LETTURATURA
►
Ljóða Edda
La letteratura eddica è ricca di citazioni, le quali ci trasmettono molti
dettagli e frammenti del mito di Fenrir, ma la prima narrazione
completa e coerente sul lupo è in Snorri, il cui racconto, riportato nel
Gylfaginning,
ci permette di dare un senso alle oscure allusioni delle fonti poetiche.
E cominciamo dall'identità dei genitori di Fenrir. È l'Hyndluljóð,
un poema degli Eddica minora, a rivelarne l'identità. Sono
Loki e la gigantessa Angrboða. Stando al poema,
la loro relazione e la nascita dei figli sembra avvenuta secondo un processo
particolare, in quanto
Loki risulta essersi ingravidato divorando il cuore mezzo arrostito di Angrboða
trovato tra le ceneri di un rogo
①. Non conosciamo i dettagli di questo mito, ma
lasciamo spazio al poema:
Ól úlf Loki
vid Angurbodu,
en Sleipni gat
vid Svaðilfara;
eitt þótti skass
allra feiknast,
það var bródur frá
Býleistri komit. |
Il lupo generò Loki
con Angrboða
e
Sleipnir partorì
con Svaðilfǿri.
Il peggior mostro
parve quello
che dal fratello
venne di Býleistr. |
Loki af hjarta
lindi brenndu,
fann hann hálfsviðinn
hugstein konu;
varð Loptr kviðugr
af konu illri;
þaðan er a foldu
flagð hvert komit. |
Loki divorò il cuore
che giaceva nella cenere:
mezzo cotta della donna
era la pietra dell'anima.
Pregno fu Loptr
della donna malvagia;
da lui sulla terra
venne la stirpe dei mostri. |
Ljóða Edda
> Hyndluljóð
[38-39] |
Che il padre di Fenrir sia
Loki è anche esplicitato nel Lokasenna,
dove Óðinn
lo definisce «padre del lupo» [úlfs fǫðr] quando lo invita ad unirsi al
banchetto:
Óðinn kvað: |
Disse Óðinn: |
Rístu þá, Viðarr,
ok lát úlfs fǫður
sitja sumbli at... |
Alzati, dunque,
Víðarr,
e il padre del lupo
fa' sedere al banchetto... |
Ljóða Edda
> Lokasenna [10] |
Il
Lokasenna è, tra tutti i poemi eddici, quello che accenna all'interezza
del mito di
Fenrir, seppure in varie riprese. Per due volte alle bizzarre
circostanze del concepimento del lupo [23 | 33];
poi al tema dell'incatenamento e al
ruolo che in esso ha avuto il dio Týr
[38-39], quindi al fatto che
il lupo sarà costretto a rimanere incatenato fino al
ragnarǫk [41].
Il redattore del Codex Regius [R], premette al testo del poema una breve
introduzione in cui elenca i personaggi coinvolti e, giunto a
Týr, aggiunge una piccola nota esplicativa:
Týr var þar, hann var einhendr: Fenrisúlfr sleit hǫnd af hánum þá er hann var
bundinn. |
C'era
Týr, il monco: il lupo Fenrir gli aveva mozzato di netto la mano
quando era stato legato. |
Ljóða Edda
> Lokasenna [prologo] |
Più tardi, nel corso scambio di «cortesie» tra
Loki e Týr, si allude infatti al fatto che
Týr
abbia perduto la mano destra nel corso dell'incatenamento di Fenrir,
anche se non vengono rivelati ulteriori dettagli:
Loki kvað: |
Disse Loki: |
Þegi þú, Týr,
þú kunnir aldregi
bera tilt með tveim;
handar innar hægri
mun ek hinnar geta,
er þér sleit Fenrir frá. |
Sta' zitto, Týr!
