LETTURATURA Dello Jǫtunheimr, i testi
mitologici parlano con una certa generosità. È il luogo da cui provengono i
giganti [jǫtnar o þursar], nemici degli dèi, e dove è ambientata
la maggior parte delle avventure di Þórr. Non è
possibile citare tutte le occorrenze in letteratura, e ci atterremo alle
più importanti. Nei poemi più antichi, lo Jǫtunheimr ha già una
fisionomia ben stabilita, segno che la tradizione è ben affermata. Nella
Vǫluspá,
lo Jǫtunheimr è innanzitutto il luogo da cui provengono le tre
enigmatiche «fanciulle di giganti» [þursa meyjar] che misero fine all'età
dell'oro degli
Æsir:
Teflðu í túni,
teitir váru,
vas þeim véttergis
vant ór gulli,
unz þríar kómu
þursa meyjar,
ámátkar mjǫk,
ór Jǫtunheimum. |
Nel cortile [gli
Æsir] giocavano a scacchi;
erano ricchi:
non sentivano affatto
mancanza d'oro.
Fino a quando tre giunsero,
fanciulle di giganti
oltremisura possenti,
da
Jǫtunheimr. |
Ljóða Edda
>
Vǫluspá [8] |
Il paese dei giganti viene citato in una strofa che descrive l'inquietudine e
l'agitarsi di tutte le creature alla vigilia del
Ragnarǫk. Lo Jǫtunheimr è detto risuonare, probabilmente perché i
giganti si scuotono e brontolano in vista della prossima battaglia.
Hvat 's með ásum?
hvat 's með álfum?
gnýr allr Jǫtunheimr,
æsir 'ro á þingi, |
Cosa incombe sugli
Æsir?
Cosa incombe sugli elfi?
Risuona tutto
Jǫtunheimr,
gli dèi sono a consiglio. |
Ljóða Edda
>
Vǫluspá [8] |
Nello
Skírnismál, assistiamo al viaggio di
Skírnir nel paese dei giganti, come pronubo del suo
padrone Freyr. Il luogo in cui egli si reca è
evidentemente dato per scontato, tanto da non venire mai citato per l'intera
composizione. Solo alla fine del testo, al ritorno di
Skírnir, Freyr gli chiede cos'abbia
«concluso in Jǫtunheimr» [hvat þú árnaðir
í jǫtunheima?] (Skírnismál
[40]).
Inoltre, il redattore del Codex Regius si sente in dovere di
definire esplicitamente la destinazione del viaggio di
Skírnir, per ben due
volte, negli incisi prosastici del poema.
Il viaggio verso lo Jǫtunheimr viene
descritto con accenni piuttosto enigmatici. Dapprima
Skírnir chiede a Freyr un
cavallo che lo conduca attraverso una strana, oscura barriera
fiammeggiante:
Mar gefðu mér þá,
þann er mik um myrkvan beri
vísan vafrloga... |
Il cavallo consegnami allora
che per l'oscura mi porti
guizzante fiamma famosa... |
Ljóða Edda
>
Skírnismál
[8] |
Poi, rivolgendosi al cavallo, Skírnir rincara l'idea
di un luogo tenebroso e oscuro, oltreché pericoloso per via dei
giganti che vi dimorano:
Myrkt er úti,
mál kveð ek okr fara
úrig fjǫll yfir,
þyrja þjóð yfir;
báðír vit komumk,
eða okr báða tekr
sá inn ámátki jǫtunn. |
Buio è là fuori,
è tempo, dico, di metterci in
viaggio
attraverso montagne brumose,
attraverso paesi di giganti.
O entrambi passeremo
o ci prenderà entrambi
quel gigante oltremodo possente |
Ljóða Edda
>
Skírnismál
[10] |
Seppure non esplicitamente nominato, lo Jǫtunheimr è comunque il luogo dove si recano Þórr e Týr
nell'
Hymiskviða, per farsi consegnare il
calderone dal gigante Hymir. È
evidente che Þórr, nell'Hárbarðsljóð,
sia di ritorno dalla terra dei giganti, per quanto in questo poema non si citi
mai il termine Jǫtunheimr. Al contrario, nella buffonesca
Þrymskviða, dove Þórr
e Loki si recano travestiti da donne nella terra dei
giganti, il termine ricorre ben sette volte: essendo un poema più tardo
degli altri, è possibile che il compositore sentisse il bisogno di ricordare
continuamente ai suoi ascoltatori dove si svolgesse la vicenda.
Nella sua
Edda, Snorri cita
continuamente il mondo dei giganti, che è il luogo dove si svolgono la maggior
parte delle avventure di Þórr. Esso è innanzitutto la
terra da cui Gefjun porta i buoi con cui
strappa la terra a re Gylfi
(Gylfaginning
[1]). È il luogo dove abita
Nǫrfi [10], e
da dove provengono le fanciulle giganti (già citate in
Vǫluspá
[8]) che misero
fine all'età dell'oro degli
Æsir [14]. È il luogo da cui proviene
Angrboða e dove vengono allevati i tre figli che
costei ha con dove
Loki: il lupo
Fenrir, il serpente
Jǫrmungandr ed
Hel [34].
Quest'ultima notizia, confrontata con
Vǫluspá
[40]...
Austr sat en aldna
í Járnviði
ok fæddi þar
Fenris kindir... |
La vecchia siede ad oriente
in
Járnviðr
e laggiù nutre
la stirpe di
Fenrir. |
Ljóða Edda
>
Vǫluspá [40] |
...suggerisce che
Járnviðr, il bosco dagli alberi di ferro, si trovi appunto nel mondo dei
giganti, ad oriente.
