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Norreno |
Þrúþheimr → Þrúðheimr |
Þrvðheım[r]
Þrvðhæım[r] |
[R]
[A] |
Þrvðheím
Hrvdheim |
[W]
[T] |
Þrúþvangar → Þrúðvangar |
Þrvþvangar
Þrvðvangar
Þrvdvangar
Þrvangr |
[Rs]
[W | Rs]
[T]
[U] |
Þrúþvangr → Þrúðvangr |
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Ynglinga saga |
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ETIMOLOGIA
Þrúðheimr è «casa della forza». Þrúðvangar, «campi della forza».
- þrúð- | Entrambe le varianti del toponimo sono costruite sul raro
sostantivo femminile þrúðr,
che troviamo utilizzato in letteratura soltanto in pochi casi particolari: (α)
come nome proprio femminile (Þrúðr è la figlia di
Þórr e
Sif, ma anche il nome di una valchiria)
oppure come elemento in alcuni nomi composti, sempre femminili (Herþrúðr,
Sígþrúðr, Jarþrúðr, Geirþrúðr [Gertrude], etc.); (β) in particolari nomi
o termini composti che si riferiscono a
Þórr, di cui
Þrúðheimr e
Þrúðvangar sono solo due esempi; ma sono
attestati anche þrúðhamarr «possente martello» per riferirsi al
Mjǫllnir (Lokasenna [57
| 59 | 61 | 63]), o þrúðvaldr góða «condottiero degli dèi» per
riferirsi allo stesso Þórr
(Hárbarðsljóð [9]).
Detto questo, non è chiaro se i due usi di þrúðr si riferiscano o meno
a una medesima radice. In effetti, la parola þrúðr, nel secondo
significato, sembra corradicale con il sostantivo þróttr «forza,
possenza, valore». Ci vengono in aiuto alcuni termini gotici utilizzati da
Ulfila nella sua traduzione della Bibbia: ad esempio, egli rende con þroþjan
il greco gymnazō «esercitare, ammaestrare, affaticare» e con
us-þroþeins il greco gymnasía «esercizio, lotta». Al riguardo, si può
anche citare il verbo norreno þreyta «affaticare, rendere esausti»
Jacob e Wilhelm Grimm interpretavano þrúðr secondo il tedesco Drude
«strega, incubo» (< medio alto tedesco trud(e) «strega, trollessa»).
Questo termine, secondo i Grimm, i quali non spiegano il passaggio della vocale
radicale [uː] > [u], derivava a sua volta da un antico alto tedesco
trût, trûd, drûd, che in realtà aveva i significati di
«amico, compagno, favorito», ma anche «servo» (Grimm 1838).
Si noti che la medesima parola, giunta nelle lingue neolatine, avrebbe dato
l'italiano drudo, il francese drut, il provenzale drutz
«amico, caro, amato», con le equivalenti forme femminili. Nelle lingue
germaniche, il termine, al femminile, sarebbe evidentemente passato dal senso di
«amica, amante» all'idea di «maliarda», e quindi di «strega, incubo».
Alternativamente, un essere malvagio avrebbe potuto essere stato chiamato con un
nomignolo dolce per ragioni apotropaiche (un po' come le Erinni che venivano
definite Eumenídes, le «benevole»). L'ipotesi di Grimm è oggi considerata
dagli studiosi con molta prudenza.
Anche in italiano, d'altronde, la parola ha in seguito assunto connotazioni
dispregiative. Drudo, ma soprattutto druda, ha finito per
significare «amante infedele». Analogo destino, nelle lingue celtiche: in gallese drud significa
«amico, caro, favorito», ma anche «furioso, folle, possente»; in gaelico drúth ha finito con l'indicare una «donna folle, meretrice». Forse quest'ultimo
termine è stato influenzato da un anglosassone trūð «attore buffone». C'è
anche, naturalmente, la possibilità che i termini germanico e celtico siano
solo degli omofoni.
- -heimr | In quanto alla seconda parte del nome, nella variante
Þrúðheimr, il sostantivo maschile heimr
è «casa, patria, mondo».
Il termine deriva da un protogermanico *haimaz. Cfr. antico alto tedesco
haim > tedesco Heim «casa» ed Heimat «patria»; olandese
heem «casa»; anglosassone hām >
inglese home «casa»; norreno heimr > danese e norvegese hjem
«casa», svedese hem
«casa». È lo stesso elemento che caratterizza i nomi di alcuni dei nove mondi
della cosmologia norrena: Ásaheimr,
Álfheimr. Niflheimr,
Jǫtunheimr, Múspellsheimr,
etc.
-vang(a)r | Nella variante
Þrúðvang(a)r,
il sostantivo maschile vangr vuol dire «campo, giardino». Cfr.
anglosassone wang/wong «campo, suolo» > inglese wong «campo»
(termine obsoleto, sopravvissuto soltanto nei toponimi); antico sassone wang;
antico alto tedesco -wang; danese vang, svedese vång
(obsoleti). Ulfila rende con il gotico waggs il greco parádeisos
«giardino, paradiso». Si noti che la
Prose Edda riporta il termine al plurale, Þrúðvangar;
nell'Ynglinga saga è invece al
singolare, Þrúðvangr. Anche il Codex Uppsaliensis [U]
dell'Edda
sembra riportare una forma al singolare.
