I - PRESENZA DI MOKOŠĬ
NELLE FONTI ANTICHE
La dea Mokošĭ è attestata innanzitutto
nel
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ,
o «Cronaca degli anni passati»,
tra gli idoli che il gran principe Volodimirŭ aveva eretto sulla collina di
Kievŭ. Unico personaggio femminile citato dal «Canone», il testo non ci offre
purtroppo alcuna indicazione riguardo alla sua figura:
И нача княжити Володимеръ въ
Киевѣ
единъ, и постави кумиры на холму внѣ
двора теремнаго: Перуна древяна, а главу его
сребрену, а усъ златъ, и Хърса, Дажьбога, и
Стрибога и Симарьгла, и Мокошь. |
I nača knjažiti Volodimerŭ vŭ Kievě edinŭ, i postavi
kumiry na cholmu vně dvora teremnago: Peruna drevjana, a glavu ego srebrenu, a
usŭ zlatŭ, i Chŭrsa, Dažĭboga, i Striboga i Simarĭgla, i Mokošĭ. |
E cominciò
a regnare Volodimirŭ
in Kievŭ, da solo, ed eresse simulacri sulla
collina che si trovava dietro il terem:
di
Perunŭ
in legno, con la testa d'argento e i baffi
d'oro, e di
Chŭrsŭ, di
Dažĭbogŭ, e di
Stribogŭ,
e di
Simarĭglŭ,
e di
Mokošĭ. |
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6488/980] |
La dea è citata inoltre in alcune
slova i poučenija
(lo
Slovo Christoljubca, lo
Slovo sv. Grigorija ob idolach...),
dove si condanna il popolo che, nonostante l'introduzione del Cristianesimo,
ancora indugia nella bicredenza e rivolge preghiere e piccoli sacrifici agli
dèi, tra cui a
Mokošĭ, nonché agli
spiriti del libello inferiore.
Queste le presenze letterarie, a cui si aggiungono alcune
indicazioni provenienti dal folklore che vedremo in seguito. Nel campo
linguistico, sembra che abbiano riferimento con la dea alcuni toponimi russi,
come Makuši, Makušenki, Makuševo e altri. Il suo nome comparirebbe anche, secondo Ivanov e Toporov, in una
duma ucraina.
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Mokošĭ |
Illustrazione di
Viktor A. Korol'kov |
II - ANALISI
ETIMOLOGICAIl nome della dèa
Mokošĭ
è forse
collegato, attraverso una complessa etimologia, al russo mot «matassa» (cfr.
russo motajum, sloveno motâm, cèco motám «annaspo, avvolgo,
svolgo») (Pisani 1949).
Un'altra etimologia connette invece il teonimo al verbo russo mokryj «umido» (Michajlov
1995).
Una possibilità proposta dagli
studiosi, anche se con scarsi consensi, riporterebbe la dea
Mokošĭ addirittura al dèmone indiano
Machas, passato in Russia attraverso la mediazione
scitica (anche se non si può escludere una diretta derivazione da un omologo,
anche se inattestato, dèmone iranico).
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III - L'UNICA DEA DEL
«CANONE», MOKOŠĬ
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Mokošĭ |
Illustrazione di Viktor Križanovskij |
Secondo
una scuola di pensiero,
Mokošĭ sarebbe stata un'antica dea della terra.
Che
gli antichi Slavi conoscessero una dea della terra è ammesso dalla maggior parte
degli studiosi; si tratta di Mat' Syra Zemlja, la «Madre umida terra»
dei Russi. Secondo Jakobson e la Gimbutas, un gran numero di popoli slavi,
baltici e ugrofinni condividerebbero un'idea abbastanza simile della dea della
terra, il cui modello sarebbe da individuare nell'iranica Ardvī Sūra Ānahita «Umida madre della terra»
(Jakobson 1950 | Gimbutas 1967). La maggior parte degli studiosi vede
appunto in
Mokošĭ l'esito russo del mitema della «Madre umida terra». Questa teoria
viene giustificata dall'ipotesi etimologica secondo la quale il nome della dea
sarebbe appunto da riconnettere al russo mokryj «umido».
(Michajlov
1995)
Su questa linea, Henryk Łowmiański ritiene invece che
Mokošĭ sia una dea della pioggia e della tempesta. (Łowmiański
1986)
Secondo Boris Rybakov,
Mokošĭ sarebbe stata un po' tutte queste cose: dea della fertilità e
dell'acqua, patrona dei lavori domestici, signora del destino. Lo studioso crede
sia rappresentata su una delle quattro facce dell'idolo di Zbruch, con un corno
potorio in una mano. Ritiene anche che a
Mokošĭ facciano riferimento certi ricami tradizionali russi che
rappresentano un'alta figura posta tra due cavalli, composizione che corrisponde
a una tipica immagine della grande dea nell'antico Medio Oriente.
(Rybakov 1987)
Ivanov e Toporov si basano
invece sull'etimologia alternativa di
Mokošĭ quale dea dei lavori
femminili e della filatura (dal russo mot «matassa»), per farne una sorta
di dea del destino, sul modello delle Moîrai greche
e delle Nornir scandinave.
(Ivanov ~ Toporov 1974
| Ivanov ~ Toporov 1992).
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IV - SOPRAVVIVENZA DI
MOKOŠĬ NEL FOLKLORE
Con la diffusione del cristianesimo in Russia e la fine della dvoeverie,
Mokošĭ venne cancellata dal pantheon superiore per sopravvivere
tuttavia, al livello inferiore.
Ad esempio nel folklore russo esisteva, fino a tempi molto recenti, uno spiritello
domestico di nome Mokoša (Mokoška
presso gli Sloveni), una donna dalla grossa testa, le braccia lunghe e le mani
larghe, che durante la quaresima andava nelle case e molestava le filatrici; di
notte filava essa stessa, inoltre sorvegliava e tosava le pecore.
(Ivanov ~ Toporov 1974
| Ivanov ~ Toporov 1992 | Michajlov
1995)
Nel cristianesimo, il ruolo di
Mokošĭ fu assunta da Svjataja Paraskeva
Pjatnica «Santa Paraskeva del Venerdì», una martire del III secolo, da
Iconium (attuale Konya, Turchia), patrona della terra e del lavoro dei campi,
celebrata dal calendario ortodosso il 28 ottobre. Il
nome della santa vuol dire in greco «venerdì» [paraskeuḗ], e le fu
conferito – secondo le varie versioni della sua agiografia – o perché ella
nacque di venerdì, oppure perché venne battezzata di venerdì, giorno che vide la
passione di Cristo. Anche il suo epiteto finale è la traduzione in russo di «venerdì» [pjatnica].
Questa forte relazione di Paraskeva al quinto giorno della settimana giustifica
la sostituzione della dea
Mokošĭ con la figura della santa, ed è probabilmente da mettere in
correlazione con il fatto che il venerdì era, presso molte
culture, il giorno legato alla dea della fertilità, connesso con Venus nelle lingue romanze e con
Freyja in quelle germaniche.
(Rybakov 1987)
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Bibliografia
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BIBLIOGRAFIA ► |
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