In seguito, trattando del mito della costruzione delle mura dell'Ásgarðr,
gli dèi si chiedono «chi avesse consigliato di consegnare Freyja
allo Jǫtunheimr», dando per scontato che l'artigiano, venuto a proporre
il grottesco scambio, fosse giunto proprio dal mondo dei giganti
(Gylfaginning
[42]). Lo Jǫtunheimr è anche il luogo da cui proviene
Hyrrokkin, la gigantessa che spinge la nave
funeraria di
Baldr [49].
Nel libro successivo, Loki si reca nello Jǫtunheimr alla ricerca di Iðunn (Skáldskaparmál
[3]); possiamo dunque arricchire la geografia del paese dei giganti,
collocandovi
Þrymheimr, dimora di Þjazi
e, in seguito, di
Skaði. Anche il viaggio che Þórr
compie presso il gigante Geirrøðr è evidentemente da collocare
nello Jǫtunheimr, anche se Snorri non ritiene necessario chiarirlo. Ed è
probabilmente
sempre nello Jǫtunheimr che si trova la dimora di
Gríðr (Skáldskaparmál
[26]).
Anche la dimora di Hrungnir, Grjóttúnagarðar,
si trova nello Jǫtunheimr:
qui Óðinn
provoca il borioso gigante e, sempre qui, Þórr lo
sconfigge in combattimento (Skáldskaparmál
[24]).
Nel capitolo successivo,
Þórr informa la vecchia Gróa di aver
trovato suo marito Aurvandill,
fornendoci una notizia interessante:
At hann hafði vaðit norðan yfir
Élivága ok hafði borit í meis á baki sér Aurvandil norðan ór Jǫtunheimum... |
Le raccontò dunque di essere giunto da nord guadando gli Élivágar e di aver
portato Aurvandill fuori dallo
Jǫtunheimr, dentro una gerla sulla
schiena. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Skáldskaparmál
[3] |
Lo Jǫtunheimr va qui collocato a settentrione, oltre i fiumi
Élivágar. La notizia va confrontata
con una preziosa annotazione presente in
Hymiskviða [5], dove leggiamo:
Býr fyr austan
Élivága
hundvíss Hymir
at himins enda. |
Dimora a oriente
degli Élivágar,
il sapiente Hymir,
alla fine del cielo. |
Ljóða Edda
>
Hymiskviða [5] |
Curioso l'appunto «alla fine del cielo» [at himins enda] che in genere è
riferito alla rocca di Himinbjǫrg: in
questo caso è forse da intendere che il mondo dei giganti confini con quello
celeste degli dèi, da cui lo separano gli Élivágar.
Nell'Haustlǫng
di
Þjóðólfr ór Hvíni (citato da Snorri in
Skáldskaparmál
[30]), la dea Iðunn,
rapita da Þjazi,
viene detta giungere dal sud, direzione del sole e della luce, da cui si deduce il mondo dei giganti
è rivolto a nord:
Urðut brattra barða
byggvendr at þat hryggvir;
þá vas Ið með jǫtnum
unnr nýkomin sunnan... |
Non fu certo un momento di tristezza
per gli abitanti delle rupi ripide
l'arrivo, dalle vie del mezzogiorno,
di Iðunn nel paese dei giganti... |
Þjóðólfr ór Hvíni: Haustlǫng [10] |
D'altra parte, nei testi è detto spesso che
Þórr si diriga «a oriente», quando deve
combattere i giganti
(Gylfaginning
[42 | 45]), ed è da oriente che i giganti attaccheranno quando verrà il
giorno di
Ragnarǫk (Vǫluspá
[50-51]). Lo Jǫtunheimr può venire insomma collocato
indifferentemente a oriente o a settentrione, senza che in questa ambiguità vada necessariamente vista una contraddizione.
Se ci si mette dal punto di vista degli Scandinavi, l'est e il nord erano direzioni che conducevano
comunque a regioni gelide e
desolate.
D'altra parte, non vi è alcuna sorpresa che, a oriente o a nord che sia, lo Jǫtunheimr
sia collocato oltre i fiumi cosmici Élivágar, i
quali scorrono, come sappiamo, dal cielo, alla terra, agli inferi. Che il mondo
dei giganti sia separato da un confine di questo genere, è anche suggerito da
una strofa del
Vafþrúðnismál, dove leggiamo:
Ífing heitir á,
er deilir með jǫtna sonom
grund ok með goðom;
opin renna
hón skal um aldrdaga,
verðrat íss á á. |
Ífing si chiama il fiume
che divide tra i figli dei giganti
la terra e tra gli dèi.
Libero scorrerà
fino alla fine dei tempi:
non gelerà mai quel fiume. |
Ljóða Edda
>
Vafþrúðnismál
[16] |
Nella prezioso cosmografia disegnata dall'Hymiskviða,
d'altra parte, l'oceano esterno [úthaf], in cui
Þórr si reca in barca per pescare il serpente
Jǫrmungandr, sembra lambire le coste dello
Jǫtunheimr. La terra dei giganti viene qui collocata sul bordo del mondo,
identificandosi in certa misura con l'Útgarðr, o
«recinto esterno», descritto da Snorri in uno dei più affascinanti episodi del
suo libro (Gylfaginning
[45-47]). L'espressione «alla fine del cielo» [at
himins enda] (Hymiskviða [5]) potrebbe
alternativamente indicare il bordo del mondo, proiettandoci in una
prospettiva che non è più terrestre, ma cosmologica. |