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GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
Fenrir
FENRIR
Lupo, figlio di Loki. Gli dèi riuscirono a incatenarlo col magico laccio Gleipnir, ma strappò a Týr la mano destra. Il lupo è tuttavia destinato a sciogliersi nel giorno di Ragnarøkkr ed a uccidere Óðinn. Verrà a sua volta ucciso da Víðarr.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
  • Viene generato dal cuore di Angrboða ingoiato da Loki.
  • Ha per fratelli Jǫrmungandr ed Hel.
  • Allevato nello Jǫtunheimr.
  • La stirpe dei lupi si dice discesa da lui. Una strega nella foresta di Járnviðr ne è la madre o nutrice.
  • Detto Hróðvitnir, è padre del lupo Hati, destinato a sbranare la luna.
  • Per ordine di Óðinn, viene allevato nell'Ásgarðr. È talmente feroce che solo Týr ha coraggio di portargli da mangiare.
  • Nonostante allarmanti profezie, gli dèi decidono di non ucciderlo ma, piuttosto, di incatenarlo.
  • Dopo aver distrutto le catene Lǿðingr e Drómi, Fenrir viene legato con il magico laccio Gleipnir.
  • Stacca con un morso la mano a Týr, che si era reso garante della sua liberazione.
  • Viene abbandonato sull'isoletta di Lyngvi, al centro del lago Ámsvartnir.
  • Dalla bava che sgorga dalla sua bocca, tenuta spalancata da una spada, nasce il fiume Vn.
  • Si libererà nel giorno di Ragnarǫk e avanzerà con le fauci spalancate dal cielo alla terra.
  • Divorerà il sole (ma secondo altri, sarà Skoll a farlo).
  • Ingoierà Óðinn.
  • Víðarr lo ucciderà conficcandogli la spada nel cuore. Secondo un'altra versione, gli pianterà una scarpa nella mascella inferiore e spalancandogli l'altra fino al cielo.
  • Dopo il Ragnarǫk, Baldr e Hǫðr discorreranno di lui e di Jǫrmungandr.
EPITETI
Fenrisúlfr
Hróðvitnir
Þjóðvitnir
Vánargandr
«lupo di Fenrir»
«lupo di fama»
«lupo del popolo»
«lupo del fiume Vn»
RELAZIONI
Padre:
Madre:
Fratelli:
Fratellastri:
Figlio:
Vittima:
Uccisore:
Loki
Angrboða
Hel ~ Jǫrmungandr
Nari ~ Váli ~ Sleipnir
Hati
Óðinn
Víðarr
ATTRIBUTI
Prima catena:
Seconda catena:
Terza catena:
Corda:
Roccia:
Pietra:
Spada:
Lǿðingr
Drómi
Gleipnir
Gelgja
Gjǫll
Þviti

Una spada conficcata nelle fauci
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI
Norreno

Fenrir

Fenrır
Fenrıs vlfr

LETTURATURA

Ljóða Edda
Letteratura scaldica
Prose Edda. Incatenamento di Fenrir
Prose Edda. Liberazione e morte di Fenrir

 


Ljóða Edda

La letteratura eddica è ricca di citazioni, le quali ci trasmettono molti dettagli e frammenti del mito di Fenrir, ma la prima narrazione completa e coerente sul lupo è in Snorri, il cui racconto, riportato nel Gylfaginning, ci permette di dare un senso alle oscure allusioni delle fonti poetiche.

E cominciamo dall'identità dei genitori di Fenrir. È l'Hyndluljóð, un poema degli Eddica minora, a rivelarne l'identità. Sono Loki e la gigantessa Angrboða. Stando al poema, la loro relazione e la nascita dei figli sembra avvenuta secondo un processo particolare, in quanto Loki risulta essersi ingravidato divorando il cuore mezzo arrostito di Angrboða trovato tra le ceneri di un rogo . Non conosciamo i dettagli di questo mito, ma lasciamo spazio al poema:

Ól úlf Loki
vid Angurbodu,
en Sleipni gat
vid Svaðilfara;
eitt þótti skass
allra feiknast,
það var bródur frá
Býleistri komit.
Il lupo generò Loki
con Angrboða
e Sleipnir partorì
con Svaðilfǿri.
Il peggior mostro
parve quello
che dal fratello
venne di Býleistr.
Loki af hjarta
lindi brenndu,
fann hann hálfsviðinn
hugstein konu;
varð Loptr kviðugr
af konu illri;
þaðan er a foldu
flagð hvert komit.
Loki divorò il cuore
che giaceva nella cenere:
mezzo cotta della donna
era la pietra dell'anima.
Pregno fu Loptr
della donna malvagia;
da lui sulla terra
venne la stirpe dei mostri.
Ljóða Edda > Hyndluljóð [38-39]

