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CELTI
Irlandesi

MITI CELTICI
LEBOR GABÁLA ÉRENN
POEMA
XXXII
«Partholón can as táinic»
«Partholón, da dove giunse»
LEBOR GABÁLA ÉRENN
Lebor Gabála Érenn. Saggio
1. Dalla creazione del mondo...
2. Origine dei Gaeli
3. Muintir Cessrach
► 4. Muintir Parthóloi
Poemi:   XXX XXXI XXXII
    XXXIII XXXIV XXXV
    XXXVI XXXVII XXXVIII
      XXXIX XL
5. Clanna Nemid
6. Fir Bolg
7. Túatha Dé Danann
8. Meic Míled
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POEMA XXXII - Saggio
POEMA XXXII - Testo
Note
Bibliografia
LEBOR GABÁLA ÉRENN
XXXII
«Partholón can as táinic»
«Partholón, da dove giunse»

Il poema XXXII del Lebor Gabála Érenn è una composizione di argomento mitologico, nel quale il tema erudito delle origini e dell'arrivo di Partholón in Ériu lascia presto il posto al racconto, quasi in forma di ballata, del tradimento coniugale perpetrato dalla moglie Delgnat con il gilla Topa. Adulterio che la donna riuscirà a giustificare con un cavillo, gettando la responsabilità sul marito che l'ha lasciata sola con il giovane attendente, in una situazione di tentazione pressoché irresistibile. La vicenda è la medesima che il ms. M racconta in un lungo inserto, ma deriva evidentemente da una fonte differente. Il dialogo tra Partholón e Delgnat, per quanto simile negli argomenti, è composto da esempi spesso diversi, e costruiti in maniera del tutto differente.

Il poema compare, sebbene piuttosto irregolare, in tutt'e tre le redazioni del Lebor Gabála Érenn. È assente nel ms. L (Lebor Laignech), ma gli altri non sono concordi tra loro nel numero e nell'ordine delle quartine, e le differenze sembrano avere qualche importanza critica. Tutti i manoscritti hanno le quartine 1-7, ma solo i mss. V D E hanno 8 e 9; M manca della quartina 8. La quartina 10 segue in tutte le versioni (ed essa presuppone 9, forse anche 8). Le quartine 11 e 12 seguono in questo ordine nella redazione R1 (qui rappresentata dal solo ms. F) e nella redazione R3 (cioè mss. B ed M); l'ordine è invertito nei manoscritti della redazione R2. La quartina 13 sembra essere una versione alternativa della 12. Anche la quartina 15 ha una versione alternativa: la sostituisce 15a nei manoscritti della redazione R2. Le quartine 16 e 18, che seguono logicamente l'una all'altra, sono peculiari di R2. La 17, al contrario, è sconosciuta a R2. La 19 è una variante della 18 presente in R1 ed R3. D ed E interpolano la quartina 17 dopo la 19; i manoscritti R2 interpolano la 19 dopo la 22. La quartina 24 è conosciuta solo a R2. Le quartine 25 e 26 seguono quest'ordine nei manoscritti R3, ma invertito nei manoscritti R1 ed R2. La quartina 27 chiude il poema in tutte le versioni.

Míchél Ó Cléirigh, nella redazione RK, riporta il poema ordinando in questo modo le seguenti quartine: 1-11, 13, 15a, 16, 18, 20-22, 19, 23, 26, 17, 24, 25.

Il metro è il debide scáilte.

In: Lebor Gabála Érenn R1 [IV: 8]. F, 7 α 
In: Lebor Gabála Érenn R2 R3 [IV: 21]. V 4 α  | D 6 δ  | E 3 β  | R 77 β  (*) | B 14  β  | M 275 α 

(*) in R: solo prima quartina

LEBOR GABÁLA ÉRENN
XXXII
«Partholón can as táinic»
«Partholón, da dove giunse»
     
1 Partholón can as táinic
dochum na hÉrind áirmid!
in lá do sín tar in sál,
ca tír as luid Partholán?
Partholón, da dove giunse
arrivando in Ériu, sappiatelo!
Il giorno in cui attraversò il mare,
da quale terra era venuto Partholón?
 
