SLOVA I POUČENIJA |
SLOVO
SV.
GRIGORIJA OB
IDOLACH |
SERMONE DI SAN
GREGORIO SUGLI IDOLI |
|
|
Titolo |
Слово святого Григория (Богословца) изобрѣтено
въ толцѣхъ
о томъ, како первое
погани цуще Языци кланялися идоломъ и требы им клали |
Slovo Svjatogo Grigorija (Bogoslovca) izobrěteno vŭ tolcěchŭ o tomŭ, kako pervoe pogani cušče Jazyci
klanjalisja idolomŭ i treby im klali |
Sermone di San Gregorio (il Teologo) su come le genti, essendo inizialmente
pagane, veneravano gli idoli |
Genere |
Omelia |
Lingua |
Russo |
Epoca
|
XIV-XV secolo |
|
|
SLOVA I POUČENIJA |
SLOVO SV.
GRIGORIJA BOGOSLOVCA
OB IDOLACH |
SERMONE DI SAN
GREGORIO IL TEOLOGO
SUGLI IDOLI |
|
|
|
|
San Gregorio il Teologo |
Chiesa di San Salvatore in Chṓra
İstambul (XIV sec.) |
MUSEO: [Ol'šanskij]► |
Il Sermone di San Gregorio sugli Idoli
Lo Slovo Svjatogo Grigorija izobrěteno vŭ tolcěchŭ
o tomŭ, kako pervoe pogani cušče Jazyci
klanjalisja idolomŭ i treby im klali,
il «Sermone di San Gregorio su come le
genti, essendo inizialmente pagane,
veneravano gli idoli»
è, insieme allo
Slovo Christoljubca, uno dei più
importanti documenti, nel corpus dei
testi ecclesiastici antico-russi (gli slova i poučenija), per
la nostra conoscenza della tradizione mitologica
slavo-orientale.
Il titolo del sermone fa riferimento a
Gregorio di Nazianzio (329/330-±390), detto
il Teologo (greco Grēgórios ho
Nazianzēnós, russo Grigorij
Bogoslovŭ), arcivescovo di
Costantinopoli, autore di trattati
teologici, lettere, poesie e omelie. Da
queste ultime sarebbe stato appunto tratto
il materiale che è alla base del sermone
slavo, che l'ignoto autore
dice di aver scritto
mentre viaggiava per mare diretto a
Costantinopoli. Nonostante egli affermi di
aver attentamente selezionato poco materiale
da fonti molte ricche, si
rimane stupiti dall'ampiezza e dalla varietà
di temi che riesce a toccare in un
testo così breve. Demonizza un gran numero
di divinità, egiziane e greche e slave, si scaglia contro i culti e i
sacrifici pagani, cita vari tipi di offerte,
banchetti e celebrazioni dedicate alle
divinità,
condannandone gli eccessi più sfrenati e
osceni: allo stesso modo mette al bando le
pratiche magiche, l'astrologia ed i costumi
sessuali non conformi. Così
facendo, l'autore
rivela molti preziosi dettagli della
tradizione mitologica degli slavi orientali,
soprattutto per quanto riguarda il culto e i
sacrifici tributati alle divinità del
livello inferiore.
