SCHEDARIO

GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
Lǿðingr ~ Drómi ~ Gleipnir
Gelgja ~ Gjǫll ~ Þviti
LǾÐINGR ~ DRÓMI ~ GLEIPNIR
Le due catene e il laccio con cui gli dèi vollero incatenare il lupo Fenrir, figlio di Loki. La belva spezzò facilmente i primi due. Il terzo, fabbricato dai nani e sottile come un nastro di seta, si rivelò impossibile da strappare, e Fenrir venne così ridotto all'impotenza.
GELGJA ~ GJǪLL ~ ÞVITI
La corda e le due pietre che completano l'armamentario utilizzato per bloccare il lupo sull'isoletta di Lyngvi, nel lago chiamato Ámsvartnir.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
  • Gli Æsir decidono di incatenare Fenrir e allo scopo gli portano la catena Lǿðingr, convincendolo a lasciarsi legare per aver poi il piacere di romperla. Il lupo si lascia incatenare, ma subito la spezza.
  • In seguito, Fenrir viene incatenato con la catena Drómi, ma spezza anche questa.
  • Gli dèi mandano Skírnir nello Svartálfaheimr, e i nani gli consegnano il laccio Gleipnir.
  • Gleipnir è composto da sei cose: rumore di passi di gatto, barba di donna, radice di roccia, tendini d'orso, respiro di pesce e saliva di uccello. È sottile come un nastro di seta, ma impossibile da strappare.
  • Una volta legato con Gleipnir, il lupo non riesce più a liberarsi.
  • Una volta legato il lupo con Gleipnir, gli Æsir vi attaccarono il cavo chiamato Gelgja e ne assicurarono l'altra estremità alla pietra Gjǫll. Questa fu fissata in profondità nella terra, e sopra di essa venne piantata, a mo' di perno, una grossa pietra chiamata Þviti.
  • Una spada viene messa di traverso nelle fauci di Fenrir.
  • Fenrir rimarrà legato con Gleipnir fino al ragnarǫk.
ARMAMENTARIO
Prima catena:
Seconda catena:
Terza catena:
Corda:
Roccia:
Pietra:
Spada:
Lǿðingr
Drómi
Gleipnir
Gelgja
Gjǫll
Þviti

Una spada conficcata nelle fauci
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

FONTI

Norreno Lǿþingr (Lœðingr)

Levþıngr
Lǫdıngr
Lødıngr
Læðıngr
Læðíngr
Lęþıngr
Leþıngr
Læþıngr

[R]
[T]
[T]
[W]
[W]
[U]
[U]
[U]
 
Norreno Drómi

Dromi
Drómi

[R | T | W | U]
[T]
 
Norreno Gleipnir

Gleipnir
Gleifner
Gleip

[R | T]
[W]
[U]
 
Norreno Gelgja

Gelgia
Gellgia

[R | T | W]
[U]
 
Norreno Gjǫll (Gjöll)

Gioll
Giǫll

[R | T | U]
[W]
 
Norreno

Þviti

Þviti
Þvití

[R | T | U]
[W]

ETIMOLOGIA

Lǿðingr vuol dire, secondo l'interpretazione di Gianna Chiesa Isnardi, «lenza» o «ciò che lega con astuzia» (Isnardi 1991).

Drómi è «catena», propriamente «ciò che trattiene» (Isnardi 1991) (cfr. svedese drum; inglese thrum «penero, filaccia, laccio per uccelli»).

Gleipnir è verosimilmente legato a gleipa «spalancare la bocca», e quindi «beffeggiare, deridere»; vale «che ingoia» o meglio «che beffeggia» (Isnardi 1991). Di contro, gleypa vuol dire «ingoiare».

Gelgja, in norreno, è termine per indicare le ossa dello zigomo dei pesci (Cleasby ~ Vigfússon 1874). La Isnardi interpreta con «palo», ricordando che nell'edizione arnamagnæana della Prose Edda (1848-1852), Gelgja non è una corda ma un pezzo di legno (Isnardi 1991).

Gjǫll, stando alla Isnardi, vorrebbe dire «largo» (o «tagliente»?) (Isnardi 1991). Ad ogni buon conto, si veda l'etimologia del fiume infero così chiamato. [Gjǫll]►

Þviti è «pietra»; il termine indica più precisamente una roccia conficcata nel terreno o, forse, un paletto.

