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I figli di Nýx
(✍ 1996) |
Giovanni Caselli (1939-).
Illustrazione (Caselli 1996) |
1 -
I FIGLI DI NÝX
l tempo di
Krónos, la neroalata Nýx,
senza giacere con alcuno,
diede alla luce molte sinistre divinità: Móros, il
fato, Kḗr,
la nera sventura, Thánatos, la morte,
Hýpnos, il sonno, e con insieme a questo gli
Óneiroi, la schiera dei sogni.
Per secondo generò Mmos, il biasimo,
Oïzýs, la sventurata miseria. E poi
Némesis, la terribile vendetta, sciagura degli
uomini mortali, e Apátē, l'inganno, Philótes,
l'amicizia, e Gras, la rovinosa vecchiaia,
Éris, la discordia dal cuore violento e, infine, le
livide Kres, spietate nel dare le pene.
Entità che personificano gli aspetti più oscuri e
odiosi della vita, che gli uomini evitano con cura di menzionare, a meno di non
essere costretti. |
2 -
I FIGLI DI ÉRIS
ra i
figli di Nýx, spiccava Éris, la discordia dal
cuore violento, che favorisce la guerra luttuosa e la contesa. Nessun mortale
l'ama particolarmente, ed ella ha le radici solidamente piantate nella Terra.
Éris generò a sua volta Pónos, la
pena dolente, Lḗthē, l'oblio,
Limós, la fame, e con esso gli
Álgoi, i dolori che muovono al
pianto, le Hysmínai e le
Mâkhai, le lotte e le battaglie, i
Phónoi e gli Androktasíai,
i delitti e gli omicidi. E alla fine
Neîkos, la contesa, e Pseûdos, la menzogna,
e con questa i Lógoi e gli Amphilógoi,
i discorsi retti e i discorsi ambigui. E poi
Dysnomía, l'anarchia, e Átē,
l'illusione, sinistre dee che vanno congiunte tra loro, e infine
Hórkos, il giuramento, che agli uomini sulla vasta
terra reca sciagura quando qualcuno di loro, intenzionalmente, tradisce la
propria parola e spergiura. Allorché si emettono inique sentenze,
Hórkos balza subito in piedi e corre a punire i
giudici corrotti.
|
Éris e
Dysnomía
(✍ 1996) |
Giovanni Caselli (1939-).
Illustrazione (Caselli 1996) |
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Le Moîrai
(✍ 1996) |
Giovanni Caselli (1939-).
Illustrazione (Caselli 1996) |
3 - LE MOÎRAI
iglie di Nýx erano anche
le Moîrai, creature dal potere arcano cui neppure
gli dei potevano sottrarsi; ogni giorno esse filano,
misurano e tagliano i fili del destino di ciascuno degli
esseri viventi, decidendone il bene e il male:
Klōthṓ fila lo stame
della vita; Lákhesis lo svolge sul fuso; mentre
Átropos, con
le cesoie, lo recide inesorabilmente.
Esse perseguono i delitti degli uomini e degli dèi, né mai cessano dalla loro
terribile ira prima d'aver inflitto terribili pene a coloro che si macchiarono
di delitti e peccati.
Il loro potere è talmente antico che persino Zeús, il futuro sovrano del cielo,
non aveva il potere di mutare le loro decisioni, ma doveva limitarsi a prendere
la sua bilancia d'oro, per misurare su quale creatura il giorno stesse per
tramontare per sempre.
|
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Le Hesperídes
(✍ 1996) |
Giovanni Caselli (1939-).
Illustrazione (Caselli 1996) |
4 - LE HESPERÍDES
Anch'esse nate da Nýx (per quanto altri le
vogliano figlie di Zeús e
Themís), le Hesperídes erano le nymphaí del tramonto, e abitavano nell'estremo occidente, in un'isola oltre il fiume
Ōkeanós. (Altri dicono
invece si trovasse in Libýē, e altri ancora nell'estremo settentrione, tra il popolo
degli Hyperbóreoi).
Le Hesperídes erano
tre, Aíglē,
la «radiosa», Erýtheia,
la «rossa» ed Esperéthousa,
la «rapida sera», dai dolci occhi bovini (anche se
alcuni intendono quest'ultima come fossero due distinte fanciulle:
Espéra e Aréthousa).
Nel loro giardino meraviglioso, esse custodivano, con l'aiuto del serpente
Ládōn, i pomi
d'oro dell'immortalità. |
Fonti
|
|
I - LE CONSEGUENZE DELLA
COLPA DI KRÓNOS L'evirazione di Ouranós da parte di
Krónos, per quanto necessaria alla costituzione di
una nuovo kósmos, era tuttavia gravata da un pesante fardello morale.
