SCHEDARIO

GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
Nótt
NÓTT
La Notte, figlia di Nǫrfi. Dai capelli neri e dalla pelle scura, ella cavalca nel cielo sul suo destriero Hrímfaxi, trascinando l'oscurità sul mondo.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
  • Figlia del gigante Nǫrfi, dai capelli neri e la pelle scura.
  • Sposa tre volte. Da Naglfari ha il figlio Auðr, da Annarr la figlia Jǫrð, da Dellingr il figlio Dagr.
  • Allfǫðr gli fornisce un cavallo e un carro. Da quel giorno egli cavalca nel cielo in groppa a Hrímfaxi, e ogni dodici ore porta la notte su tutta la terra.
RELAZIONI
Padre:
Sposo:
Figlio:
Sposo:
Figlia:
Sposo:
Figlio:
Nǫrfi
Naglfari
Auðr
Annarr
Jǫrð
Dellingr
Dagr
ATTRIBUTI
Cavallo: Hrímfaxi 
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

FONTI

Norreno Nótt Nott Ljóða Edda | Prose Edda

ETIMOLOGIA

Nótt, cosmonimo.
«Notte».

  • Nótt | Norreno, sostantivo femminile nótt, «Notte». La parola era scritta in norreno nótt o, più raramente, nátt; anche se la reale pronuncia, in realtà, avrebbe dovuto comportare un'ortografia ntt. Derivante da un protogermanico *naht-, il termine è comune in tutte le lingue germaniche (cfr. antico e medio alto tedesco naht, tedesco Nacht, olandese nacht; anglosassone næht/niht, inglese night; danese nat, svedese natt). A sua volta, dalla radice indoeuropea *NOKʷT- (cfr. sanscrito niśā, greco nýx, latino nox, russo noč', etc.).
LETTERATURA

Nótt compare innanzitutto nel Vafþrúðnismál, in una strofa che ci ragguaglia sulle genealogie cosmico-primordiali. Per la prima volta, Nótt compare quale figlia di Nǫrfi, sposa di Dellingr e madre di Dagr.

...Hvaðan dagr um kom,
sá er ferr drótt yfir,
eða nótt med niðom.
Da dove il giorno è venuto,
lui che sulla schiera degli uomini va,
e la notte [Nótt] e le fasi lunari?
Dellingr heitir,
hann er Dags faðir,
en Nótt var Nǫrvi borin;
ný ok nið
skópo nýt regin
ǫldom at ártali.
Dellingr si chiama
colui che fu il padre di Dagr,
e Nótt da Nǫrfi nacque;
luna piena e luna nuova
crearono gli dèi propizi
per segnare agli uomini il tempo.
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [24-25]

Un'altra strofa della stessa composizione cita invece Hrímfaxi, «criniera di brina», il cavallo di Nótt.

Hrímfaxi heitir,
er hverja dregr
nótt of nýt regin;
méldropa fellir
hann morgin hvern;
þaðan kemr dǫgg um dala.
Hrímfaxi si chiama
chi una ad una trascina
la notte [Nótt] sugli dèi propizi.
La schiuma dai denti
gocciola al mattino,
da cui viene la rugiada sulle valli.
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [14]

Stessa cosa in un passo del Alvíssmál, dove nótt sarebbe interpretabile come nome comune, senonché viene anche detta «figlia di Nǫrfi». Il canto prosegue elencando una serie di suggestive metafore poetiche incentrate sulla notte:

Segðu mér þat, Alvíss,
ǫll of rǫk fira
vǫrumk, dvergr,at vitir,
hvé sú nótt heitir,
in Nǫrvi kennda,
heimi hverjum í?
Rispondimi, Alvíss,
ogni cosa conosci,
tu nano, del destino degli uomini:
come chiama la notte [Nótt],
la figlia di Nǫrfi,
in ogni mondo?
Nótt heitir með mǫnnum,
en njól með goðum,
kalla grímu ginnregin,
óljós jǫtnar,
alfar svefngaman,
kalla dvergar draumnjǫrun.
«Notte» si chiama tra gli uomini,
«oscurità» tra gli dèi,
la chiamano «maschera» i potenti numi,
«non-luce» i giganti,
gli elfi «piacere del sonno»,
la chiamano i nani «signora dei sogni».
Ljóða Edda > Alvíssmál [29-30]

Bellissimo è l'«inno al giorno» con il quale la valchiria Sigrdrífa celebra il suo risveglio, nel canto eddico di cui è protagonista. La notte [Nótt] vi viene salutata insieme alle sue «sorelle», il giorno [Dagr] insieme ai suoi «figli».