Che il padre di Fenrir sia Loki è anche esplicitato nel Lokasenna, dove Óðinn lo definisce «padre del lupo» [úlfs fǫðr] quando lo invita ad unirsi al banchetto:

 Óðinn kvað: Disse  Óðinn:
Rístu þá, Viðarr,
ok lát úlfs fǫður
sitja sumbli at...
Alzati, dunque, Víðarr,
e il padre del lupo
fa' sedere al banchetto...
Ljóða Edda > Lokasenna [10]

Il Lokasenna è, tra tutti i poemi eddici, quello che accenna all'interezza del mito di Fenrir, seppure in varie riprese. Per due volte alle bizzarre circostanze del concepimento del lupo [23 | 33]; poi al tema dell'incatenamento e al ruolo che in esso ha avuto il dio Týr [38-39], quindi al fatto che il lupo sarà costretto a rimanere incatenato fino al ragnarǫk [41]. Il redattore del Codex Regius [R], premette al testo del poema una breve introduzione in cui elenca i personaggi coinvolti e, giunto a Týr, aggiunge una piccola nota esplicativa:

Týr var þar, hann var einhendr: Fenrisúlfr sleit hǫnd af hánum þá er hann var bundinn. C'era Týr, il monco: il lupo Fenrir gli aveva mozzato di netto la mano quando era stato legato.
Ljóða Edda > Lokasenna [prologo]

Più tardi, nel corso scambio di «cortesie» tra Loki e Týr, si allude infatti al fatto che Týr abbia perduto la mano destra nel corso dell'incatenamento di Fenrir, anche se non vengono rivelati ulteriori dettagli:

Loki kvað: Disse Loki:
Þegi þú, Týr,
þú kunnir aldregi
bera tilt með tveim;
handar innar hægri
mun ek hinnar geta,
er þér sleit Fenrir frá.
Sta' zitto, Týr!
Tu non hai mai saputo
esser garante tra due:
rammenterò, ecco,
la mano destra
che il lupo ti ha mozzato.
Týr kvað: Disse Týr:
Handar em ek vanr,
en þú Hróðrsvitnis;
bǫl er beggja þrá;
úlfgi hefir ok vel,
er í bǫndum skal
bíða ragnarǫkrs.
Io una mano ho perso
ma tu Hróðrsvitnir,
penoso il rimpianto per entrambe le cose;
né è contento il lupo
che deve incatenato
aspettare l'estremo giudizio.
Ljóða Edda > Lokasenna [38-39]

Qui si fornisce tra l'altro anche un epiteto di Fenrir, Hróðrsvitnir. L'informazione ci permette di inserire nel dossier di Fenrir la nota di Grímnismál [39], dove il lupo Hati viene detto figlio di Hróðvitnir (v. anche Gylfaginning [12]). L'alterco tra Loki e Týr viene subito dopo interrotto da un'esclamazione di Freyr, il quale ricorda a Loki che il lupo è destinato a rimanere incatenato fino al Ragnarǫk, e gli predice una sorte analoga:

Freyr kvað: Disse Freyr:
Úlfr sé ek liggja
árósi fyrir,
unz rjúfask regin;
því mundu næst,
nema þú nú þegir,
bundinn, bǫlvasmiðr!
Vedo il lupo accovacciato
davanti alla foce del fiume
fino a quando gli dèi non cadranno.
Fra poco anche tu sarai,
se non taci,
in catene, fabbro di mali!
Ljóða Edda > Lokasenna [41]

Come accennato in questi versi, l'imprigionamento di Fenrir è propedeutico alla sua liberazione, nel giorno di Ragnarǫk, quand'esso si libererà per compiere la sua opera di distruzione, quando verrà la fine del mondo. È la Vǫluspá, nel suo solito stile ellittico, ad accennare al ruolo di Fenrir nella battaglia escatologica.