L'universo nasceva grazie a un atto di malvagità e di ingiustizia. E prima di
proseguire il racconto, narrandoci delle grandi teomachie per la sovranità sul
mondo, Hēsíodos si sofferma a illustrarci le
conseguenze cosmiche della colpa di Krónos,
prima tra tutte – lo abbiamo visto nella pagina precedente –
il sorgere della necessità della vendetta e della punizione.
Il giovane titano tiene i genitali del padre con la mano sinistra,
dopo averli staccati con un colpo di falce infertogli con la destra. Se ne
libera subito, gettando i resti insanguinati oltre la spalla,
per scongiurare la cattiva sorte. Precauzione inutile, ché le gocce di sangue
sprizzate dalla ferita inferta a Ouranós, accolte
dal seno di G, dànno vita a vari gruppi di potenze
divine. Il primo, come sappiamo, è costituito dalle Erinýes,
le furie vendicatrici, le tre dee destinate alla vendetta nei confronti dei
crimini, soprattutto di quelli commessi contro i genitori. Terrificanti e
implacabili, le Erinýes sono però
l'indispensabile complemento della giustizia quando viene violata. Esse
custodiranno la colpa di Krónos e, fino al giorno
in cui Zeús
sarà in grado di vendicare Ouranós. Allora, dice Hēsíodos, Zeús
farà sì che
Krónos «plachi le
Erinýes di suo padre»
[teísaito d' erinŷs patròs heoîo]
(Theogonía []).
Il secondo
gruppo è costituita alle potenze che presiedono alle imprese guerresche: i Gígantes e le Melíades.
Restate a lungo in gestazione all'interno di G, un
giorno esse scateneranno nel mondo divino un conflitto senza pietà, una guerra «inespiabile».
Allora i giganti saranno in prima linea contro gli dèi, con le «armi rilucenti e
i lunghi giavellotti». In quanto alle Melíades,
le ninfe dei frassini, sono tristemente note perché le lance sono appunto ricavate dal
legno di questi alberi, duro e incorruttibile. Nell'altra sua opera, lo stesso Hēsíodos
farà discendere proprio dai frassini la violenta e spietata stirpe umana dell'età del bronzo
(Érga kaì Hēmérai [-]).
Ma c'è ancora un altro ordine di conseguenze inerente alla colpa di
Krónos. Il fallo di Ouranós,
caduto in mare, viene portato al largo dai flutti di
Póntos. Dalla schiuma [aphrós], misto di sperma e spuma marina,
sorge – lo abbiamo visto – la dea Aphrodítē. Non appena
ella mette
piede a Kýpros, dove la trasportano le onde, le fanno subito da corteggio
Érōs e Hímeros,
l'amore e il desiderio. Ed
Hēsíodos così definisce
le sue competenze:
Taútēn d’ ex arkhs timḕn ékhei ēdè
léloŋkhe
moîran en anthrṓpoisi kaì athanátoisi
theoîsi,
Partheníous t’ oárous meidḗmatá t’ exapátas
te
térpsin te glykerḕn philótētá te meilikhíēn
te. |
Sin dal principio ella ebbe tale sorte e tale onore,
come destino tra gli uomini e gli dèi immortali:
le chiacchiere delle fanciulle, i sorrisi e gli inganni,
il dolce piacere, l'affetto soave. |
Hēsíodos:
Theogonía [-] |
L'evirazione di
Ouranós produce dunque, in terra (G)
e in mare (Póntos), due ordini
di conseguenze inseparabili nella loro opposizione: da un
lato la vendetta e la giustizia, l'odio e la guerra;
dall'altro, la dolcezza, l'armonia e l'amore.
-
Sangue (G)
→ Erinýes
= vendetta, giustizia
→ Gígantes e
Melíades = guerra, violenza;
-
Sperma (Póntos)
→ Aphrodítē
= amore, desiderio.