Tu non hai mai saputo
esser garante tra due:
rammenterò, ecco,
la mano destra
che il lupo ti ha mozzato. |
Týr kvað: |
Disse Týr: |
Handar em ek vanr,
en þú Hróðrsvitnis;
bǫl er beggja þrá;
úlfgi hefir ok vel,
er í bǫndum skal
bíða ragnarǫkrs. |
Io una mano ho perso
ma tu Hróðrsvitnir,
penoso il rimpianto per entrambe le cose;
né è contento il lupo
che deve incatenato
aspettare l'estremo giudizio. |
Ljóða Edda
> Lokasenna [38-39] |
Qui si fornisce tra l'altro anche un epiteto di Fenrir,
Hróðrsvitnir. L'informazione ci permette
di inserire nel dossier di Fenrir la nota di
Grímnismál [39],
dove il lupo
Hati viene detto figlio di
Hróðvitnir (v. anche
Gylfaginning
[12]). L'alterco tra Loki e
Týr viene subito dopo interrotto da un'esclamazione di
Freyr, il quale ricorda a Loki
che il lupo è destinato a rimanere incatenato fino al
Ragnarǫk, e gli predice una sorte analoga:
Freyr kvað: |
Disse Freyr: |
Úlfr sé ek liggja
árósi fyrir,
unz rjúfask regin;
því mundu næst,
nema þú nú þegir,
bundinn, bǫlvasmiðr! |
Vedo il lupo accovacciato
davanti alla foce del fiume
fino a quando gli dèi non cadranno.
Fra poco anche tu sarai,
se non taci,
in catene, fabbro di mali! |
Ljóða Edda
> Lokasenna [41] |
Come accennato in questi versi, l'imprigionamento di Fenrir è
propedeutico alla sua liberazione, nel giorno di
Ragnarǫk, quand'esso si libererà per compiere
la sua opera di distruzione, quando verrà la fine del mondo. È la
Vǫluspá, nel suo solito stile ellittico,
ad accennare al ruolo di Fenrir nella battaglia escatologica.
Þá kømr Hlínar
harmr annarr framm,
es Óðinn ferr
við ulf vega
[...];
þá mun Friggjar
falla angan. |
Ecco viene a
Hlín
un altro dolore,
quando
Óðinn viene
a combattere col lupo
[...];
allora di
Frigg
la gioia cadrà. |
Ljóða Edda
> Vǫluspá [53] |
Þá kømr enn mikli
mǫgr Sigfǫður,
Víðarr vega
at valdýri;
lætr hann megi Hveðrungs
mund of standa
hjǫr til hjarta;
þá 's hefnt fǫður. |
Ecco viene il grande
figlio di
Sigfǫðr,
Víðarr a combattere
quel mangiacarogne;
ed egli al figlio di
Hveðrungr
con entrambe le mani la spada
conficca fino al cuore.
Così il padre è vendicato. |
Ljóða Edda
> Vǫluspá [55] |
In queste due strofe, il nome di Fenrir non viene mai
citato. In
Vǫluspá [53] è
definito semplicemente «lupo» [ulfr], per antonomasia; in
Vǫluspá [55]
è detto «figlio di
Hveðrungr» [mǫgr Hveðrungs],
dal che apprendiamo un epiteto che Loki ha in comune con
Óðinn. Se non disponessimo delle spiegazioni fornite da Snorri nella
Prose Edda, difficilmente avremmo compreso il senso preciso di
questi passi. Il primo episodio narra l'uccisione di Óðinn
da parte di Fenrir; nel secondo, Fenrir viene a sua volta ucciso
da
Víðarr.
La
Vǫluspá
cita il nome di Fenrir in un'unica occasione, e soltanto per mettere
in piedi una
kenning dove per «stirpe di Fenrir» [Fenris kindir] si
intendono, in maniera generica, i lupi, e non necessariamente i figli e
discendenti di Fenrir stesso.