|
Fonti e redazioni
Dei molti
sermoni pronunciati da San Gregorio il Teologo,
ce ne sono pervenuti quarantacinque,
secondo una selezione operata poco dopo la
morte del loro autore. Oggetto di studio e
di imitazione in tutte le scuole di retorica
dell'età bizantina, tali sermoni furono subito
tradotti in latino e poi anche in armeno, in siriaco, slavo, copto, egiziano, georgiano,
arabo ed ebraico. (Impellizzeri
1975)
La loro
diffusione nel mondo slavo seguì da subito
l'evangelizzazione cristiana. In molti dei
suoi discorsi, San Gregorio si era scagliato
in difesa della comunità cristiana contro
eretici e pagani: fu questa una delle
principali ragioni per cui gli scritti del
nazianzieno attirarono l'attenzione degli
ecclesiastici slavi, che se ne servirono
nella loro lotta contro le tradizioni
pagane. Si hanno notizie di traduzioni
bulgare risalenti agli inizi del secolo, anche se la prima
documentazione di tali traduzioni ci è
pervenuta attraverso un corpus di
tredici sermoni contenuti in un manoscritto
dell' secolo (Budilovič
1875). Parallelamente, nel periodo
che va dalla seconda metà dell' a tutto il
secolo, circolarono nel mondo slavo
altre traduzioni dei sermoni di San
Gregorio, corredate dalle annotazioni degli
esegeti greci. Al secolo sono
ascrivibili due raccolte di sedici sermoni,
una attestata nelle regioni balcaniche, la
seconda nel territorio russo, quest'ultima
fornita con gli scoli di Niceta di Eraclea. (Simi
2003)
Il testo
antico-russo qui antologizzato, lo
Slovo sv. Grigorija ob idolach,
è una compilazione composta
utilizzando del materiale proveniente da tre
omelie che
il nazianzieno
aveva pronunciato a Costantinopoli in
occasione delle celebrazioni liturgiche del
Natale e dell'Epifania, nel 380/381 (o,
come sostengono altri, nel 379/380), ovvero
la : Sulla
Teofania o il natale di Cristo, la : Omelie sulle Sante Luci, e la
: Sul santo
Battesimo. Gli studiosi ritengono che l'autore del sermone slavo
abbia anche fatto largo utilizzo dei
commentari su San Gregorio
(Mansikka 1922).
Per quanto riguarda la datazione, sono state
avanzate anche qui delle proposte
divergenti. I primi studiosi ritenevano che
il Sermone
risalisse tra la fine del e gli inizi
del secolo (Gal'kovskij
~ Sreznevskij
1851).
Per Viljo Johannis Mansikka sarebbe stato
invece stato compilato in epoca più tarda,
dopo lo
Slovo Christoljubca,
testo che secondo l'autore avrebbe appunto
influenzato lo Slovo
sv. Grigorija ob idolach (Mansikka 1922).
Opposta l'opinione di Evgenij Vasilevič Aničkov, secondo il quale la prima stesura dello
slovo
andrebbe
fatta risalire alla seconda metà
dell' secolo,
epoca in cui gli evangelizzatori conducevano
una strenua lotta contro gli stregoni
pagani. Sempre secondo Aničkov,
il testo originale dipendeva strettamente
dai discorsi di San Gregorio e non conteneva
alcuna indicazione sulle divinità slave: le
testimonianze sui culti pagani sarebbero
state aggiunge in epoca posteriore
(Aničkov
1914).
Riguardo
all'autore dello slovo,
regna il buio più assoluto. Boris Rybakov ne ha
attribuito la stesura all'igumeno
Daniil (Rybakov 1981),
ma si tratta di un'ipotesi giudicata poco
attendibile.
Lo Slovo sv. Grigorija ob idolach
è stato tramandato da tre
manoscritti, di cui quello ritenuto più
fedele al testo originale, secondo
l'opinione della maggior parte degli
studiosi, è il documento contenuto nel Pais'evskij sbornik, un manoscritto del
secolo trovato nella
biblioteca del monastero Kirillo-Belozerskij,
lo stesso che ci ha tramandato lo
Slovo Christoljubca.
Lo Slovo sv. Grigorija ob idolach
fu anche
utilizzato per la composizione dello
Slovo Ioanna
Zlatousta, «Sermone di Giovanni
Crisostomo su come prima i pagani credessero
negli idoli»,
dal quale, a sua volta, furono tratte
aggiunte in una particolare redazione del
Slovo sv. Grigorija ob idolach. (Simi
2003)
|
Informazioni mitologiche
Sia lo
Slovo Christoljubca
che lo Slovo sv. Grigorija ob idolach elencano numerosi teonimi del livello
superiore e di quello inferiore del paganesimo slavo ma, mentre il primo documento chiarisce il tipo
di opposizione spirituale che caratterizza
il periodo del dvoeverie e fornisce
preziosi dettagli sulle divinità superiori,
alcune delle quali già elencate dal
«Canone di Volodimirŭ» (Se pověsti vremjan ĭnichŭ lětŭ [6488/980]),
il secondo, oltre a contenere informazioni
complementari sulle divinità superiori,
descrive i riti in onore di alcune divinità
inferiori e traccia un profilo evolutivo del
paganesimo slavo fino a delinearne il
passaggio alla sfera cristiana.