2 Táinic ó Sicil co Gréig,
uidi bliadna, can lán-bréig:
seólad mís ótá Gréc síar,
corice Capataicía.
Era venuto da Sicil a Gréc,
un anno di viaggio, senza alcuna menzogna:
un mese navigando da Gréc a occidente,
verso Capataicía.
3 Ó Capadoigia ro triall,
seólad trí tráth ó Goithiam,
seólad mís ó Goithiam gil
cosin nEspáin tre-uillig.
Viaggiò da Capataicía,
tre giorni di navigazione a Goithia,
un mese di navigazione dalla bianca Goithia
alla triangolare Espáin.
4 Íar sin do riacht Inis Fáil,
docum Érenn a Esbáin;
Día Luain, in dechmed can ón
gabsad Érinn áer ochtur.
Infine raggiuse Inis Fáil,
in Ériu da Espáin:
di lunedì, il decimo senza fallo
un gruppo di otto occupò Ériu.
5 Is é cét fer tuc in mnái
i ré Parthalóin can gái:
Fintan, tuc in mná tré báig:
Aifi ingin Parthalóin.
Fu il primo uomo che prese moglie
al tempo di Partholón, senza falsità,
Fintán, che ebbe la donna senza contesa:
Aífe figlia di Partholón.
6 Parthalón luid láithi amach,
do cuairt a thíri torbach:
a ben sa ġilla immale,
facaid da éis san indsi.
Partholón andò fuori un giorno,
per visitare la sua vantaggiosa terra:
sua moglie insieme al suo gilla
lasciò sull'isola dietro di lui.
7 Amail rotabar na tig
in días, ingnad anaichnig,
saichis for in ngilla nglé,
ocus ni rosaig fuirre.
Come loro furono in casa,
i due, inaudito stupore,
ella si offrì al puro gilla,
però lui non si offrì a lei.
8 hÚair na rosfrecair co féig
in gilla, decair doméin,
nosnochtand tria tristib trá,
ro po obair discir dég-mná!
Poiché lui non obbedì prontamente,
il gilla, resistente alla tentazione,
ella cedette alla disperazione:
atto impulsivo per una buona donna!
 
9 Atraig in gilla cen acht,
abrisc in raid in dáenacht!
ocus doluid, rád cen ail,
co Delgnait na coim-lepaiġ.
Il gilla si levò senza incertezza,
che fragile cosa è il genere umano!
e andò, racconto senza vergogna,
a dividere il giaciglio con Delgnat.
 
10 Amnus in bert gilla grind,
doróine Toba téit-bind:
dul tré garc-bert, líth can ail,
co Delgnait na coim-lebaid.
Fu un crudo agire per un bravo gilla,
quel che perpetrò Topa dalle corde melodiose:
e andò malevolmente, gioia senza piacere,
a dividere il giaciglio con Delgnat.
 
11 Bái ic Parthalón, ba fer fis
lestar do lind somilis:
as na fetad nech ní d'ól
acht tré chuislind do derg-ór.
Aveva Partholón, che era uomo istruito,
un vaso di dolcissima birra:
nessuno poteva berne un sorso
se non da una coppa d'oro rosso.
12 Nosgeib íta íar sin ngním,
Toba ⁊ Delgnait íar fir;
cor ibidar adangeim
a dá ndig is a cuislind.
La sete li prese dopo la prodezza,
Topa e Delgnat, secondo verità:
così le due bocche bevvero
due sorsi di bevanda dalla coppa.
 