Austr sat en aldna
í Járnviði
ok fæddi þar
Fenris kindir... |
La vecchia siede ad oriente
in
Járnviðr
e laggiù nutre
la stirpe di
Fenrir... |
Ljóða Edda
> Vǫluspá [40] |
Il
Vafþrúðnismál rincara la dose e afferma che
Fenrir sia destinato a divorare il sole. Questo testo
testimonia una versione del mito in cui a Fenrir era assegnata
un'importanza ancora maggiore nelle fasi della fine del mondo.
...Hvaðan kǫmr sól
á inn slétta himin,
þá er þessa hefir Fenrir farit? |
Da dove verrà un sole
nel liscio cielo
quando questo
Fenrir l'avrà divorato? |
Eina dóttur
berr Álfrǫðull,
áðr hana Fenrir fari;
sú skal ríða,
þá er regin deyja,
móður brautir, mær. |
Una figlia
genera
Álfrǫðull,
prima che
Fenrir la divori;
cavalcherà
quando gli dèi moriranno,
i sentieri della madre, la fanciulla. |
Ljóða Edda
> Vafþrúðnismál [46-47] |
Si noti che, nella sua
Prose Edda, Snorri attribuirà al lupo
Skoll
il compito di sbranare il sole e ad
Hati quello di ingoiare la luna
(Gylfaginning
[12 | 51]).
►
Letteratura scaldica
La leggenda di Fenrir fu piuttosto
popolare nella Scandinavia medievale e il lupo è sovente citato in letteratura.
Bragi Boddason, ad esempio, definisce Hel
sorella del «mostruoso lupo» [jǫfrum ulfr]
(Ragnarsdrápa
[9]).
Nel poemetto
Eiríksmál, un anonimo scaldo celebra la morte di Eiríkr blóðøx,
re di Norvegia, ucciso nel 954, descrivendo una vivida scena del suo arrivo
nella
Valhǫll. Lo stesso
Óðinn
ordina di accoglierlo con tutti gli onori, trattandosi di un sovrano valoroso,
vincitore di molte battaglie. Sigmundr, il mitico
eroe vǫlsungo, presente nel vasto salone ultraterreno, domanda al dio: «Perché,
allora, gli hai tolto la vittoria, se ti sembrava tanto valoroso?». E la
risposta di Óðinn
è:
Óvíst 's at vita,
sér ulfr enn hǫsvi
[greupr] á sjǫt goða. |
Perché è molto difficile sapere
in che giorno il lupo grigio
s'avventerà sulle case degli dèi. |
Eiríksmál [7] |
Il valoroso Eiríkr, insieme a tutti gli altri sovrani eroi scelti sui campi
di battaglia del mito e della storia, sono quindi indispensabili alla causa di
Óðinn, proprio perché Fenrir potrebbe liberarsi in qualsiasi momento
e avventarsi contro gli dèi. Pur all'interno di un discorso poetico, dunque, il
lupo era visto come simbolo di una catastrofe finale, proiettata in un futuro
indeterminato, eppure incombente e inevitabile.
Su questa falsariga, Eyvindr Finnson skáldaspillir può ben scrivere,
in onore di un altro sovrano, Hákon góði,
caduto nella battaglia di Stǫrð (960):
Mun ógundinn
á ýta sjǫt
Fenrisulfr of fara,
áðr jafngóðr
á auða trǫð
konungmaðr komi. |
Vagherà scatenato
per le città degli uomini
il lupo Fenrir, prima
che metta piede a correre
il suo sentiero vuoto
un re altrettanto buono. |
Eyvindr Finnson skáldaspillir: Hákonmál
[20] |
L'espressione Fenrisúlfr, qui utilizzata da
Eyvindr come epiteto di Fenrir, originariamente significava
«lupo di Fenrir», cioè «lupo disceso da Fenrir», come viene attestato nell'Helgakvíða
Hundingsbana in fyrri [40], dove Guðmundr
insulta Sifjǫtli dicendogli:
Faðir varattu
fenrisúlfa
ǫllum ellri,
svá at ek muna,
síz þik geldu
fyr Gnípalundi
þursa meyjar
á Þórsnesi. |
Padre non fosti
dei lupi di
Fenrir
di tutti più antico,
questo io ricordo:
tu fosti evirato
avanti Gnípalundr
dalle gigantesse
presso Þórsnes.
|
Ljóða Edda
>
Helgakvíða
Hundingsbana in fyrri [40] |
In seguito gli scaldi, come Eyvindr, iniziarono a usare
Fenrisúlfr come nome proprio, quindi non «lupo di
Fenrir» ma «lupo
Fenrir»;
anche Snorri adotta spesso questa accezione dell'antico appellativo
del lupo.