(Simi
2003)
Mokošĭ, a Diva, a
Perunŭ, a
Chŭrsŭ, a
Rodŭ e
alle
rožanizy,
agli
upyri, alle
beregyni,
a
Pereplutĭ
Quali divinità superiore del pantheon slavo,
l'autore dello Slovo
sv. Grigorija ob idolach nomina invece soltanto
Mokošĭ,
Perunŭ e
Chŭrsŭ, ma in compenso approfondisce le
divinità del livello inferiore: descrive
infatti i rituali inerenti alle
vile, a
Rodŭ, alle
rožanizy, agli
upyri, alle
beregyni, a
Pereplut', a
Svarožičĭ e alle
navi.
L'autore sembra molto attento a disegnare le
fasi del paganesimo slavo, di cui traccia
persino delle linee di sviluppo storico, la
cui prima fase sarebbe stata caratterizzata
dal culto
degli
upyri e
delle
beregyni, in seguito
sostituito da quello tributato a
Rodŭ e alle
rožanizy, per poi
trasformarsi nel culto di
Perunŭ e
degli altri dèi.
Il testo registra inoltre il passaggio, al
livello di devozione popolare, di spiriti
pagani con figure della religione cristiana:
mostra in particolare la sostituzione del
culto
di
Rodŭ e delle
rožanizy con quello
della Vergine Maria, attestando il
tentativo di dare una veste cristiana al
culto ancestrale delle divinità preposte
alla nascita e alla generazione
(Simi
2003). Lo Slovo
sv. Grigorija ob idolach contiene, poi,
descrizioni di rituali che abbracciano tutta
una serie di altre tradizioni pagane,
mostrandoci i tratti di un'evidente
degradazione dei miti classici descritti in
alcuni discorsi di San Gregorio.
Scopo
dell'autore antico-russo non è quello di
fornirci notizie attendibili su altre
civiltà, ma, piuttosto, quello di stabilire
quali genti avessero abbracciato il
paganesimo prima degli Slavi; si cerca in
questo modo di stabilire rapporti di
discendenza, spesso fin troppo artificiosi,
per esempio, tra il paganesimo egiziano o
greco e quello slavo, nel tentativo di
giustificare la permanenza degli elementi
pagani nella cultura russa. (Simi
2003)
|
|
SLOVA I POUČENIJA |
SLOVO SV.
GRIGORIJA BOGOSLOVCA
OB IDOLACH |
SERMONE DI SAN
GREGORIO IL TEOLOGO
SUGLI IDOLI |
|
|
|
|
|
|
|
|
SERMONE DI SAN
GREGORO IL TEOLOGO SU COME LE
GENTI, ESSENDO INIZIALMENTE
PAGANE, VENERAVANO GLI IDOLI |
|
|
|
|
|
a |
|
Vedete questo
maledetto e immondo servizio, fatto
dagli immondi pagani? Maledetti i
Greci [pagani], sacrifici
peccaminosi. [Tutto ciò fu]
inventato dall'insegnamento del
diavolo, dalla creazione del
tenebroso demone e dal sacrilego
malvagio offuscamento. Gli empi,
che scambiano la vanità per la
verità, che servono e che venerano
gli idoli, attuano un certo
sotterfugio. Ma noi dunque, figli,
respingiamo questi sacrifici
impuri: sia il servizio di
Dyj,
sia il compimento di sacrifici del
maledetto tormentatore di Creta e
del maledetto sacerdote saraceno
Mamed,
l'amore elleno, le danze
accompagnate dal ritmo dei
tamburelli, il suono del piffero,
la danza satanica, il corno franco
[latino], le gusli musicali
e il piffero, che dunque impazzano
diabolicamente, facendo sacrifici
alla Madre, la diabolica dea
Afrodite,
e a Koruna.