Heill dagr.
Heilir dags synir.
Heil nótt ok nift.
Óreiðum augum
lítið okkr þinig
ok gefið sitjǫndum sigr.
Salve, giorno!
Salve figli del giorno!
Salve alla notte [Nótt] e sorelle!
Con occhi mansueti
guardateci qua in basso
e date a chi ora siede la vittoria!
 Ljóða Edda > Sigdrífumál [3]

Ma è Snorri, come al solito, a fornire la versione più estesa e dettagliata del mito di Nótt, a cui dedica il decimo capitolo della sua Edda. Ci racconta della sua nascita, portando a tre il numero dei suoi matrimoni, e infine narra di come Óðinn mise lei e suo figlio Dagr a cavalcare in cielo, portando rispettivamente la notte e il giorno:

Nǫrfi eða Narfi hét jǫtunn er bygði í Jǫtunheimum. Hann átti dóttur er Nótt hét. Hon var svǫrt ok døkk sem hon átti ætt til. Hon var gipt þeim manni er Naglfari hét. Þeira sonr hét Uðr. Því næst var hon gipt þeim er Annarr hét. Jǫrð hét þeira dóttir. Síðarst átti hana Dellingr, var hann Ása ættar. Var þeira sonr Dagr. Var hann ljóss ok fagr eptir faðerni sínu. Þá tók Allfǫðr Nótt ok Dag, son hennar, ok gaf þeim tvá hesta ok tvær kerrur ok setti þau upp á himin, at þau skulu ríða á hverjum tveim dǿgrum umhverfis jǫrðina. Ríðr Nótt fyrri þeim hesti er kallaðr er Hrímfaxi, ok at morni hverjum døggvir hann jǫrðina af méldropum sínum. Sá hestr er Dagr á heitir Skinfaxi, ok lýsir allt lopt ok jǫrðina af faxi hans. Nǫrfi o Narfi si chiamava un gigante che abitava in Jǫtunheimr. Egli aveva una figlia, che si chiamava Nótt, la quale era scura di carnagione e nera di capelli, come si addiceva alla sua stirpe. Ella era moglie di un uomo chiamato Naglfari. Loro figlio fu Auðr. In seguito fu sposata a uno che si chiamava Annarr. La loro figlia si chiamò Jǫrð. Infine ebbe Dellingr, che era della stirpe degli Æsir. Loro figlio fu Dagr. Egli era luminoso e bello come suo padre. Quindi Allfǫðr prese Nótt e Dagr, figlio di lei, diede loro due cavalli e due carri e li mandò su in cielo, affinché cavalcassero ogni dodici ore attorno alla terra. Nótt corre per prima su quel cavallo che si chiama Hrímfaxi e ogni mattino esso bagna la terra con la schiuma del suo morso. Il cavallo che possiede Dagr si chiama Skinfaxi perché col suo manto illumina tutto il cielo e la terra.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [10]

Nótt è poi citata in Skáldskaparmál [33].

FONTI

Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [13-14 | 24-25]
Ljóða Edda > Alvíssmál [29-30]
Ljóða Edda > Sigdrífumál [3]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [10]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Skáldskaparmál [33]

BIBLIOGRAFIA
RIFERIMENTI
IMMAGINI
 
Nótt
Peter Nicolai Arbo
 (1887) [MUSEO]
Dagr e Nótt
Giovanni Caselli
(1978)
Il carro di Máni
Autore sconosciuto 
Nótt e Dagr
Autore sconosciuto
 
PAGINE
Il tempo e gli elementi - Lupi che corrono in cielo

Creazione pagina: 01.01.2009
Ultima modifica: 16.05.2012

 
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