Questa
necessaria complementarità delle forze della discordia e di
quelle dell'amore, generate rispettivamente dal sangue e dal
seme di Ouranós, si evidenzia
innanzitutto nel nuovo regime della procreazione inaugurato
dalla mutilazione del dio. Quando
Ouranós si accoppiava con G
in un amplesso interminabile, l'atto amoroso dava origine a
una struttura circolare, chiusa in sé stessa, che impediva
il proseguimento della genesi e la nascita agli stessi esseri che procreava. Con l'avvento di
Aphrodítē, l'amore si esplica
in tutta la sua potenzialità: è una forza ancora
disordinata e istintiva, ma indirizzata in maniera
creativa e propositiva.
|
II
- I NYKTÎDAI
È proprio a questo punto che Nýx,
la notte dalle nere ali, dà vita,
per pura emanazione da sé stessa, a una vasta
progenie di personificazioni astratte, le quali rappresentano gli aspetti più
oscuri e negativi dell'esistenza umana. Il fato [Móros],
la sventura [Kḗr], la morte
[Thánatos], il sonno
[Hýpnos], il biasimo
[Mmos], la miseria [Oïzýs], la vendetta [Némesis],
l'inganno [Apátē],
l'amicizia [Philótes],
la vecchiaia [Gras],
la discordia [Éris].
A questi seguono, senza uno stacco percepibile, i figli di Éris.
La pena
[Pónos], l'oblio [Lḗthē],
la fame [Limós], i dolori [Álgoi],
le lotte [Hysmínai], le battaglie [Mâkhai],
i delitti [Phónoi], gli omicidi [Androktasíai], la contesa
[Neîkos], la menzogna
[Pseûdos], i discorsi retti [Lógoi],
i discorsi ambigui [Amphilógoi], l'anarchia [Dysnomía],
l'illusione [Átē], il giuramento [Hórkos],
più le
Hesperídes e le
Kres.
Non è un caso se Hēsíodos ha posto questa
diluviale proliferazione di entità subito dopo la violenza perpetrata da
Krónos
su
Ouranós.
I Nyktîdai – i figli generati da Nýx
nel nero tessuto dell'oscurità – non sarebbero potuti venire alla
luce senza il «peccato originale» commesso da
Krónos ai danni di Ouranós.
Queste divinità ricalcano, nei registri dell'oscuro e del caotico, le medesime
due categorie prodotte in terra e in mare rispettivamente dal sangue e dallo sperma di
Ouranós. Alle Erinýes
corrispondono infatti Némesis e le
Kres. Ai Gígantes
e le Melíades fanno eco le varie
personificazioni della battaglia e della violenza. Ad Aphrodítē
si contrappone la stessa Éris. Infine, le dolci ciance delle
fanciulle [parthénioi óaroi] e gli inganni d'amore [exapátai], che
Hēsíodos poneva sotto
l'appannaggio di Aphrodítē,
si confrontano ora con i loro esatti contrari, la menzogna
[Pseûdos]
e l'inganno [Apátē]. Stranamente, l'affetto [Philótes]
compare sia tra le categorie di Aphrodítē che
tra i figli di Nýx, e ci si può chiedere quali
sfumature di significato gli desse
Hēsíodos nelle due
occorrenze.
Quest'improvvisa moltiplicazione di forze dell'oscurità, della sventura e del disordine,
sembrano essere lo scotto che
occorre pagare per garantire un kósmos differenziato e complesso. Se il
regno di Ouranós si risolveva in un'interminabile,
immutabile notte, la violenza commessa da
Krónos spezza
l'immobilità primordiale e getta tutte le creature nello spazio e nel tempo. Il
mondo è in continuo divenire e la
vita umana, nella sua complessità e libertà, è sentita indiscindibile dalla
presenza del dolore, del tumulto e della morte, imposti dall'improvviso
proliferare dei figli di Nýx e di
Éris. Ma anche dalla presenza del loro contrario, della bellezza, della
dolcezza e dell'amore, garantiti da Aphrodítē.
Il kósmos inaugurato dall'atto di violenza Krónos
va dunque organizzandosi grazie
alla mescolanza e alla mediazione degli opposti, in cui forze
negative e positive si alternano mantenendo un'ambiguità di fondo, un rapporto
di tensione che le rende tutte necessarie alla nostra esistenza.
|
III - I
PRESUPPOSTI DEL MONDO COSÌ COM'È
Ma entriamo ora nel dettaglio, analizzando la lista dei Nyktîdai. Hēsíodos
afferma che Nýx li diede alla luce senza unirsi ad
altro uomo, e in effetti vediamo sorgere tutte queste entità a cascata, quasi per emanazione spontanea.
La violenza di
Krónos segna il nuovo kósmos che, d'un tratto, si riempie delle
categorie corrispondenti.