Koruna,
infatti, sarà la madre
dell'Anticristo e l'odiosa
Artemide Deomissa, nata da una coscia. E il
frutto prematuro e il dio
androgino. E venerano, come dio, la
folle ubriachezza tebana e il
sacrificio di Semele al tuono e ai
fulmini e alle
vile,
che dunque ci fu un idolo, chiamato
Vil,
che il profeta Daniele distrusse in
Babilonia.
|
|
b |
|
A tali dèi compie sacrifici anche
il popolo slavo: alle
vile,
a
Mokošĭ, a Diva, a
Perunŭ, a
Chŭrsŭ, a
Rodŭ e
alle
rožanizy,
agli
upyri, alle
beregyni,
a
Pereplutĭ
e girando, bevono per lui nei
corni. E pregano il fuoco,
chiamandolo
Svarožičĭ, e per le
navi
fanno il bagno e fanno ponti e
pozzi nella pasta e molte altre
cose. Presso questi, alcuni Falli,
gli itifalli sono venerati, ossia,
i membri vergognosi, sono fatti in
effigi e li venerano e fanno loro
sacrifici. Gli Slavi, poi, durante
i matrimoni, mettendo la vergogna
[maschile] e l'aglio in secchi,
bevono. Da questi, dunque, e dalle
scritture priapesche e arabe i
Bulgari, avendo imparato, da
vergognosi membri assaporano il
fuoriuscito luridume, cioè, da
questa deglutizione sono purificati
i peccati. E sono i più immondi e
maledetti di tutti i pagani.
|
|
c |
|
Il sacrificio taurino dei fanciulli
agli idoli, dal primogenito, il
sangue lacedemone sacrificato,
uscente dalle ferite, questa è la
loro penitenza sacramentale, con il
quale spalmano
Ecate [Ekadja],
dea, e con lei sostituiscono la
vergine. E
Mokošĭ onorano e
Kyla
e
la mollezza che è un peccato di
onanismo molto onorano, dicendo[li]
sconsiderati. Lo scuro cibo di
carne di Penelope [Pelope],
con il quale saziano gli dèi,
facendoli avidi, o la magia del
tripode di Delfi, o le supplici
scritture nei libri, o
l'ubriachezza di Castalia venerano
come dio, la magia e i sermoni
magici, i fetidi talismani, da
questi, poi, alcuni popoli sono
allontanati, l'astronomia caldea, i
vaticini sulla nascita, cioè, il
Martologio, i sogni frigi e gli
incantesimi, gli agguati e i
sacrilegi degli immondi racconti di
Trifonio [Efron]
che sono ovunque e gli incantesimi,
il supplizio di
Mitra,
chiamato giusto, la nascita, poi,
del maledetto
Osiride, poiché, quando la madre,
avendolo partorito, fu mutilata [morì], questi lo fecero a sé dio, e i maledetti
compiono a lui forti sacrifici. |
|
d |
|
Da questo impararono gli antichi Caldei,
iniziarono a fare loro grandi
sacrifici, ai loro due dèi, a
Rodŭ e
alle
rožanizy,
dopo la nascita del maledetto e
immondo
Osiride. Di questo
Osiride,
poi, parlano i libri menzogneri e
immondi saraceni del sacerdote
saraceno
Maomed e del maledetto
Bachmit, come non
attraverso l'orifizio conveniente,
nascendo, ma quello fetido, per
questo lo chiamano dio, per questo
i Saraceni lavano l'orifizio anale,
e i Bulgari, i Turkmeni e i Komli e
quanti ci sono di questa fede e
versano questo risciacquo nella
