I - PRESENZA DI CHŬRSŬ NELLE FONTI ANTICHE
Il dio antico-russo
Chŭrsŭ è citato in più di una fonte, ma senza molti dettagli. Lo
troviamo innanzitutto tra le sei divinità del «Canone di Volodimirŭ», i cui idoli,
cioè, erano stati innalzati dal gran principe Volodimirŭ
sulla collina di Boričevŭ in Kievŭ, come
riportato nel
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ,
o «Cronaca degli anni passati»:
И нача княжити Володимеръ въ
Киевѣ
единъ, и постави кумиры на холму внѣ
двора теремнаго: Перуна древяна, а главу его
сребрену, а усъ златъ, и Хърса, Дажьбога, и
Стрибога и Симарьгла, и Мокошь. |
I nača knjažiti Volodimerŭ vŭ Kievě edinŭ, i postavi
kumiry na cholmu vně dvora teremnago: Peruna drevjana, a glavu ego srebrenu, a
usŭ zlatŭ, i Chŭrsa, Dažĭboga, i Striboga i Simarĭgla, i Mokošĭ. |
E cominciò
a regnare Volodimirŭ
in Kievŭ, da solo, ed eresse simulacri sulla
collina che si trovava dietro il terem:
di
Perunŭ
in legno, con la testa d'argento e i baffi
d'oro, e di
Chŭrsŭ, di
Dažĭbogŭ, e di
Stribogŭ,
e di
Simarĭglŭ,
e di
Mokošĭ. |
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6488/980] |
Lo troviamo citato poi nella Choždenie bogorodicy po mukam,
la «Discesa
della Vergine all'Inferno» un apocrifo russo del XII secolo,
in cui la Vergine Maria, testimone dei tormenti infernali, intercede presso Dio
per ottenere un periodo annuale di sospensione delle pene per i dannati.
Это те, кто не веровали в отца и сына и святого духа,
забыли бога и веровали в то, что сотворил нам бог для трудов наших, прозвав это
богами: солнце и месяц, землю и воду, и зверей и гадов; все это те люди сделали
из камней, — Траяна, Хорса, Велеса, Перуна в богов превратили, и были одержимы
злым бесом, и веровали, и до сих пор во мраке злом находятся, потому здесь так
мучаются |
Ėto te, kto ne verovali v otca i syna i svjatogo
ducha, zabyli boga i verovali v to, čto sotvoril nam bog dlja trudov našich,
prozvav ėto bogami: solnce i mesjac, zemlju i vodu, i zverej i gadov; vse ėto te
ljudi sdelali iz kamnej, — Trajana, Chorsa, Velesa, Peruna v bogov prevratili, i
byli oderžimy zlym besom, i verovali, i do sich por vo mrake zlom nachodjatsja,
potomu zdesĭ tak mučajutsja. |
Questi sono coloro che non credono nel Padre, nel Figlio
e nello Spirito Santo, hanno dimenticato Dio e non credono in ciò che Dio a
creato per noi, ed essi hanno chiamato dèi il sole e la luna, la terra e
l'acqua, gli animali e i rettili, più tutti quegli idoli di pietra,
Trojanŭ,
Chorsŭ,
Velesŭ e
Perunŭ,
ed essi adorarono come dèi questi dèmoni malvagi, e sono ancora nelle tenebre
del male, perché ancora credono in essi. |
Choždenie bogorodicy po mukam |
Ma
c'è ancora una fonte, dove compare il nome del dio
Chŭrsŭ. Si tratta dello
Slovo o pŭlku Igorevě,
ed è – come vedremo tra poco – un passo veramente suggestivo e
interessante.
|
II - DAI LUPI MANNARI ALLE ECLISSI DI LUNA
La scena di gran lunga più
suggestiva che tratta di
Chŭrsŭ è un passo nello
Slovo o pŭlku Igorevě,
o «Cantare delle gesta di Igorĭ», dove si narra del principe-stregone
Vseslavŭ Brjačislavovičŭ di Polockŭ, il quale, trasformato in lupo,
tagliava la strada
al dio
Chŭrsŭ.