Le þulur, infine, citano Fenrir due volte: una tra i «nomi dei
giganti» [jǫtna heiti], un'altra tra i «nomi dei lupi» [varga heiti],
dove egli compare insieme al proprio epiteto
Hróðvitnir.
►
Prose Edda. Incatenamento di Fenrir Nella sua
Prose Edda, Snorri inserisce in un
quadro coerente tutte le frammentarie informazioni su Fenrir fornite
dai poemi eddici e scaldici, e narra finalmente il racconto dell'incatenamento
del lupo.
Ma diamo la parola a Snorri che, già nel presentarci
Týr, anticipa il motivo della sua mano che il lupo gli ha
strappato:
Hann var vitr svá at þat er mælt at sá er týspakr er vitr er. Þat er eitt
mark um djarfleik hans, þá er æsir lokkuðu Fenrisúlf til þess at leggja
fjǫturinn á hann, Gleipni, þá trúði hann þeim eigi at þeir mundu leysa hann,
fyrr en þeir lǫgðu honum at veði hǫnd Týrs í munn úlfsins. En þá er æsir vildu
eigi leysa hann, þá beit hann hǫndina af, þar er nú heitir úlfliðr, ok er hann
einhendr ok ekki kallaðr sættir manna. |
Questa fu una prova del suo coraggio: quando gli
Æsir
indussero il lupo
Fenrir a farsi legare alla catena Gleipnir,
questi non credette che in seguito l'avrebbero lasciato andare, finché
Týr non mise la sua mano nella sua bocca come pegno. Quando però gli
Æsir non vollero liberare il lupo, questi strappò con un morso la mano
da quello che ora si chiama úlfliðr. Per questo
Týr ha una mano sola e non può chiamarsi certo un riconciliatore per gli
uomini. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [25] |
Il racconto dell'incatenamento di Fenrir è riferito in
Gylfaginning [34]
con dovizia di particolari. Snorri esordisce con una nota importante dove tratta
della nascita del lupo da
Loki e Angrboða, senza tuttavia precisare i
bizzarri dettagli del concepimento accennati in Hyndluljóð, e si parla per la prima volta
(escludendo la kenning di Bragi Boddason) del suo mostruoso fratello e
della sua livida sorella:
Angrboða heitir gýgr í Jǫtunheimum. Við henni gat Loki þrjú bǫrn. Eitt var
Fenrisúlfr, annat Jǫrmungandr (þat er Miðgarðsormr), þriðja er Hel. |
Angrboða si chiama una gigantessa dello
Jǫtunheimr
con cui Loki ebbe tre figli. Uno fu il lupo
Fenrir, il secondo
Jǫrmungandr (che è il
Miðgarðsormr), la terza è
Hel. |
En er goðin vissu til at þessi þrjú systkin fǿddusk upp í Jǫtunheimum ok
goðin rǫkðu til spádóma at af systkinum þessum mundi þeim mikit mein ok óhapp
standa, ok þótti ǫllum mikils ills af væni, fyrst af móðerni ok enn verra af
faðerni. Þá sendi Allfǫðr til guðin at taka bǫrnin ok fǿra sér. |
Gli dèi però seppero che questi tre fratelli venivano allevati nello
Jǫtunheimr e scoprirono grazie a un
vaticinio che da essi sarebbero giunti per loro gravi danni e sventure. A tutti
sembrava in arrivo un grande male, per primo dalla madre, ma ancora peggio dal
padre, allora
Allfǫðr inviò gli dèi a prendere i fanciulli e portarglieli. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [34] |
A questo punto, Óðinn scaglia il serpente
Jǫrmungandr nell'oceano esterno e
segrega
Hel nel
Niflheimr. In quanto a Fenrir,
gli dèi scelgono di non ucciderlo, nonostante le profezie, in quanto
non ritengono dignitoso violare la santità delle loro dimore con il sangue del
lupo. Tuttavia, man mano che Fenrir cresce, si fa sempre più feroce e
crudele, e solo
Týr ha il coraggio di portargli da mangiare. Gli dèi decidono allora di
legarlo e approntano delle speciali catene...