Nỳx d' éteken stygerón te Móron kaì Kra mélainan kaì Thánaton, téke d' Hýpnon, étikte dè phŷlon Oneírōn; (oú tini koimētheîsa thea téke Nỳx erebennḗ,) deúteron
aû Mmon kaì Oizỳn alginóessan... |
Nýx partorì l'odioso Móros [fato] e
la scura Kḗr
[sventura],
e Thánatos [morte],
Hýpnos [sonno] e la stirpe dei sogni
(non giacendo con alcuno li generò la buia
Nýx),
per secondo poi Mmos [biasimo] e
Oïzýs [miseria] dolorosa... |
Hēsíodos:
Theogonía [-] |
Tíkte dè kaì Némesin, pma thnētoîsi brotoîsi, Nỳx oloḗ; meta tḕn d' Apátēn téke kaì Philótēta Grás t' oulómenon, kaì Érin téke karteróthymon. |
E generò anche
Némesis [vendetta], sciagura per i mortali; la
tetra
Nýx, e dopo di lei Apátē
[inganno] e Philótes [amicizia], e Gras [vecchiaia] rovinosa, ed
Éris [discordia] dal cuore violento. |
Hēsíodos:
Theogonía
[-] |
Dopo
Nýx, è sua
figlia Éris a sostenere il seguito di questa
diluviale teogonia:
Autar Éris stygerḕ téke mèn Pónon
alginóenta
Lḗthēn te Limón te kaì Álgea dakryóenta
Hysmínas te Mákhas te Phónous t’
Androktasías te
Neíkeá te pseydéas te Lógous Amphillogías te
Dysnomíēn t’ Aátēn te, synḗtheas
allḗlēısin,
Hórkon th’, hòs dḕ pleîston epikhthoníous
anthrṓpous
pēmaínei, hóte kén tis hekṑn epíorkon
omóssēı. |
Poi l'odiosa Éris generò Pónos
[pena] dolente,
Lḗthē [oblio] e
Limós [fame], e gli Álgoi
[dolori] che fanno piangere,
Hysmínai [lotte] e
Mâkhai [battaglie],
e Phónoi [delitti], e Androktasíai
[omicidi]
e Neîkos [contesa] e Pseûdos
[menzogna], e i Lógoi e gli
Amphilógoi,
Dysnomía [anarchia] e Átē [illusione],
che vanno congiunte tra loro
e
Hórkos [giuramento], che reca sciagura alle genti
della grande terra
quando uno di loro non rispetta la parola data. |
Hēsíodos:
Theogonía [-] |
Si tratta di personificazioni astratte, pure allegorie
di vari aspetti che caratterizzano l'esistenza dell'uomo sulla
Terra, così come la conosciamo. Alcuni di essi sono elementi fisiologici della vita
umana, quali il sonno [Hýpnos],
la vecchiaia [Gras] e la morte
[Thánatos]. Altri coprono tutto
lo spettro delle sfortune e delle sventure che possono
colpire l'umanità: il fato
[Móros], la fame [Limós],
la pena [Pónos],
il biasimo [Mmos] e, la
miseria [Oïzýs].
Molte rientrano nel quadro delle male azioni compiute
dagli esseri umani, quali la contesa [Neîkos],
la menzogna [Pseûdos],
l'inganno [Apátē], la
vendetta [Némesis]. A questi si
aggiungono delle personificazioni collettive: le lotte [Hysmínai],
le battaglie [Mâkhai],
i delitti [Phónoi], gli omicidi
[Androktasíai]. I discorsi
retti [Lógoi] e i discorsi
ambigui [Amphilógoi] rientrano
anch'essi nel novero delle azioni umane, offrendo una sorta
di scelta. Ma vi è
anche, in questo quadro, l'amicizia [Philótes],
che già appariva nel corteo di
Aphrodítē. Ed è l'uomo a subire la presenza di queste entità,
viste come puri presupposti dell'essere. La loro presenza spiega teleologicamente
la natura violenta e malvagia del mondo in cui ci troviamo a
ridere, condannandolo allo stesso tempo ad
essere ciò che è.