LETTERATURA

Al mito dell'incatenamento di Fenrir accenna innanzitutto il poema eddico Lokasenna dove, in uno scambio di «cortesie» tra Týr e Loki, si rivela sia il motivo della mano mozzata di Týr, sia il destino del lupo, incatenato fino al ragnarǫk:

Týr kvað: Disse Týr:
Þegi þú, Týr,
þú kunnir aldregi
bera tilt með tveim;
handar innar hægri
mun ek hinnar geta,
er þér sleit Fenrir frá.
Sta' zitto, Týr!
Tu non hai mai saputo
esser garante tra due:
rammenterò, ecco,
la mano destra
che il lupo ti ha mozzato.
Loki kvað: Disse Loki:
Handar em ek vanr,
en þú Hróðrsvitnis;
bǫl er beggja þrá;
úlfgi hefir ok vel,
er í bǫndum skal
bíða ragnarǫkrs.
Io una mano ho perso
ma tu Hróðrsvitnir,
penoso il rimpianto per entrambe le cose;
né è contento il lupo
che deve incatenato
aspettare l'estremo giudizio.
Ljóða Edda > Lokasenna [38-39]

Nello stesso poema, anche Freyr ricorda a Loki che il lupo è destinato a rimanere incatenato fino al ragnarǫk, e gli predice una sorte analoga:

Freyr kvað: Disse Freyr:
Úlfr sé ek liggja
árósi fyrir,
unz rjúfask regin;
því mundu næst,
nema þú nú þegir,
bundinn, bǫlvasmiðr!
Vedo il lupo accovacciato
davanti alla foce del fiume
fino a quando gli dèi non cadranno.
Fra poco anche tu sarai,
se non taci,
in catene, fabbro di mali!
Ljóða Edda > Lokasenna [41]

D'altra parte, nella breve introduzione che l'anonimo redattore del Codex Regius aveva premesso al poema, troviamo una breve spiegazione che chiarisce tali accenni:

Týr var þar, hann var einhendr: Fenrisúlfr sleit hǫnd af hánum þá er hann var bundinn. C'era Týr: era monco; il lupo Fenrir gli aveva mozzato di netto la mano quando era stato legato.
Ljóða Edda > Lokasenna [prologo]

Ma i dettagli del racconto dell'incatenamento di Fenrir, come quelli del complesso armamentario utilizzato per immobilizzare la belva, sono dettagliatamente descritti nella Prose Edda di Snorri. Vi è dapprima una breve introduzione, inserita nel capitolo in cui viene presentato Týr:

Hann var vitr svá at þat er mælt at sá er týspakr er vitr er. Þat er eitt mark um djarfleik hans, þá er æsir lokkuðu Fenrisúlf til þess at leggja fjǫturinn á hann, Gleipni, þá trúði hann þeim eigi at þeir mundu leysa hann, fyrr en þeir lǫgðu honum at veði hǫnd Týrs í munn úlfsins. En þá er æsir vildu eigi leysa hann, þá beit hann hǫndina af, þar er nú heitir úlfliðr, ok er hann einhendr ok ekki kallaðr sættir manna. Questa fu una prova del suo coraggio: quando gli Æsir indussero il lupo Fenrir a farsi legare alla catena Gleipnir, questi non credette che in seguito l'avrebbero lasciato andare, finché Týr non mise la sua mano nella sua bocca come pegno. Quando però gli Æsir non vollero liberare il lupo, questi strappò con un morso la mano da quello che ora si chiama úlfliðr. Per questo Týr ha una mano sola e non può chiamarsi certo un riconciliatore per gli uomini.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [25]

Si passa poi al racconto vero e proprio. Quando i tre figli di Loki e Angrboða vengono condotti al cospetto di Óðinn, questi scaglia il serpente Jǫrmungandr nell'oceano esterno e segrega Hel nel Niflheimr. In quanto al lupo Fenrir, gli dèi scelgono di non ucciderlo, nonostante le profezie predicano che da esso deriveranno soltanto lutti e sventure, in quanto – dice Snorri – non ritengono dignitoso violare la santità delle loro dimore con il sangue del lupo. Tuttavia, ma mano che Fenrir cresce, si fa sempre più feroce e crudele, e solo Týr ha il coraggio di portargli da mangiare. Gli dèi decidono allora di incatenarlo e approntano delle speciali catene. Si portano poi dal lupo e gli propongono, quasi per gioco, di lasciarsi legare con quelle, per poi divertirsi a spezzarle. Ma lasciamo la parola a Snorri.