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LETTURATURA Il regno di
Þórr è citato nelle fonti in due lezioni: Þrúðheimr
(nella Ljóða Edda)
e Þrúðvangar (nella
Prose Edda).
► Þrúðheimr Di
Þrúðheimr, «casa della forza», tratta
innanzitutto il
Grímnismál, dove introduce l'elenco dei
dodici regni che compongono il mondo degli
Æsir, di cui esso però funge da tredicesimo. Compare in una singola
helming:
Land er heilagt
er ek liggja sé
ásom ok álfom nær;
en í Þrúðheimi
skal Þórr vera,
unz um rjúfaz regin. |
Sacra è la terra
ch'io stendersi vedo
agli
Æsir e agli
elfi vicina.
In Þrúðheimr
vi sarà
Þórr
finché non crolleranno gli dèi. |
Ljóða Edda
>
Grímnismál [4] |
Nella tradizione evemeristica, narrata nel
Formáli
della Prose Edda,
si sostiene l'esistenza di un
Þórr pseudo-storico vissuto all'epoca della guerra di Troia; il suo regno di
Þrúðheimr, in questo testo, viene identificato con la Tracia:
Einn konungr í Troju hét Munón eða
Mennón. Hann átti dóttur
hǫfuðkonungs Príami, sú hét Tróan.
Þau áttu son, sá hét Trór, þann
kǫllum
[vér]
Þór. [...]. Eignaði sér ríkit Trakía, þat
kǫllum vér Þrúðheim. |
Un
re di Troia era chiamato Munone o Memnone. Questi aveva sposato la figlia del re
supremo Priamo, che si chiamava Tróan. Essi ebbero un figlio, che fu chiamato
Trór, che noi chiamiamo
Þórr. [...]. [Egli] prese
nelle sue mani il regno di Tracia, che noi chiamiamo Þrúðheimr.
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Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Formáli [3] |
Nel resto della
Prose Edda,
la lezione è Þrúðvangar.
Si noti che il manoscritto del Codex Uppsaliensis [U], in
Gylfaginning
[23],
riporta erroneamente Þrúðheimr in luogo
di Þrymheimr, evidentemente confondendo la
fortezza di
Þjazi con quella di
Þórr.
► Þrúðvangar Di Þrúðvangar,
i «campi della forza», si tratta perlopiù nella
Prose Edda.
Allorché Snorri ci presenta
Þórr, non trascura di informarci di quali fossero il suo regno e la sua
dimora, e dice:
Hann á þar ríki er Þrúðvangar
heita, en hǫll hans heitir
Bilskirnir. Í þeim sal eru fimm hundrað gólfa ok fjórir tigir, þat er hús mest
svá at menn hafa gert. |
Suo [di Þórr] è quel regno chiamato
Þrúðvangar, e la sua hǫll si
chiama Bilskírnir. In quella sala ci sono cinquecento e quaranta stanze. È la
casa più grande che uomo conosca. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [21] |
Þrúðvangar è citata altre due volte nella
Prose Edda,
come meta del ritorno i Þórr dalle sue
imprese. Una volta, furibondo e appiedato, dopo l'avventura a
Útgarðr
(Gylfaginning [47]);
la seconda, assai più malconcio e con un pezzo di cote conficcato in fronte,
dopo il duello con Hrungnir
(Skáldskaparmál [25]).
Al singolare, Þrúðvangr è citato come la residenza che l'Óðinn
pseudostorico avrebbe concesso a
Þórr,
allorché gli Æsir si stabilirono in Svezia, nel
resoconto evemeristico dell'Ynglinga saga:
Hann eignaðist þar lǫnd svá vítt sem hann lét heita Sigtúnir. Hann gaf
bústaði hofgoðunum: Njǫrðr bjó í Nóatúnum, en Freyr at Uppsǫlum, Heimdallr at
Himinbjǫrgum, Þórr á Þrúðvangi, Baldr á Breiðabliki; ǫllum fékk hann þeim góða
bólstaði. |
[Óðinn] s'appropriò di un territorio molto vasto che chiamò Sigtúnir e diede dimora ai
sacerdoti del tempio: Njǫrðr abitò a
Nóatún, Freyr a
Uppsalir, Heimdallr a
Himinbjǫrg,
Þórr a Þrúðvangr,
Baldr a Breiðablik:
a tutti elargì ottime dimore. |
Snorri
Sturluson: Ynglinga saga [5] |
Nonostante questa scena si svolga in Svezia e citi località veramente
esistenti (come Sigtuna o Uppsala) accanto ad altre del tutto mitologiche (Nóatún,
Himinbjǫrg, Þrúðvangr,
Breiðablik), queste ultime vengono
semplicemente poste da Snorri in uno scenario geografico reale, ma senza
alcun tentativo di identificazione con luoghi effettivi.
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FONTI
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BIBLIOGRAFIA
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