Þá kømr Hlínar
harmr annarr framm,
es Óðinn ferr
við ulf vega
[...];
þá mun Friggjar
falla angan.
Ecco viene a Hlín
un altro dolore,
quando Óðinn viene
a combattere col lupo
[...];
allora di Frigg
la gioia cadrà.
Ljóða Edda > Vǫluspá [53]
Þá kømr enn mikli
mǫgr Sigfǫður,
Víðarr vega
at valdýri;
lætr hann megi Hveðrungs
mund of standa
hjǫr til hjarta;
þá 's hefnt fǫður.
Ecco viene il grande
figlio di Sigfǫðr,
Víðarr a combattere
quel mangiacarogne;
ed egli al figlio di Hveðrungr
con entrambe le mani la spada
conficca fino al cuore.
Così il padre è vendicato.
Ljóða Edda > Vǫluspá [55]

In queste due strofe, il nome di Fenrir non viene mai citato. In Vǫluspá [53] è definito semplicemente «lupo» [ulfr], per antonomasia; in Vǫluspá [55] è detto «figlio di Hveðrungr» [mǫgr Hveðrungs], dal che apprendiamo un epiteto che Loki ha in comune con Óðinn. Se non disponessimo delle spiegazioni fornite da Snorri nella Prose Edda, difficilmente avremmo compreso il senso preciso di questi passi. Il primo episodio narra l'uccisione di Óðinn da parte di Fenrir; nel secondo, Fenrir viene a sua volta ucciso da Víðarr.

La Vǫluspá cita il nome di Fenrir in un'unica occasione, e soltanto per mettere in piedi una kenning dove per «stirpe di Fenrir» [Fenris kindir] si intendono, in maniera generica, i lupi, e non necessariamente i figli e discendenti di Fenrir stesso.

Austr sat en aldna
í Járnviði
ok fæddi þar
Fenris kindir...
La vecchia siede ad oriente
in Járnviðr
e laggiù nutre
la stirpe di Fenrir...
Ljóða Edda > Vǫluspá [40]

Il Vafþrúðnismál rincara la dose e afferma che Fenrir sia destinato a divorare il sole. Questo testo testimonia una versione del mito in cui a Fenrir era assegnata un'importanza ancora maggiore nelle fasi della fine del mondo.

...Hvaðan kǫmr sól
á inn slétta himin,
þá er þessa hefir Fenrir farit?
Da dove verrà un sole
nel liscio cielo
quando questo Fenrir l'avrà divorato?
Eina dóttur
berr Álfrǫðull,
áðr hana Fenrir fari;
sú skal ríða,
þá er regin deyja,
móður brautir, mær.
Una figlia
genera Álfrǫðull,
prima che Fenrir la divori;
cavalcherà
quando gli dèi moriranno,
i sentieri della madre, la fanciulla.
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [46-47]

Si noti che, nella sua Prose Edda, Snorri attribuirà al lupo Skoll il compito di sbranare il sole e ad Hati quello di ingoiare la luna (Gylfaginning [12 | 51]).

① Saggio [I figli di Loki > Partorire lupi]

 


Letteratura scaldica

La leggenda di Fenrir fu piuttosto popolare nella Scandinavia medievale e il lupo è sovente citato in letteratura. Bragi Boddason, ad esempio, definisce Hel sorella del «mostruoso lupo» [jǫfrum ulfr] (Ragnarsdrápa [9]).

Nel poemetto Eiríksmál, un anonimo scaldo celebra la morte di Eiríkr blóðøx, re di Norvegia, ucciso nel 954, descrivendo una vivida scena del suo arrivo nella Valhǫll. Lo stesso Óðinn ordina di accoglierlo con tutti gli onori, trattandosi di un sovrano valoroso, vincitore di molte battaglie. Sigmundr, il mitico eroe vǫlsungo, presente nel vasto salone ultraterreno, domanda al dio: «Perché, allora, gli hai tolto la vittoria, se ti sembrava tanto valoroso?». E la risposta di Óðinn è:

Óvíst 's at vita,
sér ulfr enn hǫsvi
[greupr] á sjǫt goða.
Perché è molto difficile sapere
in che giorno il lupo grigio
s'avventerà sulle case degli dèi.
Eiríksmál [7]

Il valoroso Eiríkr, insieme a tutti gli altri sovrani eroi scelti sui campi di battaglia del mito e della storia, sono quindi indispensabili alla causa di Óðinn, proprio perché Fenrir potrebbe liberarsi in qualsiasi momento e avventarsi contro gli dèi. Pur all'interno di un discorso poetico, dunque, il lupo era visto come simbolo di una catastrofe finale, proiettata in un futuro indeterminato, eppure incombente e inevitabile.

Su questa falsariga, Eyvindr Finnson skáldaspillir può ben scrivere, in onore di un altro sovrano, Hákon góði, caduto nella battaglia di Stǫrð (960):

Mun ógundinn
á ýta sjǫt
Fenrisulfr of fara,
áðr jafngóðr
á auða trǫð
konungmaðr komi.
Vagherà scatenato
per le città degli uomini
il lupo Fenrir, prima
che metta piede a correre
il suo sentiero vuoto
un re altrettanto buono.
Eyvindr Finnson skáldaspillir: Hákonmál [20]

L'espressione Fenrisúlfr, qui utilizzata da Eyvindr come epiteto di Fenrir, originariamente significava «lupo di Fenrir», cioè «lupo disceso da Fenrir», come viene attestato nell'Helgakvíða Hundingsbana in fyrri [40], dove Guðmundr insulta Sifjǫtli dicendogli:

Faðir varattu
fenrisúlfa
ǫllum ellri,
svá at ek muna,
síz þik geldu
fyr Gnípalundi
þursa meyjar
á Þórsnesi.