Þá fengu æsir þat ráð at þeir gerðu fjǫtur allsterkan er þeir kǫlluðu Lǿðing, ok báru hann til úlfsins ok báðu hann reyna afl sitt við fjǫturinn. En úlfinum þótti sér þat ekki ofrefli ok lét þá fara með sem þeir vildu. It fyrsta sinn er úlfrinn spyrndi við, brotnaði sá fjǫturr. Svá leystisk hann ór Lǿðingi. Gli Æsir attuarono questo stratagemma: realizzarono una catena resistentissima, che chiamarono Lǿðingr, la portarono al lupo e gli chiesero di provare la sua forza contro di essa; al lupo non sembrò al di là delle proprie forze e quindi lasciò far loro ciò che volevano. Al primo sforzo che fece il lupo la catena si ruppe e così fu libero da Lǿðingr.
ví næst gerðu æsirnir annan fjǫtur hálfu sterkara er þeir kǫlluðu Dróma, ok báðu enn úlfinn reyna þann fjǫtur ok tǫlðu hann verða mundu ágætan mjǫk at afli, ef slík stórsmíði mætti eigi halda honum. En úlfrinn hugsaði at þessi fjǫturr var sterkr mjǫk, ok þat með at honum hafði afl vaxit síðan er hann braut Leyðing. Kom þat í hug at hann mundi verða at leggja sik í hættu ef hann skyldi frægr verða, ok lét leggja á sik fjǫturinn. Ok er æsir tǫlðusk búnir, þá hristi úlfrinn sik ok laust fjǫtrinum á jǫrðina ok knúðisk fast at, spyrndi við, braut fjǫturinn svá at fjarri flugu brotin. Svá drap hann sik ór Dróma. Allora gli Æsir fecero un'altra catena, di metà più forte, che chiamarono Drómi e che chiesero ancora al lupo di provare, dicendogli che sarebbe diventato molto famoso per la sua forza, se una catena fatta con tale maestria non fosse stato in grado di trattenerlo. Il lupo quindi pensò che questa catena fosse molto resistente, ma anche che la sua forza era cresciuta da quando aveva spezzato Lǿðingr. Concluse quindi che, se voleva diventare famoso, doveva esporsi al pericolo e si lasciò mettere la catena. Quando gli Æsir si dissero pronti, allora il lupo si scosse, sbatté la catena per terra, la agitò con forza, scalciò e la ruppe, finché i frammenti volarono lontano, e così sfuggì da Drómi.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [34]

«È da allora che esiste il detto liberarsi di Lǿðingr o sfuggire da Drómi per riferirsi a qualcosa di eccessivamente gravoso» [Þat er síðan haft fyrir orðtak at leysi ór Leyðingi eða drepi ór Dróma, þá er einnhverr hlutr er ákafliga sóttr], commenta Snorri, con scrupolo filologico.

Gli dèi temettero di non poter legare il lupo. Spedirono dunque Skírnir da certi nani, nello Svartálfaheimr, chiedendo di forgiare una speciale catena in grado di trattenere Fenrir. Essi preparano un laccio magico, Gleipnir.

Eptir þat óttuðusk æsirnir at þeir mundu eigi fá bundit úlfinn. Þá sendi Allfǫðr þann er Skírnir er nefndr, sendimaðr Freys, ofan í Svartálfaheim til dverga nǫkkurra ok lét gera fjǫtur þann er Gleipnir heitir. Hann var gjǫrr af sex hlutum: af dyn kattarins ok af skeggi konunnar ok af rótum bjargsins ok af sinum bjarnarins ok af anda fisk[s]ins ok af fogls hráka. Allfǫðr mandò il messaggero di Freyr, che si chiama Skírnir, giù nello Svartálfaheimr, presso certi nani dai quali fecero forgiare la catena che si chiama Gleipnir. Questa era fatta di sei cose: rumore di gatto, barba di donna, radice di roccia, tendini d'orso, respiro di pesce e saliva di uccello.
Ok þóttu vitir eigi áðr þessi tíðindi, þá máttu nú finna skjótt hér sǫnn dæmi at eigi er logit at þér: sét muntþú [hafa] at konan hefir ekki skegg ok engi dynr verðr af hlaupi kattarins ok eigi eru rǿtr undir bjarginu. Ok þat veit trúa mín at jafnsatt er þat allt er ek hefi sagt þér, þótt þeir sé sumir hlutir er þú mátt eigi reyna. E sebbene tu non comprenda ancora queste cose, qui potrai subito trovare la vera prova che nessuna menzogna ti sia stata raccontata: avrai visto che le donne non hanno barba, che privo di suono è il balzo del gatto e che non v'è radice sotto la roccia. E, in fede mia, ugualmente vero è tutto ciò che ti ho detto, anche se di alcune cose non puoi avere esperienza.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [34]

Una strofa tratta da un poema perduto, presente nel ms. AM 758 e nel frammento del ms. AM 757 (Mastrelli 1951), riporta un'interessante variante dove la «saliva d'uccello» è sostituita dal «latte d'uccello».