Simili astrazioni personificate sono anche presenti nella
versione della teogonia offerta da Hyginus, dove tuttavia esse non sono
figlie della sola
Nýx, come in
Hēsíodos, ma
piuttosto di Nox ed Erebus
(greco Nýx ed
Érebos):
Ex Nocte et Erebo Fatum Senectus
Mors Letum Continentia Somnus Somnia Amor
[...] Porphyrion Epaphus Discordia Miseria Petulantia Nemesis
Euphrosyne Amicitia Misericordia... |
Da Nox ed Erebus:
Fatum, Senectus,
Mors, Letum,
Continentia, Somnus,
Somnia, Amor, [...],
Porphyrion, Epaphus,
Discordia, Miseria,
Petulantia, Nemesis,
[...], Amicitia,
Misericordia... |
Hyginus:
Fabulae [Praefatio:
I] |
Altre astrazioni discendono, in
Hyginus, da una coppia affatto inconsueta, Æther e
Terra (Aithḗr e
G):
Ex Æthere et Terra Dolor Dolus Ira Luctus
Mendacium Iusiurandum Vltio Intemperantia
Altercatio Obliuio Socordia Timor Superbia
Incestum Pugna. |
Da Æther e Terra:
Dolor, Dolus,
Ira, Luctus,
Mendacium, Iusiurandum,
Vltio, Intemperantia,
Altercatio, Obliuio,
Socordia, Timor,
Superbia, Incestum,
Pugna... |
Hyginus:
Fabulae [Praefatio:
I] |
Notiamo che i nomina enumerati da Hyginus coincidono
quasi esattamente con quelli elencati da Hēsíodos:
|
|
Hēsíodos |
|
Hyginus |
|
|
|
|
|
Fato |
|
Móros |
|
Fatum |
Vecchiaia |
|
Gras |
|
Senectus |
Morte |
|
Thánatos |
|
Mors |
Annientamento |
|
Kḗr |
|
Letum |
Continenza |
|
|
|
Continentia |
Sonno |
|
Hýpnos |
|
Somnus |
Amore |
|
|
|
Amor |
Discordia |
|
Éris |
|
Discordia |
Miseria |
|
Oïzýs |
|
Miseria |
Impudenza |
|
|
|
Petulantia |
Biasimo |
|
Mmos |
|
|
Vendetta |
|
Némesis |
|
Nemesis |
Inganno |
|
Apátē |
|
Dolus
(Epaphus ?) |
Amicizia |
|
Philótes |
|
Amicitia |
Misericordia |
|
|
|
Misericordia |
Contesa |
|
Neîkos |
|
Altercatio |
Menzogna |
|
Pseûdos
|
|
Mendacium |
Anarchia |
|
Dysnomía |
|
|
Illusione |
|
Átē |
|
|
Dolore |
|
Álgoi |
|
Dolor |
Stupidità |
|
|
|
Socordia |
Ira |
|
|
|
Ira |
Lutto |
|
|
|
Luctus |
Giuramento |
|
Hórkos |
|
Iusiurandum |
Castigo |
|
|
|
Vltio |
Intemperanza |
|
|
|
Intemperantia |
Oblio |
|
Lḗthē |
|
Obliuio |
Paura |
|
|
|
Timor |
Superbia |
|
|
|
Superbia |
Incesto |
|
|
|
Incestum |
Battaglia |
|
Mâkhai |
|
Pugna |
C'è naturalmente qualche lieve differenza. Hyginus
inserisce Socordia, Ira,
Luctus,
Vltio, Intemperantia,
Timor, Superbia e
Incestum, del tutto assenti in Hēsíodos e, tra le entità positive,
introduce Continentia,
Amor e Misericordia. L'esiodeo Mmos «biasimo»
sostituisce
la Petulantia
«impudenza», anche se non si tratta esattamente della stessa cosa. Gli
equivalenti di Dysnomía e Átē
mancano in Hyginus. Ma vi entrano, incongruamente, Porphyrion (che è un gigante), ed
Epaphus, che è forse un errore di lettura per Apátē.
Anche Cicero, in un passo del suo De natura
Deorum, riporta una versione di questa teogonia, dove le
astrazioni personificate sono dette fratelli di Æther
e Dies (Aithḗr ed
Hēméra), i quali, sono anche,
significativamente, genitori di Cælum (Ouranós):
Quod si ita est, Cæli quoque parentes dii
habendi sunt Æther ed Dies, eourmque fratres
et sorores, qui a genealogis antiquis sic
nominantur, Amor Dolus Labor Invidentia
Fatum Senectus Mors Tenebræ Miseria Querella
Gratia Pertinacia [...] Somnia: quos omnis
Erebo et Nocte natos ferunt. |
Ma se è così, anche Æther e
Dies, i genitori di Cælum, devono essere
considerati dèi, e anche i loro fratelli e le loro sorelle, chiamati nelle
antiche genealogie: Amor,
Dolus, Labor,
Invidentia, Fatum,
Senectus, Mors,
Tenebræ, Miseria,
Querella, Gratia,
Pertinacia, [...], Somnia; e tutti costoro,
secondo la tradizione, nacquero da Erebus e
Nox. |
Marcus Tullius Cicero:
De natura Deorum [III:
44] |
|
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