Þá fengu æsir þat ráð at þeir gerðu fjǫtur allsterkan er þeir kǫlluðu Lǿðing,
ok báru hann til úlfsins ok báðu hann reyna afl sitt við fjǫturinn. En úlfinum
þótti sér þat ekki ofrefli ok lét þá fara með sem þeir vildu. It fyrsta sinn er
úlfrinn spyrndi við, brotnaði sá fjǫturr. Svá leystisk hann ór Lǿðingi. |
Gli
Æsir attuarono questo stratagemma: realizzarono una catena
resistentissima, che chiamarono Lǿðingr, la portarono al lupo e gli
chiesero di provare la sua forza contro di essa; al lupo non sembrò al di là
delle proprie forze e quindi lasciò far loro ciò che volevano. Al primo sforzo
che fece il lupo la catena si ruppe e così fu libero da Lǿðingr. |
ví næst gerðu æsirnir annan fjǫtur hálfu sterkara er þeir kǫlluðu Dróma, ok
báðu enn úlfinn reyna þann fjǫtur ok tǫlðu hann verða mundu ágætan mjǫk at afli,
ef slík stórsmíði mætti eigi halda honum. En úlfrinn hugsaði at þessi fjǫturr
var sterkr mjǫk, ok þat með at honum hafði afl vaxit síðan er hann braut Leyðing.
Kom þat í hug at hann mundi verða at leggja sik í hættu ef hann skyldi frægr
verða, ok lét leggja á sik fjǫturinn. Ok er æsir tǫlðusk búnir, þá hristi
úlfrinn sik ok laust fjǫtrinum á jǫrðina ok knúðisk fast at, spyrndi við, braut
fjǫturinn svá at fjarri flugu brotin. Svá drap hann sik ór Dróma. |
Allora gli Æsir fecero un'altra
catena, di metà più forte, che chiamarono
Drómi e che chiesero ancora al lupo di provare, dicendogli che sarebbe
diventato molto famoso per la sua forza, se una catena fatta con tale maestria
non fosse stato in grado di trattenerlo. Il lupo quindi pensò che questa catena
fosse molto resistente, ma anche che la sua forza era cresciuta da quando aveva
spezzato Lǿðingr. Concluse quindi che, se voleva diventare famoso, doveva
esporsi al pericolo e si lasciò mettere la catena. Quando gli
Æsir si dissero pronti, allora il lupo si scosse, sbatté la catena per
terra, la agitò con forza, scalciò e la ruppe, finché i frammenti volarono
lontano, e così sfuggì da Drómi. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [34] |
Gli dèi temettero di non poter legare Fenrir ②. Spedirono dunque
Skírnir
da certi nani, nello
Svartálfaheimr, i quali
forgiarono un laccio magico, chiamato Gleipnir,
sottile e morbido come un nastro di seta, ma resistentissimo. Quando lo recarono
al lupo, questi subodorò un inganno.
