MITI

ALTAICI
Altai

MITI ALTAICI
LA CONDIZIONE UMANA
LA MALATTIA E LA MORTE
La malattia e la morte erano momenti liminali in cui la relazione tra corpo e anima s'indeboliva o si rompeva. Esseri soprannaturali potevano esserne la causa, e lo sciamano doveva essere pronto a intervenire, a ritrovare l'anima prima che venisse divorata dall'Aldaçï, e accompagnarla al regno dei morti.
La cattura dell'anima vagante ( ?)
Azat Šamil'eviç Minnekaev (1958-). Acrilico su tela.

1 - L'ANIMA ASSENTE

l qut può distaccarsi dal corpo: ciò accade in caso di malattia o durante l'estasi sciamanica.

Ora, se il qut si disperde e non fa ritorno, ritorna ad essere una yula, e il corpo dell'uomo muore. È compito dello sciamano scoprire attraverso la divinazione tolu se il qut è assente dal corpo del malato, in caso affermativo lo sciamano si lancia in un viaggio estatico alla ricerca dell'anima qut. Trovatala, la consegna al serpe yïlan perché la protegga o allo spirito adiutore Bay Söm perché la riporti indietro.

Se l'uomo muore, l'anima va condotta presso Ärlik Qan.

2 - SPIRITI APPORTATORI DI MALATTIE

La cattura dell'anima vagante ( ?)
Azat Šamil'evič Minnekaev (1958-). Acrilico su tela.

olti spiriti e divinità minori venivano considerati responsabili di portare le malattie. Un caso emblematico era costitituito da Änä Kiji, lo spirito del vaiolo. Questi correva nella notte seguendo il movimento della luna (Ay) con indosso una pelliccia di ermellino. Quando un neonato veniva colpito dal vaiolo, un membro anziano della famiglia (uomo o donna), rivolgeva scongiuri e preghiere a Änä Kiji.

L’ippocrinito Yaŋğis Qan (Kirbi Qan) era uno spirito maligno ritenuto responsabile di molte malattie. Abitava in cima a una montagna sanguinante e sembra fosse balbuziente e mancino (malformazioni divine che non nocciono alla potenza del dio, anzi, il contrario).

Così Yaŋğis Qan veniva invocato dallo sciamano che iniziava un viaggio verso la sua dimora:

Tu che valichi le sessanta montagne,
che attraversi le settanta montagne,
che valichi il monte Salam,
che hai avvolto la luna in sessanta pelli di toro,
che hai disteso sul sole settanta pelli di toro,
tu che cavalchi un cavallo bianco,
Yaŋğis Qan dalla criniera di stallone!

In un canto sciamanico tali qualità vengono dedicate ad altri dèi (Kädäy Qan, Kär Omazï, Munçuk Qan), che però potrebbero essere altre denominazioni dello stesso Yaŋğis Qan.

3 - L'ÜZÜT E L'AYNA

Anima riflessa ( ?)
Azat Šamil'evič Minnekaev (1958-). Acrilico su tela.

opo la morte, alcune anime, assetate di vita, possono tornare in terra per infastidire i vivi. Questa è l'üzüt.

Al momento della morte, l'üzüt non vuole separarsi dal corpo, e rimane nella tomba fino alla commemorazione del defunto, nel quarantesimo giorno (il momento tra i Teleuti interviene lo sciamano che corre per tutti gli angoli della casa fino a quando abbia catturato l'anima del defunto, per deporla nel cortile). Ma nottetempo l'üzüt giunge alla porta della sua casa, bussando ad essa. Riescono a vederla solo lo sciamano e i cani, mentre resta invisibile a tutti gli altri. Può introdursi nel corpo di un uomo e provocare la malattia di cui egli stesso è morto. È perciò necessario far intervenire lo sciamano, che deve cercare di convincerla ad andare negli inferi e a non tornare. Perché, infatti, può accadere che l'anima üzüt torni dal mondo sotterraneo a cavallo di una talpa (yär çiçqan), il cavallo del mondo sotterraneo, la cavalcatura dei morti.

L’uker è, in particolare, l’anima di una donna morta prematuramente, che, perseguitata dal gelo e dalla fame, penetra nelle yurt, rendendo necessario l’intervento dello sciamano per esorcizzarla.

Se causare la morte dell'uomo è stata la malattia causata da uno spirito, per esempio un ayna, l'anima si trova «legata» ad esso. Gli ayna sono spiriti maligni che (stando a quanto dicono i Teleuti, i Čori, i Lebedini, i Sagai) dimorano sotto terra. In particolare la mitologia dei Čori li mostra pronti a divorare l'anima dell'uomo al momento della morte. Quando questo accade, la coscienza dell'anima viene a identificarsi in certa misura con quella dell'ayna che l'ha divorata.

Ecco lo scongiuro di uno sciamano čori contro un üzüt:

Alïm bïla, alïm bïla. È l'ayna che ti ha mangiato? Sei un nero üzüt? Non scuotere la testa dura. Scivola nel seno dell'ayna che ti ha mangiato e sii buono, vattene. Ritorna alle tue ossa sparse come ciottoli. Non dilaniare il cuore saldo. Che il tuo piede, che è entrato nella casa, si rigiri. Non oscillare, sussurrando. Divenuto üzüt, non darti da fare. Divenuto ayna non perseguitare. Non scalpitare davanti a ogni porta […]. Va' nella terra oscura. Sei un üzüt? Non sei l'üzüt Apanasa? Per combattere efficacemente l'üzüt era importante conoscerne il nome. Così, durante il rituale, si elencavano i nomi dei parenti morti di recente. Sei venuto perché rimpiangevi il cibo della terra luminosa? Sei venuto rimpiangendo i piaceri della terra soleggiata? Il tuo tempo è compiuto. Ritorna alla terra dove abiti. Ritornando entra nella tua grassa argilla.

Aldaçï, l'inghiottitore di anime
Aleksej Leont'evic Ulturgašev (1955-). Olio su tela.
4 - ALDAÇÏ, IL DIVORATORE DI ANIME

ldaçï, o «inghiottitore», è il nome di uno spirito maligno affamato di anime. Esso entra nelle dimore dei moribondi per mangiare le anime qut e yula al momento del trapasso. Quando lo sciamano caccia l'anima dalla casa per indurla a incamminarsi verso il regno dei morti, purifica la yurt cacciando anche lo spirito Aldaçï.
Fonti

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BIBLIOGRAFIA ►
Intersezione: Aree - Holger Danske
Sezione: Miti - Asteríōn
Area: Altaica - Dede Qorqut
Ricerche e testi di Dario Giansanti e Oliviero Canetti.
Creazione pagina: 01.11.2013
Ultima modifica: 25.02.2017
 
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