bocca. Da cui impararono gli Elleni
a compiere sacrifici ad Artemid
e Artemide,
cioè a Rodŭ
e alle
rožanizy, così anche gli
Egiziani e anche i Romani. Così,
dunque, anche agli Slavi è giunto
questo racconto. E questi
iniziarono a compiere sacrifici a
Rodŭ e
alle
rožanizy prima di
Perunŭ, loro dio, e prima di
questo facevano sacrifici agli
upyri
e alle
beregyni. |
|
e |
|
Dopo il santo battesimo scacciarono
Perunŭ e si rivolsero a Cristo
nostro Signore. Ma adesso nei
sobborghi pregano il maledetto dio
Perunŭ e
Chŭrsŭ e
Mokošĭ e le
vile
e questo lo
fanno di nascosto; di questo non
possono farne a meno, cominciando
dal tempo del paganesimo fino ad
ora, della preparazione della
maledetta seconda mensa a
Rodŭ e
alle
rožanizy,
con grande scandalo per i devoti
cristiani e con grave offesa al
sacro battesimo e provocando l'ira
di Dio. Dopo il santo battesimo, i
popi che servono il ventre
stabilirono di associare il tropario in onore della nascita
della Madonna alla mensa delle
rožanizy,
mettendo da parte [risparmiando].
Questi sono chiamati ghiottoni e
non servi di Dio. E pregano anche
la Domenica, avendo raffigurato una
donna, creatura, in veste umana.
Così anche gli Egiziani onorano e
fanno sacrifici al Nilo e al fuoco,
cioè: il Nilo è fertile e fa
crescere la spiga e il fuoco secca
la segala, quando matura. Per
questo i maledetti onorano il
Mezzogiorno e pregano, rivolgendosi
al Mezzogiorno. |
|
f |
|
Fin qui è stato il mio discorso.
Fin qui ho potuto scrivere,
portarono questi libri anche a
Costantinopoli. E noi, scendendo
dalla nave, andammo verso la santa
montagna. Questo racconto è grande,
ma noi, per pigrizia, di molto
abbiamo scelto poco. |
|
|
|
|
|
|
|
NOTE
a ―
Con il teonimo Dyj si intende,
con ogni probabilità, il
dio greco
Zeús
e non una divinità
autoctona slava (non altrimenti attestata
nelle fonti).
Rispetto all'originario
testo greco di San
Gregorio di Nazianzo, la
«traduzione» (in realtà
una compilazione) slava,
pur essendo molto fedele
all’originale, differisce
in quelle parti in cui si
descrivono gli usi e i
costumi dei popoli slavi e
le loro divinità. Il
traduttore-compilatore
slavo cerca di adattare i
teonimi greci del testo
originale per il lettore
slavo, sostituendoli con
le divinità locali (quando
possibile) o cercando di
tradurli. Sono molti i
passi in cui le
descrizioni dei miti
classici vengono
fraintese, non comprese e
confuse dal copista slavo!
Nel testo greco del
nazianzieno
(Omelia XXXIX: Sulle sante luci [IV]) il primo mito
descritto è proprio quello
in cui si parla della
nascita furtiva di
Zeús
(riferimento al culto di
origine minoica di
Zeús
Kuros). ― Il testo greco non
contiene nessun
riferimento né a
Koruna, né all'Artemide
Deomissa: è
Rea,
invece, che viene definita
«madre degli dèi,
madre di esseri siffatti».