13 Ó dorónsat, beirt cen brón,
dosfarraid íttu romór;
mus luiset ól ngúala nglé,
triasin cuislind n-óraigi.
Quando così fecero, coppia senza rimorso,
venne su di loro grandissima arsura;
subito bevvero una scintillante bevanda di carbone,
nella coppa dorata.
14 Do roich Parthalón imuig,
íar cur do cúaird inassaig,
dobert dó, ba sestan seng,
a lestar is a cuislenn.
Da fuori arrivò Partholón
dopo aver perlustrato il territorio:
diedero a lui, con sottile inquietudine,
il suo vaso e la sua coppa.
 
15 Ó do gab in cuislind cóir
airigis urrai a cédóir,
blas beóil Toba sun co se,
ocus blas beóil Delgnaiti.
Quando egli prese la coppa elegante
subito vi percepì sopra
il sapore della bocca di Topa, per quanto lieve,
e il sapore della bocca di Delgnat.
15a Ro ḟaillsig demun dub duairc
in gnín n-olc n-etiġ n-an-suairc:
“Blas beóil Toba sund” ar sé,
“ocus blas beóil Delgnaite”.
Un demonio nero e sgarbato rivelò
quella prodezza maligna, falsa e spiacevole:
“Qui c'è il sapore della bocca di Topa” disse,
“e il sapore della bocca di Delgnat”.
16 And atbert mac Sera slán,
fer diar comainm Parthalán;
“Cid gar uar atamne immuig,
atá linn dual for n-ecnaig”.
Allora disse l'impareggiabile figlio di Sera,
l'uomo chiamato Partholón:
“per quanto sia uscito per breve tempo,
ho diritto di lamentarmi di te”.
17 Buailis in fer coin na mná
da bais, nocar be tarba,
marb in cú, ba sét bed seng;
coní cét éd Érenn.
L'uomo colpì il cane della donna
con le sue mani, nessun guadagno,
uccise il cane, un magro tesoro;
fu questa la prima gelosia in Ériu.
18 Ro frecair Delgnait dia fir:
“noco n-acaind atá in cin,
cid serb lat a rád damsa,
co derb, acht is acat-so.
Rispose Delgnat al suo uomo:
“Vergogna non sia su di noi,
per quanto amare pensi siano le mie parole,
in verità, ma su di te.
 
19 Cid olc let a rád dam rit
a Parthalón, dam be a cirt:
is misse in «t-áen re n-áen» ann,
im sáer, dligim eneclann.
Per quanto cattive pensi siano le mie parole,
Partholón, la ragione sarà dalla mia parte:
io sono «uno con uno» qui,
sono innocente, ho diritto a un risarcimento.
20 Mil la mnái, lemnacht la cat,
biad la fíal, carna la mac,
sáer istig ocus fáebar,
«áen ra n-áen», is ro-báegal.
Miele con una donna, latte con un gatto,
cibo con un prodigo, carne con un bimbo,
un carpentiere con un [arnese] affilato,
«uno con uno», è un bel rischio.
 
21 Blaisfid in ben in mil m<b>alc,
íbaid in cat in lemnacht,
dobera in fíal in biad bán,
tomela an carna in macám.
Assaggerà la donna il denso miele,
berrà il gatto il latte,
elargirà il prodigo il puro cibo,
mangerà la carne il bimbo.
 
22 Imeoraid fáebar in sáer
confricfa in táen ris an áen;
conid airi sin is chóir
a n-imcoiméd a cétóir”.
Il carpentiere si terrà stretto l'arnese,
l'uno andrà con l'altro insieme;
è giusto quindi
fare bene attenzione dal principio”.
 
23 Is i sin cét drúis ro clos
do rignid ar tús i fos:
ben Parthalóin, fir araid,
do techt go gillai n-irraith.
Quello fu il primo adulterio di cui si è udito
venisse perpetrato qui dal principio:
la donna di Partholón, uomo di rango,
andò a un ignobile gilla.
 