Всеславъ князь людемъ судяше, княземъ грады
рядяше, а самъ въ ночь влъкомъ рыскаше: изъ
Кыева дорискаше до куръ Тмутороканя,
великому Хръсови влъкомъ путь прерыскаше. |
Vseslavŭ knjazĭ ljudemŭ sudjaše, knjazemŭ grady
rjadjaše, a samŭ vŭ nočĭ vlŭkomŭ ryskaše: izŭ Kyeva doriskaše do kurŭ
Tmutorokanja, velikomu Chrŭsovi vlŭkomŭ putĭ preryskaše. |
Il principe
Vseslavŭ
amministrava la
giustizia, e governava i principi
delle città, nella notte però
galoppava come lupo, prima del
canto del gallo correva da Kievŭ
fino a Tmutorokanĭ e tagliava la
strada al grande
Chrŭsŭ. |
Slovo o pŭlku Igorevě
[88] |
|
Vseslavŭ Polockij |
Particolare di una statua equestre sita in Polock
(Bielorussia) |
Questa scena ha messo a
dura prova gli esegeti: non si sa come intenderla e non si riesce a capire quale
sia il significato della presenza del «grande Chrŭsŭ»
(questa l'ortografia nel testo) sulla strada del principe trasformato in lupo. Al riguardo, Pisani ha
così argomentato: se la
strada percorsa dal principe
Vseslavŭ va da Kievŭ a Tmutorokanĭ, dunque da nord a sud, il «grande
Chŭrsŭ»
si muoverebbe dunque di notte da est ad ovest. Da questo si è ipotizzato che
Chŭrsŭ potrebbe
identificarsi, forse, con la luna (Pisani 1949).
Come si sa, la luna è propizia alle
trasformazioni di uomini in lupi. Nel folklore slavo i vŭlkŭlaki
potevano provocare eclissi di sole e di luna... tanto che il romeno ha preso
dallo slavo la parola vârcolac per indicare l'eclissi lunare! Così la
notizia dello
Slovo o pŭlku Igorevě
potrebbe anche esser l'eco di una leggenda in cui il principe-stregone
Vseslavŭ,
tramutato in lupo, causava eclissi di luna (Pisani 1949).
Curiosamente, la stessa
argomentazione porta Edgardo Saronne alla conclusione opposta: «supponendo che il principe-lupo possa in
una sola notte raggiungere Tmutorokanĭ da Kievŭ, dovrà correre più del solito,
poiché – andando verso sud-est – incrocerà, sia pur obliquamente, il percorso
del sole». Quindi, argomenta l'insigne slavista nel suo commento al
Slovo o pŭlku Igorevě,
«Chŭrsŭ rappresenta la luce del giorno»
(Saronne
1988). Rimane
in realtà la perplessità di come possa
Vseslavŭ di Polockŭ tagliare la strada al sole di notte.
Ragionando su questa linea, pur sostenendone la conclusione, sembrerebbe più
logico argomentare che
Vseslavŭ,
trasformato in lupo, cerchi
di arrivare a Tmutorokanĭ prima del sorgere del sole. Cioè, come afferma
esplicitamente il brano, «prima del canto del gallo». |
III -
ANALISI ETIMOLOGICA, SPLENDORE REGALE E SOLARE E CELESTE
L'etimologia di questo dio
Chŭrsŭ/Chrŭsŭ va
probabilmente cercata nel mondo iranico.
Gli studiosi hanno puntualmente
notato l'attinenza tra il teonimo
Chŭrsŭ e termini quali l'antico persiano
xvarǝnāh «splendore regale» e avestico xvarǝš «fulgido». Entrambe
queste parole, indubbiamente derivate da xvarǝ
«sole», si muovono però in un campo etimologico dove s'incrociano i significati
di «maestoso, regale, sovrano».
Da questo punto di vista, il nome potrebbe essere molto vicino a un
termine iranico i cui esiti sono: l'avestico hvarǝ хšаētǝm, il medio
persiano xvaršēt, il persiano xuršīd «sole splendente».
La stessa etimologia potrebbe anche essere alla base di un dio
Xorʒ, attestato presso gli Alani (cfr.
ossetico xorʒ «buono») (Vyncke 1970).
Un'altra
interpretazione della figura di
Chŭrsŭ, non incompatibile con la lettura iranica, ci conduce presso il
popolo uralico dei Voguli, dove Kvores è il dio del
cielo. Secondo Pisani non sarebbe impossibile stabilire una connessione tra
Kvores e
Chŭrsŭ,
nome che in origine avrebbe suonato *Chvoros (Pisani 1949).
È ironico il fatto che lo studio
delle fonti ci porti a considerare
Chŭrsŭ un dio lunare mentre l'analisi
etimologica ci conduca a ritenerlo un dio solare e celeste. Due opposte
interpretazioni che scaturiscono dal fatto che di queste divinità
slave non sappiamo praticamente nulla. Tutto ciò che si può dire di
Chŭrsŭ deriva, in fin dei conti, da uno sforzo di interpretazione.
Saggiamente, conviene sospendere il giudizio.
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Bibliografia
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BIBLIOGRAFIA ► |
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