  Gleipnir si chiama la catena che lo [Fenrir] tiene. Già due catene erano state approntate per lui: Drómi e Lǿðingr, ma nessuna delle due riuscì a tenerlo; perciò, dopo, fu fabbricata Gleipnir con sei ingredienti:
Or kattar dyn,
ok or kono skeggi,
or fisks anda,
ok or fogla mjǫlk,
or bergs rótom,
ok or bjarnar sinom:
or þvi vas bann Gleipnir gǿrr
Con il rumore di gatto,
con la barba di donna,
con il respiro di pesce,
con il latte di uccello,
con le radici di monte,
col tendine d'orso:
così fu fabbricato Gleipnir.

Quando Gleipnir viene condotto a Fenrir, questi lo annusa e percepisce un inganno. Ma ecco come si svolge la trappola:

Fjǫturrinn varð sléttr ok blautr sem silkirǿma en svá traustr ok sterkr [...]. Þá er fjǫturrinn var fǿrðr ásunum, þǫkkuðu þeir vel sendimanni sitt eyrindi. Þá fóru æsirnir út í vatn þat er Ámsvartnir heitir, í hólm þann er Lyngvi er kallaðr, ok kǫlluðu með sér úlfinn, sýndu honum silkibandit ok báðu hann slíta ok kváðu vera nǫkkvoru traustara en líkindi þǿtti á fyrir digrleiks sakar, ok seldi hverr ǫðrum ok treysti með handa afli, ok slitnaði eigi. En þó kváðu þeir úlfinn slíta mundu. La catena era leggera e morbida come un nastro di seta, ma sicura e resistente [...]. Quando fu portata agli Æsir, essi ringraziarono di cuore il messaggero per il suo servigio. Poi se ne andarono preso quel lago che si chiama Ámsvartnir, su quell'isola che si chiama Lyngvi e, chiamato a loro il lupo, gli mostrarono la striscia di seta e gli chiesero di romperla, avvertendolo che era qualcosa di più resistente di quanto non apparisse dalle sue dimensioni. Se la passarono l'un l'altro provandola con la forza delle proprie mani ed essa non si strappò, però dissero che il lupo avrebbe potuto romperla.
Þá svarar úlfrinn: «Svá lízk mér á þenna dregil sem ønga frægð munak af hljóta þótt ek slíta í sundr svá mjótt band. En ef þat er gǫrt með list ok væl, þótt þat sýnisk lítit, þá kemr þat band eigi á mína fǿtr». Il lupo rispose: «Io credo che non otterrò alcuna gloria facendo a pezzi una striscia così sottile. Se però è stata fatta con un ingannevole artificio, sebbene appaia sottile, allora quella striscia non legherà mai le mie zampe».
Þá sǫgðu æsirnir at hann mundi skjótt sundr slíta mjótt silkiband, er hann hafði fyrr brotit stóra járnfjǫtra, «en ef þú fær eigi þetta band slitit, þá muntu ekki hræða mega goðin, enda skulum vér þá leysa þik». Allora gli Æsir risposero che avrebbe potuto facilmente strappare un sottile nastro di seta lui, che prima era riuscito a rompere robuste catene di ferro, «ma se non sei capace di rompere questa striscia, allora non potrai far paura agli dèi e quindi noi ti libereremo».
Úlfrinn segir: «Ef þér bindið mik svá at ek fæk eigi leyst mig, þá skollit þér svá at mér mun seint verða at taka af yðr hjálp. Ófúss em ek at láta þetta band á mik leggja. En heldr en þér frýið mér hugar, þá leggi einnhverr hǫnd sína í munn mér at veði at þetta sé falslaust gert». Disse il lupo: «Se mi legate in modo che io non mi possa liberare, passerà poi molto tempo prima che verrete in mio aiuto. Io non voglio essere legato con questo nastro, ma invece di sfidare il mio coraggio, qualcuno di voi metta piuttosto la propria mano nella mia bocca come pegno che tutto ciò si svolge in buona fede».
En hverr ásanna sá til annars ok þótti nú vera tvau vandræði, ok vildi engi sína hǫnd fram selja fyrr en Týr lét fram hǫnd sína hǿgri ok leggr í munn úlfinum. En er úlfrinn spyrnir, þá harðnaði bandit, ok því harðara er hann brauzk um, því skarpara var bandit. Þá hlógu allir nema Týr. Hann lét hǫnd sína. Ciascuno degli Æsir guardò l'altro e a ciascuno parve che la disgrazia fosse raddoppiata. Nessuno voleva perdere la propria mano, finché Týr non levò la sua destra e la mise in bocca al lupo. Quando il lupo prese a scalciare, la striscia si indurì e più forte egli tirava, più il nastro si stringeva. Allora tutti risero, tranne Týr: lui aveva perso la sua mano.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [34]