Þá svarar úlfrinn: «Svá lízk mér á þenna dregil sem ønga frægð munak af
hljóta þótt ek slíta í sundr svá mjótt band. En ef þat er gǫrt með list ok væl,
þótt þat sýnisk lítit, þá kemr þat band eigi á mína fǿtr». |
Il lupo rispose: «Io credo che non otterrò alcuna gloria facendo a pezzi una
striscia così sottile. Se però è stata fatta con un ingannevole artificio,
sebbene appaia sottile, allora quella striscia non legherà mai le mie zampe». |
Þá sǫgðu æsirnir at hann mundi skjótt sundr slíta mjótt silkiband, er hann
hafði fyrr brotit stóra járnfjǫtra, «en ef þú fær eigi þetta band slitit, þá
muntu ekki hræða mega goðin, enda skulum vér þá leysa þik». |
Allora gli Æsir risposero che
avrebbe potuto facilmente strappare un sottile nastro di seta lui, che prima era
riuscito a rompere robuste catene di ferro, «ma se non sei capace di rompere
questa striscia, allora non potrai far paura agli dèi e quindi noi ti
libereremo». |
Úlfrinn segir: «Ef þér bindið mik svá at ek fæk eigi leyst mig, þá skollit
þér svá at mér mun seint verða at taka af yðr hjálp. Ófúss em ek at láta þetta
band á mik leggja. En heldr en þér frýið mér hugar, þá leggi einnhverr hǫnd sína
í munn mér at veði at þetta sé falslaust gert». |
Disse il lupo: «Se mi legate in modo che io non mi possa liberare, passerà poi
molto tempo prima che verrete in mio aiuto. Io non voglio essere legato con
questo nastro, ma invece di sfidare il mio coraggio, qualcuno di voi metta
piuttosto la propria mano nella mia bocca come pegno che tutto ciò si svolge in
buona fede». |
En hverr ásanna sá til annars ok þótti nú vera tvau vandræði, ok vildi engi
sína hǫnd fram selja fyrr en Týr lét fram hǫnd sína hǿgri ok leggr í munn
úlfinum. En er úlfrinn spyrnir, þá harðnaði bandit, ok því harðara er hann
brauzk um, því skarpara var bandit. Þá hlógu allir nema Týr. Hann lét hǫnd sína. |
Ciascuno degli Æsir guardò l'altro
e a ciascuno parve che la disgrazia fosse raddoppiata. Nessuno voleva perdere la
propria mano, finché Týr non levò la sua
destra e la mise in bocca al lupo. Quando il lupo prese a scalciare, la striscia
si indurì e più forte egli tirava, più il nastro si stringeva. Allora tutti
risero, tranne Týr: lui aveva perso la sua
mano. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [34] |
Quando gli Æsir videro che il
lupo era completamente immobilizzato, fissarono all'estremità del laccio
Gleipnir
una corda chiamata Gelgja, e la
legarono attorno a un macigno, chiamato Gjǫll, che fu fissato in profondità
nella terra. Poi presero una pietra, chiamata Þviti, e la utilizzarono come
picchetto, conficcando ancor più il macigno in profondità. Si noti la complessità
dell'armamentario utilizzato per imprigionare il lupo, ogni elemento del quale
ha un suo nome e una sua personalità.
Úlfrinn gapði ákafliga ok feksk um mjǫk ok vildi bíta þá. Þeir skutu í munn
honum sverði nǫkkvoru. Nema hjǫltin við neðra gómi, en efra gómi blóðrefill. Þat
er gómsparri hans. Hann grenjar illiliga ok slefa renn ór munni hans, þat er á
sú er Vn heitir. Þar liggr hann til ragnarøkrs. |
Il lupo spalancava le fauci in modo orribile, dava zampate tutt'attorno e
tentava di azzannarli. Gli Æsir
gli infilarono in bocca una certa spada, la cui elsa premeva sulla mascella e la
punta sul palato, che quindi divenne il suo morso. Da allora il lupo ulula
paurosamente e dalla sua bocca esce una bava che forma quel fiume chiamato
Vn.
