SCHEDARIO

GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
Dagr
DAGR
Nella cosmogonia norrena, personificazione del giorno, figlio di Nótt, la notte, e Dellingr, l'alba. Luminoso come suo padre, cavalca nel cielo sul cavallo Skinfaxi.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
  • Terzo figlio di Nótt figlia di Nǫrfi, avuto da Dellingr. È chiaro e luminoso come suo padre.
  • Allfǫðr gli fornisce un cavallo e un carro. Da quel giorno egli cavalca nel cielo in groppa a Skinfaxi, e ogni dodici ore porta sulla terra la luce del giorno.
RELAZIONI
Nonno:
Padre:
Madre:
Fratellastro:
Sorellastra:
Nǫrfi
Dellingr
Nótt
Auðr
Jǫrð
ATTRIBUTI
Cavallo: Skinfaxi
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

MSS.

Norreno Dagr

Dagr

[R | Rs | T | W | U]

ETIMOLOGIA

Dagr è «giorno», inteso come il naturale periodo giornaliero di luce.

  • dagr | Da un protogermanico *đagaz, termine comune a tutte le lingue germaniche (cfr. gotico dags; anglosassone dæġ, inglese day; tedesco Tag, olandese dag, svedese e danese dag). La parola deriva a sua volta dalla radice indoeuropea *DʰEGʷH- «bruciare» (cfr. sanscrito dāha «calore»; avestico dažaiti, persiano dāġ «caldo, rovente»; tocario tsäk/tsäk; greco téphra «cenere»; latino fovēre «scaldare»; albanese djeg «bruciare»; antico prussiano dagis «estate», lettone degt, lituano degti «bruciare»; antico slavo žešti, polacco żgę, russo sžigat' «bruciare»), e non ha alcuna relazione col latino diēs (< indoeuropeo *DʲĒW- «brillare»).

Nel fuþark antico, *đagaz «giorno» è anche il nome della runa . Corrisponde a una fricativa dentale sonora đ [ð].

Radice:[*DʰEGʷH-]►
Radice: [*DʲĒW]►

LETTURATURA

Dagr «giorno» compare innanzitutto nel Vafþrúðnismál, in una strofa che ci ragguaglia sulle genealogie cosmico-primordiali. Egli è detto figlio di Nótt «notte» e di Dellingr «alba».

...Hvaðan dagr um kom,
sá er ferr drótt yfir,
eða nótt med niðom.
Da dove il giorno [Dagr] è venuto,
lui che sulla schiera degli uomini va,
e la notte e le fasi lunari?
Dellingr heitir,
hann er Dags faðir,
en Nótt var Nǫrvi borin;
ný ok nið
skópo nýt regin
ǫldom at ártali.
Dellingr si chiama
colui che fu il padre di Dagr,
e Nótt da Nǫrfi nacque;
luna piena e luna nuova
crearono gli dèi propizi
per segnare agli uomini il tempo.
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [24-25]

Un'altra strofa della stessa composizione cita invece Skinfaxi, «criniera di brina», il cavallo di Dagr.

Skinfaxi heitir,
er inn skíra dregr
dag um dróttmǫgu;
hesta beztr
þykkir hann með reiðgotom,
ey lýsir mǫn af mari.
Skinfaxi si chiama
chi il chiaro trascina
giorno [Dagr] per le schiere umane.
Dei destrieri lo si stima
il migliore tra i Reið-Goti.
Di quel cavallo risplende la criniera.
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [12]

Bellissimo è l'«inno al giorno» con il quale la valchiria Sigrdrífa celebra il suo risveglio, nel canto eddico di cui è protagonista. Il giorno [Dagr] vi viene salutato ai suoi «figli», la notte [Nótt] insieme alle sue «sorelle».

Heill dagr.
Heilir dags synir.
Heil nótt ok nift.
Óreiðum augum
lítið okkr þinig
ok gefið sitjǫndum sigr.
Salve, giorno [Dagr]!
Salve figli del giorno!
Salve alla notte e sorelle!
Con occhi mansueti
guardateci qua in basso
e date a chi ora siede la vittoria!
 Ljóða Edda > Sigdrífumál [3]

Dagr è ancora citato da Snorri nella Prose Edda, nel passo dove viene fornita la genealogia e la discendenza di Nótt. Dagr qui è soltanto il terzo dei tre figli di Nótt, avuto da Dellingr. Snorri narra infine di come Óðinn mise Nótt e Dagr a cavalcare in cielo, portando rispettivamente la notte e il giorno:

Nǫrfi eða Narfi hét jǫtunn er bygði í Jǫtunheimum. Hann átti dóttur er Nótt hét. Hon var svǫrt ok døkk sem hon átti ætt til. Hon var gipt þeim manni er Naglfari hét. Þeira sonr hét Uðr. Því næst var hon gipt þeim er Annarr hét. Jǫrð hét þeira dóttir. Síðarst átti hana Dellingr, var hann Ása ættar. Var þeira sonr Dagr. Var hann ljóss ok fagr eptir faðerni sínu. Þá tók Allfǫðr Nótt ok Dag, son hennar, ok gaf þeim tvá hesta ok tvær kerrur ok setti þau upp á himin, at þau skulu ríða á hverjum tveim dǿgrum umhverfis jǫrðina. Ríðr Nótt fyrri þeim hesti er kallaðr er Hrímfaxi, ok at morni hverjum døggvir hann jǫrðina af méldropum sínum. Sá hestr er Dagr á heitir Skinfaxi, ok lýsir allt lopt ok jǫrðina af faxi hans. Nǫrfi o Narfi si chiamava un gigante che abitava in Jǫtunheimr. Egli aveva una figlia, che si chiamava Nótt, la quale era scura di carnagione e nera di capelli, come si addiceva alla sua stirpe. Ella era moglie di un uomo chiamato Naglfari. Loro figlio fu Auðr. In seguito fu sposata a uno che si chiamava Annarr. La loro figlia si chiamò Jǫrð. Infine ebbe Dellingr, che era della stirpe degli Æsir. Loro figlio fu Dagr. Egli era luminoso e bello come suo padre. Quindi Allfǫðr prese Nótt e Dagr, figlio di lei, diede loro due cavalli e due carri e li mandò su in cielo, affinché cavalcassero ogni dodici ore attorno alla terra. Nótt corre per prima su quel cavallo che si chiama Hrímfaxi e ogni mattino esso bagna la terra con la schiuma del suo morso. Il cavallo che possiede Dagr si chiama Skinfaxi perché col suo manto illumina tutto il cielo e la terra.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [10]

FONTI

Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [25]
Ljóða Edda > Sigdrífumál [3]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [10]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Skáldskaparmál [33 | 74]

BIBLIOGRAFIA ►
RIFERIMENTI
IMMAGINI
Dagr
Peter Nicolai Arbo
(1864-1865) [MUSEO]
Dagr
Wilhelm Wägner (cura)
(1886)
Dagr e Nótt
Giovanni Caselli
(1978)
 Nótt e Dagr
Autore non identificato
Dagr
Autore non identificato
PAGINE
Il tempo e gli elementi - Lupi che corrono in cielo

Creazione pagina: 01.01.2009
Ultima modifica: 01.06.2013

 
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