Padre non fosti
dei lupi di Fenrir
di tutti più antico,
questo io ricordo:
tu fosti evirato
avanti Gnípalundr
dalle gigantesse
presso Þórsnes.

Ljóða Edda > Helgakvíða Hundingsbana in fyrri [40]

In seguito gli scaldi, come Eyvindr, iniziarono a usare Fenrisúlfr come nome proprio, quindi non «lupo di Fenrir» ma «lupo Fenrir»; anche Snorri adotta spesso questa accezione dell'antico appellativo del lupo.

Le þulur, infine, citano Fenrir due volte: una tra i «nomi dei giganti» [jǫtna heiti], un'altra tra i «nomi dei lupi» [varga heiti], dove egli compare insieme al proprio epiteto Hróðvitnir.

 


Prose Edda. Incatenamento di Fenrir

Nella sua Prose Edda, Snorri inserisce in un quadro coerente tutte le frammentarie informazioni su Fenrir fornite dai poemi eddici e scaldici, e narra finalmente il racconto dell'incatenamento del lupo.

Ma diamo la parola a Snorri che, già nel presentarci Týr, anticipa il motivo della sua mano che il lupo gli ha strappato:

Hann var vitr svá at þat er mælt at sá er týspakr er vitr er. Þat er eitt mark um djarfleik hans, þá er æsir lokkuðu Fenrisúlf til þess at leggja fjǫturinn á hann, Gleipni, þá trúði hann þeim eigi at þeir mundu leysa hann, fyrr en þeir lǫgðu honum at veði hǫnd Týrs í munn úlfsins. En þá er æsir vildu eigi leysa hann, þá beit hann hǫndina af, þar er nú heitir úlfliðr, ok er hann einhendr ok ekki kallaðr sættir manna. Questa fu una prova del suo coraggio: quando gli Æsir indussero il lupo Fenrir a farsi legare alla catena Gleipnir, questi non credette che in seguito l'avrebbero lasciato andare, finché Týr non mise la sua mano nella sua bocca come pegno. Quando però gli Æsir non vollero liberare il lupo, questi strappò con un morso la mano da quello che ora si chiama úlfliðr. Per questo Týr ha una mano sola e non può chiamarsi certo un riconciliatore per gli uomini.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [25]

Il racconto dell'incatenamento di Fenrir è riferito in Gylfaginning [34] con dovizia di particolari. Snorri esordisce con una nota importante dove tratta della nascita del lupo da Loki e Angrboða, senza tuttavia precisare i bizzarri dettagli del concepimento accennati in Hyndluljóð, e si parla per la prima volta (escludendo la kenning di Bragi Boddason) del suo mostruoso fratello e della sua livida sorella:

Angrboða heitir gýgr í Jǫtunheimum. Við henni gat Loki þrjú bǫrn. Eitt var Fenrisúlfr, annat Jǫrmungandr (þat er Miðgarðsormr), þriðja er Hel. Angrboða si chiama una gigantessa dello Jǫtunheimr con cui Loki ebbe tre figli. Uno fu il lupo Fenrir, il secondo Jǫrmungandr (che è il Miðgarðsormr), la terza è Hel.
En er goðin vissu til at þessi þrjú systkin fǿddusk upp í Jǫtunheimum ok goðin rǫkðu til spádóma at af systkinum þessum mundi þeim mikit mein ok óhapp standa, ok þótti ǫllum mikils ills af væni, fyrst af móðerni ok enn verra af faðerni. Þá sendi Allfǫðr til guðin at taka bǫrnin ok fǿra sér. Gli dèi però seppero che questi tre fratelli venivano allevati nello Jǫtunheimr e scoprirono grazie a un vaticinio che da essi sarebbero giunti per loro gravi danni e sventure. A tutti sembrava in arrivo un grande male, per primo dalla madre, ma ancora peggio dal padre, allora Allfǫðr inviò gli dèi a prendere i fanciulli e portarglieli.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [34]

A questo punto, Óðinn scaglia il serpente Jǫrmungandr nell'oceano esterno e segrega Hel nel Niflheimr. In quanto a Fenrir, gli dèi scelgono di non ucciderlo, nonostante le profezie, in quanto non ritengono dignitoso violare la santità delle loro dimore con il sangue del lupo. Tuttavia, man mano che Fenrir cresce, si fa sempre più feroce e crudele, e solo Týr ha il coraggio di portargli da mangiare. Gli dèi decidono allora di legarlo e approntano delle speciali catene...