24 Doluid indiaig in gille
co ro marb tria aninne:
do ní thánic cabair Dé
for Caraid na Finġaile.
[Partholón] andò dal gilla
e lo uccise, pieno di collera:
perciò non gli venne aiuto da Dio
nel recinto degli assassini dei congiunti.
25 Is é baili i ndernad sin
íar n-a delbad co demin:
mór a millsi do bi lá,
an íath Indsi Saemerea.
Il luogo dove questo avvenne
dopo la sua formazione, di sicuro,
grande la sua dolcezza che vi fu in un giorno
nella terra di Inis Saiméra.
26 Acas is í sin can meng,
cét breth rucad an Érinn:
conad dé atá, re racht rán,
cert a mná ré Partholán.
A quello, senza inganno,
fu il primo giudizio in Ériu,
e quello, con nobilissimo giudizio,
fu il diritto della donna contro Partholón.
 
27 Secht mbliadna dég dóib íar sin,
co táinic bás in fir sin:
cath Muigi hÍtha na n-ág,
ba do gnímaib Parthalóin.
Sette anni più dieci trascorsero poi
finché venne la morte di quell'uomo:
la battaglia di Mag nÍtha degli scontri
fu una delle imprese di Partholón.
       

NOTE

2Sicil, «Sicilia»; Gréc, «Grecia»; Capataicía, «Cappadocia» (sostituita da Aladacia nella versione in prosa). — Nella terza redazione del Lebor Gabála Érenn (R3 [IV: 5]), il luogo d'origine di Partholón è detto essere Meiginn, cioè la greca Mygdonía, regione subito a nord della Penisola Calcidica; lezione peraltro ripresa da Seathrún Céitinn (Foras feasa ar Éirinn [I: , 2]). In quanto alla Sicilia, essa sembra avere un riscontro nella seconda redazione del Lebor Gabála (R2 [IV: 5]), dove il problematico toponimo Micil Gréc potrebbe derivare, secondo Stewart Macalister, da un'errata lettura della parola ΣΙΚΕΛΙΑ «Sicilia», rinvenuta in qualche lista di toponimi greci, con sígma Σ scambiata per M (Macalister 1940). — Sebbene il poema fornisca di seguito tutte le tappe del percorso di Partholón come se appartengano a un unico viaggio, rimane una strana cesura tra la prima parte dell'itinerario, diretta ad est, dalla Sicilia alla Grecia, durata un anno, e la seconda parte, diretta ad ovest, dalla Grecia all'Irlanda, durata poco più di due mesi. Come sappiamo, non bisogna chiedere una precisione geografica ai bardi irlandesi (poco sotto la Capataicía o Cappadocia viene posta a occidente della Grecia), però qui il percorso è troppo contraddittorio perché non si possa ipotizzare un altro ordine di cause. Una possibile soluzione al problema può venire da un racconto contenuto in due fragmenta custoditi nella biblioteca del Trinity College, a Dublin (mss. H.4.22 e H.3.18). Qui Partholón risiede inizialmente in Gréc Becc, cioè la «piccola Grecia» o Mygdonía. Dopo aver tentato di uccidere il re suo padre, viene cacciato via, e rimane sette anni a meditare la vendetta in un paese sconosciuto. Ma tosto torna in patria, uccide il padre e la madre, e solo dopo il delitto parte definitivamente per Ériu.

Mad ail a fis cid ara tainic Parrtalón as a tír féin, ní. Parrtalón do marb <a> athair ⁊ a mathair .i. Sru mac Praimint meic Athachta meic Máġoicc meic Iafet, ac iarraid riġi da derbrathair .i. Becsomus a ainm-side; ⁊ fa sine é na Parrtalon. Ro indarb Srú Parrtalon ⁊ gur loit he, cur ben a suil cle as ⁊ co roibe .. mbliadna for indarbad. Co tanic isin Bigin Grec, lucht luinge, cur loisc tech for a athair ⁊ for a mathair, gur loisg iat a ndis, ⁊ do rat rigi da brathair. Ocus tanic fein co hEirinn ar teichim na finġaile sin.

