1 - DISPERAZIONE DEI FIGLI DI LINDA
on appena cadde la sera, i tre figli di
Kalev e
Linda
tornarono al focolare. Il più giovane,
Kalevipoeg,
allegramente portava sulle sue larghe spalle tutti i frutti
della caccia: due alcioni, un bue selvaggio, tre orsacchiotti,
qualche lupo e qualche volpe. Mentre camminavano essi scrutavano da lontano la casa materna,
cercando di scorgere qualche filo di fumo nerazzurro levarsi
dal camino. Ma del fumo non vi era nessuna traccia. La casa
pareva priva di vita. Così i tre giovani presero a correre,
attraversarono il cortile quasi volando. La casa era vuota e
deserta, il focolare spento.
Nella calma del crepuscolo, essi chiamarono la loro madre:
— Rispondici mamma cara
fa' che ti udiamo, bottoncino d'oro,
canta, dolcissimo uccellino;
oh, solo un grido, usignolo amato...
Ma solo l'eco rispose, restituendo i loro stessi richiami.
Invano, i tre fratelli percorsero il prato, il campo, la
selva. Ai limiti del mare, essi ricordarono d'un tratto le
minacce del mago finlandese che
Linda aveva scacciato e
la consapevolezza si insinuò nel loro cuore. Intorno
dominava il silenzio; il mondo si addormentava nel profumo
dei tigli. Il fratello maggiore disse: — Mangiamo per
rifocillarci, poi riposeremo. Domani, sul far dell'alta ci
rimetteremo in cammino per cercare la nostra mamma.
— E mentre noi dormiremo — soggiunse il secondo — il cielo
nella sua saggezza, per bocca del grande
Ukko, ci rivelerà,
forse, dove si trova il nostro amatissimo uccellino.
Ma il più giovane, il Kalevipoeg, la cui venuta al mondo aveva
placato la tristezza della vedova, il consolatore fedele della
sua tristezza, espresse un'altra opinione: — Non rimandate mai
l'opera di un giorno all'indomani. Ad ogni opera il suo giorno
e ad ogni compito la sua ora. I passi della felicità sono
rapidi, per coglierli e necessario essere veloci!
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2 - LA RISPOSTA DI KALEV
allorché i due fratelli si apprestarono a dormire,
Kalevipoeg corse fino alla tomba del loro padre
Kalev e
pensieroso si accasciò sulla verde terra cercando lenimento al
suo dolore.
Dal fondo della tomba rimbombò la voce di
Kalev: — Chi dunque
calpesta l'erbetta? Chi si avvicina al mio sepolcro? Ecco
della terra che cade sul mio viso!
— È il tuo piccolo figlio, padre
mio, che cammina sull'erbetta. Accasciato dal dolore, egli
piange sulla terra in cui riposa la tua salma. Àlzati,
svégliati, padre mio, mostrami la via per la quale la nostra
mamma si è perduta!
— Io non posso alzarmi, piccolo
mio, — rispose la voce sepolcrale. — Rocce nere schiacciano il
mio petto, le viole coprono i miei occhi, le primule sbocciano
dalle mie ginocchia. Che il vento ti indichi la strada, che
l'aria ti guidi, che le stelle ti facciano luce...
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3 - UN CANTO DALL'ISOLA
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Saarepiga (✍
1952) |
Eerik Haamer (1908-1994), schizzo a carboncino
Eesti Kunstimuuseum, Tallinn (Estonia). |
isperato,
Kalevipoeg corse
verso il mare e dall'alto di una roccia scrutò l'orizzonte. Il suo sguardo interrogò l'immensa distesa delle
onde, che si accavallavano ininterrottamente per morire ai
piedi della roccia, sollevando umida schiuma.
Dal firmamento le stelle occhieggiavano
indifferenti. E la luna e il sole non rispondevano alle mute
domande del giovane.
Coraggiosamente,
Kalevipoeg si lanciò tra
le onde e prese a nuotare verso il largo. Le sue braccia erano
remi, le sue gambe timoni, i suoi capelli facevano le veci
delle vele. Egli nuotava senza riposo, incalzato dal desiderio
di trovare la madre adorata e di affrontare e punire il suo
rapitore.
E mentre le stelle una ad una fuggivano dal
cielo, egli approdò su un'isola. Stremato dalla fatica,
Kalevipoeg crollò a dormire su una pietra spezzata.