Egli resterà così fino al
Ragnarǫk. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [34] |
►
Prose Edda. Liberazione e morte di
Fenrir Con un salto vertiginoso, giungiamo quindi alla fine del mondo. Nello
scenario epocale dipinto da Snorri, il sole e la luna verranno divorati da
Skoll e Hati (e non il sole da
Fenrir, come asseriva
Vafþrúðnismál
[46-47]). Tuttavia, è nel corso del cataclisma
finale che il lupo si libera dai suoi lacci:
Þá er ok þat til tíðinda at svá skelfr jǫrð ǫll ok bjǫrg at viðir losna ór
jǫrðu upp, en bjǫrgin hrynja, en fjǫtrar allir ok bǫnd brotna ok slitna. Þá
verðr Fenrisúlfr lauss. |
Accadrà poi che la terra tutta tremerà e anche i monti, finché i boschi si
sradicheranno dalla terra, le montagne crolleranno, mentre tutte le catene e
tutti i vincoli si romperanno e spezzeranno. Ecco che il lupo Fenrir sarà
libero. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [51] |
E ancora:
En Fenrisúlfr ferr með gapanda munn ok er hinn efri kjǫptr við himni en hinn
neðri við jǫrðu, gapa myndi hann meira ef rúm væri til. Eldar brenna ór augum
hans ok nǫsum. |
Fenrir avanzerà con la bocca spalancata: avrà la mascella inferiore
contro la terra e quella superiore contro il cielo, ma ingoierebbe anche di più
se vi fosse ancora spazio. Dai suoi occhi e dalla sue narici baleneranno fiamme. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [51] |
Siamo dunque alla battaglia escatologica. Snorri scrive un vivido racconto:
Ríðr fyrstr Óðinn með gullhjálm ok fagra brynju ok geir sinn er Gungnir
heitir. Stefnir hann móti Fenrisúlf [...]. Úlfrinn gleypir Óðin, verðr þat hans
bani. En þegar eptir snýsk fram Víðarr ok stígr ǫðrum fǿti í neðra keypt úlfsins.
[...]. Annarri hendi tekr hann inn efra keypt úlfsins ok rífr sundr gin hans, ok
verðr þat úlfsins bani.
|
Per primo cavalcherà Óðinn con l'elmo
dorato, una bellissima cotta di maglia e la sua lancia, che si chiama
Gungnir. Egli avanzerà contro il lupo Fenrir,
[...]. Il lupo inghiottirà Óðinn e questa
sarà la sua fine, ma subito dopo arriverà
Víðarr che metterà un piede sulla
mascella inferiore del lupo. [...]. Con l'altra mano prenderà la mascella
superiore del lupo e gli strapperà la gola e questa sarà la fine del lupo.
|
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [51] |
La differenza sostanziale con la narrazione di
Vǫluspá
[55] sta nel fatto che, nel
poema, si diceva che
Víðarr uccide Fenrir
conficcandogli una spada nel cuore. Nel bizzarro racconto di Snorri, invece,
Víðarr sloga le mascelle del
lupo dopo avergli piantato in bocca un piede calzato di una scarpa speciale.
Avverte Snorri: «[Víðarr] porta al piede
quella scarpa che è stata fabbricata nel corso di tutte epoche coi brani di
pelle che gli uomini tagliano dalla punta o dal tacco; perciò deve gettar via
quei ritagli chi vorrà essere d'aiuto agli
Æsir» [Á þeim fǿti hefir hann þann
skó er allan aldr hefir verit til samnat, þat eru bjórar þeir er menn sníða ór
skóm sínum fyrir tám eða hæl. Því skal þeim bjórum braut kasta sá maðr er at því
vill hyggja at koma ásunum at liði]
(Gylfaginning
[51]).