Þá fengu æsir þat ráð at þeir gerðu fjǫtur allsterkan er þeir kǫlluðu Lǿðing, ok báru hann til úlfsins ok báðu hann reyna afl sitt við fjǫturinn. En úlfinum þótti sér þat ekki ofrefli ok lét þá fara með sem þeir vildu. It fyrsta sinn er úlfrinn spyrndi við, brotnaði sá fjǫturr. Svá leystisk hann ór Lǿðingi. Gli Æsir attuarono questo stratagemma: realizzarono una catena resistentissima, che chiamarono Lǿðingr, la portarono al lupo e gli chiesero di provare la sua forza contro di essa; al lupo non sembrò al di là delle proprie forze e quindi lasciò far loro ciò che volevano. Al primo sforzo che fece il lupo la catena si ruppe e così fu libero da Lǿðingr.
ví næst gerðu æsirnir annan fjǫtur hálfu sterkara er þeir kǫlluðu Dróma, ok báðu enn úlfinn reyna þann fjǫtur ok tǫlðu hann verða mundu ágætan mjǫk at afli, ef slík stórsmíði mætti eigi halda honum. En úlfrinn hugsaði at þessi fjǫturr var sterkr mjǫk, ok þat með at honum hafði afl vaxit síðan er hann braut Leyðing. Kom þat í hug at hann mundi verða at leggja sik í hættu ef hann skyldi frægr verða, ok lét leggja á sik fjǫturinn. Ok er æsir tǫlðusk búnir, þá hristi úlfrinn sik ok laust fjǫtrinum á jǫrðina ok knúðisk fast at, spyrndi við, braut fjǫturinn svá at fjarri flugu brotin. Svá drap hann sik ór Dróma. Allora gli Æsir fecero un'altra catena, di metà più forte, che chiamarono Drómi e che chiesero ancora al lupo di provare, dicendogli che sarebbe diventato molto famoso per la sua forza, se una catena fatta con tale maestria non fosse stato in grado di trattenerlo. Il lupo quindi pensò che questa catena fosse molto resistente, ma anche che la sua forza era cresciuta da quando aveva spezzato Lǿðingr. Concluse quindi che, se voleva diventare famoso, doveva esporsi al pericolo e si lasciò mettere la catena. Quando gli Æsir si dissero pronti, allora il lupo si scosse, sbatté la catena per terra, la agitò con forza, scalciò e la ruppe, finché i frammenti volarono lontano, e così sfuggì da Drómi.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [34]

Gli dèi temettero di non poter legare Fenrir ②. Spedirono dunque Skírnir da certi nani, nello Svartálfaheimr, i quali forgiarono un laccio magico, chiamato Gleipnir, sottile e morbido come un nastro di seta, ma resistentissimo. Quando lo recarono al lupo, questi subodorò un inganno.

Þá svarar úlfrinn: «Svá lízk mér á þenna dregil sem ønga frægð munak af hljóta þótt ek slíta í sundr svá mjótt band. En ef þat er gǫrt með list ok væl, þótt þat sýnisk lítit, þá kemr þat band eigi á mína fǿtr». Il lupo rispose: «Io credo che non otterrò alcuna gloria facendo a pezzi una striscia così sottile. Se però è stata fatta con un ingannevole artificio, sebbene appaia sottile, allora quella striscia non legherà mai le mie zampe».
Þá sǫgðu æsirnir at hann mundi skjótt sundr slíta mjótt silkiband, er hann hafði fyrr brotit stóra járnfjǫtra, «en ef þú fær eigi þetta band slitit, þá muntu ekki hræða mega goðin, enda skulum vér þá leysa þik». Allora gli Æsir risposero che avrebbe potuto facilmente strappare un sottile nastro di seta lui, che prima era riuscito a rompere robuste catene di ferro, «ma se non sei capace di rompere questa striscia, allora non potrai far paura agli dèi e quindi noi ti libereremo».
Úlfrinn segir: «Ef þér bindið mik svá at ek fæk eigi leyst mig, þá skollit þér svá at mér mun seint verða at taka af yðr hjálp. Ófúss em ek at láta þetta band á mik leggja. En heldr en þér frýið mér hugar, þá leggi einnhverr hǫnd sína í munn mér at veði at þetta sé falslaust gert». Disse il lupo: «Se mi legate in modo che io non mi possa liberare, passerà poi molto tempo prima che verrete in mio aiuto. Io non voglio essere legato con questo nastro, ma invece di sfidare il mio coraggio, qualcuno di voi metta piuttosto la propria mano nella mia bocca come pegno che tutto ciò si svolge in buona fede».
En hverr ásanna sá til annars ok þótti nú vera tvau vandræði, ok vildi engi sína hǫnd fram selja fyrr en Týr lét fram hǫnd sína hǿgri ok leggr í munn úlfinum. En er úlfrinn spyrnir, þá harðnaði bandit, ok því harðara er hann brauzk um, því skarpara var bandit. Þá hlógu allir nema Týr. Hann lét hǫnd sína. Ciascuno degli Æsir guardò l'altro e a ciascuno parve che la disgrazia fosse raddoppiata. Nessuno voleva perdere la propria mano, finché Týr non levò la sua destra e la mise in bocca al lupo. Quando il lupo prese a scalciare, la striscia si indurì e più forte egli tirava, più il nastro si stringeva. Allora tutti risero, tranne Týr: lui aveva perso la sua mano.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [34]

