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CELTI
Irlandesi

MITI CELTICI
LEBOR GABÁLA ÉRENN
POEMA
XXXIX
«Túán mac Cairill ro clos»
«Túán mac Cairill fu udito»
LEBOR GABÁLA ÉRENN
Lebor Gabála Érenn. Saggio
1. Dalla creazione del mondo...
2. Origine dei Gaeli
3. Muintir Cessrach
► 4. Muintir Parthóloi
Poemi:   XXX XXXI XXXII
    XXXIII XXXIV XXXV
    XXXVI XXXVII XXXVIII
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5. Clanna Nemid
6. Fir Bolg
7. Túatha Dé Danann
8. Meic Míled
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POEMA XXXIX - Saggio
POEMA XXXIX - Testo
Note
Bibliografia
LEBOR GABÁLA ÉRENN
XXXIX
«Túán mac Cairill ro clos»
«Túán mac Cairill fu udito»

Il poema XXXIX del Lebor Gabála Érenn è una composizione mitologica nella quale si elencano le trasformazioni che Túán mac Cairill, l'immortale testimone dell'invasione di Partholón, subì nel corso dei secoli; divenuto salmone, venne mangiato dalla regina dell'Ulaid e poté rinascere in forma umana per tramandare le memorie del suo popolo. La vicenda è il soggetto dello Scéal Túáin maic Cairill, un'altra importantissima fonte sulle invasioni di Ériu.

Il metro è il debide scáilte.

In: Lebor Gabála Érenn. R3 [IV: 43]. B 14 β 
In: Lebor Gabála Érenn. R3 [IV: 45]. M 275 β 

LEBOR GABÁLA ÉRENN
XXXIX
«Túán mac Cairill ro clos»
«Túán mac Cairill fu udito»
     
1 Túán mac Cairill ro clos
dorad Ísa ro i n-imarbus:
dia ro chaith cét bliadan búan
i richt duine fo deag-snúad.
Túán mac Cairill fu udito:
Ísa gli diede nel suo peccato
di trascorrere cento lunghi anni
in aspetto d'uomo, con bel sembiante.
2 Trí chéd bliadan dó i richt
doim allaid for na fásaigib,
do ro chaith cét bliadan bil
i richt in chullaich allaich.
Trecento anni visse nell'aspetto
di un cervo nella desolazione,
dopo trascorse cento buoni anni
nell'aspetto selvaggio di un cinghiale.
3 Trí chéd bliadan do for feóil
dia roibi i richt in t-én-eóin;
dia ro chaith cét bliadan bind
i richt bradán fo dílinn.
Trecento anni ebbe sulla carne
quando fu nell'aspetto di un solitario uccello;
quindi trascorse cento melodiosi anni
nell'aspetto di un salmone nella corrente.
 
4 Rogob línaigi na lín,
rusfuc leis co dún in ríg;
ot condairc in eigni n-glan,
rusmianaig in bainrígán.
Un pescatore lo prese nella rete,
lo portò alla fortezza del re;
quando vide il salmone brillante,
la regina lo desiderò.
 
5 Gor himáneaḋ di, fó rith,
co ro thomail na háenur:
ro torrchead in righan rán
is dé ro coimbreaḋ Túán.
Così le fu assegnato, un buon evento,
ed ella lo mangiò tutto da sola:
s'ingravidò la nobilissima regina
e allora fu concepito Túán.
 
       

NOTE

1 — (b) Ísa: Yēšûʿ, «Gesù».

2 — (b) Dam allaid, un «bue selvaggio», cioè un cervo.

Bibliografia

  • CATALDI Melita, Antiche storie e fiabe irlandesi. Torino 1985.
  • COMYN David ~ DINEEN Patrick S. [traduzione]: CÉITINN Seathrún (KEATING Geoffrey), The History of Ireland. London 1902-1908.
  • GINZBERG Louis, The Legend of the Jews, vol. 1. Philadelphia 1909 (?). → ID., Le leggende degli Ebrei, vol. 1. Adelphi. Milano 1995.
  • GRAVES Robert ~ PATAÏ Raphael, The Hebrew Myths. New York 1963. → ID., I miti ebraici. Longanesi, Milano 1980.
  • MACALISTER R.A. Stewart [traduzione], Lebor Gabála Érenn. The Book of the Taking of Ireland, 1. Irish Texts Society, Vol. XXXIV. London 1938 [1993].
  • MacCULLOCH John A., The Religion of Ancient Celts. Edimburgh 1911. → ID., La religione degli antichi Celti. Vicenza 1998.
  • MORGANTI Adolfo [cura]: Nennius (Nennio). La storia di re Artù e dei Britanni. Il Cerchio, Rimini 2003.
BIBLIOGRAFIA
  Lebor Gabála Érenn - Poema XXXVIII
«LE CINQUE DONNE DI PARTHOLÓN MAC SERA»
    Lebor Gabála Érenn - Poema XXXI
«IL QUINDICESIMO, NE SONO CERTO»
 
Biblioteca - Guglielmo da Baskerville.
Area Celtica - Óengus Óc.
Traduzione e note della Redazione Bifröst.
Creazione pagina: 22.01.2014
Ultima modifica: 28.10.2015
 
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