Quand'ecco, una voce dolcissima, chiara come il pianto del
cuculo, arrivò ai suoi orecchi:
— Lontano lontano fino al
mio amore
vola dolcissimo, canto del mio cuore.
È forte il
desiderio di baciare.
Non potrò mai recarmi dal mio amato?
Non potrò più rivivere il passato?
E il suo abbraccio dal profumo del fiore
non viene a rinfrescare il mio cuore.
Portate o venti lontano lontano
il canto d'amore. O vento montano
profumato, grigie nuvole inseguite
il mio dolcissimo amore ed a lui dite
il mio canto col sole sorgente,
e le aurore per lui sorgan felici.
L'orrida morte da lui si allontani
e lo tuteli la forza dei Mani.
Che alberghi il mio ricordo nel suo cuore
simile al lieve profumo del fiore.
E come dalla fonte l'acqua a goccia
cade perenne sulla nuda roccia
su di lui cada la fortuna d'oro
e sia cinto il suo capo d'allora.
E numerosi come i miei desideri
ch'ei conservi geloso il mio ricordo.
Tante foglie quante ne conta l'olmo
tanti rami che il bosco faccian colmo
e quante sono le onde del mare
e quante sono le stelle del cielo
così numerose le lacrime amare
ch'ai miei poveri occhi fanno velo... |
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4 - SAAREPIIGA, LA FANCIULLA DELL'ISOLA
unto
dal desiderio di vedere chi cantasse così teneramente,
Kalevipoeg si levò dal
suo improvvisato giaciglio e si
mosse verso l'interno dell'isola.
Ai piedi di una quercia, egli scorse una fanciulla dalla bocca
d'oro, alla quale a mo' di aureola, volavano attorno gli
uccelli avvinti nel canto. Stava seduta vicino a un fuoco che
gettava su di lei riverberi rossastri, occupata a filare il
lino materno che il sole doveva imbiancare e la rugiada
notturna ammorbidire, e intanto cantava strofe amorose.
Rispose Kalevipoeg:
— Perché piangere e pregare
per colui che da te separa il mare?
Perché respinge senza vedere
questo tuo amante si' ansioso di bere
alla tua fonte di pura bellezza?
Egli è presso di te e nell'ebbrezza
le sue braccia forte ti stringeranno
ed i suoi baci ti soffocheranno:
accogli bella fanciulla il mio amore
su questa riva mi han fatto arrivare
le terribili onde del mare,
ansioso del tuo profumo, o mio fiore. |
La fanciulla dell'isola,
Saarepiiga, la tortorella
notturna, si levò a vedere chi rispondesse al suo canto nella
notte. — Sarà un parente dalla Finlandia o qualche pretendente
venuto da Viru? — s chiese, e intanto avanzava, finché scorse
il bel giovane steso tra le rocce.
E mentre le ombre della notte
dormivano ancora, i due giovani parlarono tra loro, fino al
momento in cui il bruciante desiderio dell'amore si fece
strada nei loro cuori e un irresistibile languore paralizzò la
loro ragione. Essi si stesero accanto ed i loro cuori si
fusero insieme.
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5 - RIVELAZIONE
quando la passione li ebbe abbandonati, i due giovani
giacquero sull'erba, vicini e abbracciati. A quel punto,
Saarepiiga, la
fanciulla dell'isola, chiese al giovane chi fosse, e
Kalevipoeg non
nascose il suo nome: — Io sono il figlio di
Kalev e
Linda, vengo a nuoto
dalla terra di Viru per cercare la mia mamma, rapita da un
mago finlandese.
Nell'udire quelle parole, la fanciulla cominciò a gridare ed a
disperarsi. La udì il vecchio padre il quale, preso il
bastone, scese a cercare la figlia. Ma allorché scorse lo
straordinario giovane steso sul prato, accanto alla fanciulla,
il bastone gli cadde di mano, la paura gli sbiancò il viso, le
parole gli morirono in gola.
Saarepiiga, confusa e dolente, non osò sollevare gli occhi
colmi di lacrime. Ma Kalevipoeg, senza mostrare alcun
imbarazzo, domandò al vecchio se egli, nella tarda sera, non
avesse visto un mago finlandese vagare sul mare.
Il povero vecchio non aveva rilevato nulla, né la questione
gli interessava. Si avvicinò al giovane e gli domandò: — Da
dove vieni tu? E chi sei? Dal tuo viso fiero si direbbe che
discendi dalla razza divina di
Taara.