Quando gli Æsir videro che il lupo era completamente immobilizzato, fissarono all'estremità del laccio Gleipnir una corda chiamata Gelgja, e la legarono attorno a un macigno, chiamato Gjǫll, che fu fissato in profondità nella terra. Poi presero una pietra, chiamata Þviti, e la utilizzarono come picchetto conficcando ancor più il macigno in profondità. Si noti la complessità dell'armamentario utilizzato per imprigionare il lupo, ogni elemento del quale ha un suo nome e una sua personalità.

Þá er æsirnir sá at úlfrinn var bundinn at fullu, þá tóku þeir festina er ór var fjǫtrinum, er Gelgja heitir, ok drógu hana gǫgnum hellu mikla, sú heitir Gjǫll, ok festu helluna langt í jǫrð niðr. Þá tóku þeir mikinn stein ok skutu enn lengra í jǫrðina, sá heitir Þviti, ok hǫfðu þann stein fyrir festarhælinn. Úlfrinn gapði ákafliga ok feksk um mjǫk ok vildi bíta þá. Þeir skutu í munn honum sverði nǫkkvoru. Nema hjǫltin við neðra gómi, en efra gómi blóðrefill. Þat er gómsparri hans. Hann grenjar illiliga ok slefa renn ór munni hans, þat er á sú er Ván heitir. Þar liggr hann til ragnarøkrs. Quando gli Æsir videro che il lupo era completamente legato, allora presero la cordella che usciva dal nastro, che si chiama Gelgja, e la legarono attorno a un grande macigno, chiamato Gjǫll, e lo fissarono in profondità nella terra. Poi presero una grossa pietra, chiamata Þviti, la conficcarono ancora più in profondità nella terra e la usarono come perno. Il lupo spalancava le fauci in modo orribile, dava zampate tutt'attorno e tentava di azzannarli. Gli Æsir gli infilarono in bocca una certa spada, la cui elsa premeva sulla mascella e la punta sul palato, che quindi divenne il suo morso. Da allora il lupo ulula paurosamente e dalla sua bocca esce una bava che forma quel fiume chiamato Ván. Egli resterà così fino al Ragnarøkkr.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [34]

Schedario: [Gleipnir | Vn]►
Saggio: [L'esilio delle potenze malvagie]►

FONTI

Ljóða Edda > Lokasenna [prologo | 38-39 | 41]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [25 | 34]

BIBLIOGRAFIA
RIFERIMENTI
IMMAGINI
Fenrir incatenato
Edda Oblongata
(±1680)
[MUSEO]
L'incatenamento di Fenrir
Ólafur Brynjúlfsson
(1760)
[MUSEO]
L'incatenamento di Fenrir
Wilhelm Wägner (cura)
(1882)
L'incatenamento di Fenrir
George Wright
(1902)
L'incatenamento di Fenrir
Emil Doepler der Jüngere
(1905)
[MUSEO]
L'incatenamento di Fenrir
Patten Wilson
(1908)
Fenrir incatenato
Dorothy Hardy
(1909)
Týr e Fenrir
John Bauer
(1911)
L'incatenamento di Fenrir
Rona F. Hart
(1914)
Fenrir spezza una catena
Charles E. Brock
(1930)
 
Fenrir incatenato
Giovanni Caselli
(1978)
Fenrir incatenato
Giovanni Caselli
(1978)
Fenrir
Artista non identificato
Fenrir
Artista non identificato
 
PAGINE
I figli di Loki - L'incatenamento di Fenrir

Creazione pagina: 16.03.2010
Ultima modifica: 29.06.2013

 
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