Entrambi i monumenti
evidentemente si basano
sul mito di
Afrodite
tramandatoci da Esiodo
(Theogonía
[198-206]) e in
quello slavo siamo di fronte all’ennesima confusione del traduttore.
b ―
Diva,
forma femminile di divŭ,
è attestato nella
demonologia dei popoli
slavi in varie forme (Diva,
Divii, Divožena)
e corrisponde nella
tradizione slava
meridionale alle
dive,
samodive,
samovile, etc. ―
I riti qui descritti
sono
collegati al
mondo dei morti e alla
morte: era usanza
bagnarsi, porre cibarie
nel bagno, dopo averlo
cosparso di cenere per poi
potervi rintracciare le
tracce del passaggio del
defunto e raffigurare,
appunto, ponti e pozzi
(collegati all’acqua e
simboleggianti il
passaggio del defunto
dalla vita terrena) con la
pasta.
c ―
Nel
testo greco si parla dei
«fantasmi
spaventosi e tenebrosi»
collegati ad
Ecate, che nel
testo antico-russo è riportata nella lezione Ekadja. Si può
ipotizzare che il
traduttore abbia
erroneamente trascritto il
nome delle dea greca (cfr.
altri manoscritti del
sermone). ― Kyla
non la si è potuta
identificare con nessun
personaggio storico o
divinità: non risulta che
venga menzionata in nessun
altro testo. ―
Trifonio (Efron
nel testo russo) era una divinità ctonia, eroe beota figlio
di
Ergino, che costruì
con il fratello
Agamede il tempio
di
Apollo a Delfi.
d ― Con
Mamed,
Maomed e
Bachmit (così
nell'originale) si intende
sempre il Profeta Muḥammad.
f ―
A differenza di altri
autori, Aničkov
ritiene che l'informazione
della composizione
dell'opera, avvenuta
durante il viaggio verso
Costantinopoli, sia
un'aggiunta posteriore,
riferibile soltanto ad una
delle copie del Sermone
(Aničkov
1914).
|
Bibliografia
- ANIČKOV Evgenij Vasilevič, Jazyčestvo i
drevnjaja Rus'. Mosca 1914.
- BUDILOVIČ A., XIII Slov Grigorija Bogoslova v drevneslavjanskom
perevode. San
Pietroburgo 1875.
- BRÜCKNER
Alexander, Mitologia słowiańska.
Cracovia 1918. → I., Mitologia slava. Bologna 1923.
- MANSIKKA
Viljo Johannes, Die Religion der Oslaven: Quellen. Helsinki 1922.
- GAL'KOVSKIJ N.M., Bor'ba christianstva s ostatkami jazyčestva v
Drevnej Rusi.
Mosca 1913, Char'kov 1916.
- IMPELLIZZERI Salvatore, La letteratura bizantina da Costantino a
Fozio. Firenze/Milano 1975.
- PISANI Vittore, Il paganesimo balto-slavo. In: TACCHI-VENTURI
Pietro [cura], «Storia delle religioni», II. Torino 1949.
- RYBAKOV Boris, Jazyčeskoe drevnich slavjan. Mosca, 1981.
- SIMI Simonetta, Il passaggio dal
paganesimo al cristianesimo in due sermoni antico-russi.
In: «eSamizdat»
I, 2003 (I).
- SREZNEVSKIJ I.I., Svidetel'stva Paisievskogo sbornika o jazyčeskich sueverijach russkich. In: «Moskvitjanin»,
1851.
- TICHONRAVOV N.K., Slova i poučenija,
napravlennye protiv jazyčeskich
verovanij i obrjadov. In: «Letopisi
russkoj literatury i drevnosti», IV. Mosca 1862.
- VYNCKE
Frans, La religion des Slaves. In: PUECH
Henry-Charles [cura], «Histoire des religions», I. Parigi 1970-1976. → I., La religione degli Slavi.
In: PUECH
Henry-Charles [cura]: «Le religioni dell'Europa centrale precristiana». Bari 1988.
|
BIBLIOGRAFIA ► |
|
|
Archivio: Biblioteca - Guglielmo da Baskerville
Area: Slava - Koščej
Vessmertij |
Introduzione, traduzione e note di Simonetta
Simi.
© eSamizdat: Laboratorio di Slavistica Creativa. |
|
|
|
|
|
Creazione pagina:
21.03.2005
Ultima modifica:
29.11.2014 |
|
|
© BIFRÖST
Tutti i diritti riservati |
|