Di nuovo Kalevipoeg si fece riconoscere.
— Sono il figlio di
Kalev e
Linda, e sono nato all'ombra degli olmi di Viru.
— O sventura, — gridò il vecchio. — Che cosa
hai dunque fatto, giovane uomo? La ragazza che hai amato è
ella stessa figlia di Kalev, è tua sorella!
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6 - UN CANTO DAL MARE
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Morte di Saarepiga (✍
1952) |
Eerik Haamer (1908-1994), schizzo a carboncino
Eesti Kunstimuuseum, Tallinn (Estonia). |
a
fanciulla, gelata dalla consapevolezza di aver giaciuto col
suo stesso fratello, intanto era scesa verso il mare. E poi sparve: si era gettata nell'acqua.
Alle grida del vecchio, Kalevipoeg si tuffò a sua volta tra le
onde. Invano tentò di afferrare la sorella e di sottrarla
alla morte. Il mare l'aveva ghermita tra le sue umide braccia,
né volle restituire più la sua preda.
— Gli dèi l'hanno voluto, o vecchio, — pianse
Kalevipoeg. — Gli dèi l'hanno voluto. La fanciulla è caduta in mare, mia
madre è stata rapita in un'imboscata. Siamo tutti e due
fratelli nel dolore.
Il vecchio e sua moglie si inginocchiarono sulla riva e
piansero la figlia perduta:
— Ritorna ritorna figlia cara
ritorna, tesoro, alla tua casa... |
Dal fondo del mare una dolce voce rispose loro:
— Non posso ritornare, padre caro,
non posso, mamma mia adorata,
se il vostro pianto è tanto amaro
io più ancora sono disperata,
qui rapita nel fondo del mare.
I miei occhi sono chiusi dai flutti,
è serrato dalle onde il mio cuore.
Ero scesa nell'onda per cantare
la dolce canzone dell'amore.
E m'ha afferrata, m'ha rapito il mare.
Non piangere, non piangere, mammina,
non piangere, babbo mio adorato,
la vostra pupetta piccolina
ha in fondo al mare un castello dorato.
Tra le alghe ha un piccolo nido
nella spuma marina un lettino
ed il nido è soffice e fido
ed il letto è tanto piccino.
una ninna mi cantan le ondine
con vocette così cristalline. |
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Fonti
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I - INCESTO E SUICIDIO
Saarepiiga
è nome comune, non proprio: in estone significa
semplicemente «ragazza
dell'isola». In molte traduzioni del
Kalevipoeg
(come in quella italiana del 1935)
il nome viene tradotto – e si potrebbe aggiungere
giustamente – nel suo significato e non lasciato
nella forma originale.
La vicenda è
presto detta. la strana dolce
storia d'amore tra la ragazza dell'isola e il figlio
di Kalev è
destinata a concludersi tragicamente allorché i due
giovani scoprono di essere fratello e sorella: lei si
annega gettandosi in mare e
Kalevipoeg non
riesce a salvarla. In ultimo, la voce di
Saarepiiga
giunge dal fondo del mare a consolare i suoi genitori
adottivi.
Abbiamo detto
che
Kalevipoeg altri
non è che la versione estone del
Kullervo finlandese.
Ebbene, non ci si stupirà di scoprire che anche di
Kullervo si narra, nel
Kalevala, una
storia analoga. Qui, mentre il giovane torna a casa a
bordo della sua slitta, incontra per strada una
fanciulla e, dopo averne vinte le resistenze con
parole e ricchi doni, giace con lei. Dopo l'amore, i
giovani si presentano e scoprono con orrore di essere
fratello e sorella. Orripilata per aver commesso incesto,
la ragazza si precipita nei gorghi
fragorosi di un fiume. Sconvolto,
Kullervo torna a casa,
ben deciso a togliersi la vita, ma la madre lo
convince a fuggire nella foresta, sfuggendo alle
conseguenze del suo misfatto
(Kalevala
[35]).
Kullervo parte per la
guerra: al suo ritorno, trova la casa deserta, i
parenti uccisi. Il giovane è ancor più disperato, ma
la madre gli risponde dalla tomba e lo incita ad
andare avanti. Tuttavia, giunto nel luogo dove aveva
sedotto la sorella,
Kullervo viene preso dai sensi di colpa e si uccide gettandosi sulla propria
spada
(Kalevala [36]).
