finché non avremo raggiunto l'Isola Nobile».

 
R2 II:22 Ráiset íarsin co cend mbliadna forsin n-ocian siar, co ráncatar na Gaethlaigi Meotachta atúaiḋ; sech Germain, a lám fri Tracia, co ráncatar Dacia. Ocus ansat míss i nDacia atúaiḋ; din muir Egeta, sech Gothiam, forsin Muir nElispoinntiḋe, do inis Teneḋo for Muir Toirrian síar, do Créid ⁊ do Sicil ⁊ do Belguint ⁊ Breguint, do Cholomnaib Hercail, don muincind Gatian, hissin nEspáin tré-uillig. In seguito, remarono per un anno nell'Oceano Occidentale finché raggiunsero le paludi Meotiche a nord: passata la Germania, costeggiata la Tracia, raggiunsero infine la Dacia. Si fermarono un mese in Dacia settentrionale. Poi, dal mar Egeo, oltrepassata la terra dei Goti, [navigarono] sul mar Ellesponto, all'isola di Tenedos, a occidente, sul Mar Tirreno, e quindi a Creta, in Sicilia, in  Belgio e in Burgundia (?), alle Colonne d'Ercole, sulla superficie dello [stretto di] Gibilterra, fino a [raggiungere] la Spagna a tre punte.
R2 II:23 Ceithre cath cóicat ro ráinsit rempo for Fresseno ⁊ Longbardaib ⁊ Bachraib, ⁊ ro gabsat Espáin ra éigin: ⁊ ro cumtaiged cathir and la Breogund mac Bratha, .i. Brigancia ainm na cathrach, ⁊ tor for a inchaib. Ocus is ón tur sin atchess hÉriu, hi fescor gaimriḋ. Atasconnaircc hIth mac Breguin. Essi vinsero cinquantaquattro battaglie: contro i Frisi e i Longobardi e i Cartaginesi (?), e conquistarono la Spagna con la forza. E una città fu fondata là da Breogan figlio di Brath, cioè Braganza, con un torre a proteggerla. Fu dalla cima di quella torre che Ériu venne vista in una sera d'inverno. A scorgerla fu Íth figlio di Breogan.
R2 II:24 Hité annsin imtechta Gáidel ón Scithía co hEspáin, conid día n-imtechtaib sin asberar andso síss... Ora queste sono le avventure dei Gaeli dalla Scizia alla Spagna: così è detto riguardo alle loro vicende:
 

Poema XIV

 
       
TERZA REDAZIONE (R3)  
     
R3 II:1 Baath mac Magoc meic Iathfed, is úada Gáedil ⁊ fir na Sceithía. Ocus ro bo mac dó, in táisech amra oireagda diar bo ainm Feinius Farrsaich. Is esiden in darna táiseach sechtmogat do chuaid do dénam in Túir Nemrúaid, día ro scáiltea na bérlada. Báth figlio di Magog figlio di Iafet, da lui discendono i Gaeli e il popolo di Scizia. Ora questi aeva un figlio, il nobile ed eminente capo chiamato Féinius Farsaid. Egli fu uno dei settantadue capitribù che andarono alla costruzione della Torre di Nemrod, quando furono confuse le lingue.
R3 II:2 Tuirrthechta ⁊ imthechta ḟine Gáeidil, ó Magoc mac Iathfét, ⁊ ó Srú mac Easrú: amail ro imthigsed a tír Éigept, ⁊ Scithía, ⁊ Easpáin, no co torachtadar co hÉrind: a catha imorro, ⁊ a congala, isin Sceithía, ⁊ fingal cloindi Nenuail ⁊ Niúil: amail ro scindsed im ḟlaithius na Sceithía, .i. fri ré dá bliadain déc ⁊ nói cét: úair is ead sin ro bas isin chocad mór sin. Is hé seo imorro míniugad ⁊ réideadad a n-imthechta óntá Thor Neamrúad ille. [Ecco] le storie e le avventure della stirpe dei Gaeli, da Magog figlio di Iafet e da Srú figlio di Esrú: come questi uscirono dalla terra d'Egitto, e dalla Scizia, e dalla Spagna, finché raggiunsero Ériu. Le loro battaglie, i loro conflitti, in Scizia, e il fratricidio della stirpe di Nenual e di Nél: come queste si verificarono per la sovranità sulla Scizia, per novecento e dodici anni: così tanto durò questa contesa. Segue ora un'esposizione sistematica dei loro viaggi, dalla Torre di Nemrod in poi.
R3 II:3 Feinius Farrsaig iorro mac Baaith meic Magoic meic Iathféith meic Nói. E poi, Féinius Farsaid figlio di Báth figlio di Magog figlio di Iafeth figlio di Noè.
R3 II:4