Quando gli Æsir videro che il lupo era completamente immobilizzato, fissarono all'estremità del laccio Gleipnir una corda chiamata Gelgja, e la legarono attorno a un macigno, chiamato Gjǫll, che fu fissato in profondità nella terra. Poi presero una pietra, chiamata Þviti, e la utilizzarono come picchetto, conficcando ancor più il macigno in profondità. Si noti la complessità dell'armamentario utilizzato per imprigionare il lupo, ogni elemento del quale ha un suo nome e una sua personalità.

Úlfrinn gapði ákafliga ok feksk um mjǫk ok vildi bíta þá. Þeir skutu í munn honum sverði nǫkkvoru. Nema hjǫltin við neðra gómi, en efra gómi blóðrefill. Þat er gómsparri hans. Hann grenjar illiliga ok slefa renn ór munni hans, þat er á sú er Vn heitir. Þar liggr hann til ragnarøkrs. Il lupo spalancava le fauci in modo orribile, dava zampate tutt'attorno e tentava di azzannarli. Gli Æsir gli infilarono in bocca una certa spada, la cui elsa premeva sulla mascella e la punta sul palato, che quindi divenne il suo morso. Da allora il lupo ulula paurosamente e dalla sua bocca esce una bava che forma quel fiume chiamato Vn. Egli resterà così fino al Ragnarǫk.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [34]

 


Prose Edda. Liberazione e morte di Fenrir

Con un salto vertiginoso, giungiamo quindi alla fine del mondo. Nello scenario epocale dipinto da Snorri, il sole e la luna verranno divorati da Skoll e Hati (e non il sole da Fenrir, come asseriva Vafþrúðnismál [46-47]). Tuttavia, è nel corso del cataclisma finale che il lupo si libera dai suoi lacci:

Þá er ok þat til tíðinda at svá skelfr jǫrð ǫll ok bjǫrg at viðir losna ór jǫrðu upp, en bjǫrgin hrynja, en fjǫtrar allir ok bǫnd brotna ok slitna. Þá verðr Fenrisúlfr lauss. Accadrà poi che la terra tutta tremerà e anche i monti, finché i boschi si sradicheranno dalla terra, le montagne crolleranno, mentre tutte le catene e tutti i vincoli si romperanno e spezzeranno. Ecco che il lupo Fenrir sarà libero.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [51]

E ancora:

En Fenrisúlfr ferr með gapanda munn ok er hinn efri kjǫptr við himni en hinn neðri við jǫrðu, gapa myndi hann meira ef rúm væri til. Eldar brenna ór augum hans ok nǫsum. Fenrir avanzerà con la bocca spalancata: avrà la mascella inferiore contro la terra e quella superiore contro il cielo, ma ingoierebbe anche di più se vi fosse ancora spazio. Dai suoi occhi e dalla sue narici baleneranno fiamme.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [51]

Siamo dunque alla battaglia escatologica. Snorri scrive un vivido racconto:

Ríðr fyrstr Óðinn með gullhjálm ok fagra brynju ok geir sinn er Gungnir heitir. Stefnir hann móti Fenrisúlf [...]. Úlfrinn gleypir Óðin, verðr þat hans bani. En þegar eptir snýsk fram Víðarr ok stígr ǫðrum fǿti í neðra keypt úlfsins. [...]. Annarri hendi tekr hann inn efra keypt úlfsins ok rífr sundr gin hans, ok verðr þat úlfsins bani. Per primo cavalcherà Óðinn con l'elmo dorato, una bellissima cotta di maglia e la sua lancia, che si chiama Gungnir. Egli avanzerà contro il lupo Fenrir, [...]. Il lupo inghiottirà Óðinn e questa sarà la sua fine, ma subito dopo arriverà Víðarr che metterà un piede sulla mascella inferiore del lupo. [...]. Con l'altra mano prenderà la mascella superiore del lupo e gli strapperà la gola e questa sarà la fine del lupo.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [51]