Conclusosi il
Ragnarǫk, e apertosi il nuovo
ciclo cosmico, narra Snorri,
Baldr e
Hǫðr
si raduneranno per discutere delle antiche imprese degli gli
Æsir, e parleranno sia di Jǫrmungandr che di
Fenrir:
...setjask þá allir samt ok talask við ok minnask á rúnar sínar ok rǿða of
tíðindi þau er fyrrum hǫfðu verit, of Miðgarðsorm ok um Fenrisúlf. |
...allora tutti siederanno insieme e converseranno, ricorderanno la loro arcana
sapienza e parleranno degli avvenimenti accaduti prima, del
Miðgarðsormr e del lupo Fenrir. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [53] |
Curiosamente, Fenrir è qui un'aggiunta di Snorri. La stessa scena,
riferita in
Vǫluspá
[60], parlava solo del
Miðgarðsormr.
Nello
Skáldskaparmál, Snorri cita delle
kenningar incentrate sul lupo. Ad esempio,
Týr
è detto «domatore del lupo» [úlfs fóstra] [16],
Víðarr «uccisore del lupo Fenrir»
[bana Fenrisúlfs]
[18], mentre Loki
viene coerentemente chiamato «padre del Vánargandr» [fǫður Vánargands]
[23]. Questo Vánargandr, c'informa Snorri, altri non è che
Fenrir stesso. Il nome sembra voglia dire «lupo del fiume
Vn», con riferimento al corso
d'acqua che sgorgava dalle fauci della belva, quand'era incatenata.
Un'ultima nota curiosa. Nel suo studio evemeristico, nel tentativo di far
coincidere i miti scandinavi all'antica «storia»
greca delle guerre troiane, Snorri equipara a Fenrir – anche in virtù
della somiglianza fonetica – Pýrrhos Neoptólemos, uccisore di Príamos, così come il
lupo era destinato ad essere uccisore di Óðinn
(Skáldskaparmál [8]).
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ICONOGRAFIA Alcune pietre runiche d'epoca vichinga ritraggono
immagini di un lupo interpretate come figurazioni di Fenrir.
La Croce di Þórvalðr [Thorwald's Cross], una pietra runica
eretta a Kirk Andreas, sull'isola di Man, e risalente al X o all'XI secolo,
ritrae un uomo barbuto, armato di lancia, con un grosso uccello appollaiato
sulla sua spalla e la gamba destra infilata nelle fauci di un lupo. La figura è
stata interpretata come Óðinn, per via della lancia e
della presenza dell'uccello, in questo caso un corvo. L'immagine in tal caso
rappresenterebbe la scena in cui il dio viene sbranato da Fenrir, nel
giorno di
ragnarǫk. Alternativamente, la scena potrebbe
rappresentare
Víðarr
che infila il piede nelle fauci del lupo, prima di ucciderlo.
La pietra di Ledberg [Ledbergsstenen], situata nell'omonimo centro,
nell'Östergǫtland (Svezia), risalente all'XI secolo, ritrae, sul suo lato
posteriore, un'immagine assai simile a quella presente sulla Croce di Þórvalðr.
Anche qui si ritiene sia raffigurato Óðinn sul
punto di essere divorato da Fenrir.
La bellissima Croce di Gosforth [Gosforth's Cross], eretta tra il 920
e il 950 nel cortile della chiesa di Gosforth, in Cumbria
(Inghilterra), ritrae lungo i suoi 4,4 m d'altezza una serie di scene
mitologiche, interpretate alla luce della tradizione scandinava. Vi è, in
particolare, una piccola figura che si protende verso le fauci spalancate di
un'enorme belva. Schiacciando con un piede la mascella inferiore, ne solleva la
superiore con la mano sinistra, ragion per cui alcuni ritengono rappresenti
Víðarr
in procinto di spezzare le mascelle di Fenrir (a meno che non sia di
nuovo Óðinn, vista la lancia che il personaggio
impugna nella mano destra). Purtroppo la testa dell'animale, secondo un motivo
ben presente in vari punti della croce stessa, è scolpita in continuità di un
lungo motivo decorativo che lo fa rassomigliare piuttosto a un serpente, rendendo veramente arduo
dare un'interpretazione sicura dell'immagine.
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Croce di Þórvalðr |
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Pietra runica di Ledberg |
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Croce di Gosforth |
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