Le due versioni,
finlandese ed estone, confrontate, mostrano attinenze
e differenze. Le attinenze corrono attraverso la
trama generale: la seduzione di una ragazza, che poi
si rivela essere la sorella dell'eroe e il suicidio
di lei. I particolari tuttavia appaiono differenti: Kullervo deve faticare per convincere la
ragazza e trascinarla sulla sua slitta, laddove
Saarepiiga
è ben disposta a gettarsi tra le braccia di
Kalevipoeg.
L'atmosfera è poi ben diversa, più pratica e terrena
quella del
Kalevala,
più sognante e fiabesca quella del
Kalevipoeg (mentre generalmente il
rapporto tra le due opere è inverso). Si tratta
probabilmente di dettagli di poco conto. De Santillana e la Von Dechend, analizzando attentamente
la vicenda di
Kullervo,
ne hanno rivelato la natura antichissima: secondo i
due autori, echi di
questa vicenda sarebbero sparsi nella
mitologia di tutto il mondo. Una sua versione,
mutatis mutandis, attraverso Saxo Grammaticus
sarebbe persino giunta nell'Hamlet
di Shakespeare, ispirando il suicidio di Ophelia
(DeSantillana ~ VonDechend 1961).
Ma c'è ancora un
altro dettaglio interessante. Nel
Kalevala, è proprio l'incesto
compiuto con la propria sorella a segnare, come una
maledizione, l'esistenza di
Kullervo,
portandolo infine al suicidio: il giovane morirà gettandosi
sulla punta della propria spada. Questo motivo è ugualmente
presente nel
Kalevipoeg anche se si disperde nei
mille rivoli
dell'intera opera. Ma è proprio la morte di
Saarepiiga la
ragione dell'alterco che spingerà
Kalevipoeg a
uccidere i figli del fabbro che gli hanno forgiato la spada
(vedremo tutto questo nel prossimo capitolo), a indurre il
fabbro a maledire la spada che gli ha donato, così che questa spada
sarà destinata a rivoltarsi contro lo
stesso Kalevipoeg.
E anche l'eroe estone, come il suo confratello finlandese,
morirà colpito dalla propria arma. I dettagli, come vedremo,
sono diversi: la spada di Kalevipoeg
è quasi animata di volontà propria e colpirà l'eroe a
tradimento, mentre
Kullervo si ucciderà di
propria volontà. Ma la differenza, che può
parere definitiva, sfuma attraverso la simbologia mitica in
cui può essere un oggetto inanimato – una spada – a farsi
carico della colpa e trasformarsi in strumento di vendetta e
di giustizia.
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Bibliografia
- BLUMBERG Gustav, Quellen und Realien des Kalewipoeg
[Kalevipoja allikad ja reaalid]. Tartu,
1869.
- DE SANTILLANA Giorgio ~ VON DECHEND
Hertha, Hamlet's Mill. Gambit, Boston 1969. → ID.,
Il mulino di Amleto. Adelphi, Milano 1983
[1990].
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LiberIter, La Spezia 2010.
- GANANDER Christfried, Mythologia Fennica.
1789.
- LAUGASTE Eduard, The Kalevala and Kalevipoeg.
In: HONKO Lauri, Religion, Myth and Folklore in the World's Epic: The
Kalevala and its Predecessor. Monton de Gruyter, Berlino 1990.
- ORAS Ants,
La letteratura estone. In: DEVOTO Giacomo (cura),
Le letterature dei paesi baltici. Sansoni, Firenze / Accademia,
Milano 1969.
- PIERETTO Giorgio, La sparuta progenie di Kalev.
In: «In forma di parole», 2. Bologna 2009.
- PRAMPOLINI Giacomo, La letteratura finnica, estone,
ungherese. In: ID., Storia universale della letteratura. UTET,
Torino 1953.
- PUHVEL Jaan, Finnish kalevala and Estonian
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- RAUDSEP Nora ~ DE STŒCKLIN Paul [cura]: Le
Kalewipoëg. Légende épique estonienne. Presses Universitaires de
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Kalewipoeg. La leggenda nazionale del popolo estone. Ausonia 1935.
- SCHÜDLÖFFEL Gustav Heinrich, Kaallew's Sohn. In: «Das
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- TALVET Jüri, Kalevipoeg, a great European epic. In: «Estonian Literary Magazine», 17. 2003.
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BIBLIOGRAFIA ► |
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