La differenza sostanziale con la narrazione di Vǫluspá [55] sta nel fatto che, nel poema, si diceva che Víðarr uccide Fenrir conficcandogli una spada nel cuore. Nel bizzarro racconto di Snorri, invece, Víðarr sloga le mascelle del lupo dopo avergli piantato in bocca un piede calzato di una scarpa speciale. Avverte Snorri: «[Víðarr] porta al piede quella scarpa che è stata fabbricata nel corso di tutte epoche coi brani di pelle che gli uomini tagliano dalla punta o dal tacco; perciò deve gettar via quei ritagli chi vorrà essere d'aiuto agli Æsir» [Á þeim fǿti hefir hann þann skó er allan aldr hefir verit til samnat, þat eru bjórar þeir er menn sníða ór skóm sínum fyrir tám eða hæl. Því skal þeim bjórum braut kasta sá maðr er at því vill hyggja at koma ásunum at liði] (Gylfaginning [51]).

Conclusosi il Ragnarǫk, e apertosi il nuovo ciclo cosmico, narra Snorri, Baldr e Hǫðr si raduneranno per discutere delle antiche imprese degli gli Æsir, e parleranno sia di Jǫrmungandr che di Fenrir:

...setjask þá allir samt ok talask við ok minnask á rúnar sínar ok rǿða of tíðindi þau er fyrrum hǫfðu verit, of Miðgarðsorm ok um Fenrisúlf. ...allora tutti siederanno insieme e converseranno, ricorderanno la loro arcana sapienza e parleranno degli avvenimenti accaduti prima, del Miðgarðsormr e del lupo Fenrir.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [53]

Curiosamente, Fenrir è qui un'aggiunta di Snorri. La stessa scena, riferita in Vǫluspá [60], parlava solo del Miðgarðsormr.

Nello Skáldskaparmál, Snorri cita delle kenningar incentrate sul lupo. Ad esempio, Týr è detto «domatore del lupo» [úlfs fóstra] [16], Víðarr «uccisore del lupo Fenrir» [bana Fenrisúlfs] [18], mentre Loki viene coerentemente chiamato «padre del Vánargandr» [fǫður Vánargands] [23]. Questo Vánargandr, c'informa Snorri, altri non è che Fenrir stesso. Il nome sembra voglia dire «lupo del fiume Vn», con riferimento al corso d'acqua che sgorgava dalle fauci della belva, quand'era incatenata.

Un'ultima nota curiosa. Nel suo studio evemeristico, nel tentativo di far coincidere i miti scandinavi all'antica «storia» greca delle guerre troiane, Snorri equipara a Fenrir – anche in virtù della somiglianza fonetica – Pýrrhos Neoptólemos, uccisore di Príamos, così come il lupo era destinato ad essere uccisore di Óðinn (Skáldskaparmál [8]).

ICONOGRAFIA

Alcune pietre runiche d'epoca vichinga ritraggono immagini di un lupo interpretate come figurazioni di Fenrir.

La Croce di Þórvalðr [Thorwald's Cross], una pietra runica eretta a Kirk Andreas, sull'isola di Man, e risalente al X o all'XI secolo, ritrae un uomo barbuto, armato di lancia, con un grosso uccello appollaiato sulla sua spalla e la gamba destra infilata nelle fauci di un lupo. La figura è stata interpretata come Óðinn, per via della lancia e della presenza dell'uccello, in questo caso un corvo. L'immagine in tal caso rappresenterebbe la scena in cui il dio viene sbranato da Fenrir, nel giorno di ragnarǫk. Alternativamente, la scena potrebbe rappresentare Víðarr che infila il piede nelle fauci del lupo, prima di ucciderlo.

La pietra di Ledberg [Ledbergsstenen], situata nell'omonimo centro, nell'Östergǫtland (Svezia), risalente all'XI secolo, ritrae, sul suo lato posteriore, un'immagine assai simile a quella presente sulla Croce di Þórvalðr. Anche qui si ritiene sia raffigurato Óðinn sul punto di essere divorato da Fenrir.