Se vuoi sapere perché Partholón uscì dalla propria terra, è facile. Partholón uccise suo padre e sua madre, ovvero Srú figlio di Prament figlio di Athacht figlio di Magóg figlio di Iafet, cercando la regalità per suo fratello, chiamato Becsomus, che era il maggiore. Srú cacciò Partholón e lo ferì, e gli strappò l'occhio sinistro: e [Partholón] rimase sette anni in esilio. Poi egli venne in Gréc Becc, con l'equipaggio di un luingín, e bruciò la casa sopra suo padre e sua madre, li bruciò insieme, e diede la sovranità a suo fratello. In quanto a lui, venne in Ériu, sfuggendo [alla punizione per] il parricidio.
Ms. H.4.22

Questo primo esilio temporaneo di Partholón, che in questo testo dura sette anni, potrebbe essere la ragione narrativa per la sosta di un anno in Grecia a cui accenna il poema. Il vero viaggio di Partholón verso occidente, verso Ériu, inizia soltanto in un secondo tempo. — Gli itinerari degli eroi irlandesi non sono mai coerenti dal punto di vista geografico, ma dopo essere ripartito dalla Grecia, Partholón è detto arrivare in Capataicía, ovvero in Cappadocia, dopo aver navigato verso occidente! Sembra di capire che il toponimo Capataicía sostituisca qui, per pura assonanza, la problematica Aladacia presente in Lebor Gabála Érenn (R2 R3 [IV: 5]), e che va forse identificata con la Dalmazia (Macalister 1940).

3 — (b-c) La Gothia è il nome che i Franchi avevano dato alla Septimania, la regione costiera posta tra la foce del Rodano e i Pirenei (corrispondente alla Settimania, fascia costiera tra la foce del Rodano ed i Pirenei, che tra il V e l'VIII secolo fu abitata dai Visigoti (più o meno l'attuale regione francese di Languedoc-Roussillon).  L'accusativo latino suggerisce che il poema sia stato versificato a partire da un originale in latino. — (d) Espáin, «Spagna».

4 — (a) Inis Fáil, «isola del destino», nome poetico di Ériu. — (c) Il «decimo» potrebbe indicare qui sia il decimo giorno della luna, secondo lo stile delle indicazioni calendariali solitamente offerte nel Lebor Gabála Érenn, sia il decimo giorno di viaggio da Espáin, visto che questa parte del percorso, contrariamente agli altri, è privo di una sua durata.

5 — (c-d) Il matrimonio tra Aífe, figlia di Partholón, e questo Fintán non è altrimenti attestato né nella versione in prosa del Lebor Gabála Érenn, sia negli altri poemi conosciuti. Il nome di Fintán non compare mai nella lista dei generi ufficiali di Partholón. Questa è probabilmente traccia di una contaminazione tra la storia di Partholón e quella di Cessair.

6 — (c) Nell'antica Irlanda un gilla era, tecnicamente, un giovane che raggiungeva l'età di portare armi. Il termine viene usato con molte accezioni. In termini generici, gilla può essere un qualunque ragazzo, un giovane. Il termine è però spesso usato per indicare un discepolo, oppure un servo o un coppiere, l'aiutante di un artigiano o di un fabbro. Sul campo di battaglia un gilla poteva essere un messaggero, un attendente preposto ai cavalli, uno scudiero incaricato di portare armi o lancia al signore. Generalmente i libri divulgativi ritengono che Topa sia una servo, per quanto la traduzione non sia precisa. Pesa forse la sua identicazione con Íth, suggerita in Lebor Gabála Érenn R3 [IV: 11], il quale è invece definito un amus, «servo, attendente, mercenario, salariato». In mancanza di una definizione migliore, lasciamo qui gilla.

