LEBOR
GABÁLA
ÉRENN |
POEMA
I |
«Slúag nád chlóe cúa-chel» |
«Una compagnia che gelida morte
non schiacciò» |
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LEBOR GABÁLA
ÉRENN |
I |
«Slúag nád chlóe cúa-chel» |
«Una compagnia che gelida morte
non schiacciò» |
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I poemi I, II, III
del
Lebor Gabála
Érenn,
secondo la classificazione di R.A. Macalister, sono delle
strofe isolate che si ritiene facessero parte, in origine,
di composizioni di più ampio respiro.
Le
due quartine che costituiscono il poema I,
«Slúag nád chlóe cúa-chel»,
«Una compagnia che gelida morte non schiacciò», erano probabilmente,
in origine, composizioni
indipendenti, come è suggerito
dalla diversità del metro. Infatti
la prima quartina è in una varietà
di snám sebaic in cui la
terza linea termina con un
monosillabo; la seconda quartina è in casbairdne con rima nei
versi b
e d.
Secondo Macalister, il
testo sarebbe stato corrotto dagli
scribi i quali lo pasticciarono
cercando invano di estrarre più
senso di quanto l'autore, o gli
autori, vi avevano posto
(Macalister 1932).
Irregolarità nelle rime e nelle
allitterazioni interne suggeriscono la presenza
di possibili corruttele. Le due
quartine sono presenti, con forti varianti ortografiche,
in tutt'e tre le redazioni principali (R1
R2 R3)
del
Lebor Gabála.
In:
Lebor Gabála Érenn
R1 [I: 10]; R2 [I: 20];
R3 [I: 6].
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LEBOR GABÁLA
ÉRENN |
I |
«Slúag nád chlóe cúa-chel |
«Una compagnia che gelida morte
non schiacciò» |
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1 |
Slúag nád chlóe cúa-chel,
Nóe nír bo niath-lén,
scél co ngráin ro gléad gér,
Sém, Cam ocus Iäféth. |
Una compagnia che gelida morte non
schiacciò:
Nóe, eroe senza debolezze,
una vicenda terrificante resa lieta
dalla passione,
Sem,
Cham e
Iafeth. |
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2 |
Mná cen mídend, mór-ḟeba,
ós dílind cen díbada;
Coba, brígda in báin-ela,
Olla, Oliua, Olíuana. |
Donne eccellenti senza i colori
della malizia,
sopra il Diluvio senza soccombere,
Cobba, vigorosa come un bianco
cigno,
Olla,
Oliva e
Olivana. |
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NOTE
I
[1] —
(a) Slúag è stato qui evidentemente
declinato al plurale dopo l'aggiunta della seconda strofa. L'ultima parola
appare in varie forme nei diversi manoscritti: è guachel («falsa morte»)
nel ms. L
(Lebor Laignech);
ecnad chel («saggia morte»?) in F
(Lebor Ḟear
Maí),
conad chel («morte vorace») in M, con
la variante conadachel in H. Le
allitterazioni interne e il
significato del testo giustificano tuttavia
la lettura in cúa-chel («morte corporale»), sebbene Stewart Macalister
preferisca tradurre con «winter (rainy) death» (Macalister
1938). —
(b) All'inizio del verso,
l'inserzione di ac/ag
nei mss. M e H
(non in B) è un tentativo di
emendare il metro, dopodiché il
nome Noë verrebbe a
pronunciarsi come un monosillabo,
Nái. L'allitterazione decide
per niath-lén nei confronti
di varie letture alternative
suggerite dai manoscritti.
I
[2] —
(d) La rima
con díbada ci suggerisce la
corretta pronuncia del nome Olivana,
che viene dunque ad avere l'accento
sulla terzultima sillaba [olīuăna]. —
Per quanto riguarda i nomi delle
donne nella famiglia di Nōḥ, cfr.
nota a
R1 [I:
9] [NOTA]►.
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Bibliografia
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CATALDI Melita,
Antiche storie e fiabe
irlandesi. Torino 1985.
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COMYN David ~ DINEEN
Patrick S. [traduzione]: CÉITINN Seathrún (KEATING Geoffrey),
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London 1902-1908.
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GINZBERG
Louis, The Legend of the Jews,
vol. 1. Philadelphia 1909 (?). → ID.,
Le leggende degli Ebrei,
vol. 1. Adelphi. Milano 1995.
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GRAVES
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Myths. New York 1963. → ID.,
I miti ebraici.
Longanesi, Milano 1980.
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MORGANTI Adolfo [cura]: Nennius (Nennio).
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Britanni. Il Cerchio, Rimini 2003.
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BIBLIOGRAFIA ► |
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Biblioteca - Guglielmo da Baskerville.
Area
Celtica -
Óengus Óc. |
Traduzione e note della Redazione Bifröst. |
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Creazione pagina: 01.05.2006
Ultima modifica:
28.10.2015 |
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