[M] Is hé imorro in Feinius Farrsaid sin in sesed fear déc fa sotheacoscu bái con Tur Nemrúaid

 

[H] No Feinius Farrsaid mac Eogain meic Gluifind meic Laimfind meic Etheoir meic Tháe meic Baidb meic Seim meic Mair meic Aurtacht meic Abuith meic Ara meic Iara meic ṡru meic Esru meic Baaith meic Rispahit Scuit otaid Scuit. Ocus isse Riphath Sot tuccustair Scoitic ón Túr, Arob é an t-ochtmad prim-thaisech ra bai a cumdach an Tuir Nemruaid.

[M] Quel Féinius Farsaid vu uno dei sedici uomini più istruiti che si trovavano alla Torre di Nemrod.

 

[H] O Féinius Farsaid figlio di Éogan, figlio di Glúnfinn figlio di Lámfinn figlio di Etheor figlio di Thóe, figlio di Bodb figlio di Sem figlio di Mar figlio di Aurthacht figlio di Aboth figlio di Ara figlio di Iara figlio di Srú figlio di Esrú figlio di Báth figlio di Rifath Scot, dal quale discendono gli Scoti. Ora fu Rifath Scot che portò la lingua scotica dalla Torre. In quanto egli fu uno degli otto capi che attendevano alla costruzione della torre di Nemrod.

R3 II:5      
REDAZIONE MÍNIUGUḊ (Rμ)  
  μΛ, 25 γ  | μR, 90 δ   
Rμ I: 1 [μΛ] Míniuguḋ Gabal nÉrenn, ⁊ a senchais, ⁊ a rémend rígraidi, annso sís, ⁊ ethre i mbéolo aissneisen, ⁊ labra óg dondni remunn, ó thosuch in libair anúas co tici so, ut dicit historia. Una trattazione delle conquiste di Ériu, e le sue antiche storie, e le sue liste reali, qui sotto; e una ricapitolazione delle vicende, e un chiaro rendiconto della materia prima di noi, dal principio del libro che ha preceduto tutto questo, ut dicit historia.
       

NOTE

R1 I: 1 | R2 I: 1 In principio fecit Deus Caelum et Terram. L'uso del termine fecit indica che il redattore di R1, o l'autore di uno dei suoi antigrafi, lavorava su una traduzione anti-geronimiana della Bibbia. La Vulgata ha creavit, come nella versione R3 (nella parte da noi omessa). R1R2

Bibliografia
  • CATALDI Melita, Antiche storie e fiabe irlandesi. Einaudi, Torino 1985.
  • COMYN David ~ DINEEN Patrick S. [traduzione]. CÉITINN Seathrún (KEATING Geoffrey), The History of Ireland. Londra 1902-1908.
  • GINZBERG Louis, The Legend of the Jews, vol. 1. Filadelfia 1909 (?). → ID., Le leggende degli Ebrei, vol. 1. Adelphi. Milano 1995.
  • GRAVES Robert • PATAÏ Raphael. The Hebrew Myths. New York 1963. → ID., I miti ebraici. Longanesi, Milano 1980.
  • MACALISTER R.A. Stewart [traduzione], Lebor Gabála Érenn. The Book of the Taking of Ireland, 1. Iriṡ Texts Society, Vol. XXXIV. Londra 1938 [1993].
  • MacCULLOCH John A., The Religion of Ancient Celts. Edimburgo 1911. → ID., La religione degli antichi Celti, Vicenza 1998.
  • MORGANTI Adolfo [cura]: Nennio, La storia di re Artù e dei Britanni. Il Cerchio, Rimini 2003.
BIBLIOGRAFIA
  LEBOR GABÁLA ÉRENN
Introduzione
    Lébor Gabála Érenn
§ 3 - I MUINTIR CESSRACH
 
Biblioteca - Guglielmo da Baskerville.
Area Celtica - Óengus Óc.
Traduzione e note della Redazione Bifröst.
Creazione pagina: 15.05.2013
Ultima modifica: 06.10.2020
 
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