7 — (b) Ingnad anaichnig, letteralmente «meraviglia da non udire». Espressione presente anche in XXII [4b].

11-12 — Le quartine 11 e 12 seguono in questo ordine nei manoscritti delle redazioni R1 ed R3; l'ordine è invertito in quelli della redazione R2.

13 — Questa quartina sembra una versione alternativa della 12. — (c) Ól ngúala nglé, letteralmente «bevvero carbone scintillante»: da gúal, «carbone». Il significato di questa espressione è stato discusso dagli specialisti, senza alcun esito. Un'espressione idiomatica nell'irlandese arcaico o il lapsus di un copista? Stewart Macalister traduce «they drank a bright coal-drink», senza però risolvere il nonsense (Macalister 1938).

15 — Quartina presente soltanto nei manoscritti della redazione R3 (B ed M). I manoscritti R2 e la redazione RK di Míchél Ó Cléirigh la sostituiscono con la quartina 15a.

15a — Versione alternativa della quartina 15, con un goffo tentativo di spiegare in chiave «demoniaca» la capacità di Partholón di percepire il sapore delle bocche di Delgnat e Topa sull'orlo della coppa. Questa versione si trova nei manoscritti R2 e nella redazione RK di Míchél Ó Cléirigh.

16 — Le quartine 16 e 18, che seguono logicamente l'una all'altra, sono peculiari del manoscritto della redazione R2, il quale non conosce la quartina 17.

17 — Questa quartina è citata da Seathrún Céitinn in questi termini:

Buailis an rí coin na mná,
Dia ḃois, níor ḃo béd go mba;
[Marḃ an cú fri séidbéd seang,]
Ba hé sin céid éd Éireann.
Il re colpì il cane della donna
con le sue mani, non è triste ciò che accadde?
[Uccise il cane, un magro tesoro;]
fu questa la prima gelosia in Ériu.
Seathrún Céitinn: Foras feasa ar Éirinn [I: , 2]

― (a) Si noti Partholón nel nostro poema è definito «uomo» [fer], ma in Céitinn è «re» [], con una certa incoerenza, in quanto l'istituzione regale fu introdotta in Irlanda all'epoca dei Fir Bolg. (b) all'inciso nocar be tarba «nessun guadagno» corrisponde in Céitinn un diverso inciso: níor ḃo béd go mba «non è triste ciò che accadde?». ― (c) Il terzo verso nella quartina citata da Céitinn è stato ricostruito a partire dalla lezione del poema XXXII.

19 — La quartina 19 è una variante della 18 presente in R1 ed R3. I mss. D ed E interpolano la quartina 17 dopo la 19; i mss. R2 interpolano invece la 19 dopo la 22. — (c) L'espressione áen re n-áen ha come significato letterale «uno primo di uno» («one before one», traduce Macalister  (Macalister 1938)); ré tuttavia significare anche «contro» o «davanti». Traduciamo «uno con uno».

20-22 — Seatrhún Céitinn riprende e parafrasa il discorso di Delgnat in questi termini:

“A Ṗarṫolóin,” ar sí, “an saoilir gurab ḟéidir bean agus mil do ḃeiṫ i gcóṁġar d'á ċéile, leaṁnaċt agus leanḃ, biaḋ agus fial, feoil agus cat, arm nó oirnéis agus saor, nó fear agus bean i n-uaigneas, gan cumasg ar a ċéile ḋóiḃ”; agus ráiḋis an rann:

“Ah, Partholón,” disse [Delgnat], “pensi davvero che sia possibile mettere vicini una donna e un vaso di miele, del latte appena munto e un bambino, del cibo e un affamato, della carne fresca e un gatto, armi e attrezzi e un artigiano, o un uomo e una donna in privato senza che nulla avvenga tra loro?” E riprese il detto:
Mil la mnaoi, leaṁnaċt la mac,
Biaḋ la fial, carna la cat,
Saor istiġ agus faoḃar,
Aon la haon is ró-ḃaoġal.
Il miele e una donna, latte fresco e un bambino,
del cibo e un affamato, carne fresca e un gatto,
un artigiano in una casa e attrezzi per costruire,
«uno con uno», grosso rischio!
Seathrún Céitinn: Foras feasa ar Éirinn [I: , 2]

Una diversa tradizione di questo discorso è anche presente in alcuni complessi brani in retoiricc citati in Lebor Gabála Érenn R3 [IV: 42].