La bellissima Croce di Gosforth [Gosforth's Cross], eretta tra il 920 e il 950 nel cortile della chiesa di Gosforth, in Cumbria (Inghilterra), ritrae lungo i suoi 4,4 m d'altezza una serie di scene mitologiche, interpretate alla luce della tradizione scandinava. Vi è, in particolare, una piccola figura che si protende verso le fauci spalancate di un'enorme belva. Schiacciando con un piede la mascella inferiore, ne solleva la superiore con la mano sinistra, ragion per cui alcuni ritengono rappresenti Víðarr in procinto di spezzare le mascelle di Fenrir (a meno che non sia di nuovo Óðinn, vista la lancia che il personaggio impugna nella mano destra). Purtroppo la testa dell'animale, secondo un motivo ben presente in vari punti della croce stessa, è scolpita in continuità di un lungo motivo decorativo che lo fa rassomigliare piuttosto a un serpente, rendendo veramente arduo dare un'interpretazione sicura dell'immagine.

   
Croce di Þórvalðr   Pietra runica di Ledberg   Croce di Gosforth
FONTI

Ljóða Edda > Vǫluspá [40 | 51 | 53 | 55] = Gylfaginning {13 | 57 | 59 | 60}
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [46-47]
Ljóða Edda > Grímnismál [39]
Ljóða Edda > Lokasenna [prologo | 10 | 38-39 | 41]
Ljóða Edda > Helgakvíða Hundingsbana in fyrri [40]
Ljóða Edda [minora] > Hynðluljóð [38-39 | 42]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [12 {13} | 25 | 34 | 51 {57 | 59 | 60} | 53]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Skáldskaparmál [9 | 16 | 18 | 23]
Bragi Boddason: Ragnarsdrápa [9]
Eiríksmál [7]

Eyvindr Finnson skáldaspillir: Hákonmál [20]
Þulur > Jǫtna heiti [II: 3]
Þulur > Vargs heiti [1]

BIBLIOGRAFIA
RIFERIMENTI
IMMAGINI
Croce di Gosforth
(920-950)
Croce di Þórvalðr
(X-XI sec.)
Pietra runica di Ledberg
(XI sec.)
Fenrir incatenato
Edda Oblongata
(±1680)
[MUSEO]
L'incatenamento di Fenrir
Ólafur Brynjúlfsson
(1760)
[MUSEO]
Loki, Fenrir e Jǫrmungandr
 Karl Emil Doepler der Ältere
(1858)
[MUSEO]
Týr e Fenrir
Louis Huard
(1871)
L'incatenamento di Fenrir
Wilhelm Wägner (cura)
(1882)
L'incatenamento di Fenrir
George Wright
(1902)
I figli di Loki
Emil Doepler der Jüngere
(1905)
[MUSEO]
L'incatenamento di Fenrir
Emil Doepler der Jüngere
(1905)
[MUSEO]
Óðinn contro Fenrir
Emil Doepler der Jüngere
(1905)
[MUSEO]
I figli di Loki
Lorenz Frølich
(1906)
Liberazione di Fenrir
Lorenz Frølich
(1906)
Óðinn contro Fenrir
Lorenz Frølich
(1906)
Víðarr contro Fenrir
Lorenz Frølich
(1906)
L'incatenamento di Fenrir
Patten Wilson
(1908)
Óðinn contro Fenrir
William Gershom Collingwood
(1908)
Fenrir incatenato
Dorothy Hardy
(1909)
Óðinn contro Fenrir
Dorothy Hardy
(1909)
I figli di Loki
Maria Klugh
(1909)
Týr e Fenrir
John Bauer
(1911)
Týr e Fenrir
Franklin Th. Baker (da Huard)
(1919)
L'incatenamento di Fenrir
Rona F. Hart
(1914)
Uccisione di Baldr
Franz Stassen
(1920)
I figli di Loki
Charles E. Brock
(1930)
Týr nutre Fenrir
Charles E. Brock
(1930)
Fenrir spezza una catena
Charles E. Brock
(1930)
L'incatenamento di Fenrir
Charles E. Brock
(1930)
Víðarr e Fenrir
(Yggdrasilfrisen)
Dagfin Werenskiold
(1950)
Fenrir incatenato
Giovanni Caselli
(1978)
Fenrir incatenato
Giovanni Caselli
(1978)
Ragnarǫk
Giovanni Caselli
(1978)
Ragnarǫk
Giovanni Caselli
(1978)
Fenrir
Artista non identificato
   
Fenrir
Artista non identificato
Fenrir
Artista non identificato
Ragnarǫk
Artista non identificato
   
PAGINE
Il tempo e gli elementi - Lupi che corrono in cielo
I figli di Loki - L'incatenamento di Fenrir

Creazione pagina: 16.03.2010
Ultima modifica: 29.06.2013

 
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