24 — Quartina presente solo nei mss. della redazione R2. — Dell'uccisione di Topa da parte di Partholón si parla solo in questa fonte. Anche il toponimo Caraid na Finġaile non viene citato altrove ed è difficile indovinarne la natura: cora in irlandese può essere una palizzata o un muro di pietra, ma anche un piccolo sbarramento effettuato lungo la corrente di un fiume per catturare i pesci. Macalister pensa che sia quest'ultimo il significato della parola, forse proprio perché Partholón si è stabilito su una piccola isola, ed è qui appunto che è avvenuto il tradimento di Delgnat e Topa. Il termine fingal indica invece l'assassinio di un parente, un congiunto, o un membro della propria tribù. Viene di solito tradotto con «fratricida» o «patricida» sebbene abbia un significato più ampio. In questo contesto, il termine potrebbe indicare che tra Partholón e Topa sussistesse un legame di parentela. Da qui la nostra traduzione di Caraid na Finġaile come «recinto degli assassini dei congiunti».

25 — Le quartine 25 e 26 seguono in questo ordine nei manoscritti della redazioni R3; l'ordine è invertito in quelli delle redazioni R1 ed R2. — (d) Come sappiamo dal Lebor Gabála, Saimér era il nome del cagnolino ucciso da Partholón: da qui il nome dell'isola, Inis Saimera.

27— Anche questa quartina non è chiara: sembra di capire che Partholón sia morto nel corso della battaglia di Mag nÍtha, cosa che non risulta dal Lebor Gabála, dove furono le ferite provocate in battaglia a ucciderlo, ma molti anni dopo.

Bibliografia

  • CATALDI Melita, Antiche storie e fiabe irlandesi. Torino 1985.
  • COMYN David ~ DINEEN Patrick S. [traduzione]: CÉITINN Seathrún (KEATING Geoffrey), The History of Ireland. London 1902-1908.
  • GINZBERG Louis, The Legend of the Jews, vol. 1. Philadelphia 1909 (?). → ID., Le leggende degli Ebrei, vol. 1. Adelphi. Milano 1995.
  • GRAVES Robert ~ PATAÏ Raphael, The Hebrew Myths. New York 1963. → ID., I miti ebraici. Longanesi, Milano 1980.
  • MACALISTER R.A. Stewart [traduzione], Lebor Gabála Érenn. The Book of the Taking of Ireland, 1. Irish Texts Society, Vol. XXXIV. London 1938 [1993].
  • MacCULLOCH John A., The Religion of Ancient Celts. Edimburgh 1911. → ID., La religione degli antichi Celti. Vicenza 1998.
  • MORGANTI Adolfo [cura]: Nennius (Nennio). La storia di re Artù e dei Britanni. Il Cerchio, Rimini 2003.
BIBLIOGRAFIA
  Lebor Gabála Érenn - Poema XXXI
«ERA BUONA LA GRANDE COMPAGNIA»
    Lebor Gabála Érenn - Poema XXXIII
«ARRIVÒ LA SETTIMA INVASIONE»
 
Biblioteca - Guglielmo da Baskerville.
Area Celtica - Óengus Óc.
Traduzione e note della Redazione Bifröst.
Si ringrazia Matteo Vesa Piludu.
Creazione pagina: 22.01.2014
Ultima modifica: 28.10.2015
 
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